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Istitutu di stadi Baperiori di Firenze. LIBRI |. E II 1902 REMO SANDRON — Editoie MILANO-PALEEMQ II ^ CORNELIO TACITO C3-LI AKriTA.L,I FELICE BAMOBINO lisi B. IstLlutu di Studi giijwrlQri in Firenze. LIBRI I. e II. 1901 REMO SANDRON - Km MILANO-PALERMO ( nei : '1903 Proprietà letteraria delì'J'klilore RHMO SANDRON Tip, ANDÒ. - Palermo via Celso 40. PREFAZIONE ■ Qtifilunque edizione di Tacito non può e non dece che riprodurre il testo dei due codici Laurenziani, detti Mediceo I {Plut. 68, 1, aec. IX} e Med\ oi>ert' storielle, die si siaii mai compiiate daccliè mondo è mondo; non già per la e.steiisione del racconto, che si tratta solo di cinquantaqiiattro anni dì storia, ma per la maniera dell» narrazione, la quale, più che storia, è dramma, tanto sono dipinti al vivo i personaggi messi in scena, e tanto è ani- mata, rappresentativa, quasi palpitante l'esposizione degli avvenimenti ; massime clie i fatti sturici sono stati dal- l'Autore measi in t;il luce che ne risaltano le qualità mo- rali, e ogni linea del suo libi-o e castigo di delitti o lode e premio di virtù. Questi intrinseci pregi degli Annali tHcitiani sono stati riconosciuti modernamente fin dal principio del secolo VI INTRODUZIONE XVI, non appena che, scopertine in un manoscritto tedesco i primi sei libri fino allora ignorati, e portati al papa Leone X, grande Mecenate di studi e di coltura letteraria, furon da lui affidati, perchè se ne curasse la pubblicazione, a un suo dotto segretario, Filippo Beroaldo. La prima edizione di questi sei libri, che porta la data del 1515 , richiamò l'attenzione degli studiosi, e specialmente dei filosofi politici, anche sugli altri libri deg^i Annali a noi giunti e sulle Storie di Tacito, le quali erano già state pubblicate fin dal precedente secolo, ma senza destare grande interesse. Invece il secolo XVI fin da' suoi primi decenni aveva vi- sto fiorire grandemente la scienza politica ; nell' agitarsi della grande guerra scoppiata tra Francesco 1° e Carlo V^, nel rapido formarsi e cadere di tanti principati, specie in Italia, sorgevano spontanee nelle menti degli uomini ri- flessivi alcune gravi questioni politiche, come si formino i principati, come si conservino, di quali virtti deva essere fornito il principe. Di tali problemi s'occuparono allora i più forti ingegni d'Europa, come il Machiavelli e il Guic- ciardini. Ora Tacito offriva a costoro materiali utili e di fatti e di pensieri. Quindi cominciarono a farne la loro lettura prediletta, ad analizzarne il racconto , a es trarne le sentenze, e come il sugo di sapienza politica che a lor pareva di ritrovarci. Questo fervore di studi durò per tutto il resto del '600 e per buona parte del secolo seguente, originando una ricca letteratura, alla (juale x)resero parte pensatori non solo dei vari stati d' Italia, ma di tutte le nazioni colte d'Europa (1). In generale Tacito valeva in quel tempo come maestro dell'arte di governare, e bandi- tore della monarchia assoluta; quasi che egli avesse pro- prio scritto con questo intento di insegnare ai princij)i l'arte loro coll'esempio di un Tiberio , di un Caligola , di un Nerone, di un Domiziano. Piìi tardi, preparandosi la grande rivoluzione francese , e mutandosi profondamente la maniera di giudicare e di sentire intorno ai rapporti tra (1) V. E.AMORINO — Tacito nella Storia della coltura, II. Ediz., Mi- lano, Hoepli, 1898. ■ " INTROUOZIONB VH sudditi e governanti, non cadde Tacito dall' estimazionu degli studiosi ; anzi crebbe, ma venne considerato da un ■ altro pnnto di prospettiva, come maestro di liberi sensi, e odiatore di tiranni, precisamente il rovescio di prima. Tale apparve ad nomini come il liousaeau, il D'Alembert, il La Harpe, il Ohenier. E appunto perchè era creduto ani- mato da scusi repubblicani, fu Tacito fieramente avversato da Sapoleone I", cbe n'avrebbe voluto vietai-e ai Kiovaui lo studio, sostituendovi quello di Cesare. Questi contrari apprezzamenti oggidì noQ appariscono pili veri. Tacito uè è stato maestro di tirannide né ispi- ratore di inconsulte ribellioni: Tacito ha semplicemente narrato con arte grande i fatti di Roma nel primo secolo dell'impero, ingegnandosi di « non tacere le azioni virtuose e incutere orrore del male in detti e fatti, rilevando l'in- famia che ne viene presso i posteri » (1). Ma couiunqne sia, le cose dette mosti'ano che importanza abbia un tale scrittore, e come importi alla gioventii liceale di leggerne con giudiziosa preparazione (inalcho brano. Né evvi dubbio alcuno che gli Annali, come li abbiamo noi, siano usciti dalla penna di un grande scrittore antico. Nel nostro secolo è stata messa fuori ripetutamente la cnriosa idea, che quest'opera non sia altrimenti stata scrittii da Tacito, ma composta da un umanista del quattroceuto, l*ogSÌo Bracciolini, e da lui gabellata iwr Tacitiana. Primo autore di quest'idea è stato un Inglese, il Itoss (Taeitug ami IJraeeiolini, Londra 1878); poi fu ripresa con grande calore da un Francese, VHoKÌiart [De l' Authenthité de» An~ naie» et dai Bigtoires èie Tacite, Paria 1890; Noueellea Coii- sìtlérafions au sujet de» Anmalea et de» Sùtoires ds Tacite, Paris 1SH4). (Jostowi, rilevati alcuni difetti, lacune , apiia- renti contraddizioni , esagerazioni d' espressione e simili negli Annali e nelle Storie, hanno creduto di poter togliere queste scritture all'antico Tacito; e d'altra parte, considerata l'indole del Foggio , e la sua attitudine, sia intellettuale sia morale, a comporre una narrazione da far passare per vili ^ INTRODUZIONE antica, a lui senz'altro Pattribuirono. Ma di queste opi- nioni e congetture la critica ha fatto giustizia. S'è provato con mille testimonianze che i sei ultimi libri degli Annali e le Storie erano già noli durante il deciuioquarto secolo, e il codice dei primi sei libri portato a Leone X verso il 1510, esistente tuttora nella Laurenziana di Firenze, pre- senta agli occhi di chi se n'intende così manifesti indizi del nono secolo nel quale f|Mcritto, che ogni ipotesi con- traria a tali dati cade da sé , per quanto sostenuta con ragioni apparentemente ingegnose Sa acute. ì^on è dnn- que lecito disconoscere l'autenticità degli Annali , di cui proponesi ai giovani la lettura. II Ma chi era l'Autore di questa così discussa opera? iN^essuno degli antichi ci ha lasciato memorie biografiche di Cornelio Tacito : bisogna contentarsi di ciò che ne dice egli stesso, e fissata una data, ingegnarci a ricostituirne delle altre. Sappiamo ch'egli era giovane 1' anno 77 dell'era volgare, quando era console Giulio Agricola , che allora gli pro- mise in moglie, e, subito dopo il consolato, gli diede la sua figliuola (Agricol. 9, fine). Sappiamo del pari che egli iniziò la sua carriera politica sotto Vespasiano, ebbe qualche avanzamento sotto Tito (79-81) e ulteriori gradi sotto Do- miziano (81-96), come dice egli stesso al principio delle Storie; e precisamente l'anno 88, sotto l'ultimo im- peratore , era pretore e membro del collegio sacerdotale dei Quindecemviri , e come tale assistette ai Ludi Sae- culares festeggiati in quell'anno (Ann. 11, 11). Con queste notizie volendo ricostruire i dati principali della sua bio- grafia, si deve partire dalla considerazione, che iniziando la sua carriera politica negli ultimi anni del governo di Vespasiano, forse colla questura, Tacito avrà avuto un 25 anni d'età. Se duncpie nel 79 aveva compiuto 25 anni, egli nacque non oltre l'anno 54, che fu il primo anno del go- verno Neroniano. Sicché passò la sua prima adolescenza sotto Nerone, aveva una quindicina d'anni quando infierì la ■M-*.-/im^ V** y ■. • .' »' '■* «/ ' . .' • ./ . ■^. ' -vi^: -..•_«-'•• ''"/•■ INTRODUZIONE * IX guerra civile tra Galba, Ottone e Vitellio, e entrò , colla toga virile, nella gioventù il primo anno del governo di Vespasiano. Aveva cosi ventitré anni quando si fidanzò colla figlia di Giulio Agricola, e due anni dopo occupò la prima carica pubblica. Con questi dati s'accorda quello che Plinio il giovane, nato nel 62, dice de' suoi rapporti con Tacito ; lo chiama quasi suo coetaneo fJEpist, 7, 20) , ma soggiunge ch'egli era ancora adulescentuìus , quando già Tacito /ama gloriaque fiorerete s'intende nel foro; linguaggio che benissimcT si spiega colla differenza di otto anni tra l'ano e l'altro. Se poi Tacito iniziò colla questura la sua carriera po- litica uel 79, ed ebbe in seguito nell'88 la p^retura , è da dire che l'avanzamento ottenuto sotto Tito nell'80 dovette essere col tribunato, e che nei primi anni di Domiziano, poniamo verso l'84, fu fatto edile (1). Dopo la pretura poi, per quattr'anni, dall'SO al 93, Tacito fu assente da Roma; Jo dice egli in fine della vita d'Agricola, lamentando di non aver potuto i)er quella lunga assenza assistere il suocero nell' ultima malattia e chiudergli affettuosamente gli oc- chi. È molto probabile che quest'assenza sia stata con qualche pubblico incarico, ad es. come governatore di al- cuna delle Provincie secondarie. Si suppone possa essere stato nella Gallia Belgica, per spiegare come pochi anni piti tardi potesse scrivere con tanta esattezza di particolari il suo libretto della Germania. Tornato a Eoma , Tacito avrebbe avuto l' età da conseguire la carica ambita di console; ma dal 93 al 9{S durò il governo del terrore sotto la crudele tirannide Domizianea , e i migliori ama- rono vivere in disparte e in dignitoso silenzio. Solo dopo- ché venne Nerva all'impero. Tacito fu richiamato agli onori della vita pubblica, e ottenne nella seconda metà dell'an- (1) Questo cursus honorum è più probabile di quello suggerito dall'Ur- lichs (De Vita et honcrifms Tctciti, Wùzzburg, 1879), per il quale l'inizio della carriera o dignttcta inchoata sarebbe stato il grado di tribunus militum latid^tvius; in quest'ipotesi Tacito avrebbe raggiunto la questura sol- tanto ai tempi di Tito, e ai tempi di Domizano le altre cariche. X INTRODUZIONE no 97 (1) il consolato, in qualità di consul suffectvs, o sup- plente, e uno dei primi atti di questa carica fu V ^ogio funebre del celebre Verginio Eufo, console per la terza volta quell'anno stesso, il quale era morto per essersi rotta una coscia scivolando a terra (2). — Dopo il consolato, Ta- cito continuò a prender parte alla vita pubblica, attendendo ai lavori del Senato, di cui era membro fin dal tempo della questura; e Plinio conforma (Upist. 2, 11) che Panno 100 entrambi ebbero parte in un grave processo di concussione contro Mario Prisco già governatore delP Affrica , in qua- lità di sostenitori dell'accusa per incarico del Senato stesso. Ultima notizia biografica di Tacito si ha da un' iscrizione greca scoperta, none molto, a Milasa città della Caria (3); ivi è menzionato come proconsole un Publio Cornelio Tacito, e si riferisce la cosa, all'incirca, all'anno 112 dell'e, v. Ora costui non può essere altri che il nostro Tacito, perchè questo cognome non è molto frequente nell'onomastica romana; e quanto al prenome Publio, è proprio quello che si trova nel più antico dei codici Medicei, mentre il prenome Caio che fin qui s'è dato a Tacito, non ha altra autorità che Sidonio Apollinare {Upist. 4,14 e 22) , uno scrittore del 5° secolo dopo C, il quale può benissimo aver seguito una tradi- zione falsa. Se ciò è, Tacito sarebbe stato governatore in Asia proprio quegli anni che il suo amico Plinio era pure governatore nel Ponto e nella Bitinia. — L'anno della morte ci è ignoto. Nessun indizio ch'egli abbia vissuto più là di Traiano, il quale morì nel 1 17. Xè consta che egli abbia la- sciato discendenti ; ma assai tempo dopo, nel 3^ secolo, lo vantava come suo antenato l'imperatore Marco Claudio Tacito ; e nel 5° passava per antenato di Polemio prefetto al pretorio nelle Gallie (Sidonio Apollin. Up. 4,14, 1). Questo supposto rapporto di parentela con l' imperatore (1) Invano Julius Asbach in Anaìeda historia epigraphica Latina, Boma 1878, tentò dimostrare ohe Tacito fu console nel 98 anziché nel 97. Contro lui scrisse Elimar Klebs nel Museo E>enano, Voi. 44 p. 273-9 e Filippo Fabia nella Mevue de Philoloyie 1893 p. 164. (2) V. lettera di Plinio a Romano: libro II, 1. (3) Bullet. de oorrésp. Hellenique 1890, p. 621, n. 21. INTEODUZIONE XI Tacito che era di Temi nelPtTmbria, è forse 1' unica ra- gione per cui qnesta città vantò di aver dato i natali al iiostro storico, ed eresse anche in onor di lui un monumento sepolcrale, che durò fino alla seconda metà del XYI secolo^ allorché per online di Pio V fu distrutto come quello eli OQ nemico del nome cristiano. Il vero luogo di nascita del nostro scrittore lo ignoriamo. Fìd qui di Tacito come uomo e come cittadino. In questa biografia, nonostante la brillante camera, non vi è nulla che sia degno di essere particolarmente segnalato. Negli studi sì e come scrittore meritò tutta la sna fama. Giovane s'era volto, come allora quasi tntti, all'eloquenza e certo ebbe le sue vittorie forensi e si ottenne già da' Buoi vent' anni riputazione e onoranze. A qiiesto primo periodo deve attribuirsi il dialogo De oratorìbìts composto forse sotto Tito. Ivi, riferendo un supposto dialogo di alcuni anni avanti tra persone celebri allora nel mondo letterario, trattava la doppia questione della preminenza dell'arte poetica sull'oratoria e delle canse per cui l'eloquenza era tanto decaduta -da Oiceroue in iK)i. S'è molto discusso se questo dialogo sia veramente di Tacito, e anche ora molti critici autorevoli sou di parere contrario l'I); ma i codici l'attribnÌBCono a lui, e le ragioni iutrinseche addotte dagli avversari non mi par che bastino a dar saldo fondamento alla loro tesi. — Al tempo di Domiziano, chiusa la bocca alle persone d'ingegno, anche Tacito si tacque; e ai volse allora a meditare in silenzio altro genere di lavori , cioè i lavori storici. Appena i tempi lo pormisei-o si die' a pub- lilicare in questo campo. Esordì l'anno 98 dell'era volgare col- l'opuseolo intitolato « Dell'origine, della posizione, dei co- stumi e delle varie tribù dei (rennani » ; una compiuta e diligente rassegna delle popolazioni Germaniche dal Reno al Baltico, dal Mar del Nord al Danubio; proceduta da un cenno generale' dei Germani e dei loro ordinamenti re- ligiosi , civili e militari. È a notarsi che in quell' anno Traiano, succeduto nell'impero a Nerva, non trovavaai già (1) Tra oasi il Valroaggi, editore del dialogo nPlla Collezione Loe- aohei', Toriuo. - » V •T^J XII INTRODUZIONE a Eoma, ma nella Germania Inferiore, cioè sulle rive del basso Eeno, alla testa delle legioni là stanziate per tenere a freno quelle non mai domate tribù. E ivi rimase tutto quell'anno e parte del seguente, non facendo il suo solenne ingresso in Eoma che nell'autunno del 99. La « Germania » scritta da Tacito mentre il nuovo imperatore stava alle fron- tiere renane, era evidentemente un opuscolo d'occasione, rispondente al desiderio dei Eomani di aver notizie più precise intomo a quei fieri nemici loro. Tacito mentre soddisfaceva questo desiderio , prendeva occasione a con- trapporre ai guasti costumi de' suoi connazionali le incorrotte virtù de' Germani, mostrando fin d'allora la sua tendenza moralista. — 11 secondo saggio storico da lui pubblicato fu la biografia di Giulio Agricola suo suocero. Questo nobil uomo, oriundo della Gallia ISTarbonese, aveva reso segnalati servigi allo Stato come comandante militare e governatore di Provincie; specialmente mandato da Vespasiamo in Bri- tarinia aveva vinto in più scontri e Britanni e Caledoni, dirigendo dal 78 all' 85 molte fortunate campagne e as- sicurando quella lontaja isola al dominio romano. Tornato a Eoma sotto Domiziano, aveva dovuto regolarsi con grande cautela per non incorrere nella gelosia e nell' avversione del tiranno, e privato visse fino al 93, nel qual anno morì. Quella vita ritirata e la cura posta a non compromettersi ne' suoi rapporti con Domiziano, avevano dato ombra a taluni che avrebbero voluto maggiore alterezza e indipen- denza di carattere, e ne traevano occasione per censurare la memoria di lui. Tacito sentì il bisogno di prender la penna per far tacere questi censori, e scrisse la biografia d'Agricola, elogio insieme di grandi virtù militari e cittadine e tributo di caldo aitetto, quasi fiore deposto sulla tomba di un defunto da un parente amoroso e fedele. Le gesta poi dell'elogiato in Britannia porsero a lui, che già vagheg- giava lavori storici a grandi linee, l'occasione di descrivere un'importante regione dell'impero e narrare la storia delle guerre sino a quel tempo combattutevi da Eoma , il che diede al lavoro ben maggiore importanza di quella che avrebbe avuta un semplice elogio biografico. — Dopo questi ■"t^»--.-^ INTRODUZIONE XlII saggi nanori, ornai preparato al difficile arringo, Tacito passò a scrivere le sne opere maggiori; e prima le Storie, poi gli Annali. Cominciò da quelle perchè interessante sembravagli narrare prima i fatti più vicini di tempo, dalla morte di Nerone (a. 68) a quella di Domiziano (a. 96), comprendendovi il racconto delle complicate guerre e ina- spettate vicende del 69 , le quali avevano aperto la via dell'impero alla casa Flavia, per venire in seguito a nar- rare del governo di Vespasiano, Tito e Domiziano. Ciò porgeva occasione di parlar liberamente , i)oicliè i nuovi tempi sotto Traiano lo permettevano, del passato tirannico governo, e di ricordarne con efficace stile le infamie ai po- steri, ad ammaestramento di popolo e di principi. Tale la- voro , pubblicato forse poco dopo il tempo della gueria dacica, verso il 108 ovv. 110, dovette incontrare il gusto dei lettori di Eoma e delle provincie , avverso in generale alla memoria di Domiziano; e certo Tacito ne ebbe grandi lodi. Onde prese coraggio a rifar la storia anche di casa Giulia, principiando dalla morte di Augusto , dunque dal 14, al 68 ; ed ecco gli Annali ; o, com'è il titolo genuino : ah excessu Augusti libri; opera che in origine doveva es- sere, come è stato supposto (1), in 18 libri, sicché coi 12 delle Storie formavano come un vasto poema storico di trenta canti ; monumento grandioso innalzato alla memoria di un secolo di governo imperiale, da fai* degno riscontro a quello non meno grande che Livio aveva innalzato alla memoria di Eoma repubblicana. Quanto è a dolere che di quicsta grandiosa opera rimanga ora così poco, non avendo noi delle Storie che i primi cinque libri , e degli Annali i libri dal 1^ al G® edall'll® al 16^, non senza lacune anche nella parte conservata! Tacito poi aveva ancora riservata alla sua vecchiaia un'altra fatica; voleva scrivere la storia de' suoi tempi, cioè de' governi felici e benedetti di Nerva e Traiano; ma o l'età gl'impedì d'incarnare questo disegno, o s'avvide che (1) Vedi Wòlfflin,. die hexadische Composi tion des Tacitus ne] 21" voi. àeW Hermes, p. 157-9. XIT I^TRODtrZIOXE ninno poò rìnseir bene a narrare ^i»e ira et siudio i fotti contemporanei^ e smise Tidea. Ili Ora riprendiamo gli Annali per fame nna breve analisi, considerandoli nella sostanza e neUa forma. Ki- gnardo aUa sostanza, ci si presenta il problema : donde ha attinto Tacito la materia narrata? e come ha nsato deUe sne fonti? che cosa ha messo di sno? qnali pregi e qnali difetti ha il sno racconto? Dei libri giunti a noi qnesto è il contenuto. I primi sei si riferiscono al tempo di Tiberio dall' agosto del 14 dopo Cristo al 37. Ma solo qnattro librisonointierif contenenti il racconto dei fatti dal 14 al 28; del qainto non v'è che nn frammento di i)ochi capitoli, che si riferiscono alPa. 29; manca i)oi la materia relativa al resto dell'a. 29, alPanno 30 e a bnona parte del 31 ; infine sottentra il sesto libro che dalla fine dell'a. 31 va con rapidi passi alla fine di Tiberio nel 37. I libri perdati, dal 7» al 10*, contenevano la storia dalla morte di Tiberio al principio dell'anno 47, perciò tutto il governo di Caligola (37-41) e i primi anni di quello di Claudio (41-54). Riprincipia il racconto superstite col libro undecìmo all'anno 47, sesto del governo di Claudio e a Claudio ancora oltre questo libro si riferisce il seguente (anni 49-54) sino alla morte di lui e all'assunzione al trono di Nerone. Del quale narrano la storia i quattro libri che restano, distribuita cosi la materia che il libro 13» va dal 54 al 58, il 14* dal 59 al 62, il 15* dal 62 al 65, il 16» con- cerne la fine dell'a. 65 e l'anno 66; quest'ultimo libro è iiicfjmpiuto; e manca poi, forse in due libri, il resto del racconto fino alla morte di ìferone (25 Giugno del 68). Le questioni concementi le fonti di Tacito e. l' uso ch'egli ne ha fatto, vanno naturalmente limitate da noi alle parti superstiti, divise in due gruppi, di cui uno relativo a Tiberio , l'altro a Claudio e Nerone. È un problema molto difficile a risolversi quello che riguarda le fonti di Tacito, percliè ci mancano le opere dei suoi predecessori «- r maams, INTEODUZIONK XV e non riesce agevole dire dove li abbia, aeguiti , dove se ne aia scostato. Il problema è stato modetnamente trattato con molta diligenza dal prof. Filippo Fabia di Lione nel libro intitolato: i Les soìtrcea de Tacite dans lai Histoires et les Annales (Parigi, 1893) » ; ma tutto si riduce a con- getture più o meno probabili. Per il racconto relativo a Tiberio è da distinguere la storia interna e quella delle . guerre Germaniche. Per la prima Tacito aveva certo a disposizione le pubblicazioni ufficiali del Senato, gli Aata e ì Comvientarii senat-us, e talvolta li cita (1). Ma non era nel costume degli antichi di frugare cou gran pazienza negli archivi e attenersi a doeamenti ufficiali. Piii volen- tieri facevano loro prò di libri già pubblicati; e così Ta- cito si valse delle orazioni di Tiberio (2), delle memorie di Agrippina (3), e più che mai di vere storie , come (|uella scritta da Seueca il Eetore, estesa ab initio bellorum ci- vilium paene usgue ad morti» svne dieni, quella di Aufidio Basso che dallo stesso principio veniva sino alla morte di Claudio , e quella di Servilio Noniano, autore di grande riputazione , che aveva scritto dei regni di Tiberio Cali- gola e Claudio cioè fin verso l'a. 40. Nonèin vece probabile che abbia Tacito dato gran pesoall'autorità diClaudioimperatore di cui conosceva certo, ma non doveva molto apprezzare ì quaranta volumi dalla pace civile ; ed ò quasi certo che non si valse di Velleio Patercolo , tropiK» panegirista di Tiberio e-'non rispondente al concetto che egli si era for- mato di questo imperatore. Per le guerre Germaniche Ta- cito ebbe~certamente~aott' occhio la seconda opera del già menzionato Aufldio Basso, nella quale di questo tema par- lavasi, cominciando, si crede, dalla guerra d'Ariovisto ; ma più che mai giovogli il volume « Bella Germanica » di Pli- nio il vecchio, che era in venti libri e doveva essere jne- (1) Lib. 3, 3 ; non apud att-iorea reruìa non diurna aclorum acripfura (2) Lìb. 1, 81 ; adeo diverta rum mailo apiul aHclores, aed in ipniif (T&erii) ralùm&aa reperio. (8) Lib. i, SS : id ego, a acriptoribut atiniUam nu« Inxdiliiiii, repperiia conimeatariìa Agrippóiae filiae. », • ■ -«-'--fl^Ar XVI INTRODUZIONE zioso per la ragione clie Plinio aveva militato lui stesso in Germania diversi anni e n'aveva portato cognizioni esatte di cose e nomini. Anche alcuni poeti, come Albinovano Pedone, avevano descritto in versi le spedizioni di Germanico e le fortunose vicende delle sue legioni in quelle terre e in quei mari sconosciuti, ma non è da credere che a tali fonti abbia attinto Tacito, se non forse qualche descrizione viva , qualche espressione colorita e poetica. — Per la storia poi di Claudio e Nerone, oltre i documenti uffi- ciali, Tacito stesso cita come sue fonti : Plinio il vecchio ancóra, la cui opera a fine Aufidi Bussi libri trattava ap- punto di Nerone ; e poi Cluvio Eufo , uomo di corte ina onesto, storico imparziale di Claudio e Nerone , e Fabio Eustico , amico di Seneca , storico anch' egli di Nerone ma non senza ispirazione di odio e rancore. Le guerre di Corbulone in Oriente erano note a Tacito dalle memorie di questo generale stesso. Nel tutto insieme non mancò dunque Tacito di buone informazioni intorno ai fatti che prendeva a narrare, e non venne mai meno al dovere della sincerità; sebbene non si possa dire abbia sempre usato grande diligenza nell'appu- rare i singoli fatti, nello sceglier la fonte migliore ed at- tenervisi, come del resto non fece nessuno fra gli antichi, non avendosi idea di questo spirito critico dal quale sono animati gli storici moderni. Ma si domanda : che cosa mise di suo Tacito nel rac- conto ? Ed è ovvio rispondei e : mise di suo l'arte grande con cui seppe narrar fatti e tratteggiar caratteri; seppe a tutto dar vita, in modo che chi legge vede in certo modo i personaggi del dramma in azione, e ne ricava come una istruzione più efficace, così un diletto grandissimo. Si leg- gano, per non citare che un solo esempio, i capitoli 16-45 del 1. libro , ove si narra la ribellione delle legioni di Pannonia e di Germania , e ognuno giudichi se non par di aver sott'occhio quel soldato Percennio sobillatore, quel Vibuleno bugiardo, quei soldati pronti alla violenza e i ge- nerali coraggiosi e la moglie di Germanico costretta a lasciar il campo ribelle ecc. ecc. Questa vivace rappre- 1 m » *^** INTRODUZIONE XVII Nentuzìoue dì fatti e di nttori è il predio principale liei lavori Tacitiani, quello clie li ha resi immortali. Nel colorire il suo racconto Tiicito è mosso da un'iapi- rai'.ioiie morale come già si disse; l'idea morale i>ervadt* - lii mvA storia come quella di Livio ; entrambi scrivoiio ad timmaes trame uto delle future generazioni , ed è ciò che distingue lauto profondumeute le loro opere da quelle che si fauuo ora, eon intento esclusivajuente crìtico. Oltre ciò il racconto Tacitiano non è senza profonda tilosotia. Xou che egli avesse convinzioni precìse intorno ulla Provvidenza regolatrice dei fatti umani o intorno al Ji'ato a cui unicamente gli Stoici attribuivano il doininio «Iella natura e della vita ; anzi su ciò si espresse sempre in modo assai vago ; ma , guidato da una i)rofonda co- noscenza del cuore nmano, si avvisò ginstameute di ritro- var la causa delle azioai private e pubbliche neirintimo «letl'anima, nel segreto delle passioni, nelle universali leggi psicologiche : e qua e là introdusse nel racconto cenni fug- trevoli di tali cause ri^wste, per lo più in forma di sentenze generali, l'eudeudolo ancor pili drammatico e istruttivo. - Questa penetrazione psicologica e ricchezza di sentenze è un altro dei grandi pregi di Tacito ; è quello che rende trasparenti i caratteri de' suoi personaggi, quasi meccani- stili di orologi col quadrante di cristallo; è quello che ha tutto apprezzar tanto Tapito nel cinquecento e seicento, ispirando centinaia di libri dove si rìprodncevano estratte le sue sentenze politiche e morali, le quali per e-sprimere un fatto psicologico generale hanno in ogni tempo un che
  • oi senza ambagi ilopo morti> XVIII , INTBODUZIONE tieiiiiiof Intorno a tale quistioue molti IiaiiiLo eciitto, olii contro Tacito clii in <1ifesa. Alcuni lian detto che per siti- rito di oniJOsizione alla nioiiarchia, per inopportuno scuti- nieuto repubblicano, egli non ha saputo apprezzare i bene- fizi clie il Cesarismo api>ortò al mondo. Ei-a questa la <»-- piiiìòtie dì Napoleone I. Ma non è vero che Tacito avesse sensi repnbblicani e avversasse la nuova forma di governo: e^li invece accettava la monarchia e trovava scusabili, -aììzì lodabili, al tribunale della Storia, coloro che se ne vive- vano tninquìlli sotto la tirannide, come Agricola, senza but- tiirni inutilmente nel precii)izio di un contegno, sotto le apiiiu'enze di tVanchezza, scorretto e indisciplinato. Tacito diinf|iie lodava l'antica, la virtiiosa repubblica {1), ma aecet- tavii l'impero. Bensì è da riconoscere che egli scriveiid«i in tempi di reazione contro la memoria degli imperatori tirannici, seguì la corrente clic era loro fieramente avversa: e inchinevole da imtura a veder nero, pnò ditrsì benissimo che qualche volta abbia attribuito a' suoi personaggi, «ix-- cie a Tiberio, sentimenti che non ebbero. Già nell'indagaiv le passioni onde gli atti umani derivano, nel supporre le intenzioni degli autori de' fatti, é molto facile cadere in errore, interpretare nel ])eggior senso, attribuire intenzione mali(;na. Tacito è talvolta caduto in questo difetto del potsimismo, come noteremo qua e là nel commento. Con ciò non si mette in dubbio la sua imparzialità, ma solo si vuol metter in guardia il lettore contro alcuni giudizi, alcune censure che non sempre appaiono vere, e devono essere esaminate accuratamente prima che vengano accolte. Non meno degne di studio sotio le oi»ere di Tacito, con- sidiTiite nella lingna e nello stile. Educata la sua mente ^^ i rt^ • ■ c:i, " rr: — '-' '^" IlS'J'RODrzlOKE .MK collo studio dei grandi modelli coinb Ciiieroiie, doveva sen- tire la iieceBsità di maggior striugatezza e di uno stile più ricereato e i)oetieo; doveva «entìre la verità di quello che nel Dialogo degli Oratori fa dire ad Apro : « il giudice allesso precorre all'oratore, e se non è allettato e come corrotto dal seguito delle argomentazioni o dal colore delle sentenze u dulia splendidezza e finitezza delle descrizioni, Io avversa. Anche la folla dei presenti e gli nditori d'oc- casione sì sono abituati ad esìgere imo stile lieto e hello; uè si tollei-erebbe nei dibattimenti un fare arcaico tutto se- vero e involuto, pili di quello che altri vorrebbe sul teatin il gesticolare di Koscio e di Turinone Ambivio. I giovani poi infervorati nei loro studi, stando dietro, come fanno, agli oratori per loro profitto, vogliono non solo sentire, ma iKtt-- tare a casa qualcosa di brillante e dì memorabile, e -se lo trasmettono gli uni agli altri e spesso ne scrivono nelle colonie e nelle provincie loro, sia che qualche sentimento sia stato splendidamenie espresso con arguta o breve sen- tenza, sia che qualche brano di discorso sia stato segnalato per squisitezza e color poetico. Poiché dall'oratore vuoisi ornai nn che di poetico , non offuscato dai vecchiumi di Accio e Pacuvio , ma tiatto dal sacro tesoro dì O- razio, di Virgilio, di Lucano». Queste parole sebbene messe in bocca a un personaggio, di cui Tacito non accettava in tutto le idee, rispondevano tioudimeno alle esigenze dei tempi nuovi, esigenze sentite universalmente. Tacito, senza eccedere, senza dare nel ricercato e nel ma- nierato, vi si conformò. E a poco a poco, prima imitando <ìicerone, poi via via studiando in molo indipendente, si formò lina maniera di scrivere tutta sua, che si fé' am- mirare per concisione, per finitezza e per efficacia. Quanto a lingua, arricchì la comune prosa con molte parole tolte ai poeti," specialmente a Virgilio; fé' uso costante di co- strutti prima rarissìnd, speelahueule valendosi di applica- zioni varie dei neutri sostantivati, dei participiali, dell'a- blativo assoluto, come via via si farà palese al lettore dal commento. Quanto astile, seppe conseguire tre pregi prin- cipalmente: aj la stringatezza, coli' ellissi di pronomi, di -'* XX IXJ'RODrZIOXK veil)i, «li particelle, coll'iiso di participi in luogo di pii>- IHMizioni iucidentali, con tVe ))licaztoue dello zeuj^na o estensione di significato ecv.; /') uu cci-to colorito iwjetico e retorico, con nuove e talora ar (lite niet^tl'ore, con personificazioui, coU'uso dell'eniliudì, ilei l'anastrofe dì preposizioni o conginnser mare. Kesa di Segimero. 72-81. In RoìiA. dukante l^anno 15.72-75 Delazioni e processi. 76 Inon- dazione del Tevere. Provvedimenti pel governo delle provincia Acaia e Macedonia. Giochi gladiatorii dati da Druso. 77 Torbidi in teatro e misure prese per impedirli. 78 Tempio ad Augusto in Ispagna. £ditto re- lativo a un'imposta. 79 Discussione sui provvedimenti per prevenire le inon- dazioni del Tevere. 80 Perchè Tiberio non mutava volentieri i governatori delle provinole. 81 I comizii per l'elezione dei consoli. 1. Urbem Romam a principio reges habuere; libertatem et consulatum L. Brutus instituit. -Dictaturae ad tempos sumeban- tur ; neque decemviralis potestas ultra biennium , neque tribu- noruin militum consnlare ius diu vaiai K Non Cinnae; non Sul- 5 lae longa dominatio; et Pompei Crassique potentia cito in Cae- 1 . Senso del capitolo : La storia di R, comprende il periodo della monarchia, quello della repubblica e il periodo imperiale cominciato con Augusto. La storia dei primi due perìodi è stata fatta; al com- pito di narrare le cose d'Augusto non vennero meno gl'ingegni; ma le vicende di Boma da Tiberio a Nerone sono state iinora narrate con parzialità. Perciò mi propongo di trattarne io di nuovo. 1. Urbem Romam etc. Cfr. Sali. Cai, 6,1 : urbem Romam condidere atque hahuere initio Troiani; ma av- verti significato diverso del v. ha- buere in Sali, e in Tac. Osserva che la prima propos. in Tac. è un esametro; cosi altre volte. Anche a Livio sfuggirono ^ dalla penna esametri, ohe la retorica antica riteneva, in prosa, come [vizi, 2. L, Brutua, a cominciare dal 245 di R. = 509 av. C,—Dictat, ad tempus. La dittatura non durava -di regola più di sei mesi, ma per solito anche meno: ad iempua o in tempwf = temporariamente. 3. Decemvir, poi. La iusta potestas o potere legale dei decemviri fu solo negli anni 903 e 904 di R. (451 e 450 av. C); dopo se conti- nuarono a esercitare questo po- tere per alcuni mesi del 805 (449 av. C), ciò non fu legalmente. — Tribuni militum coneulari potestcUe se ne nominarono diverse vol- te, in sostituzione dei consoli, dal 310 (444 av. C.) al 387 (367 av. C.;, ma non erano un'istituzione fissa. 4. Cinnae. La dominazione di Cinna durò dal 667 (87 av. C.) al 670 (84 av. C). QueUa di Siila dal 672 (82 av. C.) al 675 (79 av. C). 5. Pompei Crassique potentia, per via della loro alleanza con Cesare, detta il primo triumvirato, anno 694 (60 av. C). Avverti difierenza fra potentia e potestas (potere legale). AB EXCBSSD ACGDSTI I, 1. — 2. 3 sarem , Lepidi atqae Antonii arma in AugustuiQ cessere , qui cuncta diacordiis civUibua fessa nomine principia sub imperium accepit, Sed veteris populi Romaùi prospera vel adversa claria scriptoribus memorata snnt ; temporibusqne Angusti dicendis non defuere decora ingenia, donec gliacente adnlatione deterre- 1 rentnr. Tiberii Gaique et Claudiì ac Neronis rea florentibus ipsis ob metum falsae , postquam occiderant , recentibua odiia compositae atiiit. Inde consiliuin mihi panca de Angusto et extrema tradere, mox Tiberii piincipatnm et cetera, sioe ira et studio, quorum cansas procul habeo, 1 2. Postquam Bruto et Cassio caesis nulla iam pnblica ar- 6. Lapidi alque Antonii. Tao. allude al secondo triumvirato , conchiuBo tra questi due n Otta- viano nel 711(43 b,v.O.).— Cedere... in : • passar nelle miuii di... •. In Aiiguitum. E chiamato eoa) abu- sivamente, perché U titolo di Au- gusto non ebbe Ottaviano che nel 727 <27 av. C). 7. ffomòie principia: • col titolo di princep» > , osala di primo &a 1 citta- dini. — lui imperium. Impernim, è il comando militare onda Ottaviano fu inveatito fin.dal 711 (43 av. C.) cora«propraelor, e che non depose più per tutta la vita. Il titolo »m- l>erator fa da lui assunto più tardi. 8. Sed, introduce nuova serie di pensieri; * orbene ». — cfaris aeript., dat. per ablat. con ah; cosi spesso. 10. Non defiiere, non gii. : * non ia oi fu ■ ohi scri- ee. ogleio dignUaHqae niae (Ciò. ad Alt. 7, 17, 4); il contrario di adtme.- -DetOra ingenia, come Aai- nio Pollione, Livio, Q. 'Labieno, Cremuzio Cordo e altri. Deconta nel senso-di « nobile, abile t.-DeUrreri: » venir distolto, smetter V idea di scrivere. • Nota il cong. eonitowec pur esprimendo cosa di fiitto; an- che in Livio. 11. Qae el..., ac. Qui lo scambio delle porticene copulative serve a raccogliere in due gruppi le quat- tro persone nominate. 12. Fa&M.-.falaifioate..-ff««H(iA. odiia eompoeifae. Senso : fii messa insieme la atoria dei paaaati ti- ranni ispirandosi all' odio che si serbava ancora contro di loro, perciò con. inclìaazìoue a dir male. 14. Et 'lelei-a, fino alla morte di Nerone, dopo cui faoevao le Storie, già pubblici el ìtaditi: - senza sdegni e senza (avorio parzialità «; 1' una cosa potrebbe provenire da ingiu- rie ricevute, l'altra da adulazione; ma Tacito dice : queste caaaaa pro- cul habeo. 3. Questo capitoletto è un capo- lavoro di compendioso riassunto della atoria Augnstea. 1. Brulo el Caaaio caeaia. Bruto e Cassio dopo la disfett» di Filippi, nel 712 (42 av. C), si diedero la morte. — PabUea ormo. L'esercito di Bruto e Cassio era il vero esercito repnb- 4 CORNELII TACITI ma, Pompeius apud Siciliani oppressus exutoque Lepido, inter fecto Antonio ne lulianis quidem partibus nisi Caesar dux re- liqnas, posito triumviri nomine consulem se ferens et ad tuen- 5 dam plebem tribunicio iure contentum, ubi militem donis , po- pulum annona, cunctos dulcedine otii pellexit, ineurgere paula- tim, munia senatus magistràtuum legum in se trahere , nullo ad versante, cum ferocissimi per acies aut proscriptione cecidis- sent, ceteri nobilium, quanto quis servitio promptior, opibus et 10 honoribus extollerentur ac novis ex rebus aucti tuta et praesen- tia quam vetera et periculosa mallent. Neque provinciae illum blicano e combatteva per la causa della repubblica , gli altri erano arma privata. 2. Pompeius. Intendi Sesto Pom- peo, che da Agrippa fu disfatto in mare presso Milazzo nel 718 (36 av. C), e mori poi l'anno dopo in Asia. — Exuto Lepido. Perdette ogni potere verso lo stesso tempo, avendolo abbandonato le venti legioni che erano a' suoi ordini. Si contentò dell'autorità di Pon- tefice Massimo , che serbò sino alla morte , avvenuta nel 741 (13 av. C). — Interfecto AnloìtiOf dopo la disfatta d' Azio e quella d'Alessandria, 724 (30 av. C). 3. Caesar dux reìiquus. Sottintendi erat, come a tutte le proposizioni pi-ecedenti, rette dal postquam. 4. Consulem se ferenSj non volendo essere considerato che come con- sole; e fii tale infatti parecchi anni di seguito, dal 724 C31 av. C.) al Tòi 023 av. C). 5. TrUmnido iure contetUum, in- tendi se ferens. D im^ triòunicium, conferito ad Ottaviano lìn dal 718 (36 av. C), gU dava il di- ritto di radunare il popolo e il Senato, e quindi di propor nuove leggi. Più tardi si parla di una riconferma della trtìmmida pote^tas nel 781 (23 av. C), ma qui certo s'allude alla potestà conferi- tagli prima. — Donis... annona. Dei molti donativi fatti da Ottaviano ai soldati, dei provvedimenti presi in caso di carestia per distribuire a vii prezzo o gratuitamente ai cittadini poveri una certa quantità di grano , parla V autobiografìa stessa di Augusto contenuta nel Monumento di Ancira e ne è cenno anche in Suetonio. 6. Olii: « pace ». 7. Legumj in quantochè per mezzo di rescripla o edicla decretava cose che prima solo il. popolo con leggi legalmente approvate poteva ordi- nare. Per la frase, ofr. XI, 1, 1 : cuncta legum et magistràtuum munia in se irahens. — Nullo achersanle, que- sto successivo crescere del potere di Augusto non trovava alcuna opposizione. 8. Per acies^ nelle varie batta- glie delle guerre civili. 9. Quanto quis.. promptior etc. Osserva la fraise comparativa cosi fatta, che al quanto promptior della prima parte non corrisponde nella seconda xm eo tnagis, come dovrebbe, ma vi si sottintende. 11. Xetjue provinciae.. abmuebant. Tacito spiega come neppur le pio- AB EXCESSD r. 2. rerum statum abnuebant, auspecto senataa populiqae imperio ob certemÌDa poteatiiuu et avaritìam magistratunni , invalido legum ausilio, quae vi, ambitn, postremo pecunia turbabantur. 3. Ceterum Aoguatna aubaidia dominationi Claudium Mar- cellmn soixiris iìlJum admodum adulescenttìm potitifioatu et cii- nili aedilitate, M, Agrippam, ignobÌ!em loco, bonura miìitia et victoriae socium, geminatis canaulatibus extulit , inox defuncto Marcello generam sumpsit ; Tiberiiim Neronem et, Claudium S Drusum privigoos imperatoriia nominibus anxit, integra etiam vi noie disapprovassero il nuovo stato di cose, anzi ne fossero liete. 13. Ob eertamina poleiitmm; ricor- ila le gara e lotte di Mario e Siila, di Cesare e Pompeo, — Invalido tegum aiixilio. Poco aiuto trovavano ì provinciali nelle leggi , p. es. in quella de repelundìs, quando si ]a- g-aavano del mal governo patito. 3- 1. Subsidia domin., volendo procacciarsi aiuto al governo dello stato. — Claudium -Marcellam, Eque- sti Jil. Claudio Marcello, figlio di Caio, cnnsole nel 704 (50 av. C), e di OttaviT, minore sorella di Augusto. Fu carissimo ad Augu- sto ohe lo adottò e gli dette in moglie sua figlia Giulia. Ma mori in età di apijena veat'anni. a. M. Agrippam, M. Vipsanio Agrippa, nato di gente plebea nel mi fti3 av. C), era stato amico di giovinezza di Ottaviano , poi ne divenne il bi-aecio deatro nelle guerre sia dì terra aia di mare. Eresse il Panteon , che ancor ri- mane od attestare la aua magni- fioenza. 4. Oeminatis e, due consolati di fila nel 726 e 727 (28 e 27 av. C). Era già stato console un' altra volta nel 717 (37 av. 0.).^DefuHcto Marcello, nel 731 (23 av. C). Qua- sta morte di Marcello è quella ricordata con parole cosi affet- tuose da Virgilio nel sesto dell'E- neide (w. 861 Bagg-ì-^Oeierani g., dandogli in moglie aua figlia G-iulia, rimasta vedova di Mar- cello : ciò nel 732 <22 av. C). A- grippa già. aveva sposato in prime nozze Poraponia figlia di T. Pom- ponio Attico, e in seconde nozze Marcella, minore sorella del t«.stè Claudio Marcello. Il L Giulia di Otta- viano ei-a il terzo di Agrippa. Allora erano assai frequenti i di- vorzi e sì passava facilmente a 6. Priei/piot, figli della sua tei-za moglie Livia e di Ti. Claadius Nero. Tiberio era nato nel 712 (42 av. C), e DiTi.so era di quattr' anni più giovane. Quando IJvia, divorziata da Ti. Claudio Nerone, andò sposa ad Ottaviano , nel 716 (38 av. C), il predetto Druso non era ancor nato; nacque solo tre mesi dopo. — Imperatoriis n., il titolo perma- nente d' impemityr, da non con- fondersi eoi prenome imperatof as- sunto da Ottaviano e ti'a^messo ai suoi discendenti.— /n^sffro, in senso sebbene avesse an- membri della sua fitmiglia a CORNELQ TACITI tum domo sna. Nam genitos Agrìppa Oainm ac Lnciom in fa- milìam Caesaram indazerat, necdom posita puerili praetexta principes iaventatis appellar], destinali conaoles specie recuaan- 1(1 tis flajfrantisaime oupìverat. Ut Àgrippa vita conoessit, Lucìum Caesarem eantem ad Hispanienses exercitus, Gainm remeantem Armenia et vulnera invalidnm mora fato propera vel novercae Liviae dolus abstnlib, Drusoque prìdem exstincto Nero solua e privigiiis erat, illuc cuncta vergere: filine, collega imperli, cori' 15 Bora tribtmiciae poteatatis adaumitur omnisque per exercitns (■redi naturali; i quali tutti pooo dopo. 7, tìaUm ac Lucìum, due figli dito di Àgrippa con Giulia di Ot- taviuno. Goatoro furono adottati da Augtiato (in fantUiam Caeaarum iiiducti) : ciò nel 737 (17 av. C), iiuando Gaio era nel suo terzo anno d'età e Lucio pur mo' nato. 0. Priacipta iiiv. Augusto stesso nolla Autobiografìa (Monum. di .■iuuira 2, 46) ci informa, che i ca- valieri iliedero il titolo di priacipei iiifenluliit ai due suoi nipoti e fìgli adottivi, mentre li regalarono di scudi e aste d'argento, — Deslìnari •■onmt/ea, furono designati consoli ilal Senato e da] popolo , quando avevano appena quindici anni il'eti {quindi : noadum deposita puerili praeUxla], Con questo ohe si intimi' ponesse un quinquennio prima deirentrare in carica. 3nt Pontumaai; era nato dal matrimoiDio di Agrippa e (Giu- lia, ma dopo la mortd eli:! padre; per questo il aopi-aniiinn di Poslit- iHU-i, Era questi l'imiixj lìiscendente mtuwhiodi Otlaviann dopo la morte di Caio e Lucio Agrippa. — Pìana- aiaia, Pianosa nei Mar Tirreno.— Proiecer^., in fraae conseeuliva ohe preaentA il fatto da aè e non come conseguenza, nota uso di perfètto cong. eoa tempo storico nella prin- È vero che Agrippa Postumo era giovane rozzo e stupidamente fiero della sua toi-za fìsica , nia ve va cummesso alt un del veuir condannato alla i-efegaa, 20. liermanieum! era figlie Druso. fratello di Tiberio , qv morto già nel 745 (3 av. Ci. tto da e l'altra. 23. Filiali iuveaù. Sì chiamava an- che Druso, ed era nato nel 74! (IB Bv. C.;; mori poi nel 23 d. C, per veleno propinatogli da Seiano. 24. Aliolendae infamiae, genit. di scopo . La cfof/M lariawi aveva aTU- to luogo la. 9 d. C. '29. Rem publicam, quello Htato dì cose in cui tutti prendtvan parte al governo, mentre al tempo di>lle gueri'e civili, a ora sotto Augusto, lo Stato pareva divenuto rea pri- vata. Si osservi come da questo si- gnificato di rea pubtica sia prove- nuto l'uso della voce rejiìJiiUca. a designare una forma di g.)vemo. 4- 1. Xiìàl priici et integri viarig, □:«non più vigeva . costituzionale di 8 CORXELII TACITI nulla in praesens formìdiiie, dom Aagnstus aetate validus se- que et domam et pacem sustentavit. Postquam provecta iam 5 senectus aegro et corpore fatigabatur aderatqtie finis et spes novae , pauci bona li berta tis in cassoni disserere , plures bel- lum pa mescere, alii capere. Pars multo maxima imminenti s dominos variis rumoribns differebant : trucem Agrippa m et ignominia accensnm non aetate neque rerum experientia tantae 10 moli parem , Tiberium Neronem maturum annis , spectatum bello, set vetere atque insita Claudiae familiae superbia , mul- taque indicia saevitiae, quamquam premantur, erumpere. Htinc et prima ab infantia eductum in domo regnatrice ; congestos nota il senso etimologico : « guar- dare a, badare a, prestar attenzio- ne »; di qui il nostro « aspettare » . 5. Aegro et corpore. Intendi: iam provecta senectus fatigabatur etiam a^egro corpore^ cioè: princeps aetatis provectae morbis etiam coepit atten- tari. Et per eticmi anche in Livio e altri (non Cic). — Aderat finis «si avvicinava la fine » . — Spes novae; nuove speranze si concepivano, per via del successore di Augusto. 6. Bona lUtertatis disserere; si av- verta l'uso di disserere ooll'acous., che è frequente in Tacito, come in Sali, e Livio (Cicerone l'adopera solo con pauca, multa o con pro- nomi). In cassum: « con vane decla- mazioni ». 7. Pars multo m^x'.ma; il volgo. H. Dijferebant, alla lettera: « trae- vano qua e là » , ossia parlavano in vario senso (variis rumoribus) dei futuri possibili successori d'Augu- sto. Differre alqm sermone, maUdictis. convìcio, e passi vam. differri ser- mone si trova già nel linguaggio dei ('ornici. Nello stesso senso : di- strahere fama alqm(ch\ lib. 3, 10). — l^rucem A.^ cfr. nel cajx) preced.: rudeni Itonarum artium et robore cor- por in stolide ferocem. 9. Ignominia , per la relegazione nell' isola Pianosa. — Non aelcUe. Aveva circa venticinque anni. — Experientia, vale : « pratica », ed è parola non guari usata nella prosa classica (in luogo di rerum usus o usus semplicemente) ; si trova però in Lucrezio, Virgilio, poi più volte in Tacito e poste- riori. 10. Maturum annis. Tiberio, n. l'anno della battaglia di Filippi, era sui cinquantacinque anni. — Spe- ctatum hello; aveva combattuto in Oriente e contro i Germani. 11. Insita Claudiae familiae super- bia. La gente Claudia, discendente dal vecchio Appio Claudio, di ori- gine Sabina, era in voce di superbis- sima e crudelissima. Tiberio appar- teneva a questa gente come' figlio di Tiberio Claudio Nerone primo marito di Livia. IH. Prima ab infantia. Aveva quattro anni quando sua madre di- venne moglie di Ottaviano e aveva nove anni quando, per la morte di suo padre, passò sotto la tutela di Ottaviano stesso.- Eductum: «educa- to ». — Congestos iuveni consulatus; era. stato console la prima volta nel 741 (13 av. C.j, quando aveva venti ■ AUGUSTI I. 4. - iuveni coasolatus, triumphoa; ne iis qiiideni annis, quJbiis Rhodi specie secesaus esaulem egerit, aliud quatn iram et simula tionem 15 et secretaB lubidines maditatum. Accedere matrem muliebri im- ptjteotia : serviendnm feminae duobusque inanper adulescenti- hna. qui rem publicam interim premant, quandoque distrahant. 5, Haec atque talia ngitantiboa graveacore valetudo Au- gnati, et quidam scelua uxoria auspectabaut. Quippe rumor in- cesaerat, paucoa ante menaea Auguatura, electia conaciis et co- luite uno Fabio Maximo, Planaaiam vectum ad viaeodam Agrippam; multaa illic utrimque lacrimaa et sigua caritatis apem- 6 qiie ex eo fore ut iuvenia penatibua avi redderetur : quod Maxi- mum uxori Marciae apemiase . illam Liviae. Gnamm id Cae- uove anni; poi di nuovo nel 747 (7 av. C.J B altre volte. 14. Triumphoa. Trionfli dopo la guerra Germanica nel 747(7 av. C.), ma auclie prima , dice Suetonio (Tib. o. 9), era stato tria'npiialihta ornamenlii honoralas, — Jiliodi apecie lecesmu. Nel 748(6 av, C), indotto dalla vita aregolata eaoandalosa dì SUB moglie (Hulia, Tiberio aveva di !■ rarsi nell'isola di Rodi, ove attende- v'a a studi tranquilli. Vi alette fin- rli^ seppe Giulia esigliata in per- petuo. Allora oliiese dì iitornare, ma Augusto a' oppose. Ottenne pili di ritomai-e solo nel 755 (2 d. C.), dopo la morte di Lucio 15. Exiulem egerii; cxiuleìa ayere vale ■ far. la parte di "d"!" - perchè Tiberio esule SuL'tonio dice di lui nelle xti condizioni : non pripalsm modo elinm còtmxiwm et trepidm quelli che lo Ili. Seerelai libidiiiea, cecia popolare, verità dì atto. !!rU. - 17. Impatentia . vale : « imperio- sità i-.^Duoòus (ufHfejc..- Gernianieo di Drusa e Druse Cesare di Tiberio. 18. f^uanifo^uef^L^^T-a^n^.-* quando che aia lacerino il paesp •, ad ea. per gara di auceessionp. 5. 1. Agitanlibtia, intendi hanii- n&HS, vulgo; e 1' ablat. assoluto si apiega : cani haec et talia agitareiit. 2. S'^lus. d'avvelenamento. 4. Fubio Maàaio. Paolo Fabio Maasimo, figlio di Quinto, e ricor- dato più d'una volta in Ì9orÌKÌoni del tempo. É l'amico a cui Ovidio diresise le epistole Ex Ponto I, 2 e m, 3, IbfB' anche I. 5 e 9; II, 3; m, 8, sperando molto dal suo ap- poggio. Era molto intimo di Au- gusto; e sappiamo da un'iscrizione cli'egli era ancor vivo il 14 Maggio del 14 d. C. (.augusto mori il 19 Agosto). Ovidio ne deplora la morte in Ex P. 4, (!, 9-14. 5, Agrippam; Agrippa Postumo, che nel 14 d, C. aveva venticinque 7. Uxori Marciae, La moglie di Fabio Massimo , Marcia, era cu- gina deO' imperatore, perchè figlia di Alia minor, sorella della madre d'Augusto (Atia maicrrj.-tinanim id 10 CX}RNGLlt TACITI sari ; neqne multo post exstincto Maximo dubium an qnaeaita morte, auditos in funere eius Marciae gemitan semet incnsan- 10 tia, qnod causa exitii marito fuiaaet. Utcuinque se ea res ha- buit, vixdiim ingreaaua Illyricum TilieriuM ]iro|ierÌM matris lite ria accitur; neque satis compertum eat, apirantem adhuc Angu- stum apud urbem Nolam an exanimem reppererit. Acri bus namque custodii» domnm et vias aa^paerat Livia , laetique in- In terdum nuntii vulgabantur, donec provisis quae tempus mone- bat, aimul exceaaisse Augustum et rerum potiri N^eronem famn eadem tu it. 6. Primum facinus novi prineipalua fuit Postumi Agrippae caedes, quem ignaruin inermumque quamvis firmatus animo centuno aegre eonfecit. Nihil de ea re Tiberius apud senatura disaeruit ; patria iut^aa simulabat , quibus praescripaieaet tri- 5 buno oustodiae adpoaito, ne cunctaretur Agrippam morte adfi- cere, quandoque ipae supremum diem explevisset. Multa sine dubio eaevaque Augustua de moribua aduleacentis queatuB , ut exsilium eius aenatus consulto sanciretur, perfecerat : ceterum in nulliuM umquam suorum necem duravìt , neque mortem ne- CaeHari: - esser ciò venuto a oo- noscenza di Cesare >. Gnarua ha dunque qui senso passivo, come ha talvolta anche iyaarua (o(r. i capp. 51, 8; S3, 8l. H. Qaaeaita morte, suicidio. II. Iagres»u3 lUijrkum. Tiberio doveva recai'») nell' IlUria , e Au- Kuslo l'aveva arcompagnato per un tratto di strada. ly. Aera caafodiof, sono guardie cui era da, ossia ai divul^va insieme la notiniadella morte di Augusto edel- TassunKÌone all'impero di Nerone. t. 2. Inermiim. Nota la forma iiiermiu, in luogo del più comune ineriaia; già in Sallustio.— Kraiorm animo: -con l'animo ben risoluto, per iai-t! V uc.;ÌsÌone ordinatagli. Anche Hall, ha questa espressione, ma col genit. animi. !{. Aeyre eonfecit. Per la forza er- culea di Agrippa, cfìr. e. 8, 10. 5. Tribuno cuitodiae, intendi eiaa adpmitn, cfr. '2, SU, 9 : Remmiua, ciDlodiae reni» adposUttt. li. Quamloqiie, qui \i«t quiytdoeuM- qae, come a 4, i(H, 11: senso diverso \Xi Huaiuìoque dvilraìtanl A\ e. 4, fìni'- T. Haeiia.... qitetlut. Suetiiiio ri- ferisce che Augusto, rammarican- dosi delle due (riulie (sua figlia, e j di L. E- jppa, soleva 1, (le tre la figlia di lei mogi milio Paolo) e di Atj; plagh^J a ri). !l. Daraeìt, qui nel senso di aver la durezza di far checchessia. An- guato non ebbe mai cuore cosi duro da ordinare la morte di al- AB EXCESSD ADGITSTI I. 5. 11 poti prò securitate privigni ialatem credibile erat. Propina vero lO Tiberium ac Liviam, illum metu. hanc noverealibus odila , au- spectit et invisi invenis caedein featinavisse, Nuntianti centu- rioni, ut mos mìlitiae, factum esse quod iniperasset, neque im- perasse asse et rationeia facti reddendam apud senatum reapon- dit. Qnod postquam Salluatìua Crispus particeps secretorum (is 15 ad tribunam miserat codicillos) comperit, metuena ne reus sub- . deretur , insta periculoso ficta seu vera promeret , monuit Li- viam ne arcana domus, ne conailia amicorum, miuisteria niiU- tiim vulgarentur. nova Tiberina vim principatus resolveret cuncta ad senatuiji vocando ; eam condicionem esse imperandi , ut non 20 aliter ratio conatet, quam ai uni reddatur. 7. At Eomae mere in servitium consulea, patrea, eques. Quanto quia inlustrior, tanto magis t'alai ac festìnantes, vultu- 10. Xeque. . . creiliòile e, Jubllio ctn^I'anCore e ili Agrippa esprime Suetonio, nella vita di Tiberio (e. -22). 12. Suntianti. Cfr. Suet. 1. e. : re- iiuniianii Irilmno (iiaetomo parla di un tribuno, Tacito di un centa- rione; si onpisce cbe il tribuno a- veva ricevuto e trasmesao l'ordine, il centurione I" aveva eseguito) f -d'Hill esse qaod iiitperaaiel, iiegue imiieratae se et reddUaram eam se- iititui Talioaem respondil , innùiian ti:iltcei in preteaenlia vitaiis. !Nuta poi elie Siietonio dice ; reniuUianli tribuno; e Tacito : nuntianti. Bove (^ da notare che la espressione pro- pria e conforme veiumente all'uso latino È quella di Suetonio. 15. SaUustiìa Crispus, Era nipote per via di sorella e figlio adottivo di Sallustio lo storico. Tacito ne riparla nel cap. 30 del libro 3", di- cendo che, come Mecenate, aveva cuiiseguito grande potenza a corte, pur senza coprir cariclie e senza 115, Ad inbitKum , quello che comandava la guardia posta a custodia di Agrippa in Pianosa. Anche Tacito parla qui di un tribuno , come fìuetonio nel luogo citato.— CoJicti/oJ. È un termine tec- nico, che nell' età imperiale signi- ficava: scritto contenente un or- dine dell'imperatore, un diploma, mia concessione di privilegio hoc. Qui i codiciUi contenevano l'ordine di uccidwe subito Agrippa.— fltuwi aiéden calati ,- è dì 1 riiw fera-, cfr. Orazio Odi, 1,3, 17; toUere seu poaere imlt freta. ■2i. Ratio '■nnslal. frase tolta dal linguaggio contabile: ■ toma D conto ', ossìa le cose vanno bene. 7. 1. Eqaeì, nota il sing. oollet- -,.* 12 CORNELII TACITI que composito, ne laeti excessu principis neu tristiores pri- mordio, lacrimas gaudium, questua adula tionem miscebant. Sex. 5 Pompeius et Sex. Appuleius consules primi in verba Tiberii Caesaris iuravere , apudque eos Seius Strabo et C. Turranius. ille praetoriarum cohortium praefectus, hic annonae; mox sena- tus milesque et populus. Nam Tiberius cuncta per consules in- cipiebat , tamquam vetere re publica et ambiguus imperandi : 10 ne èdictum quidem , quo patres in curiam- vocabat, nisi tribu- niciae potestatis praescriptione posuit sub Augusto acceptae. Verba edicti fuere panca et sensu permodesto : de honoribus parentis consulturum , neque abscedere a corpore idque unum ex publicis muneribus usurpare. Sed defuncto Augusto signum 3. Ne... primordio, frase finale negativa col verbo sottinteso: essent o viderentur. 5. Sex. Pompeius et Sex. Appuleiìis. Questi consoli durarono in carica tutto Panno per i buoni rapporti che avevano coli' imperatore. Il primo è nominato anche come a- mico di Ovidio (Ex P. 4, 1 e 8). — In xerba Tib. Caesaris iurare, a riconoscimento dell' autorità su- prema di lui; formola dal linguag- gio militare trasferita al politico. Si diceva anche : sacram^ntum in nomen Tiberii. (). Apud eos: «dopo i consoli»; a- pud qui inchiude l'idea di successio- ne insieme con quella di prossimità. — Seius Strabo, prefetto delle coorti pretoriane (le nove coorti, di 1000 uo- mini ciascuna, istituite da Augusto per guardia di Roma e delle città principali d' Italia) , era padre di Sciano , il celebre ministro di Ti- berio; tre anni dopo fu prefetto in Egitto e ivi mori. — C. Turranius fu il primo prefetto dell'annona, nominato da Augusto negli ultimi anni di sua vita , e tenne questa carica fino al tempo di Claudio. 8. Milesque, sing. oollett. come eques. Intende qui le tre coorti pretoriane e le sette coorti dei vi- giles che avevano stanza in Koma. 9. Ambiguus imperandi, un gover- natore che è incerto sulle disposi- zioni da prendere, ohe ha bisogno di consigli. Per 1' uso di ambiguus col genit . , si confrontino gli analoghi dubius, incertus di Livio, pure usati col genitivo. 11. Praescriptione, ossìa, scrìvendo in testa alla lettera di convocazione il titolo di trU)unicia potestas rice- vuto da Augusto. — Posuit lo stesso che : proposuit. 13. Neque abscedere a corpore. L'e- ditto fu dato a Nola; in esso Tiberio dichiarava di non voler abbando- nare il cadavere di Augusto, e sol questa carica a nome pubblico si assumeva. Il cadavere fa traspor- tato a Homa prima della seduta del Senato. Narra Suetonio : corpus decìiriones municipiorumet colomarum a Nola Bovillas usqus deportarunt, noctibus propter anni tempus (d' A- gosto), cum interdiu in basilica cuius- que oppidi vel in asdium sacrarum maxima reponeretur. A Bovillis eque- ster ordo suscepit, urbique intulit atque in vestibulo domus coUocavit. AB EXCES8D AUGfiTI I 7 13 praetmiit tohurtilms ut imperator dederat , escubiae, arma, ce- 15 tera aulae, milBS in forum, iniles m curiam coniitabatur. Litteraa ad. e"i.prcitus tamquani adepto pimcipatu misit, miaiiuain cuiicta- Ijundus mai cuci m senatu loqueietur Causa praecipua ex ibr- midine ne Gennaiucua, m cuiua manu tot legioiiea , immensa socìorum auxilia, niirua apud popnlnm fa\or, habere imperhim àO q-uain esspectare mallet. Dabat et famae, ut vocatus electuaque potius a re publica Tideretur quam per uxorium ambitura et senili adoptione iarepsisae. Poatea eogcitum est ad introBpi- cìendaa etiam proceram voluntatea inductam dubitationem : nam verba vultua in crìmen detoi'quena recondebat. 35 S. Nihil primo senatus die agi paasus nisi de supre- mia Augusti, caias testamentum inlatam per virgines Vestae Tiberium et Liviam heredes babuit. Livia in familiam luliam 15. Excubi: guardia del corpo. — Celerà oh- lae , tutte le altre particolarità proprie di una corte imperiale. IT. Adepto, in senso passivo coaie in Sallustio e Cicerone. 16. Causa pi-aecipaa eco. Tre cuusn adduce Tacito della condotta rì- servata di Tiberio ne' suoi rap- porti coi Senato; una, la princi- pale, era il timore che Uemianico, cosi potente per comando di eser- cito, per simpatia [iresso il popolo, BOrgeasp contro lui (dice Tacito: preferisse tener di già 1' impero che aveva nel fatto, anxiciiè appet- tarlo quando gli venisse per diitto di successione); poi concedeva alla publilica opinione, per sembrai-e piuttosto chiamato per elezione dal paese che intruso per rigiri di donne e adozione d'un vocchio (Augusto aveva Hiì anni q^uando adott-'i Tiberìoj; la tema causa si manifestò solo in seguito , ed v eh' egli ting alqd è come • porsi una maschera ») per inilagare i sentimenti dei pri- mari cittadini. ■25. Verba , vultua etc . Sei-bava memoria sia delle parole sia dei gesti, dei movimenti del volto d'o- gnuno, in crimai d-etorguem: « male interpretandoli, pigliandoli in mala 8. 1. De aapremia A.: ■ delle Rse- •2. Per cirgitiea Ventae. I Ho- maui solevano deporre doounienti preziosi e anche somme di danaro nei templi, specialmente in quello delle Veatab*. Il testamento di Au- gusto, come Suutonio narra, era stato deposto presso le Ve^itali un anno a quattro mesi prima ohe egli morisse, in data H aprile del 13 gillati , che ftiron tutti portati in Senato. ■ò. Ueredes. li testamento distin- gueva tre gradi di eredi ; eredi In primo grado erano Tiberio e sua madre Livi», quegli iter duo terzi, questa per UQ terso, e Livia inoltre entrava nella famiglia Giulia e as- ■^T- .'^ 14 CORNELII TACITI nomenque Augustum adsomebstar; in apem ^ecundam nepotes 5 pronepotesque, tertio gnidu primores civitatis scripserat, pleros- que invisos «ibi, sed iactantia glorìaque ad posteros. Legata non ultra civilem modnm, nisi quod popnlo et plebi quadrin- ^ntiens triciena qninquiens, praetoriarum oohortium militibus singula nummnm milia, urbania quingenos, legionariis aut co- 10 hortibus civium Romanorum trecenos nummos viriti m dedit. Tum consultatum de honoribus ; ex qnis maxime insi^nes [visi] ut porta triumphali duceretur funus, Gallus Asinius, ut legum latarum tituli, victarum ab eo gentium vocabula ante- ferrentur, L. Arruntius censuere. Addebat Messalla Valerius sumeva il titolo di Augusta (in no- vien Augustum adsumebcUur , dove augustum è aggettivo) ; eredi in secondo grado, o in mancanza dei primi, erano i nipoti e pronipoti, ossia Dmso figlio di Tiberio per un terzo, per il resto Germanico di Druso co' suoi tre figli maschi, Nerone, Druso e Caligola ; eredi in terzo grado , o in mancanza anche dei secondi, molti dei pri- mari cittadini, congiunti ed amici. 6. Iactantia eto. Osservazione al- quanto maligna; perchè s'ha a dire che Augusto aveva scelto a terzi eredi alcuni cittadini, solo per iat- tanza e allo scopo che gliene venisse gloria presso i posteri ? 7. Populo et plebi CCCCXXX V, Suetonk) distingue : populo R. qua- dringentiens (=40x100000 sesterzi = 4000000 di] sesterzi), tribubus tridena quinquiem sestertium (85 X 100000 = 3500000 sesterzi). Vuol dire che la somma destinata al populus era versata nelle casse dell' erario, quella della plebe distribuita per testa fra i cittadini più poveri delle 85 tribù , in modo che ogni tribù a- vesse a distribuire centomila se- sterzi. 9. Singula nummum C=nummorum) milia, mille sesterzi per ciascuno ebbero i soldati delle coorti preto- riane. — Urbanis qutngenos, parole supplite nel testo di Tacito per con- formare ciò che ivi si dice coi dati di Suetonio. Cinquecento sesterzi furono dunque dati a ciascuno dei soldati componenti le coorti orbane. 10. Cohortibus civium Romanorum^ ai soldati costituiti in coorti e non ancora in legioni ; si calcola che allora fossero 82 di numero. A cia- scuno di questi, come a ciascuno dei legionari, furon dati dunque 900 sesterzi. 11. De honoribus: « delle onoranze funebri ». — Maximo insignes [visi]; V honores maxime insignes dev'essere accusativo dipendente dal censuere che segue; quindi la parola visi va espunta. — Porta triumphali, non vera porta della città, ma arco trionfale presso il campo Marzio. 12. GaUus Asinius; figlio dell'ora- tore Aainio Pollione. 18. Tituli, i titoli, ad es. lex de maritandis orddnibus e simili. — Vo- cabula = nomina, cfr. e. 8, fine ; eadem magistratuum vocabula ; cosi spesso in Tacito. 14. L. Arruntius; se ne parlei*à di nuovo al e. 18. — Messalla Valerius, figlio di Messalla Corvino, il celebre oratore. Era chiamato anche Mes- venovandnm pei" annos Bacramentum in nomen Tiberii: interro- ifi ^atusque a Tiberio, nran se mandanta eani sententiam prom- psiaset, sponte dixìsae respondit, neque in iis fjuae ad rem pu- l^l'c.im pertinerent Consilio nisi ano naarum, vel cum pericnlo ofifensionia: ea sola species adnlandi supererai. Conclamant pa- tres corpns ad rogum umeris senatorum l'ereadum. Remisit £0 Caesar adroganti moderatione , populumijue edicto raonuit ne, ut quondam nimiis stndiis funuB divi Inli turbaasent . ita An- griistiim in foro potiua quam in campo Martia, sede destinata. cTomari vellent. Die funeris milìtea velut praesidio stetere, mul- tum inridentibua qui ipsi videratit quique a parentibus acce- 35 perant dem illum crudi adhnc servitii et libertatla improspere i-opetitae, cnm occisus dictator Caeaar aliis peasimum, alila pul- oherrimum t'acinus videretur : nunc senem principem, longa po- salìuo. Fu console l'anno 751 (3av. Oelegato inDalmaziaePannonìa l'anno 759 (6 d, C), dove si diportò Tifc™ che iurare in nerba TSierii, come s'è letto nel capit. 7. 19. Ea «ola ipecieit adaiandi, iiaeUa, cun^iateate nel &t mostra d'indi- peudeuza. ■X). Remiail; TtmiUere È «dispenaare 21. Adroganli moderatione ^ p&r- lAìk era. attn di nioilerazione e superbia insieme il dispensare i Senatori dal portar sulle spalle il fèretro imperiale , quasi ciò fosse slato un loro stretto dovere. Nonostante tale dispensa , Sue- tojiio rifeiisce uhe effettivamente iJ corpo di Augusto aenatorum ame- ni in caiapum^ delatum est. Primo aveva ricevuto quest'onore in Bo- iQB ìi dittatore Siila. '22. TttrboKenl. Dovendosi braeiare il cadavere di Cesare nel Campo Marzio, il popolo non aveva atteso che toBK portato lin là , ma nel foro atesso vi aveva dato fuoco, improvTÌsando un rogo di virgulti, di seggiole e predeUe, e buttandovi su alla rinfusa tutto quello che avevano portato in dono, alcuni fin le vesti strappatesi di dosso, i i ]'! i loro le bulle e preteste dei figliuoli (tìuet. lìti. S4). Sede destinata , avendo Au- gusto stesso fatto costrurre fin dal 72*1 (-28 av. C.) un Mausoleo tra Ib vìa Flaminia e la riva del Te- voii reliquie. 2li. Diem cric/i adhac aereilii el li- berlatU improiiperf repetUae, il giorno della morte di Cesare, cioè gl'idi di Oiiigno del 710 (44 av. C). Servi- Hiaii adkuc rmdum: ' servaggio non ancora digerito-, a cui non .^i era ancora abituata il popolo. Liber- ta» improepere repetUa , allusione al tentativo &1lito dei congiurati, che credevano ristorar la repub- blica uccidendo Cesare. 13 COBNELII 1 lentia, proviais etiam heredum in rem publicam opibus, auxilio 30 scilicet militari taendum, ut sepultura eius quieta foret. 9. Multna hinc ipso de Angusto sermo, plerisque vana mirniitibus , quod idem dies accepti quondam imperii princep^ et vitae supremua, qnod Nolae in domo et cubiculo in quo pa- ter eius Octavius vitam finivisset. Nnmerus etiam conaulatmua 5 celebrabatur , quo Valerium Corvnm et C ìfarìum simol ae- quaverat, continuata per septem et triginta aonoB tribunicia poteatas, nomen imperatoria semel atque viciena partum nliaque honorum multiplicata aut nova. At apud prudent^s vita eius varie extollebatur arguebaturve. Hi pietate erga parentem et 10 necessitudine rei publicae, in qua nuUna tunc legibua locua, ad arma civilia actum , quae neque parari posaent ncque liaberi per bonas artes. Multa Antonio, dum interfectorea patria ulci- aceretur, multa Lepido concesaiase. Postquam hic socordia se- nuerit, ille per libidìnes peaeum datus sìt, non aliud dlscordan- 15 tia patriae remedium fuiaae quam ut ab uno regeretur. Non 29. Procisia hereilum in remp, opibua , essendo già preparati per gli eredi di Augusto i mezzi da valersene contro la repubblica e a vantaggio del loro potere. 30, SàUcet, solito senso ironico : era proprio da ricorrere ai soldati per Sor che fosse tranquilla la sua 9- 1. PUrisque vana rairaniiòui, i più parlando d' Augusto nel giui- no della sepoltura rilevavauo con meraviglia particolari di nessun valore (vana), come quelli che qui Tacito riferisce. 2. Id^m dita. Il 19 agosto "11 (43 »v. C.) Ottaviano aveva ini- ziato il suo primo consolato, e il 19 Agosto del 14 d. C. era venuto 3. In domo et euhiculo. Suet. Aag. 100: oitiit in cubiculo eodem quo pater Odaeiiu. 4. Numerinf consalalauni , Va in tutto; Valerio Corvo era stato sei voite console, e sette voli* Mario. 0. Tribunicia poleilai ,■ era, oomìn- oiata nel Giugno deD'anno 731 (23 av. C). 7, Nomen imperaloria, il titolo che si conferiva a chi o da sé o per mezzo dei suoi generali vinceva importanti battaglie. 9. Si, intendi quelli che extoUc- hanl vitam eiua; degli altri sj parla nel capo seguente.— Porentem , iii- tendi Q. Cesare che era divenuto padre di Ottaviano per adozione. 11. Actum , cioè dicebant Hlitm actum eaae. 12, Antonio... Lepido cottceaiiite; aver dovuto ra'olte cose concedere ai colleghi del triunvirato, par di pigliar vendetta degli ucciaori di Cesare. Con questa osservazione i difensori di Ottaviano tacevano [ I. a w. 17 regno tamen iieque dlctatiira, sed principis nomine eoiistitutain l'em publicam; mari Oceano aut anmibuB longìnqais Bneptimi imperium; legiones, provincias, clasaes, cuncta inter se cooexa; ius apad cives, modestiam apud aocios; urbem ipsam magnifico omatn; panca admodiim vi tractata, quo ceteria quies easet. 20 10. Dicebatnr contra : piotatem erga parentem et tempora rei pnblicae obtentui sumpta : ceternm cupidine dominandi con- citos per largitionem veteranos, paratura ab adulesceiite privato exercitnm, corruptaa conaulis legionea, aimulatam Pompeianarum gratiam partium; mox ubi decreto patram faacea et iua praeto- 5 ris invaserit caesie Hìrtio et Pansa, aìve hoBtis iiloa, seu Pau- sam venenum vulneri adfnsum, sui mìLitsa Hirtium et machi- nator doli Caesar abatulerat . utriusque copias occupaviaae; ex- tortam invito aenatn consulatum, armaque quae in Antonium ac^^eperit contra rem publicani versa; proscrìptionem civium, di- 10 ricadere sui coUegM dì lui ^a, colpa di alcuni atti ingiusti commessi IT. Man Oceano. Nota il sostanti- vo in appoBÌdone, usato uome ag- gettivo; cosi si trova in Tao.: mare Jladria (lib. 15, S4j; lidui aonwten (lib. 14, 22). IH. Cancta i-aler se cotie3:a, per la ottima organi zzazìoue del go- verno militare e provinciale, 19. Modeitiam: moderazione nei rapporti cogli alleati. Si nllndeva con oift tacitamente al mal go- verno ohe delle provincie per lo più Ri faceva al tempo della ite- 2(1. Vi, allusione alla repressione violenta di alcune coapirazioni, di cui neleap. seg.— Qihi in senso di ut. 18. 1. Tempora rei p., cfr. nel capo precedente: tteeesaitudo rei p.\ il senso è il medesimo. 2. Obtentui : . per mostra, come preteat« ..— Ceferiini, «ne! Ritto-, lo atesso che : re vera (Cfr. Sali. Ji^. 7fi, 1). S. Paraium ab ad. priv. exerri- liiji. Subito dopo la morte di Ce- CoBHELii Taciti. mphc. sare, il giovane Ottavian mente come erede dello zio, aveva assoldato un esercito. 4. Oormptaa. Le due legioni di Antonio console erano state su- bornate e tratte alla sua da Ot- taviano, poco prima della guerra dì Modena- ó. Illa praetofù. A proposta di Cicerone, il 1" Genn. del 711 (43 av. C.) decretò il Senato di con- ferire la carica di propraetor ool- rimpeWum , ossia con autorità mi- litare, a Ottaviano. , il e adel- Varalio obliqua, la discorso diretto sai-ebbe ; u4i.... iHcatit, — Caani Hirtìo et Pon«oi. Irzio fu ucoiso il 27 Aprile 711 Cla av. C), Pansa mori di ferita poco dopo. Corse voce che nella ferita di Pansa fosse stato versato il veleno, e che Irzio fosse stato nceiso da Ottaviano stesso, o per istigazione dì lui. 9. Invito tenatu 6 dat. Cosi altrove usa Tao. ì dat. linea, deair'u , alla i allude 10. DivitioHt, 1» OORKELtl TACITI i agromm ne ipsis qaidem qui fecero laudata». Sane Cassii et Brutorum exitua patemia inimicitìis datoa, quamquam faa sit privata odia pubticie atilitattbuB remittere; sed Pom- peium imagine pacis, sed Lepidum specie amicitiae deceptos: 15 post Antonittm, Tarentino Brundisinoque foedere et nuptiis so- roris inlectum , subdolae adfitiltatis poenas tnort« exsolvisse. Pacem aine dabio post haec, verum cruentam: Lollianas Varin- nasque clades , interfectos Bomae VarroneB, Egtiatios, IuIIch. Nec domeaticis abattnebatur ; abducta Neroni uxor et consulti 20 per ludibrium pontifices, an concepto neodum edito parta rite nuberet; Q. Fedii et Vedii Pollionis luxua; postremo Livia gra- alle distribuzioni di terreni fatte ai veterani per compensarli delle feliche della guerra. Tra le altre si annovera quella di cui fu anche vittima Virgilio nel 713 (41 av. C). II. Sane, in senso concessivo, come 9i vede dalla frase seguente, introdotta da sed, 14. Imafjine jmcw, perchè Hest* Pompeo, figlio di Pompeo il grande, aveva stretto un patto con Otta- viano nel 715 (39 av. C), per ilquale riceveva l'incarico di governare !a Hicilia, la Sardegna, la Corsica; ma l'anno do]X) già Ottaviano gli a- veva intimato guerra. In. Foni , in senso avverbiale , - appresso- (da non unire con .^n(o- niHni). — Tarentino Brundiìinoqae foe- •Ure; veramente la pace di Brindisi èanterioi-e, cioèdel 7H (40 av. C), quella di Tainiitn .1:0 VI/ (HI av. C); ma BniaflMno è stato messo dopo pel ri'ei'imenM a jiupiiia so- roria, giacché le nozze di Ottavia con Antonio s' erano convenute nella pace di Brindisi. 17. LoUianae. M, LoUiui fu disfatto in Germania nel 718 (36 av. C), e vi perdette l'aquila della legione V- Alauda.— Variana clada, la di- sfatta di Varo, nel 9 d. C. 18. Varronei, Bgnalion, tullo". L. Licinio Murena (v. Orazio C'arm. 2, IO), dopo l'adozione chiamato Te- renzio Varrone Murena, fu giusti- ziato con Fannie Cepione, per aver cospirato contro la vita d' Augu- sto, nel 731 o 732 (23-22 av. C). Era stato vincitore dei Sala-^ì nel 7-29 (25 av. C.) e fondatore delia Colonia di Aosta. Egnazio Kufo. edile plebeo e pretore , macchinò anch'egli contro la vita d'Augusto, e fii condannato a morte nel 735 (19av.C.). Infine /h/mo lulìna An- Utniits era figlio di Antonio il triun- viro e di Fulvia; ebbe alte cariche e spo.4A Marcella, minore figlia di Ottavia: ma per adulterio con Giu- lia fu obbligato a uccidersi nel 752 (2 av. C). Si noti ohe la grafia lultui in luogo di lulìat , è attf^- stata da iscrizioni e dai migliori manoBcritCi di Dione Cassio. 19. AbdiKta Seroni uxor. Sottin- tendi, dal discorso preoed.. uu »t«- vuirabidur. Il Nerone qui ricordato è Tib. Claudio Nerone, jiadre di Tiberio, e primo marito di Livia. 21. Q. Fedii, lezioneincerta, perchè Q.Pedio nipote di G. Cesare per via di sorella, console supplente insieme con Ottaviano dopo la mort« dì 1 AOGUSTI I, 10. — 11. 19 via in rem publicam mater, gravis domui Caesamm noverca. NihiI deorum honoribtia relictum , cum , se teinplia et effigie numimim per flaniinea et sacerdotes coli vellet. Ne Tiberium quidem. carìtate aut rei publicae cura aucceBSorem adacìtara, aed 26 (inomaui adrogantiam uaevitiamque eius iutroaposerit , compa- rati<-ne deterrima aibi gloriam quaeaivisae. 'Eteiiim Auguatua paucia ant« annia, cum Tiberio tribuoiciaui potestatem a patri- hìia ruraum poatularet, quamquam ionora oratione, quaedam de habitn cultaque et inatitutia eiua iecerat, quae velut eKcuaando 30 exprobraret, Cetertun aepultura more perfecta templum. et cae- lestes rei igi enea decernuntur. 11. Veraae iude ad Tiberium precea. Et ille varie diaae- reliat de magnitudine imperii, sua modestia. Solam divi Augu- sti mentem tantae molis capacem : ae in. parta curarum. ab ilio vocatum experiendo didiciaae quam arduum , qnain aubiectiiiii fortunae regendi cuncta on«a. Proiude in civitate tot ioluatri- 5 bus viria subnixa non ad unum omnia deferrent : plurea faci- Irzio e Pausa, non era &moso per ItisBo. me ai sa qual altro name Bostituìre. Inveo* P. Vedio Pollioue è quello che ingrassava Itì sue mu- 24. Co/i «itó. Olà da molto tempo in diversi luoghi fuori di Homa Augusto lira venerato come Dio, h si ricordano qua e là BeUe iscri- zioni dei fiamùiet Aiu/mlalea, a Pre- neate, Pompei, Assisi eco.; ma solo nel 725 (29 av. C.) vi fu come un riconoscimento uffiuiale del culto di Ottaviano in unione colla Dea Soma, sempre in provincia. Culto ben più esteso ebbe dopo morte. 26. Vomparatione itsterriina , cioè CURI delerriioù homìiie, 29. Rurmm , ao^ii la terza volta, perché una prima volta ebbe Ti- berio la trib. poi. nel 748 (6 av. C.) per cinque anni, una seconda volta, di nuovo per on quinquennio, nel 4 d. C, la terza volta nel i* d. C. e questa a vita. - Hononu ; parola d'uso poetico; non rara in Tao. 30. De habUu cuUuque, del suo contegno e indole e delle sue ma- niere, giacche, come Suetonio nar- ra, era egli cervice rigida etobatìpa, ariducto fere vaUu , plerumque ta- 31. C'eteruni ein. Terminato il rag- guaglio dei discorai che si tacevano prò e contro Augnato, al momento dei funerali, qui si chiude quel rac- conto. — Teiiiptum , fu eretto da Livia e Tiberio sul fianco del Pa- latino, vicino a! foro. 32. Decernuntur, Generalmente si ritiene che ii decreto di Apoteosi sia stato emesso il 17 Settembre. II. , Fari, ed argomenti, 2. Jfoda»/io, della sua persuasione di insuJficienza. 6. Non ad unum; il non invece di ne, perche la negativa non ha da riferirai al verbo, ma a ad unum, e si sottintende : ted ad jiUtre». y • r- -:f^-.^^»r 20 CORNELII TACITI lius munia rei publicae sociatis laboribus exsectituros. Plus in oratione tali dignitatis quam fidei erat ; Tiberioque etiàm in rebus , quas non occuleret , seu natura sive adsuetudine , sn- 10 spensa semper et obscura verba : tunc vero nitenti, ut sensus suos pénitus abderet, in incertum et ambiguum magis implica- bantur. At patres, quibus unus metus , si intellegere videren- tur, in questus lacrimas vota effundi; ad deos, ad effigiem Au- gustij ad genua ipsius manus tendere , cum proferii libellum 15 recitarique iussit. Opes publicae continebantur, quantum civium sociorumque in armis, quot classes, regna, provinciae, tributa aut vectigalia, et necessitates ac largitiones. Quae ouncta sua manu perscripserat Augustus addideratque consilium coércendi intra terminos imperii, incertum metu an per invidi am. 12. Inter quae senatu ad infimas obtestationes procum- bente, dixit forte Tiberius se ut non toti rei publicae parem, 9. Suspenaa , parole di senso in- certo, da esser interpretate in vario modo. 11. ImpUcabantur , si inviluppa- vano ancor di più in espressioni incerte ed ambigue. 12. Uims metus si intellegere vide- rentur; la gran paura dei Senatori era che Tiberio s' accorgesse d'es- ser stato capito nelle sue vere in- tenzioni. Per l'uso del si con una parola che esprime timore, rifletti che ogni Senatore poteva dire : si videar intellegere, mihi metuOj donde si vede che non è oggetto di metuo il videri intellegere , ma data la condizione di videri intellegere, o- gnuno metuit sibi mala. In tutto è da confrontare 2, 42 , 12 : Sì intel- lefj^re crederetur vim metuens. 14. Libellum. Augusto, dice Sue- tonio , aveva lasciato tre volumi; in uno si contenevano norme pel suo funerale; il secondo era V index rerum a se gestarum, ohe voleva inciso su tavole di bronzo da esser poste da- vanti al suo Mausoleo , e che è pervenuto a noi nel Monumento d'Ancira; il terzo era questo del quale si pai la qui. 16. Tributa aut vectigalia , le im- poste dirette e le indirette , ossia le tasse che si pagavano direttamente come la imposta fondiaria , e le tasse la cui esazione era general- mente affidata ai puhUcani. 17. Necessitates ac largUiones, le spese necessarie dello Stato e le volontarie. 19. Incertum metu an per invidiam. Vivendo al tempo di Traiano che ebbe la gloria di estendere l'im- pero oltre i confini augustei, Tacito disapprova il consiglio lasciato scrit- to da Augusto ; ma invece questo consiglio era ottimo, come provò il seguito della storia imperiale. Av- verti il cambiamento di costrutto: metu , per invidiam; questa varietà è una delle caratteristiche più spic- cate dello stile di Tacito. 12. 1. Inter quae, espressione ire- AB EXCESSU AUGUSTI I. 11. — 12. 21 ita quaecumqae pars sibi mandaretur , . eius tutelam susceptu- rum. Tum Asinius Galltis « interrogo» , inquit, « Caesar, quam par- tem rei publicae mandari tibi velia » . Perculsus improviaa inter- 5 rogatione panlum reticuit ; dein collecto animo respondit ne- quaquam decorimi pudori suo legere aliquid aut evitare ex eo, cui in universum excusari mallet. Rursum Gallus (etenim vultu offensionem coniectaverat) non idcirco interrogatum ait, ut divideret quae separari nequirent , sed ut sua confessione 10 argueretur, unum esse rei publicae corpus atque unius animo regendum. Addidit laudem de Augusto Tiberiumque ipsum vic- ctoriarum suarum quaeque in toga per tot annos egregie fecis- set admonuit. Nec ideo iram eius lenivit, pridem invisus, tam- quam ducta in matrimonium Vipsania M. Agrippae filia , quae 15 quentissima in Tac. (si trova già in Livio) , in luogo di : interea^ o interim, 3. Qiiaecmnque pars. Dione ac- cenna a una triplice divisione che Tiberio avrebbe fatto, Boma e l'I- talia, gli eserciti , le provincie ; si offeriva pronto ad assumersi ilgo verno o dell'una o dell'altra di. queste parti. 4. Asinius Gallus, già menzionato 8, 12. Suo nome completo: C. Asinius C. Fil. Gallus ScUoninusj fa oons. nel 746 (8 av. C), proconsole in A- sia due anni dopo, figlio di Asinio Pollione, celebre oratore e storico. 5. PerculsuSf perchè Tiberio pro- poneva bene si dividesse l'impero, ma era solo una mostra; in effetto voleva governar tutto , e la do- manda di Asinio Q-allo lo turbò. Era tutta una commedia, o, come dice Suetonio, un impudentissimus tìììmus, 8. Cui... eoccusari mallet. La frase è : malo excusari alcui rei « voglio essere scusato a una cosa», ossia dispensato da essa. Costrutto raro; altro esempio nel panegirico di Plinio a Traiano § 57 : iam excusatus honoribus, già dispensato dalle ca- riche. 9. Fttfótt, intendi: Tt6m», dal volto di Tiberio aveva arguito che di quella domanda sua egli s'era of- feso; nota offensio in senso pas- sivo. 12. Laudem de Aug., ossia verha in laudem Augusti. — Tiberium... vieto- rtarum admonuit j ricordò a Tiberio le sue vittorie. 13. In toga , opere di pace , per contrapposto alle imprese di guerra. Nota anche qui il diverso costrut- to : admonuit victoriarum, et quae.... fedsset. 15. Tamquam... ctgitaret. Nota 1' uso di tamquam, come di quasi, velut , frequente in Tacito , per introdurre una frase contenen- te una persuasione soggettiva o una supposizione. Corrisponde al greco cbc col partic. Qui vale: so- spettando Tiberio, o essendo Tib. persuaso che... — Vipsania, detta an- che Agrippina, era figlia di M. A- grippa e della prima di lui moglie Pomponia, figlia di Pomponio At- tico, l'amico di Cicerone. Vipsania Agrippina aveva sposato in prime .^ V ■;■•< 22 CORNBLn TACITI O quondam Tiberii uxor fuerat, plua qaam àvilia agitaret Pollio- nisque Asinii patria ferociam retineret. 13. Post quae L. Arruntius haud multum discrepans a Galli oratione perinde ofFendit , quamquam Tiberio nulla vetus in Arruntium ira : sed divitem, promptum, artibus egregiis et pari fama publice , suspectabat. Quippe Augustus supremis sermonibus cum tractaret , quinam adipisci principem locum suffecturi abnuerent aut impares vellent vel idem possent cu- perentque, M'. Lepidum dixerat capacém sed aspemantem, Qal- lum Asinium avidum et minorem, L. Arruntium non indignum et, si casus daretur , ausurum. Ì)e prioribus consentitur , prò 10 Arruntio quidam Cn. Pisonem tradidere; omnesque praeter Le pidum variis mox criminibus struente Tiberio circumventi sunt Etiam Q. Haterius et Mamercus Scaurus suspicacem animum nozze Tiberio; ma fu da lai abban- donata, quando egli , per far pia- cere ad Augusto, s'adattò a sposarne la figliuola Giulia ; allora ella passò a seconde nozze con Asinio Gallo. 16. Plus quam civiltOy cose che oltrepassano la vita comune dei cittadini; ossia Tiberio sospettava che Asinio Gallo aspirasse al tro- no imperiale. 17. Ferocia j fierezza, libero animo, il greco TcafpTiata. 13. 1. Z. Arruntius, già menzionato 8, 13; era stato console il 6 d. C; figlio di un altro Arrunzio, ohe pure era stato console nel 732 (22 av. C); era molto stimato in Senato pel suo carattere e per la compe- tenza in cose di Stato. 2. Perindey del pari, in pari modo. 3. Artibua egregiù, egregie doti, le virtù, l'abilità in varie cose. 4. Pari faìna publice, L. Arrun- zio godeva , pari alle sue virtù, grande riputazione presso tutti, nell'opinione pubblica. 5. Adipisci... suffecturi; devi far dipendere l' infinito dai seguenti abnuerent, veUent ecc., e nota che il suffecturi sta da sé. Pel senso, suf- fecturi si contrappone a impares, 7. M\ Lepidum, Manio Lepido, da non confondere con Marco Le- pido, è ricordato spesso da Tacito e lodato per la sua moderazione (V. lib. 8, 35 e 50; lib. 4, 20 e 56: lib. 6, 27);di Marco Lepido v. lib. 3, 82. Fu console l'anno 11 d. C. 8. Minorem f lo stesso che vni- parem. 9. Si casus daretur : « quando si presentasse la opportunità». 10. Cn. Pisonem, quello che sarà poi messo alle costole di Germanico, e fatto autore della di lui morte; V. lib. 2, 43 e seg. — Omnes. Qui Tacito esagera, perchè non risulta poi dimostrato che Tiberio abbia avuto parte diretta nella morte di Arrunzio e di Pisone (lib. 6, 47 e lib. 3, 15). Ciò fii vedere come il sentimento di Tacito fosse siste- maticamente avverso a Tiberio. 12. Q. Haterius ; era stato conaul suffectusy pare, nel 745 (9 av. C); go- deva riputazione di valente oratore, ris|)etto a che vedi il giudizio di Tacito, lib. 4, 61. — Mamercus Scau- rus, era pure come Aterio, uomo AB EXCESSU I. ■ 14. 23 . Hflterina cum dixiaaet « quo usqae patieri», Caesar, non adesive caput rei publ'cae ?r Scaurus q^nìa dixerat, spem esse ex eo non inritas, fore aenatns precea , quod relation! consulum 1 iui-e tPÌbnniciae potestatia non interceBaiaaet. In Haterium sta- tim invectas est; Scannim, cui implacabilina iraacebatur, allen- ilo tramiait. Feasuaque clamore omnium, expo s tuia tione singu- lorum flexit paulatiin, non ut fateretur auMoipi a se imperium, sed ut negare et rogari deaineret. Cqpatat Haterium, cum de- 2 precandi causa Palatium iiitroisset ambulanti aq no Tiberii genua advolveretur, prope a miJitibua interfectum, quia Tiberiua casu an inanibua eius impeditus prociderat. Neque tamen periculo talia viri mit'gatua eat, doiiec Haterius Augustam oraret eius- qiie e urli ti sui mia precibua protegeretur. i 14. Multa patrum et in Auguatam adulatio. Alii pareii- tem, alii matrem patriae appellandam, pleriiiue ut Domini Cae- saria adacriberetur • luliae filius » cenaebant. lUe moderandoa irea dictitans eadenKjue ae temperantia n unim ■Hineolare (annui luf, forge nel 21 (fìri d. C), anch'egìi e fhe trugediogi'afo. t ttervio nel Comm. aJ- l'E e nsia a. e. 13. /"errfr.>j-«-c. stiiiigtT l'ani- mo , qui ptìl Bospetto, A quest'e- siiressione ai oppone • aHargur l'a- nimo •, detto di rosa lieta. 15. Ex eo... quodefc. Avevadetto Scfturo ; ohe !e preghiere del fe- nato non siano vane, t>i puOxperare da cfUBsUi che Tiberio non si è valso della sua Iribuaicia poteataa per oppon'e il veto alla proposta dei consoli ; tale jii'oposta doveva essere che Tiberio fosse riconosciuto capo dello stato, lì). Flexil, intendi se; «si piegò». 21 Tilieru genaa advoliierelur. Qui la fiase è adi-ohi ymua aluiwi, \i od ahbracciai-e le giuoe- i di l: '. per lordia Più spesso ai dice : admlvì o K adcotiere ifpnibuÉ atcius; colTace. lusòant^he tjnllusciu nelle Si orìe , 1, 311). 22. CcKU an manibim; eome particella disgiu itiva , uso fi'equenlÌ4simo in Tacito (e^mpi già in Cic, Sali., Liv,), — Mantbut iaipeditua , peroh^ avendo Ateiiu steso avanti le br^kccia nel pro- strarsi a' piedi di Tiberio , sie- uome questi stava camminando, può ben esaere che le brac<^ia di Aterio gli abbiano fettu intoppo. 23. Periculo; il perìcolo eorso da Aterìu d'esser ueeiso dalle i^nar- die. If. 1. l'arentem, iotondi pa/rtoe. 3. luliae filius. Essendo Livia stata adottata nella fainigliit (ìiu- 1ÌB, portava anche il nome IiiUa. Il titolo luliae fiUns dato al prin- cipe regnante ridondava a onore di Livia Augusta. 24 CORXELII TACITI 5 in iis quae sibi tribuerentur, ceterum anxius invìdia et mulie- bre fastigium in deminationem sai accipiens ne lictorem q[ui- dem ei decemi passus est aramque adoptionis. et alia hninsce modi probi bui t. At Germanico Caesari proconsnlare imperima petivit, missique legati qui deferrent, simul maestitiam eios ob 10 excesBum Augusti solarentur. Quo minus idem prò Druse po- stularetur, ea causa quod designatus consul Drusu» praesen qae erat. Candidatos praeturae duodecim nomina vit , numerum ab Augusto tradì tum; et hortante senatu ut augeret, iure iuranclo obstrinxit se non excessurum. 16. Tum primum e campo comitia ad patres translata Hunt : nam ad eam diem, etsi potissima arbitrio principis, quae- dara tamen studiis tribuum fiebant. Neque populus ademptuna ius questus est nisi inani rumore , et senatus largiti onibus ac 6 precibus sordidis exsolutus libens tenuit, moderante Tiberio ne 7. Aram adoptionia. Era uso eri- gere altari in ricordo di qualche fatto Holeune ; ma semplicemente come monumento, senza idea di . culto. Si voleva dunque erigere un'ara a ricordo dell' adozione di Livia nella famiglia Giulia; ma Tiberio non lo permise. H. Oermanù'o Caesari, il figlio di Druso Huo fratello, e figlio suo a- dotti vo. — Proconaulare impen'um; in- tondo l'autorità di proconsole con iinperium o comando militare, e- Htosft a tutte le provincie dell'im- pero. Tale autorità i principi la oouHorvavano anche tornando a Roma (^ mentre 1' iinperium procon- Huiare oud'erano investiti i gover- natori dolio Provincie senatoriali, era limitato e si perdeva entrando a Homa"!. IO. IhuiitOf suo figlio, avuto dalla prima moglie Vipsania Agrippina, nato nel 741 (18 av. Ci. Essendo quosti console designato e presente a Homa , non |H>teva essei*e inve- stito di autorità pixKnmsolare. 12. Camìiilahys.,. Hominavif, l>al tempo di Augusto invalse 1' uso che l'imperatore compilasse le liste dei candidati alle cariche; era una semplice raccomandazione, ma ve- niva presa naturalmente come un ordine , sicché i comizi elettorali avevano libertà di scelta assai li- mitata. 14. Obstrinxit, qui usato assolu- tamente, perchè il se è sogg. del se- guente infinito. Anche lib. 4, 81 : iureiurando obstringere coli' infi- nito. X5. 1. Comitia, il diritto eletto- rale, qui riferito ai pretori, su cui s'aggira il discorso. 2. JPo/M«wia; intendi l'elezione dei consoli. A, Inani rumore: «con vuote cian- cie ». 5. Exsolutwty il senato veniva a es- ser liberato daU 'obbligo di lai'gizio- ni e di sordide preghiere, perchè e- rano tutti senatori i candidati alle cariche, ad eccezione dei candidati alla questuiti. 5-0. Se ptures quam que^tuor am- didatoif commendaret. Dei pretori AB ESCESSU r. 14. ifi. j)lur6s quam quattnor candidatos commendaret, sine repulsa et aiubitu desigoandos. Inter quae tribuni plebei petivere, ut pro- prio sumptu ederent ludos , qui de nomine Augusti l'astia ad- diti Augustales vocarentur. Sed decreta pecunia ex aerario. utque per circum triumpliali vesti uterentur ; curru vehi haud 10 permissum, Mos celeiiratio annua ad pi-aetorem translata , cui inter cives et pei'egrinoe inrÌ9dÌctio evenisset. 16. Hic rerum urbauarum statue erat. cum PannonicaM legiones seditio incessit, nullis novis causia, nisi quod mutatus princeps licentiam turbarum et ex civili bello spem praemio- rum ostendebat. Castria aeativis tres simul legiones liabeban- tur. praeaidente lunio Blaeso, qui fine Auguati et iiiitiia Tiberii a anditis ob iustitium aut gaudium intermieerat solita, munia. Eo principio laacivire milea, discordare, pessimi cuiueque sermoni- a (^anilidati, Tiberio dì raeoomandarnH quattro, rispetto a cui non v' era più altro a fare che de»i guarii aine amhiiu et repuUa, senza che essi dovessero raeooni andarsi ai se- uatoli e Renza che questi ixjteaaero esimersi d ali 'eleggerli. 7. Inter quae, cfr. o. 12 in prìnc. — /•/«*«". genitivo all'antioa, in laogo 8. Fatl/i addili, Beffati buI ca- li^ nd aria uffieialfi, ossia aiiimesai come /«(/(' annui. Bicorrevano il 12 Ottobre. 9. Decreta pecunia.., ìitquc: nota il doppio costrutto in dipendeaza dì decreta. 10. Curru «ehi knud permiiSMm. Non fu eonceaao ai tribuni quello che solflvano fare i pretori nella celebrazione dei /iidimagni; eque- ato perchè il curru rebi era in con- nessione coU'uso della iella CHrulia che era un'insegna HBchisiva delle cariche maggiori. 16- 1. Pn-inonica». La Paanmia era tra le provincie pii"i importan- ti, eatendeudotri tra il Danubio (da Camunto presso Vienna a Belgrado) e la Ha va. Era provincia Cesa- riana, e governata da un legatia. Anche 1' Il/i/ricum ]ier Io più era " Botto la giurisdizione dello stesso legato. Ma in questo tempofVelleio Patercolo, 2, 125, 5.1 I» parte ma- i-ittima dell'Illìrico, la Deiinoiio era sotto il governo di P. Dolabella. % Sedilio iaeeaail. Nota il verbo inceiiere usato a esprimere l' insi- L disposizione . 3, Tir i dande religio e 4. Trea legionet! la oelaKa Augu- tta, la nana Hispana e la quintade- rima ÀpaUinaris, V, i uapp. 28 e 80. 5. lunlo Blaefo; zio di Sciano. Esa stato conaul aiiferjua nel 10 d. C. . Fu poi iiroconaul in Africa e ot- tenne le insegne trionfali col ti- tolo dì i-mperator. fi. lìialiliiimaut iiaudium! iastìUum, la cessazione temporanea degli af- fari per pubblico lutto, dunque ai riferisce allo morte d'Augusto; i/au- lìùim si riferisee all'an'ento di Ti- berio. — SoìHn munia, le occnjiazioni militari aulite. -•* :.^ 26 CORNKLII TACITI bus praebere aures , denique Itixum et otium cupere , discipli- nam et laborem aspemari. Erat in castris Percennins quidam, 10 dux olim theatralium operamm , dein gregarius miles , procax lingua et miscere coetns histrionali studio doctus. Is imperitos animos et quaenam post Augustum militiae condicio ambigen- tes impellere paulatim noctumis oolloquiis a ut flexo in vespe- ram die et dilapsis melioribus deterrimum q uemque congregare. 17. Postremo promptis iam et aliis seditionis m'nistris, velut contionabundus interrogabat, cur paucis centurionibus. paucioribus tribunis in modum servorum oboedirent. Quando ausuros exposcere remedia, nisi novum et nutantem adhuc prin- 5 cipem precibus vel armis adirént? Satis per tot annos ignavia peccatum, quod tricena aut quadragena stipendia senes et ple- rique truncato ex vulneribus corpore tolerent. Ne dimissis qni- dem finem esse militiae, sed apud vexillum tendentes alio va- io. Dux thetUralium operarum. O- perae theatrales sono operai da tea- tro; l' espressione comprende sia gli operai attrezzisti, sia i comici. Ma Peroennio non poteva essere capo di attrezzisti perchè si ricor- da il suo histrionale studium; dove- va dunque essere capo comico, o in genere capo di una compagnia che dava spettacoli in teatro (pos- sono essere mimi, atleti ecc.). Molti interpreti pensano che qui thea- trales operae indichi un gruppo di claqueur 8 j della cui esistenza in antico vi son molte prove; ma un capo claqueurs non veniva ad avere le qualità che Tacito attribuisce a Percennio. 11. Miscere coetun : « muovere le moltitudini, eccitarle, sollevarle». 12. quaenam... . condicio^ la propo- sizione dipende dal seg. aìnbìgen- tes,- nota l'ellissi del verbo e la bre- vità. 14. Dilapsis; dil&bor è: sgattaiolar via, disperdersi. In tentoria dilabi leggesi nel 3° delle storie, e. 10. 17. 1. lara et, ossia iam etiavi; ma Tac. evita, per il cattivo suono, queste due parole. 2. Contionahundus, Il suo parlare, solenne e enfatico, pigliava ornai l'atteggiamento d'una orazione in pubblico; non era più un coUo- quiunij ma una vera contio. Espres- sione simile si trova più volte in Livio (3, 47, 3; 21, 53, 6). — Pa^tci^. La legione aveva 60 centurioni, e l> tribuni. 6. Tricena aut quadrofjena stipendia: « trenta o quarant' anni di servi- zio». Nelle iscrizioni anteriori al tempo di Claudio si ha memoria di veterani con trentatre, e anche trentotto anni di servizio: ma do- vevano essere casi eccezionali; per lo più il servizio militare durava venticinque anni. 8. Apud vexillum tend£n'ei. Allude all'istituzione dei vexillariif che ebbe autore Augusto. Essendo esausto l'erario militare. Augusto prolun«:ò gli anni di servizio, stabilendo che i congedati (dimissi) non avessero AB EXCESSU ADO09T1 I. 16. ■ 17. 27 cabulo eoadem labores perferre. Ac si quie tot caBus vita su- peraverit, trahi adhac diveraaa in teiras, ubi per nomen agro- lO rum nligines paludiim vel inculta, montium ac£ipiant. Euimvero militiam ìpBatn gravem, infructuosam : denis in diem assibus animam et corpus aestimari: bine veat«m arma tentoria , bine 8a«vitiam centnrionvim et vacationes munerum redimi. At her- cule verbera et vulnera, duram hiemem, exercitas aestates, bei- 15 Inni atrox aut aterilem pacem Bempitema. Neo allud levamentum qnam si certis sub legibus militia iniretur, ut singulos denarioa mererent, sestus decumuB stipendii annus linem adferret, ne ultra sub vexillÌB tenerentur, sed isdem in castris praemium pecunia solveretur. An praetoriaB cohortes, quae binos denarioa accepe- 20 rint, quae poat sedecim annos penatibua suia reddantnr, plus ancora libertà, ma organizzati in coorte separata, quella dei vexil- larii , fossero trattenuti ancora sotto le armi, Vexilhaii era un gonfalone quadrangolare wDrretto da nu'asCa, diverso dai ^ij/aa delle coorti e AiM'aqaila d'ogni legione. 1 irxilla servivano alla cavalleria e a ogni riparto staccato di truppa. Tendenlat: « avendo le loro tende • . 10. Trahi adhttc. Adhuc in senso d'aggiunta = inaujwr. — Per nomen agrorum: « ool nome di agri ■ , ossia dei campi assegnati ai veterani.^ 11. OHgines paladum, astratto pel concreto, • fradiciume di luoghi paludosi •, ossia terre acq^uitrinoae. — Ehtimvero: • dovvero -, da sup- porsi pronunziato crollandola testa. 12. Denù aniìba». Dieci oasi era il soldo giornaliero dai tempi di Cesare; prima non era che la meta circa. Ma il soldato doveva pagare del suo l'abito, l'armatura, le tende; e dal soldo, aggiunge qui il sol- dato ribelle , si doveva ancora ri- e da gravose f&t\~ ite dai rudeli ni ; il che getta un» (òsca luce sugli usi di quelle miliaie prezzo- late. 15. Exerdtai a^alalei; 'le estati aSaticate-, ossia passate tra le &- 17. Cerlia lub legibua: • a patt: ben precisi». — Singulos denarioa. Il de- naro d' argento in origine valeva dieci ossi, ma per il rinvilire delle luonete di rame , dal tempo della seconda guerra punica in poi , va- leva di più'; ora valeva almeno 16 assi: quindi i soldati chiedendo un denaro al giorno, volevano un no- tevole aumento di paga. 18. Sextm decumm annus. Chie- devano pure una riduzione del servizio militare a 16 anni e l'a- bolizione del servizio di vexillarii, ne altra auh vex. tenerentur. 19. Fraemium pecunia^ aolvereiur. Infine volevano che il premio da darsi al soldato, nell' atto di con- gedarlo, consistesse in danaro , an- ziché in un terreno di incerto va- 20. Pra^in-ia > m 28 CORKELH TACITI pericaloram snscipere? Non obtrectari a se urbanas excubias: sihi tamen apnd honidas gentes e oontabemiiB hostem aspici. 18. Adstrepebat vulnus, diversis incitamentis, hi verbe- rain notas, illi canitiem, plorimi detrita tegmina et nudum cor- pus exprobrantes. Postremo eo fororis venere, ut tres legiones miscere in unam agitaverint. Depolsi aemnlatione, quia suae 5 quisqae legioni eom honorem quaerebant, alio vertnnt atqne una tres aquilas et signa cohortium locant; simul congerunt caespites, exstruant tribunal^ qao magis conspicua sedes foret. Properantibus Blaesus advenit, increpabatqne ac retinebat sin- gulos, clamitans: « mea potius caede imbuite manns: leviore flagitio 10 legatum interficietis qaam ab imperatore desciscitis. Aut inco- lumis fidem legionum retinebo. aat iugolatus paenitentiam adcele- rabo » . , 19, Aggerabatur nihilo minus caespes iamque pectori di qui che le coorti pretoriane ri- cevevano doppia paga, due denari o S2 assi. 22. Xon obtrectari a se urbanas ex- cubiasy perchè riconosceva Percen- nio che era faticoso'il servigio delle urbanae exaibiaCy le quali notte e giorno dovevano esser pronte ai bisogni. — Sibi... aspict , nota il dat. col passivo. 18. 1. Adstrepepat vtifffus. Adstre- pere aìcui è « assentire a uno con istrepito »: qui il \olgo teneva bor- done air agitatore Percennio, vo- ciando chi una cosa chi un' altra. 3. Exprobrantes; qui exprobrare va- le : «ricordare con indegnazione», senza che sia il caso di rinfacciare a nessuno ciò che si ricorda, — Tres ìegiones miscere in unam, fiirne una sola, si che invece di tre aquile si avesse un'aquila sola, e cosi iden- tiche insegne e un solo nome. Il che violava il giuramento fatto e turbava 1' ordine voluto dall' au- torità ; di qui Veo furoris venere. Nòta poi il perf. agitaverint dopo il venere, in frase consecutiva. 6. Signa cohortium. Ogni legione comprendeva dieci coorti. Non si è ben certi se eìa-scuna coorte a- vesse allora il suo signum, come lo avevano certamente ciascuno dei tre manipoli onde la coorte con- stava. Dal modo come qui s'espri- me Tacito, parrebbe ohe anche le coorti avessero ciascuna la loro in- segna. 7. Tribunal, piattaforma o rialzo di terra. Cosìs" chiamava nel campo la piattaforma, su cui stava il co- mandante, quando doveva pronun- ziar qualche sentenza. 8. Properantibus; è dativo dipen- dente ào^advenit; cfr. Storie 4, 62: haec meditantibus advenitprofidscendi bora. Però potrebbe anche trattarsi di ablat. assoluto. 11. Paenitentiam cuiceìerabo ; « i li- tici però la punizione », che mi sa- rebbe inflitta per non aver saputo mantenere la disciplina. 19. 1. Aggerare da agger, eris, è ammucchiare. — Pectori, nota il dat. con adcreverat , uso ix)etico in luogo dell'accus. con »7iiaiE7it,'.q\iBiaào La prijna domanda avesse avuto buon esito >. 13. FMa»... oralor, il fatto cheli figlio del comandante era oratore della causa comune, dava a vedere che per forza s'era ottenuto quello che non avrebbero ottenuto colla 20. 1. JVauporlttni, cittadetta sur un affluente di destra della Bava oggi Obtr-Laibach in Camiola. La tradizione dicevala fondata da- gli Argonauti quando, nel ritui'iio dalla loro spedizione, trasportarono la nave Argo traverso le Alpi tino air Adriatico. 2. Oli itinera, per riattar atrade- 4. Quod municipii instar erat. San- porto era come una comunità da sé; per contrapposto ai vici o vil- laggi, che erano dipendenti dai comuni maggiori. MaBicipium pro- pi'iamente è comunità dì provìn- cia, ì cui abitanti godono il diritto di -cittadinanza romana. Al tempo di Augusto tutte le città d'Italia godevano il dritto di cittadinanza; fuori d'Italia, solo alcune. Ai tem- pi di Caracalla imperatore fu poi tale dritto esteso a tutto I' Im- ,.f-^7i 30 CORNELII TACITI liT''-' insectantur, praecipua in AuiicLiennin Bufum praefectum castro' rum ira, quem dereptum vellicalo sarcinis gravant aguntque. primo in agmine, per ladibrium rogitantes an tam immensa onera, tam longa itinera libenter ferret. Qoippe Rufas dia ma- 10 nipularis, dein centurio^ mox castris praefectus ^ antiqnam du- ramque militiam revocabat, vetus operis a e labori s et eo im- mitior, quia toleraverat. 21. Horum adventu redintegratur seditio, et vagi circum- iecta populabantur. Blaesus pancos , maxime praeda onustos. ad terrorem ceterorum adfici verberibus , Claudi carcere iubet: nam etiam tum legato a centurioni buis et optimo quoque mani- 5 pularium parebatur. lUi obniti trahentibus , prensare circum- stantium genua , ciere modo nomina àngulorum , modo centu- riam quisque cuius manipularis erat, cohortem, legionem , ea- dem omnibus imminere clamitantes. Simul probra in legatimi cumulant, caelum ac deos obtestantur, nihil reliqui faciunt quo- 10 minus invidiam misericordiam metum et iras permoverent. Ad- i 6. Prctefectum castrorurrif una ca- rica di cui si parla solo nei primi due secoli d. C. Prima di Domi- ziano ogni campo poteva contenere anche più legioni , ma aveva un solo praefectus cctstrornm. Dopo Do- miziano ogni legione aveva campo sejmrato, e però aveva il suo praef, castr. Quest'ufficiale aveva un pote- re disciplinare , ma non diritto di vita e morte sui soldati. Suppliva anche il ìegcUua nel comando della legione. Era per lo più scelto a questa carica un centurione dei più anziani e più bravi. 11. Vetus operin {telahoris; nota velus col genit. come noi diciamo: « vec- chio del mestiere ».— Opua etc labor, endiadi, «lavoro faticoso». 21- 3. Carcere, intendi il luogo destinato a ciò nel campo. 6. Ciere: «chiamar per nome », perchè venissero in aiuto. — Centu- riam quisque.., manipularis . ciascuno invocava la centuria nelle cui file egli militava. Propriamente cou- stando la legione di 10 coorti, cia- scuna coorte di tre manipoli, cia- scun manipolo di due centurie, minipulares, o soldati dello stesso manipolo , potevano essere di cen- turie differenti*, ma si vede che la voce manipufaris è usata non solo di soldati dello stesso manipolo, ma anche di soldati compagni di cen- turia. 8. Probra... cumufant. Cumulare alqd. in alqem, è frase tutta di Taci- to (cfr. lib. 13. 2: honores in eam cu- mulabantur). 9. Kihil reliqui faciunt : « nulla in- tralasciano »; frase usuale già in Sallustio e Cesare. — Quominus, nel senso di quin, come spesso in TacitO' 10. Permoveref con aoo. della pa- rola esprimente affetto dell'animo, solo nella latinità argentea; Quinti- liano fu il primo , a usar questo costrutto; InsL orai. 12, 10, dSiper- movendi omnes affectus erunt. AUGDSTI I. 20. - 23. 31 curritur ab univerHÌB, et carcere efiracto soivnnt vincuia deser- toresque ac rerum capitalium damnatoa sibi iam miscent. 22. Flagrantior inde via , plurea aeditioni duces. Et Vi- Imlerms qaidam gregarius miles, ante tribunal Blaeai adleva- tua circuinstantiuiii umeria, apud turbatos et quid jiararet in- tentos; • voa quidam, • inquit, > his innocentibus et miaerrimis hioem et apiritiim reddidiatis; sed quia fratri meo vitam, quia 5 f ratrem mihi reddit ? quem miaaum ad voa a Uennanico eSer- cita de communibus coramodia nocte proxiraa iugulavit per f^la- diatorea auo.-j, quoa in exitium milituin liahet atque Bimat. Re- sponde, Blaeae, ubi cadaver abieceria : ne hoates quidi, aepul- tura iuvident. Cuin nsculia, eum lacrimi» dolorem meum iiaple- 10 vei-o. iQB quoque trucidari iube, dum interfectoa niiUuiu o sce- liis, aed quia utUìtati legionum c«QSulebamutì, lii sepeliant . 23. Incendebat haec fletu et pectua atque os manibua vcrberana. Mox disiectis quorum per umeros nustinebatnr, prae- cepd et aingulorum pedibua advolutua tantum co nate rnat ionia iiividiaaque couoivit, at para railitum gladiatorea, qui e aervitio Blaesi erant, para ceteraiu eiuadem familiam vìncirent, alii ad 5 Unaerendum coi'pua effunderentur. Ac ni propere neque corpus 2 1- 3. Apud lar/mtoii et qitùl. pa- rarci intetUot. Ricorda ohe apud _ alqìn loqai dioeviLno i Latini pei' : • (larlai'e in un' adunanza di piir- suue, parlare davanti a qualuuao >. (jui i soldati a cui Vibuleno ri- volge la parola erano turbali et intenti quid pararti, coafusi o tutti occhi per vedere che cosa egli iu- I end esse fere. 4. Voa, voi, autori dplla rivolt». 7. Per gladiatore» mtttó. I gover- iintori delle provincie solevano te. nere a^taolda'ì dei gladiatori, per •lare spettacoli a, sollazzo del popolo. 9. Uhi abieceria,oìsisi ubi ni cadaver gaodlu abiedati, — SepuUarainvidere. Ai tempi di Cioerone dicevosi : akai rei invidtre, ma poi invalse l'uso di dire : irtvidere (alcuij alqa re. Gii Liv. 2, iO, 11; no» iaviderant laude sua mulier^iui viri Somani. Più volte trovasi questa frase in Plinioil K'ov. oTacito. 23. 1- Incendebat: nota la metcfoi'a viva ed aifieace. Cfr. Hb. 2, 82 vulyi aermonesaudila mora aàeo iiuxadit ecc. 5, Pedi/nui ad^Bolutut. Confrontando CMn cap.lS,21; geimaadooìoì, avverti difierenza di costrutto, e di senso; \k tratt^vasi di uno che si buttava ad abbracciare le ginocchia dell'im- peratore in atto suppliohevole; qui é uu caduto a teiTa che ai rotola ai piedi or dell'uno or dell' altro. 4. Taiiidiiieipie ; -di mal animo-. 6. iVi... pemoluisiel. Si fece un processo sommario , perfino sotto- ponendo a tortura i servi di Bleso; a chia che le- *1 -f ^•»» r. -r 32 CORNELII TACITI ullam reperiri, et servos adhibitis cmeiatibus abnuere caedem, neque illi fuisse umquam fratrem pernotuisset , haud iiiTiltum ab exitio legati aberant. Tribunos tamen ac praefectum tsastro- 10 rum extrusere, sarcinae fugientium direptae, et centario Luci- lius interficitur, cui militaribus facetiis vocabulum « cedo alte- ram » indiderant, quia fracta vite in tergo militis alteram clara voce ac nirsus aliam poscebat. Ceteros latebrae texere, uno re- tento Clemente lulio, qui perferendis militum mandatis liabeba- 15 tur idoneus ob promptum ingenium. Quin ipsae inter se legio- nes octava et quinta deouma ferrum parabant , dum cent ari o- nem cognomento Sirpicum illa morti deposcit, quintadecumani tuentur, ni miles nonanus preces et adversum aspemantis mi- nas interiecisset. 24. Haec audita quamquam abstrusum et tristissima quaeque maxime occultantem Tiberium perpulere , ut Drusum filium cum primoribus civitatis duabusque praetoriis cohorti- bus mitteret, nullis satis certis mandatis , ex re consulturum. gato non aveva mai ordinato una uccisione simile, e che non era mai esistito un fratello di Vibuleno. 11. Vocabulum , ossia cognomen; cfr. i capp. 8, 13 e 3 fine. 12. I^»7w. Cosisi chiamava la verga (un ramo di vite) d'uso nelle pu- nizioni de' soldati. Siccome la por- tavano i centurioni appunto per servirsene contro i soldati, la parola vitis venne poi anche a designare il grado di centurione (per es. in Giovenale 14 , 193 vUem pascere ; chiedere il centurionato). 14. Perferendis mandatis idoneus, è costrutto posteriore all'età classica; in luogo di idoneus ad perferenda Tnandata ; lo stesso uso riscontrasi con opportunus f aptus e simili. 16. Parahant.., ni... interiecisset. Nota la forma di frase ipotetica, freq. in Tacito ; altri direbbe : ni interiecisset , parassent; egli invece : parabcmt, per esprimere una azione che era li li per effettuarsi, se non se ne fosse interposta un'altra che l'impedi. 17. Cognomento ;q\ii non vale sopran- nome, ma nome in genere; così in Tacito spesso.-//^, cioè octava ìegio. 24 • 1< Haec audita. Calcolando il tempo che dovette correre prima che la notizia della morte d'Augusto giungesse in Pannonia, e quello dell'ammutinamento, e quello che ci volle perchè, ne giungesse la notizia a Boma , si può supporre che Tiberio ebbe queste informa- zioni verso la fine d' Agosto. — Quamquam col solo aggettivo o participio risponde al greco xatTuep; ed è d'uso freq. in Tacito, raro in Cicerone e Sallustio. — Abstrusum: « riservato, o, chiuso d'indole. » 2. Drusum, v. o. 14, 13. 4. Ex re: « secondo l'opportunità». AH KXCESSC AUGUSTI X. 1*3. — 'Jó, 'iH ICt cithortepi delecto milito snpra solituiu tinnatae. Adrlitur mn- ìj ^iia para [.i-aetoiiani aquitàa et robora GermanorTim . (]iii tum l'.nstoLles imperatori aderant; simili pvaetorii prael'ectiia Aeliua SfiauM, collega Straboiii patri siio dafus. magna npi»] Tiho- riuiii aiictoritate, rector iuTeui. et celeri^ periciilornm pmcniio- t-nmriue ostentator. Druso propin(XuaQtÌ (jnasi per ufficium olivine 11 l'upre legioned, non laotae, ut fidmlet , iiar]_ne i»MÌ;*rii'lnis f«lgon- tos. sud tnluvie uat'rmì et vnltn, quamquam maemitiam imitar Teiitur, eoatumaciao prop'oroM. 27). Postqnam ^■nllum introiit, purfaa stati onil via liiinant, yjloboji anuatornm cei'tia taRtrormii lusiri 0]>pBriri iaiient: L'eteri triimnal ingenti agminc drotimveniimt, Stabat Drasua Milentinm iiioun piMCL-ns. Illì quotieiia ocnlOs ad maltldinem rettnlorant, ViK-il'ii8 trmjtileiitìs Htrepei-o, ruraimi vìhh Caesnre trepidarf; 5 iniirmui' incertum, ati-ox clamor et l'i'punte qniea; diversi^ ani- lUDi-iiiii motibiiH paveliant ti.Trel)3ntqnO. Tandem interruiitu tn- in'.tltii litteras patris vecitti' , in quia peTscriptuiu i^rat. praeci- ]iii!im ii'si tortii^iiiinarTiin li',';Ì0!Li.ini cnnim , qni lui seni li plurima eriiianai-Hm. Anpiisto aveva loi\liim«. ossia i soldut a» pò m di snlk di 34 CORNBLII TACITI IO bella toleravisset; ubi primum a luctu requiesset animus, actu- rum apud patres de postulatis eorum ; misisse interim filium, ut sine ounctatione concederet quae statim tribui possent ; ce- tera senatui servanda , quem neque gratiae neque severitatis expertem haberi par esset. 26. Besponsum est a contione, mandata Clementi cen- turioni quae perferret. Is orditur de missione a sedecim amùs, de praemiis finitae militiae, ut denarius diumum stipendium fo- ret, ne veterani sub vexillo haberentur. Ad ea Drusus cnm ar- 5 bitrium senatus et patris obtenderet , clamore turbatur. Cur venisset , neque augendis militum stipendiis neque adlevandis laboribus, denique nulla bene faciendi licentia ? At hercule ver- bera et necem cunctis permitti. Tiberium olim nomine Augusti desideria legionum frustrari solitum : easdem artes Drusum ret- 10 tulisse. Numquamne ad se nisi filios familiarum venturos ? No- vum id piane quod imperator sola militis commoda ad senà- tum reiciat. Eundem ergo senatum consulendum, quotiens sup- plicia aut proelia indicantur : an praemia sub dominis, poenas sine arbitro esse ? battute prima per la sollevazione della Dalmazia e della Pannonia nel 742-5 (12-9 av. C), poi per la terribile ribellione delle stesse po- polazioni nel 759-762 (6-9 d. C). 10. Acturum. Agere apud senatum de alqa re : « riferire in Senato in- torno ad una cosa», per ottenerne una deliberazione. 13. Neque gratiae ecc. Intendi: par est senatum neque gratiae neque seve- ritatis expertem haberi, si deve la- sciare al senato la facoltà di de- cidere o no a favore di certe con- cessioni. 26* !• Mandata , ossia mandata esse, essere stato dato incarico al centurione Clemente di comunicare la risposta. 4. Arbitrium. . obtenderet^ obbiettava che queste cose erano di pertinenza del Senato e dell'imperatore. Ob- tendere e obtentus si usano spesso di cose addotte a pretesto. 6. Augendis,,, adlevandis^ dativi del gerundivo, in senso di scopo. Tutta la frase in discorso diretto: cur venisti neque augendis,.. neque adle- vandis,,,. denique nulla bene faciendi licentia f E lo stesso che : hoc poeto tibi non veniendum. erat, 8. Cunctis ; esagerazione , perchè il dritto di morte non aveva sul soldato che il legcUus Augusti o il proconsul (secondo che trattavasi di Provincie cesariane o senatoriah). 9. Rettidisse: « aver ripetuto , rin- novato ». 10. FiUos familiarum, cioè persone non sui iuris, non aventi facoltà di prender da sé una decisione. 18. Indicantur , da indicère, — Praemia sub dominis, o che i pre- mi dovevano dipendere dall'arbitrio AUGUSTI I. ' 35 27. Postremo deaeruEt tribunal , ut quia praetorìano- rum. luilitum amìcorumve Caesaria occorreret, manua Jntentantes, causam diacordiae et iuitium armomm, maxime infensi Cn, Len- tulo, quod is ante alioa aetate et gloria belli firmare Druaum. credebatur et il!a militiae flagitia primua aspemari, Nec multo E> post djgredientem eum Caesare ac proviau periculi hibema ca- stra repetentem circuitisi stunt, rogitantes quo pergeret , ad im- peratorom an ad patres, ut illic quoque coramodis legionum ad- versaretur; sìmul ingruunt, saxa iaciunt. lamque lapidis ictu cruentua et exitii certus adcursu multitudinis quae cum Drnao 10 advenerat protectus eat. 28. Noctem rainaeem et in scelua erupturam fora le- nivit : nam luna clariore piena caelo visa languescere, Id milea ratioiiis iguarua omen praesentium accepit , suis laboribus de- ci oapo supremo {detto ciò oou 1 di disprezzo), invece le puni- b atender !i capi I 27. 2. Manua iTilentare, le malli, in atki di 3. Causar» dùcordiaeeoo. Apposi- zione di manua intetdatUes; i gesti ini- nacoioai sono oausa dì discordie e inizio di risse. Perchè raceuaativo? Perchè il verbo intentare esprime un'attività e implica un facere, da cui l'apposizione viene come a di- pendere. Si può confrontare Orazio Satire 2, 1, 52 : deole lupus, eumu taurua petit; unde, mai («tua tiunwtra- tum f 1 Col dente aggredisce il lupo, colle coma il toro: onde ciù se non per naturale inclinazione ? » 4. Cn. Lentulo. Sembra ai tratti quindi di Cn. Cornelio I«ntulo, console nel 73B (16 av. C), vinci- tore dei Q-eti o Daci , menzio- nato più volte ooa onore da Ta- cito (2, 32: B, 68; 4, 29). - Ante aìioai - superiore agli altri L Taciti e è d'uso più d' Qjia volta, n 6. DigrclietUem eum Caesare, i vece di a Caeaare ; mentre si stac- cava da Druao. Chi legge ; rUgre' dienlem eum Caeaare , non potando intendere che Druso facesse com- paguia a Lentulo, perclié a C)6 eontradklice ciò che segue, suppo- ne che Dmso alle porte del cam- po si sia fermato e abbia cosi la- sciato Lentulo solo ; ma l' espres- sione È disadatta a dir questa, e digredì deve pur dipingere il di- stacco di due. — pToviaUf voce naata solo da Tacito e in caso abl. — Hibema castra , il campo dei pre- 10. Mullitudiaia quae rum. Druao advenerat. appunto le truppe venute da Roma, per contrapposto ai sol- dati della Panuonia. 28. I. l'I alqd erumpere, eneigiea frase per dire ; ■ riuscir a una C(»a, £nire in una cosa>, cfr. Liv. 2, 45, 10: rem ad aliimum aedi- 2, Lana clariore piena caeh. Cfr. Ciò. De Rep. I, 23 : quod aerena nude... phna Urna defecisset. Questo eocliase di luna, secondo i calcoli lectio siilo L-i iidsiii r> retit, rìi J'iilfjm- ut i^lai-itmlo ileae re.Meretuv. Itfitnr aeris umM. tubaiMiiìi cor mi 11111^110 cuiicciitu tìtre|iOi'o ; pnmt spleuditliin- oi- Hcumi'vd. lac-liiri aut inaeruie; et. iiosluiiam ortne nulies offett- ri' vi.-mi cTCttit 111111] ut' finiclitniu tiiiiohriti , iit suiit moliiles ad .-^'i- liei'Ktitìonom [leiciilsiio stmei uiéiitos , eìbì aeteniiiin lalioieii: 11) iiortendi, una faciiioni avei-siui deoH lamentaiitnr. L'toiidiim in- tlimitiono ea Caewar tt oiiis ortilju« grati in viilgua. Hi vi^iiiia, sufoiii- bu8, custodiia purtanini w iiiHcnint , spem ofteriitit, luetam in- 1:") toQilnut, a Quo u^niii^ liliniii iinperiitoris ohsideliiinns ? Quistvi- t.unìunm finis V PiiwmiiimL' vt Vilmleiio Miicrairicntuin dicturi suimisV Perct'imiiis rt Viliuleiuis stipendia inJlitibus, agiw v- meritis lar^ioiitnr? Deniqiie pvo NoTOnilir.» otDi'iims imperiiiin popiili Romani i\i|>e^suiit ? Qniii putius, ut novissimi in eiilpnii;. •20 ita primi ad paenitoiitiam snmuH i" Tarda Hunt qiine in tominane e\postulanlur ; privatain gratiam btat'm merearc , statim n-cì- p:aa«. Commotia per li;ifC montibiis et. inter se sns|iei;tis, tii'i'- iieui a veterano, lejtionem a li'jpiime disaooiant. Tum redire paa- P I- M gilai ■a S b d b AU USCESSU AUGUSTI I, 'iS, ■ 31J. latini amar obsequii : omittunt portas. signa unum in lociim ]ii'ÌuL'ijiio aciììtionÌM cougrepiata suas in seilea referuiit. iTt 20. Driiaus orto die et- vocatd contione, quamquam r«- 'iia diceiidi. iiubilitate ingenita iucusat jiriiira , probat praeaen- tiii: negat se terrore et minia vJDci : flesos ad modestiam hì vi- ■ loa.t. si i*u[fpiicea audiat. Bcr!|itunini patri nt placai us legiontun I>i-e«68 exci]ici-et. Orantibus rurmim idem Blaosus et L. Apro- 5 iiiiis , eijnes llomanua e cohorto Driiai , Instnaque Catonius, in'imi ordiniti conturio, ad TÌherÌTim raittuntur. Certatnm inde auiitentiitì, cum alii opperiendoa lo^atos atcjiie in'erim coniitate jiermulcendum militem censerent , alii tbrtionlma romediis a- fjendnm : uihil in viUpo inodiciiin; t^rrere, ni paveant, ubi per- lU timuerint, impune contemni : dnra nnperstitio urgeat adiciendos i-x duce metua sublatis seditionis auctorìbus. Promptum ad arjperiora ingenium Drnso erat : vocatos Vibulenum et Perceu- niiiin intertici iubet. Tradunt pleric^ue inti'a tabemacnlum ducia ubrutos, alii corpora extra valium abiecta ostentili. 15 30. Tiim ut quisqna praec.ipuus turbator conquisiti, et para, extra castra palantes, a centurionìbna aut praetoriarum cohortium militibua caesi : quoadam ipai manipuli dooumentum tìdei tradidere. Auserai militum curas praeniatura hiema im- Kribns continuis adeoque saevia, ut non egredi teutoria, congre- fi yari inter se, vis tutori signa possent. qitao turbine atque unda 39. 2. Nolalilalc inneni/a, cou na- turale dignità, per cui la. sua pa- ruln sebben disadorna avQva un <'ei*to ascendente. i. Scriptunim... ut... exciperel; s'aspetterebbe excipial , ma forse rimperfetto esprime ima oonae- guerusa men certa; Diuso avi'eb- be scritto a suo padre che vo- legae accogliere, si degnasse acco- 5. OrantAun ! • a loro richiesta*, oioé ohe fosse mandata una peti- zione all'imperatore. ii. E cohorfe Dnai, fra gii ufficiali dati come scorta a Druso , scelti mandante d'una delle prime centu- rie, cii'erau quelle dette pUi; quindi lo st^so che privapìtuì. It. Adidendaa ex duce ineiua , do- versi BSS'ungere delle ragioni di jjaura da parte del generale, con- dannando a morte gli autori della 13. Ad euperìora : « alle decisioni più gravi, più dura». 14. 0//r&loii: -seppelliti». 15. Orientai, nota il dat. di scopo. 30. 1. Tarbator icausa di disor- aolo in Livio e Tacito ; per lo più. col genitivo. 38 OORNBLII TACITI raptabantur. Durabat et fonnido caelestis irae, nec frustra ad- versus impios hebescere sìdera , mere tempestates : non alrad malorum levamentum, quam sì linc| . 10. Piacutum, tanto aignifica sa- crifizio di espiazione , offerta per propiziarsi la Diviiiità(e9. lepìacuUt nuUa reìotvent, Orazio C. I, 28, 34), qiiaato delitto da espiarsi (ea. patam matire plebeio pìaculam sai , nota sentenza di Ennio). Qui se si piglia piaculo come aMat. di mezzo, è nel primo senso; se si unisce nolvipiaado, • liberarsi dalle conseguenze del de- litto», s'intende coi soliti mezzi di espiazione , è nel secondo senso. É più probabile il primo. VI. Demlaiui « rimasto solo *. 15. Coniederant da conaido • dar giù, quietarsi • . 3]. 2. PUtrea. Erano otto legioni, quattro nella Oennania Supertor, quattro neUa Inferior. Nella Sttpericr c'erano la legione II Augutta , la Xni Chmna, la XIT Guaina di legatui propraelprA, comandando le quattro legioni dell' esercito supe- riore (capoluogo di residenza: Ma- gonza). G. A . Caecina Severua aveva pe> corso tutta, la carriera militare, ottenendo riputazione e onori. Ora comandava come legatila prò- i AUGDSTI I. I ■ 31. 39 nea tìermanieum, agendo Galliarum cenaiii tum intenttira. Sed quibuB SiliuB moderabatnr, mente ambigua fortunain Beditio- nìg alienae speculabantiir : inlerioris exercitua miles in rabieni prolapgua est, orto ab unetvicensimania quiiitaniflque initio, et 10 tractis prima quoque ne viceuaima legionihiis : nam isdem aeati- -vis io finibna Ubiorum habebantur per otium aut levia munia. Igitar audito fine Augusti vernacula multitudo , nuper acto in urbe dilectu, lasciviae sueta, labonim intolerans , implere cete- rornm rudes animos: venisse t«mpus quo veterani maturam 15 missionem, iuvenes largiora stipendia, cuncti modum miaeriarum esposcerent saevitiamque centurionum ulciacerentur. Non unus haec. ut Pannonicaa inter legiones Percenniua, nec apud trepi- das militam aurea, alios validiores exercitua respicientium, aed multa aeditionis ora vocesque : sua in manu sitam rem Roma- 20 nam, ania victoriis augeri rem publicam, in suum cognoinentura adscisci imperatorea. praetore l'esercito infitriore (capo- luogo di residenza : Colonia). Cu- rabal, di comando militare , più volte in Tacito. — Begimen, la di- dell' e dell' inferi di im-perium proconmìare (v. e. 14, 8). 7. Cemum agere alìaaua pnnìinràae o cenatili acctpere (o. 33, 1) è - esigere il trilrato o l'imposta fondiaria». Le Provincie Gallioha conquistate da Cesare fperciù non )a Narbo- neaej pagavano tutto il loro tri- buto in danaro; e. da principio la misura era qttadrtTigenties ae^terttum, 40 milioni di sesterzi. Questa som- ma era ripartita fra i Galli setwndo le loro sostanze, le quali dovevano tBsere di quando in quando cen- site. Il primo censimento fu fetto sotto Augnato nel 727 (27 av. C.) e rinnovato con Druso nel 742 (12 av. C.) e poi altre volle. 12. In finilnii Ubiorum , presso Koln o Colonia, e nelle terre un po' più a sud. 13. Vernacula multiludo. Nella leva fatta dopo il disastro di Taro, nel 10 d, C, mancando liberi cit- tadini, Angusto raccolse anche IÌ-- berti e schiavi, liberandoli appo- sta. Dì qui si formò la cemarnila vutliiluilo delle legioni del basso Reno, e specialmente della 21<. 17. Non MBU» haec etc. Senso; qui non era uno solo, come Per- oennio in Paunonia, ohe spargesse voci sediziose, ma molti; uè s'aveva a fiire con gente timida che stesse a vedere quel che &cevano gli e- sercìti più forti (reepìdentium sia unito a nUUliim). 20. Sitam rem II. Il verbo diamdi qua sottinteso, si rileva facilmente dal voceique che precede. "21. In luam caynoToentuni atc. Al- lusione al sopiunnonie Germanico, ohe alla morte di Druso fu dato a tutta la sua famiglia, e quinéli I ih 1 t t gì d tss ut i i irato ! bus 1 ( El I 1 11 1 l 1 i 1 1 t t t 1 It ti t t da SUD fiatalo che di¥«iiti'i-ii |)u 32. 1. L Uliiudm (-luello im£H!rutt>ii;). A. C«-ina non 1 f a; 1 t d t fl g t t Lh in i ]tua d I f h bti 1 nt p 6Lt t ti 1 ^ od \ ilipe li U lil(.'9l> lui < ilaj giitmlu numero dei ribelli. •1. Liiiuiihali «usciti dì s>nno». LffHipliarf BiHttta, da li/mphr aoqua, è ■adacquarlo-, si che perda il suo valore: di persone lumphari è • per- derò il senno> o jwr paura o per altro sentimento. La (larola è già ntii ]xieti aut(ustoi e in Livio. 3. /« ceiifiirionea innadunt. Altrove il verbo <: usato col solo accusativo senza preiiosizioue. 5. Sexayem nngtilo», sessanta eon- rionì della legione, cosi ora si vo- in IjO 'wldati <ì Conialx», slogate le membra. H, J'fililmii aàeo/veretur; efr. 11). ^1 ]>e! ucifftnitto, e 2a, 3, !l. Vfumia Chaerea, altro centu- rione, che poi come tribuno dei pretoriani n(«i9i; Caligola , nel 41 d. C. 1^. Ih» oblinuii, [jotè mantenere la disciplina . e t«ner soggetti ì soldati; i quali fìicevan da sa, senza più obbedire ai capi. l'I. AUiuì conieeCanlibaa , per cbi più addentro considerava il carat- tei'Q de' soldati. 15. Dialleli nil neqite JWBC. l'iufó»- clit, sottintendi ; agenmt; non face- VBii nulla separatamente o per isti- gazione di pochi, ma ei'sn tutti d'ac- cordo, e facevBit tutti la stessa cosa. 16. Ardfscarenl , opposto a aile- Tenl; di qui ne rileva il senso. 17. Aeqaalkaii « imiformità». i t EXCEKSU AUtìUaTi 1, 32. — 33. 33. Interea Germanico per GalUas , ut diximua , cen- siid accipìenii esceHsiase Aiignatam adfertiir. Ntptem eiuH A- ^ìrippinam in matrimonio pluresque ex ea liberos habebat, ipse Dmso fratre Tìberii genituB. Angnstae nepoa, sed anxius oconl tis in se patrui aviaeque odiis, quorum causae acriores , quìa 5 iuiquae. Quippe Drusi ma^na apud popaluin Romnnum niemo- lia. credebaturque, si renun potitus iovet. libertatem redditnrus; nnde in Germanicum favor et spes eadem. H"am iuveni civile ingeniuni. mira comitas et diversa ab Tiberii sermone vultu, adrogantibus et obscuris. Accedebant muliehrert offensiones 10 i.overcalihus Liviae in A^rippinam Htimiilis, atque ipsa Agi'ìp- ]iina paolo commotior, niai quod castitate et mariti amore quam- vi9 indomitum anim.um in bonum vertebat. 33. 2. AgripiHiiam ; era figlia di li. Vipsanio Agrippa e di (iiu- lia d'Augusto. 3. Pìures lU/eros. Erano: Nerooe Cesare (vissuto dal (i al 31 d. C), Drufo Ci'sare (dal 7 al 33), Gaio Cesare detto Caligola (dal 12 al 41), Agrippina la madre di Nerone (dal 15 al 59). Drusilla (dal 17 al 88) e Gialla o Li-rillo (dal 18 al 41). P/ures per mtiiplurea, spesso iu Tacito. H. Patriti, l'imperatore Tiberio.— Jbìm, Livia Augusta, madre di suo padre. — Àcriorea quia iniguae; lierchè l'odio moveva da gelosìa delle virtù di lui Germanico e del fevore che godeva presso il popolo. Ed è vero che è più profondo l'o- dio il quale muove da eausa malva- gia; giàSeneea aveva detto -.iiertina- àorea no» fadt witsutfo» iras (De ira S, 39); « Taeitn Btflsso nella vita d'Agricola (42, 4) : propriam kumam SfKTt» odine <;uein laeierù. 7. Credebatar.... Itberlatem redditu- rM. Dro?o aveva seatimenti i-epub- blicani; Suetonio narra clie Tiberio, per odio contro di lui, denunziò una sua lettera in e costringere Augusto a restituir la liberti (Tib. o. 50). Sarà questa una storiella, ma certo Germanico ave- va voce di liberale. 8. Civile (ngeiiiam. Qui civili», e non ba il senso etimologico di « ap- partenente ai cittadini , oonibrme all'uso della città • (cfì*. plus qttam avilia affilare di C. 12, 16) , ma il senso derivato di • cortese, urba- no • detto di chi sa afirateliarsi coi snoi concittadini. H. Diversa ah Tiberii sermcme vullu. Ossia: sermo, vulUa Germania errait diversa (plurale neutro) 06 »ermone mtliu Tiberii. Il suo parlare, ti suo aspetto erano ben diversi da quel che erano il parlare e. il volto di Tiberio, pieni di sussiego e di sot- 11. Xovercrdihua Liviae in Agrip- pinam ititmilia, Livia veramente era matrigna non di Agrippimv, ma della madre di lei, Giulia d'Angu- sto, laonde la parola ?iovercalìs e II. Oommolior « un. po' eccitabi- le!; cfr. dopo : imloiaitum (mùnum. 42 CORNELII TACITI 34. Bed Germaiiiciia quanto sumniae spai propior, tonto ìmpenaiua prò Tiberio niti. Sequanoa proximos et Belgarnm civitates in verba eius adigit. Dehinc audito legionuni in- raultu raptim profectus obvias extra castra habuit , deìectisf in 5 terrain ocnlia velut paenitentia. Postquam Yallum iniìt, diaaon; questua audiri coepere. Et qnidaia prenea manu eius per spe- ciem exosculandi ineeruenint digitoe , ut vacua dentìbus ora contingeret; alii curvata senio membra oatendebant. Adsisten- tem contionem, quia permista videbatur, discedere ìn manipii- 10 Ics iubet: aie melius audituros respnuaum; vexilla praeferri. ui- id saltem discemeret cohorteg : tarde obtemperavere. Tane a veneratjone Augusti orsua flexit ad victorias triumphosqne Ti- berii, praeci]iuis laudibus celebrans quae apud GermaniaH illii^ cura legionibua pulcherrima fecisaet. Italiae inde conBenaurn. 15 GalliaruiQ fidem extollit; nil usquam turbidum aut discorw. Si- lentio haec ve! mumiure modico andita sunt. 35. Ut seditionem attigit, ubi modestia militarla, ubi veteris diBciplinae decus , quonam tribuDOB , quo centiirioces esegissent, rogitana, nudant miiversi corjxjra, cicatricee ex vni- neribua , verbermn notas exprobrant ; mox iadiscretia vocibus 5 pretia vacationum, angustias atipendii, duriti ara operum ac prò w 34. 2. Sequano» proximos. I Se- quanì, popolazione stanziata tra il (Jiura e il corso dell'Arar (Saóne), erano i più vicini al luogo ove si trovava Germanico, 8. In verba ews adi/pi. Come furore tH verba atciiu (a, 7, ii) è f pre- star giurameDto di obbedienza a nno » , ooal adigere in e. a. è • far prestare giuramento-. E Is prima volta che si parla da sCorìogi'ali romani dì naeranenium esteso ai provinciali. 5. Vdul jmeniientia • 7. InaeruerunC digilos. Intendi : in 01 «Kum. Ora, qui •legengii'e> . El. Conlianem • la folla ». 10. VexHla, a' intende manipii- ìomm. E veofàim è preso qui nel senso generale di aigna , noa ìn quello speciale, 4i cui al e. 17, 8. V2. Veneroiione, da eapresaioni di gusto. — Vàioria» triumphoii'pie T'be- rii. Si allude alle tre campagne vit- torioae fatte da Tiberio in l+ernia- nia; di cui la prima aveva avuto luogo (icipo la morte del fratello Druso nel 7*5 (9 av, C), la seconda negli anni 4 e 5 dopo C, la terza dopo li disastro di Varo nel H d. C. 35. 4. Exprobrant • Kinno vedere ■ . ofr. e. IR, 3. 5. Pretia vacationum, ^cfr. 17, 14. — Propriis noiruTiibia : • specifìoatA- 6. Poftufe-, 1 ni ti vi dìpend.in sporto • . I soldati lamentano le cor- I. 34. - ■ 36. 43 priis nomini bus incusant valium, fossas, pabuli materiae lìgno- rum adgeatua, et si qaa alia ex necessitate aut adversus otium caatrorum quaeruntur. Atrocìssimus veteranorum clamor orie- batur, qui tricena aut aupra stipendia numerantes , mederetur feasis, nea mortera in iadem laboribua, sed finem tam esercitae 10 inilitiae neque iuopem requiem orabant. Fuere etiam qui lega- tam a divo Augusto pecuniam reposcereut , fauatis in Genaa- nicum orni ni bua; et si vellet imperium, promptoa oatentavere. Tum vero, quasi scelere contaminaretur, praeceps tribunali de- ailuit. Oppoauerunt abeunti arma, minibantea , ni re^rederetur; 15 at ille moriturum potine quam fidem exueret clamitana , fer- nun a latere diripnlt elatumque deferebat in pectus, ni prosimi prensam destram vi adtinuiasent. Extrema et conglobata inter se para contionia ac, vix credibile dictu , quidam ainguli pro- pius iocedentes, feriret hortabantur; et miles nomine Calusidius 20 atrictum obtulit gladium , addito acutiorem eaae. Saevum id malique moria etiam furentibua visum , ac spatium fuit , quo Caesar ab amicis in tabemaculum ra]ieretur. 36. Consultatimi ibi de remedio ; etenim nuntiabatur vée.-i a cui sono obbligati. Tra m»- leria e liyna v'è differenza; materia ^ • legname da oostruzioue ■, Ugna • legna da fuoco ». 1(J. .Vim moriem... orabant. Nota l'a- spresaione ellittica. Propriamente I' orabant non si pud riferire ohe alla proposizione med^rettir feaai» ed agli accasativi finem exercitae T/tilitiae e non inopem requiem. Invece all'accna. morlem in iadem laborSnia va sottinteso qualche altra cosa, ad es.: ae obire paterefur. Exerciia miliiia è: • milizia affotìcata, trava- gliata •; cfr. 0. 17, 15. 12. BepoDceretU , faustii in O. omiaibas. Eiohìedete a Oermanìuo il pagamento dei legati lasciati da Angusto nel suo testamento (v. e. 8), voleva dire de; in questo guri, i fausla omina che a lui fa- cevano, chiamandolo per es. Felix, Imperator ecc. Aggiungevano poi chiaramente: et si velUt imperiam te promptoa esse. 13. Prompios," sottintendi : aeeaae;, come poco più giù i esse a Tiioriturum. pan conlionis. Gli ultimi, i più lon- tani dal palco ove ei-a Germanico, e che erano più fra loro accalcati. C'ontio, anche qui nel senso di r - a- dunanaa, folla . . A questi si contrap- pongono i quidam ainguli, di cui è detto : propms incedenlea (per acce- dente»,- cfr. Liv. 8, 20, 5: ad arbem inaedere). 22. Mali moria • di malo esem- pio ». — Spaliam,, qui detto di tempo. 36- 2. Superiorem; v. o. 31, 2. ^■■". ^ r- 14 COKXKLIl TACITI pareri lo_ti,atos. qui superiorem exercitum ad causam eandem iraliorent : 'Histinatam excidio Ubiorum oppidum , imbiitasque ])raoda manns in direptioiiem CTalliarmn erupturas. Angebat ;') motum ^rnariis llomanae seditionis et, si omitteretur ripa . in- vaHiirnH liostis : at si auxilia et socii adversum abscedentis logioiies annarentiir, civile belliim suscipi. Periculosa severitas. flatrifiorta lar^itio : scii nihil militi sìve omnia concederentur. in anc. ])iti res j)ublica. Igitur volutatis inter se rationibus pia- lo cntum ut epistulae nomine principis scriberentur : missionem dari vicena stipendia meritis, exauctorari qui sena dena fecis- sent ac reti neri sub vexillo ceterorum immunes ni si propulsandi hostis, legata quae petiverant exsolvi du^^licarique. 37. Sensit miles in tempus conficta statimque flagitavit. Missio per tribnnos matura tur, largitio differebatur in hiberna cniusque. Non abscessere quintani unetvicensimanique , donec isdem in aestivi s contracta et viatico amicorum ipsiusque Cae- B. Ubioruiii o])j)i(Jfim, la capitale degli Ubii, la città che lAù. tardi (dall'a. 50 d. C, v. 12, 27) si chia- merà Colonia ArjrijìjnueìiHÌs, l'odier- na Kòln. 5. Gnarus liostis, ossia : qìiod liostis gnarus esset seditionis et si ripa omitteretur, invasurus GaUiae fines. Questo è il fatto che augehat nietum. 6. Auxilia et socii j le truppe au- siliari già sotto le armi e quelle degli alleati che i^otrebbero chia- marsi a prestar servizio. Ora, di- cevano , se si chiamassero alle armi le truppe ausiliari e gli al- leati per opporli alle legioni ri- belli, ne sarebbe sorta una guerra civile. 8. Largitio y si oppone a severitas; questa è il rigore che non con- cede nulla, quella è il cedere in tutto. 9. Volutatis inter se rationibus, « confrontate tra loro le ragioni va- rie, i vani disegni di condotta ». 10. Missionem dari... escauctorari; quello è « dare il congedo assoluto», questo è « passare ai quadri della riserva (vexillarii) » ; la quale, cetero- rum immunis, non aveva altro munus che i^opulsare hostein in caso di necessità. Altrove exauctorare vale lo stesso di missionem dare, come nel lo delle Storie, e. 20 e nel 2» e. 96. 37. 1. In temjyus conficta, che si trattava di provvedimenti tempo- ranei. 2. Missio, in largo senso, com- prende le due forme di congedo.— Largitio, non più nel senso di con- cessione, ma in quello solito di « donativo » . 4. Contracta... pecunia persolve- retur. Mentre i legionari della 1« e della 20» legione avevano accettato il differimento della largitio a quan- do fossero nei quartieri d'inverno, invece quelli della 5* e della 21» non abscessere, non abbandonarono il luogo di riunione se non quando fu loro pagato il danaro, il quale dovette essere contractum ex vicUico AB KSCEaSL' AOGCWTI I. Sii. — 'AH. 45 dai-ia pecania perso Iveretur. Priiaam ; CHecina legatns in civitatem Ubiorum reduxit , turpi agmine, utim iisci de impei-atore rapti inter signa iutertiue aiiuUas vb- hei-entQi'. Gennanicus superiorom ad exercitum profectus secna- [liLin et tertiam decumam et Bcxtam decuiuaia legioiies uihiì l'unctatas sacrameato adtgit, Qnartadecumani paulum dubita- 1 Vtìi-ant ; pecunia et niisaio quamvia non fiagitaiitibuK oblata est. 38. At in Chaucia coeiita\-6re aeditionem pmeBÌdinra ai^itanteri veKillarii dÌBUoi-dium legiouum et pratteiiti duo viim tailitaui supplicio pauluin repressi suat. luaserat id M'. Knniiis castro l'Illa praelecturi , bono magia exeinplo quam con- cesso iure. Deinde iatumoacente mota profngua repertusijae, vi liostqimm iatutae latebrae, praesidium ab audacia mutaatur ; non praefectuai ab iis , sed Germaaioam dacem, aed Tiberium iinpeiatoreui vioiari. Simul exttìrritis qui obatiterant, j-aptiim veKillma ad ripam vertit , ot si quia agmiao decesaiaBe;., pi-o dc-iertoi'e fere cJaniitanH, reduxit in iiiberna tiirijidoa et iiiLil 1 ,è detta turtJtì, ivanu i Lursel- 'iUfeitT eaao la ma apjiuuto perchè tra le J;I1b legioni si portavanu : liui dei soldati ìiupinguatì ii spe^ ili Uer^nanioo. Poi- rusjdella w ìeriore era toruato già a Koln. — Ara nUorum era la Hlessa città degli Ubìi, dove un'am era eretta, certo in onor d'Augusto, Anelie dopa quando si istituì una colonia romana . era questa denominata talvolta (Ooloiàa) CtUtudUt) a(ra A(gripp. lapidari S. Muti inb lìtxillo, congedati che stavauo i vexilliiriS, 4, CotiKieMia: - rimoi 5. EtprenieraJil, pei cfr, lil, 14. I), Reum. iobiìpm . mettere uno in ìstato d'aocusa*', frase già trovata al e. 6, I€. Diciamo noi : il volgo anche in ventando cose false yuol che pd era tìglio o nipote del famtiso Plani'o oonsoje l'anno della batta- glia di Filippi (712-42 av. C). «.A'ocfaeoBcuiiav. nell'or» di primo sonno • ,— VexiilHm; quello dei vexìl- larii, che durante l'inverno era custodito nella casa de! generale, non avendo i congedati quartiere a parte. E la richiesta che ne fa- cevano i veterani era per garen- zia propria , perche fossero versu loro raantenutfl integralmente le prò masse fatte. 10. Moliunlur: -abbattono». — Ej- tradum, non già a forza, ma ob- bligato a uscir fuori; cfr. Ora*. Sat. 1 , 11 rure KUraciiu in urUm. I'2. Coiaifmationt , qui in senso di -tumultoa; già in Livio Bl, 2. e poi pili volte in Tacito. Vii, Seligioiw leie tHiabalur, si &- ceva schermo del sentimento reli- gioso, per oni non s'osava davanti alle bandiere commettere un de- litto. AB EXCESSU ADGUSTI I. £ - 4U. 47 ptirniua vim estremam arcuisset, ranun etiam inter hoates, le- gatuB popuH Romani Romanis in castrìs sanguine suo altaria deixm commaciilavlaget. Luce demura , poatquam dus et milea et. facta noscebantur, iitgi-essua castra Gfennanicus perduci ad 20 se Plancuia imperai recepitque in tribunal. Tum fatalem in- crepans rabiem, neque militum , sed deum ira reaargere . cur venerint legati aperit; ius Jegationia atque ipsius Planci gra- vem et immeritum casum, simul quantum dedecoris adierit legio, facunde miaeratur, attflnita.qne magia quam quieta contiene le- 25 gatos praeaidJo auxiliaiiuin equitum dimittit. 40. Eo in metu arguere (ìermanicuin omnes , quod non ad auperiorem exercitum pergeret , ubi obsequJa et conti'a re- bellis ausilium : aatia anperque niiasioue et pecunia et molli bus consultia peccatum. Vel si vOia ipsi salua, cut filiiim parvulum, cur gravidam coniugem inter furentes et omnia humani iuris 5 violatores taberet ? Illos aaltem avo et rei publicae redderet. Diu cnnctatua aapernantem uxorem , cum se divo Augusta or- fani neque degenerem ad pericula teataretur , postremo iiterum eins et communem filium multo curo fletu complesus, ut abì- ret perpulit. Incedebat muliebre et miserabile agmen, profuga 10 dncis nxor, parvulum ainu fliium gerens , lamentante^ circum 17. Sarum... Si noti l'apposizione, messa avanti a ciò di cui b appo- aixioile, che è tutta la prop. seg.: le- tl/itus,., commacalnvaael. Lo steaao caso s'È visto pei' ira'j; credibile dieta di 35, 18. ^. Noaceòanlur: 'SJ potevanrioo- nosoere, distinguere » . 22, Eenargere, dipende da un verbo dkejidi implicito neìVòu^-epam. aS./iM legationis, intendi; viuUUum. 25. Faruiide miaeratur ; « deplora con eloquenti parole-. (0. 1. Ea in metu. In mezzo a lali precxionpazioni , non eagendo "nuora quiete le legioni. 2. Dbi (Afequia, sottint. eìienl; dimenti troppo miti » ; mollia con- trapposto a aeverus. i. FUiam. Trattosi di f iaio Cesare Caligola, lineilo che fu poi impe- ratore , nato il 12 dopo C, e che perciò allora aveva dne anni. 6. Avo, intendi Tiberio, del quale Germanico era figlio adottivo. Spesso troviamo usati nei rapporti di adozione gli stasai termini ohe ai usano nella pai-entela di sangue. 7. AspematUem: « che rifintava »; ufr. la, 7, 8. Degener ad perirMla, La voce degèner è poetica, introdotta nella prosa latina da Livio. Completa poi il pensiero con : ad aubeundo peri- li, LameHlaalea dream... IjB mo- gli degli amici ohe acBompagna- 1 ■il. Non ll.-.ruiitÌH (;;v!«iti-is niNjua stiis In cashis. ^e^: lut in urlie vicrn, liicii.s ^.jjnihistiuy ao plaiictiiM etiani mii anrui-. i)rai|nu oJvurK-iv ; iirnifrcdiiintur contulwrniiw. Quis ilif llel'ÌIÌM s.niiLsi' Quoil inni trÌKt«:' I-'umiiuiH inlutìtre«, non t i tiirioiiuiii :i'l tnteltiin, ni.ni militem, iiiliit iiupeiTitiirìne oxorìs f ciiniitnfns suliti , jier^ore ii ! Tievimis et fxteijiim Udei. Pii' indù l'.t mistjiaiiii, ft. [liitii^ AfTriii|>ni.' , Anj^iistt avi ii;einri!' swi'i- DiMsiiM, ijjsii 'iisisni tiiijauditalu, pmedaia pudiiiiiii; ■; iiiliiiia in castri s ir-'nihis. iri contiil>ernio legionum e,ìi:ct ) 'i;.\ijiiii n'I i>iin'lli lii la vul^ì >:'.tdiu eo tegmino [ied:un imiiiL-'innir. S W^'' III 1 i-wmui 1' n.J|u'it' .lum.l., t'.'S w^ rm iti lìmi' 1 l'iHiiin) a \.\, .uv iiii"ll., d'mvft ri imi. I i'.i «i |iÌMiiri s.iti ilimiiii L 11.. ^■^,K,lM«.,„iP. Ì'u(,il <:. viv iJituro^-^Jv/./' LiU^ ».,' ili i,i,,„ ?« L.jsl f.L Tapiro tli inalili in Il S.'" W^sM i soJ.lnli 1 1\M.|-Ì llllll« .,„|„, l. fii à'w iulmfrfH. flc, vit dsmT» ^«l't M il-l f.v^, ifiyrr flUl-O Hi «ii|. ■'m un vurbu i\ suldati ;i-«UÌ 1 uJi-iiH'" fiW. vaili. Ira J..1-0 li /!'/ Tirceroi; il ji.i|>oli> Uni '!■ Ilio là Ji>ve I? ,a-a. la iiiiiii - ■ sulla _Mo»flla.— EC e'In-/'. i-',stiii'«iijna chiajft wl i^'ii 'irri'i'u aQa.protp):iuiieili K'ii m Ufi i' >«triirto. O si tmtW ili n L'™t. .ti t|naliti\, «tiito (wn '>"' rfl,'oiirii'aiTi-jiiaiTrev(iri, si'liK^ wi.-iiun' aliTiimiu lualti «olu dii t ri'Miii'rir. 'ivvLTii fiM ■? iktiv.i, pi ii'ittiiUiali' un (w i-uuiini'lfiv , . .l/.(,i -■ »/■«.« Kt.i, |>iii iillillll ili Dl'IlK I r-U leg. 20*; ip»iai vetenmoa alla 1*. 22. Legaloa. Si può intendere dei UgaCi propradore, o comandanti de- gli eserciti, ovvero dei messi del senato. É più probabile s'alluda a questi ultimi. 23, Precariam animam tralinv: y vita incerta, pi-^- 43, 8. Meìias e. tendi fecit. Gir. S5, 20. 4. CojMcius, consapevole, ossia r^'- sponsabile pel mio esercito di tantfi scelleratezze. fi. Bclgaruni.. rUcat ùiwi et c!a- rilurUi tit. Abilmente Gsrmanioo s» destare ne' suoi soldati il punto d'onoi-e, lugurando non permet- tano gli Dei che la gloria di ven- dicar Varo e vincere i Germani sia conseguita dai Belgi, ohe ap" pimto s'olft-ivano a ciò. fi. Imago., memoria, la pi'eson» AOGDSTI I. 42. eluant haiie maculam iraaque civiles in exitiiim hostibua ver- tant. Vos quoque, quorum alia nuue oi-a, alia pectora coatueor, si legatos aenatui , obsequium imperatori , ai niihi coniugem et fiiium redditi» , discodite a contactu ac dividite turbidos : id stabile ad paeuitentiam, id ficjei vinculum erit • . ] 44. Supplicas ad haec et vera exprobrari fatentes orabant puniret noxìoa, ignosceret lapsia et ducerei iu hostem ; revooa- retur coniunx, rediret legionum alumaua neve ohsea Gallia tra- deretar. Reditum Agrippinae excusavit ob immiuentem partum et hiemem; venturam fiiium: cetera ipai exBequerentur. Diaciir- ó ront mutati et seditìosisaimum quemque vinctos trahunt ad le- gatum legionia primae C. Caetronium, qui iudicium et poenag de singuUa in hunc modani exercuit. Stabant prò contione le- gioaes deatrictis gladiia; reus in auggeatu per tribunuin oaten- debatur i si nocentem adclamaverant, praeceps datus trucidabatur, l et gaudebat caediboa milee, tamquam aemet abaolveret ; nec Caaaar arcebat, quando niillo ipsius iussu pene» eoadem saevitia facti della tua imeigìae, o padi:e Druso, e il ricordo dì te tanto possano nell'animo di questi soldati ohe ai decidano a lavar la maoohia della tentata ribellione, e piCi aspri siano contro ì nemici. Iti, Legatos aenatui... reddìlù, ossia se riconoscete ormai e rispettate i legati del aenato. U. DieidUe titrbidm, fate causa separata dai ribelli. 44. 1. ^ij Aaee •& queste parole*. 4. E^eciitavil , non consenti che tornasse Agrippina , adducando ù\ iscusa JnimtReRfeni parlum, etc. 6. Sedilioaitaimum guemque vindoi. Nota il plurale dell'attributo con un collettivo ; cosi Tacito in altri 7. Judiàuni etpoenas... exercere, é &re il processo sommario ed ese- goire la- condanna. Forse questa &ase • potiKK exersere • è stata sug- gerita a Tacito dal ricordo di Vt- gilio, Mii.. 6, 648 : ìaeoa (via) malo- rum exercet poena» et ad ùnpia Tor- 8. Pro aiaiioìie. Solitamente vuol dire : davanti all'assemblea; ma qui per conilo bisogna intendere il tri- bunale , ossia le persone che sta- vano sul palco per giudicai i sol- dati ribelli, cioè il legato Cetronio, i tribuni de' soldati e altri che a vran tenuto l'ufficio dì cancellieri, registrando il nome dei processati a dei puniti. L' Interpretazione che danno alcuni dì prò conlione . come aasemblKa, formando essi i legionari ì asserablea . oltreché alie- na dall'uso di Tacito, non dà senso ragionevole. f]. In suggettH. Dunomiua^iuiie so- lita del palco o lialzo di terra, che serviva nel campo ai capi por parlare alla legione, o processare gli accusati. 1-1. Quanibi nullo tiisius ìussii ete. Ce- B2 CORNELII TACITI et invidia erat. Secutì exemplum veterani hand multo post in Raetiara mittuntur, specie defendendae provinciae ob immìnentig 15 Snebos, cetenim ut avellerentur caatris trocibus adhuc non minus asperitate remadii quam scelerìs qiemdrla. Centurionatnm inde eglt, Citatua ab imperatore nomen, ordinem, patriam, numerum stipendionun, qnae strenue in proeliia fecisaet, et cui erant dona militaria, edebat. Si tribuni, ai legio industriam innocentiamqua £0 ad proba verant, retinebat ordinem : ubi avaritiam aut crudelita- tem consenso obiectaviaaent, solvebatur militia. 45. Sic compositis praeaentibus band minor moka super- erat ob ferociam quintae et unetvicenaimae legjonum, sexagen- simom apud lapidem (loco Vetera nomen est) hibernantium. 1 i m pediva questa procedura k, perchè senza alcuna 3ua i-eaponsabilicì. 13. Veterani, intendi i ixxUtarii. Costoro seguirono l'esempio delle legioni, ossia trucidarono colle loro mani i ritenuti colpevoli di ribel- 14. Raelùì, strettamente com- prenderebbe 1' odierno, canton dei Grigioni e il Tirolo , ma qui , in largosenso.comprendeanuhelaFin- rfetoia, ossia parte della Baviera tr» l'Inn e il Danubio. Reziae Vinde- licia erano state soggiogate da Ti- berio e Dmso nel 739 (15 av. C). 15. Sa^Mì denominazione gene- rale di popoli estesissimi: qui inten- dansi le tribù soggette al re Maro- boduo. — Ceterum; pel senso bada ohj si contrappone a specie. — Ca- tlrii tmcibuì adhuc. Il campo era ancMtt sotto la truce impressione della gravità del castigo inflitto ai ribelli. 16. CentHTioiKctii». Cosi chiamavasì ta revisione dui oenturìoni, iatta per scandagliarne le responsabilità e dispensare dal servizio chi se ne fòeae reso indegno. In questo senso la parola è usata soltantì>e- riuin vigeni, annia. Non si conoscano Bpediaioni di Augusto in Germania o Gallia più tardi del 738 (16 av. C.) e del 746 (8 av. C), q^iiand'egli aveva rispettivamente 47 e 55 anni d'età. Tiberio, allorg^uando succedette al- l'impero, aveva già 56 anni. Dun- que o' è qni dell' esagerazione uel contrapporre la feana aeias di Au- gusto e Tiberio vìgena anaiai in tali esagerazioni suol cadere ohi oen- sara eou mal animo le persone po- tenti, senza badax pel sottile a quel ohe dice. 10. Cavillanttm, dtìtto dì chi pren- de in mata parte, sofistica. Biconla api 12 e 13. 11. Adliiberefom 54 CORNELII TACITI 47. Immotuai adversus eoa aermones fisnimi^ue Tiberio faìt UOQ omittere caput rerum neque «e reraque publicam iu caBam dare. Multa quìppe et diversa angebant : valìdior per Gernia- niam exercitus, propior apud Pannonìam ; ille Galliarum opibns Il anbnixuB, hic Italiae iiimiinena : quoa igitur anteferret ? ac uè poatpositi contumelia incenderei! tur. At per fllios pariter adiri maiestate salva, cui luaior e longinquo reverantìa. Simut adii- leacentibuB B-xcusatum quaedara ad patrem reioere, reaistenttìs- que Gerinaaico aut Druao poaae a se mitigari vel iufringi : 10 qund aliud Bubaidium, si imperatorem aprevisaent? Ceterum nt iam iaraque iturua legit coiuites, conquiaivit impediinenta, ador- uavit navBB : mox hiemem aut aegotia varie cauaatus primo prudeutea, dein vulgum, diutissime provincias fefellit. 48. At Germanicus , quamquam oontracto exercitu et pa- rata in defectorea ultione , dandum adhuc spatinm ratus , si ì allettamenti peradescare gli animi e avvicinarli alla causa comune. 47. 1. IniTiUìlum... fixitmi/ae, certaè imitazione di Virgilio, -Ei. 4, lòr «i mihi non ammo fixam immolamque nedtret, 2. Caput rerum , cio^ Koma., la capitale. — In easavt dare, affilare al caso; anche aì dice ; rem in camm commitlere, come Livio 4, 27, 6. B. Angebant. Molte e diverse ra- gioni preoccupavano Tiberio e gli Roma: prima la diiBooItà di deci- dersi per le legioni di Panaonia o per quelle di Germania, poi il timore che in qualunque oaao le leeoni poapoate ae ne olfendea- aei'o. — VaUdior... propior; l'essere più forte l' eaeroitiO di Germania e più temibile perchè GaUiarum opiOu» sabaixiit, a vrehhe consigliata n fierm: i l'è; li di Pannonia e però più pericolosa per l'Italia, suggeriva 'si andasse da turo. 5, Qiioa, di due soli per «/rvw,-iiij[i j parecchi altri aorittnri. — Jo ne: va supphw un verbo timeiuii, quale può facil- mente sottintendersi dopo 1' ange- hal, Cloe preceda. 8. Excusatum, era cosa scusahi le. — Smùtterite». Legioni che avessero resistito a Germanico a Druso , a- vrehbero ancora potuto essere am- mansite o frenate dall'imperatore, 11. laia iamipie itami , Il IL p»r partire. — LegU... eonquiaivU.... aìor- navit. Sì noti l'asindeto e la nollj- cazione del verbo prima dell' og- getto, che è l'ordine comunemente {non sempre) aeguito in simih casi da Tacito. l'2. Cauiari algd È addurre in iaousa. — Prima, per un po' ditflrapo. 13. Vulguia, accus, uaatti solita- mente da Taciti) in luogo di nulgui, a- 2' Defedorea , Ì rìhelU della dia i 21- legio . — Dandum spa- dar tempo per vedere AB EXCESSD AUGUSTI I. 17. ■ 49. recenti esemplo sibi ipsi consulerent , praemittit littera:^ ad Oaecinam, venire se valida marni ac , ni BUppliciiini in iniiloa pi-aenuinant, uanram promitsca caede. Eas Caecina aquiliferig si- n gn.iferltìc[iie et quod maxime oastromm aincorum erat occulte recitat, utque canctos infamine, se ipso» morti fiximajit hortatur: iiam in pace causaa et merita spectari , ubi bellum ingruat, iiinoceiittìH ac nosios insta cadere. lili temptatia r^uos idoneoa rebantur, postquam maiorem legionum partem in officio vident, io de seatentia legati statuunt teinpus, quo foedisaimiun quemque et seditioni promptum ferro invadant, tunc aigno inter se dato ÌTirumpunt contnbemia , trucidant ignaro» , nullo niai conauiia noacente quod caedia initinm, quis flois. 49. Diversa omnium, quae nnquam aecidere , civilium ar- morum facies. Non proelio , non adversia e castiria , aed isdem e. cubiUbuB, quoa airaul veacentes dies , aim.ul quietos nox ha- huerat, diacedunt in partea, ingerunt tela. Clamor vulnera san- gtiis palam, cansa in occulto ; e tera fora regit, Et quidam bo- a uorom caeai . poatquam inteliecto in qnoa aaeviretur pessimi quoque arma rapnerant. Neque legatua aut tribunna moderator e. 44.— Ooeciiio ni; il quale forae nel frattempo s'era recato a Velerà, ì. jVi... praesumaid -se non lo pre- vengano nel punire ì colpevoli >. .). Promiaca caeilea , è la decima^ zione, o^ìa l'ui;cideme uno ogni ilìeui, esti'aendoli a sorte. fi, Quod Toaxiiae eailremm i •ioceri eranl. Pel coatrut» , fifr. U iMLtulUano : a qaanium e»t kùmiium fieaUoFum: uso popolare. 8. Causa» et merita, le ragionUhe altri puù mldun'e a giustificare le aEioEi proprie e i meriti. 10. In officio vident , vedono cke non Utà coi ribelli, ma vuol tornare al suo dovere. IS. Nullo nuli cohkH» noKenle. Si ilo i pBj-tecipi a questo complotto per caatigare in modo molto spic- ciatilo i ribelli, sapevano da che cosa fossero mossi (quod iaiiiumj gli uccisori, e quando avrebbero posto fine (quia fiitiai alla strage. 49. 1. Diveraa ecc. Lo zuffe tm i t tadiui fornin ciui7iaj h anno aa pe tt tutto loro proprio, diverso da ogni altro umano accidente. 4. Diteeduiii in parità , > gli litri. Il aogg. è 71 sottinteso dopo quat tinial vescenlea diea, aimul quietai nac ka- baeral. — Clamor... palaia, caaaa in aecuUo, per ciò elie è detto in fine del cap. precedenta. 5. Celerà fora regU; cfr. Sali. Iiij. 51, 1 : fora omnia regere. 6. fnteUeelo. Nota queal' nso del partic. in abl. as.i., come predicato dì tutta la propos. seguente ; uso frequente negli Annali; mentre non se ne trovano es. nelle opere minori e pochi nelle Storie. L'abl. inteUf^lo 56 UORNELII TACITI adfuìt. : permìssa vulgo lic«iitÌA atque ultio et satletas. Slox ir gresuua caatra Germauicna, non medicinam illud plurìmìs cui 11} lai-rimiM, Boii fladem appellanti, LTemari corjjora iubet. Triiuea etiam tuiii aniiooa cupido involai eundi in hostem. piaculum furoris ; neo alitar posse placali oonunìlitonum maties, quatn si pactoribufi impiia hoaesta vulnera accepisaent. Sequìtur ardovem militum Caeaar iuiictoque ponte tramìttit dnodecim milia 15 e legiouibutì, sex et viginti sociaa cohortea , octo equitum alas. quarum ea seditione intemerata modeatia fuit. ili). Laeti neqne procul tìerniBni agitabant , dura iuatitiu ob amisaum Auguatum, post diacordi's attinemur. At Romanus agmijie propero silvam Caedam limitemque a Tiberio coeptum acindit. cantra in limite locat, frontem ac t«rgum vallo, Iat«ra 5 concaedibua muuitus. Inde aaltus obsuuroa permeat conaultatque. ex duobua itineribus breve et solitum aequatur an impeditioa solo qui (imitato poi da Giustino sa, 8, B). ti. Licentia aliue uUio et aalialaa, fìi lasciato che si sfrenassero ('ficen- iia) e sfogassero da una parte e e dall' altra le pid ferooi vendette (ultio), iìn che fossero sazi di sangue (aalialatj. H.yoa ìnedieinam illud... tedcladem. Altri invece di illud avrebbe, con attroMone, soritto: iUam. Cfr. Virg. Aen. 8, 178: wk topor iltud eroi. 11. Etiamtum Aa u-aire oon tmixs. — Cupido involai, energica espressio- ne, che diee più di invadi/. Per l'aeo. con iniiotoee, cfr. storie 4, ^castra inoolaitre, 18. Moneta vulnera , le onorate Q battaglia, contrapposte a peclt U!chia dal sangue ci 14. Duadecim milia ■ legionibui un diftaccameiitu di dodici mìl. uomini tratti dalle legioni , cioè come si vedrà dal e. 51, le lojiriijii I', 21-, ^ r 2'>'. allH ribellione. sa. 1. Agitabaiit,033iadege!>a'il.~- luaitio, cfr, la, 6. 3. Silva Oaeiia, non si aaovc sii- ina certo in direisionEi della miivia che ta ora Germanico, da Vitera a i Alùo sulla Lippe. Credono alcuni si tratti dell'Httsernwald.— Linu/ei" a Tiberio !W«p(utn;neanclie di quesw limile s'ha precisa idea. Era una linea a barricate «ostruita lcofplii dum abscederet. Imperiam adeptus estorrem , infamem et post intorfectum Poatumnm Agrippam omnia spei egenam inopia ac tabe longa peremit, obsonram fore necem longinquitate exailii ratus. Par causa saevitiae in Semproninm Gracchum , qui fa* inilia nobili, aollers ingenio et pravo facaridus , eandem luliam lO n matrimonio Marci Agrippae temeravprat. Nec Ì8 libidini finis traditam Tiberio pervicax adulter contumacia et odiis in mari- quel che e (luto aince B. m... < finale ma oonsecutivo. 7. Intentior et fida orati/me, con più calore e con parole più sincere, più credibili. a. Indulierat, qni in senso di con- cedere; uao già di Livio. 57. 1. Eodna anno , sul finire del 767-14 d. C. Ginlia, la figlia di Augusto, aveva &11of« 5!I anni. 2. Pandaieria , ai sud di Terra- cini, ora isola di VandoMina. Fu anche luogo d'esigliodi Agrippina iSuet Tib. 53) e più tardi di Ottavia (Ann. 14, 63). — Oppido Reginoruvi , Beg^o di Calabria. i. T&era, daU'a. 743 (11 av. C). 5, Imparem , inferiore a lei di nobiltà e di posizione sociale; per- chè essendo ancor vivi e in auge i figli avuti dal precedente marito Agrippa, Caio e Lucio Agrippa, questi eran chiamati eredi al trono. — Intima... cauta, cagione vera e sostanziale. 7. OmnU ipei egenam ; dopo la morte di Agrippa Postumo avuva perso ogni speranza che un suo fi- gliuolo giungesse all'Impero. — Jtio- pia ac tabe tonga, con le privazioni e il deperimento che n'era l'e&tto. 8. Longiniaitate extifii; aveva du- rato quindici anni. Per questo senso delia voce lon^inijuitai , cfr. Ciò. PAi(. 10, 8, 16: lon^im^uila» morbi. 9. SemfHViBuni frraccAain. Dev'es- sere il Tib. Sempronio Gracco, no- minato neUe monete del tempo come triumviro monetale e que- store designato. Forse è identico col poeta tragico ricordato da Ovidio nell'ultima lettera dal Ponto (v.31>. 10. Prave faaindaa, eloquente di un'eloquenza malvagia, poco scru- polosa ; diceva servire la sua fa- condia a bassi scopi. 11. Temeraverat, voce poetica, introdotta nella prosa da Livio. 12. C'on/uTnaaa et odOf in maritala; l'adultero insinuava nell'animo di Giulia la disobbedienza e l'antipatia 60 CORNBLII TACITI tam accendebat; lìtteraeque,- qoaa lolia patri Augusto cuin iuse- 1 ctatìooe Tiberii scripeit, a Graccho compositae credebaatur. Igi- 15 tur atuotus Cerdnam, Afrioi maria insulam, quattuordenim anni exsilium taleravit. Tane militea ad caedem missi inveuere i prominenti litoris , nihil laetam opperlentem. Quorom adventa breve tempQs potivit, ut suprema mandata uxori Alliariae per Utteraa daret, cervicemqoe percussorìbus obtulit, conatantia monis 30 haud indignus Sempronio nomine : vita degeneraverat. Qaidatn non Boma eoa milites, sed ab L. Asprenate prò conaule Afrìcae inisBos tradidere auctore Tiberio , qui famam caedis posse in Asprenatein verti iruatra aperaverat. &1. Idem annua novaa caeriiffioniaB accepit addito sodalìnm Auguatalinm sacerdotio . ut quondam Tìtua Tatius retinendis Sabinorum aacris aodaJes Titios inatituerat. Sorte ducti e pri- raoribuB civitatia unus et viginti : Tiberius Druauaque et Clau- 5 diuB òt Germanicua adiciuntur. Ludos Augastales tiinc primnm coeptoa turbavit discordia es certamìne hiatrionum. Indulserat 15. Ceri^itutni, l'iaola di Kerkena nella Si/rtù minor, al and di Tapso. —XIV annia, nota l'abl. per esprì- e il tempo ( la personifica e dell'a ; qa.l l'u 19. Oonttanlia n , per la for- alla tazza con cui andò 20. Vila degeiieraoeral ; può essere ablat. come otih meglio nominativo di (ie^ 21. L, AsfHvaas, L. Nonio Aspre- nate, console supplente l'a. 6d. C, proconsole in A&ica nel 14 d. C. Era legato sotto Taro nel 9 d. C. a sfuftgl alla 1 R:it. nel suo libto , ricordandolo quelli la cui fama muri con loro. 22. A-Kfore Tiberio, per ordina di Tiberio. — Fainaia caediì , la fUioa di questa uccisione sparava Tiberio potesse esseri! addossata a Nonio Asprenate. S(. 1. Aimus..., accepii. Avverti e dì: il furono istituite nu Cosi in Tacito più volte. — Sodalti AugudaUs, sacerdoti pel culto di Augusto fatto Dìo. Son ricordati in molte iscrizioni, e crebbero ivii fino al numero di 28. 8. Sodcdes Titti, vecchio sodalìzio religioso, che qui Tacito dice isti- tuito da Tito Tazio per la uuatodm del culto Sabino , altrove (Storie 2, 65) dice istituzione di Bomolo in onor di Taaio. Vairone invece ìDù lingua Latina o, SS) dice : ò'u- liaìen Tini didi ab TttiU avUiii», guai in aaguriifi cerlù obaertxirB mW. i. Vtaadiu», il fratello di Oemin- nioo, quel che fu poi imperatore. 5. Ludos Augultatai , quelli già menzionati al e. 15, da celelir[ir;oiidQ all'odierno iù gradito alla plebe di Eoma. V acquistò celebrità Batillo, un li- lierto e cliente ili Mecenate : di LUI era emulo nn tal Filade, 8 Civile rebaiar stimava atto di nguardo alla cittadinanza ; senso dell'agg rteifi» 1 Morula uta , tendenza dì Herm Era Anno 768 di R. = lo d. C, 55- 1. C. Norianù. Il nomecoi [liuto è C. Norbano Fiacco. E stato pretore nell'll d. C. l. h-Sl «Imma ope. — Chatii ; erano una forte popolazione sulla destra del K«^no nell'odierno Hessen e Nassau. i. PrtKcepU, nel senso di antioi- [iire; cosi IJv. 1 , 7 , 1 : Unpore praeceplo. — DinùUre, inf. pres. ilopo apa, come più volte in Ci- cerone e Cesare. Nota poi il co- strutto : hoalii dùtidil in Arminium "f SegtsUia, il nemico si divide nelle 'iue &zioni di Arminio e Segaste. L'in coU'accus. come con un verbo stirpe reale, figlio i^i Si;;! potè di Inguiomero. Dal tere e della sua t^ai-riara Tacito nel lib. 2, 8^. 5. SegesUs, altro nobile princi|>i!; parteggiava pur i Koniaui. — Perfidia... aut fide, l'ano , Ar- minio, per la perfidia, l'altro ptr la leale amicizia. 6. Tarhator... parari rebellio7iem... aperuil. A larbufar .lotlintendi : erat. In Tac. spesso incontrasi questo contrasto di una iì-ase rain un predicato olia sottintende il verbo e d'un'altra fraie con verbo di modo finito. Eccone altix) es. del 3" libro (75,l : Laieu iiimrrapla Ubertate et ob ìii fuiìta cìebralior. Capitoni» obiequinm domiiuialS>Hì ma- gia probabalur. — Saepe aliaa et aa- prema conmoia i c&. il costrutto 10. Crimina et innoxioa, colpevoli e innocenti. Tni-ito per amor di CORSELII TACITI mini eecidit : Segestes quamquam oonsensu gentìs in b tractus dÌBCors manebat, auctis prìvatim ocLÌìb , qaod Arminiue | filiam eius alu paotam rapuerat; gener invìsua inimici socerl quaeqne apud concordes viucula carìtatis , incitamenta Irarum 15 apud infenuos erant. 56. Igitur GermanicuB quattuor legiones, quiaque atixilìa- rium milia et tumultuariaa cat«rvas Germanorum cis Rhenuu colentium Caecinae tradit ; totidem legiones,'duplicem socìorum numerum ipee ducit, positoque castello super vestigia paterni 6 praeBÌdii in monte Tauno expeditum exercitum ìe Chattos ra- pit, L. Apronio ad rnuuitiones yiaram et tì iminum relicto. Nam {rerum illì caelo) aiccitate et amnibua modicia inoffensum iter properaverat, imbreaque et flaminum auctus regredienti metue- bantur. Sed Chattia adeo improvisus advenit, ut quod imbecU- 10 lum aetate ac sesu statim captum aut trocidatum sit. luventu:? Bumea Adranam nando tramiaerat, Itomanosque pontem coeptantes arcebat. Deia tormeatia sagitttsque pulsi, temptatis frustra con- dicionibus pacis, cum quidam ad Germanicum perfugisaent, re- lìqni omissia pagis vicìsque in silvas diaperguutur. Gaesar in- 16 cenao Mattio (id genti caput) aperta populatus vertit ad Ehe- varietà accoppia un' espressione a- etratta e una concreta. IS. FiUaiii sii», TuBudila, t, a. 57. — Gener inoùtu», inimici loceri. Il genero, cioè Armicio, eramai viato dui suocero pel modo rome gli aveva l'apìta la figliuola, al suocero era nemit'o il genero per dissinao politic'J Inimici aoceri va preso pdr gtìiiit. aiugolare, dipendenti? da gener. SG- 2. Titmiiltuarint, di soldatesche arrolate 11 per U ; qui si ti'atta dì Germani abitanti sulla sinistra del Keno come Ubiì, Sugambri, passa- tivi in varii tempi dalla riva de- 8. Tati'iem ìei/ionea. V esercito su- periore. 4. Saper veafinia pnlerni praeiidii, Druso aveva eretto due fortini o castelli, uno sulla Lippe, l'altro nel paese del Catti presso il Beno. Di ij^nesto secondo eì piarla qtli. 5. In molile Taano , nel Nassau meridionale. — Rapit, parola pro- pria a esprimere la celerità dell» marcia, tolta da Tirgilìo Aen, V\ 1S8: ai'ì rapit acer tofam acieni in Teucroa. 8. L. Apronio , Ipgato di ttei-mj- nioo: ricevette aucora in questo stesso anno le insegne trionfali. Dal 18 al 21 fu poi proconsole d'A- pi ali r- i per —liiafensum iter jirupe- va potuto accelerai' la ta trovare ostacoli, lafli, l'Eder, affluente di lo. Mallio, dovei AB EXCBS3U AUGDSTI ì. 55. — ÒR. G3 num, non auso hoste terga abeuntium laceaaére, quod illi moi'is, quotiens astu magia quam per formidìnem. cessi t. Puerat aTiimus Chernscis iuvare Chattos. aed extermit Gaecina huc illuc ferena arma; et Maraos congredi auaos prospero proelio cohihuit. 57. Neque multo post legati a Segeate venerunt ausilium orantes adversua vim popularium, a quia circumsedebatiir, vali- diore apud eoa Arminio, quoniam bellum euadebat i nam barba- ris, quanto quis audacia promptua, tanto magia lìdus rebuaque motis potior habetiir. Addiderat Segea tea legatis filìum , nomine fi Sejtimundum : aed iuvenis conscientiacunctabatur. Qnippe anno quo Germaniae descivere aacerdos apnd aram Ubiorum creatua. ruperat vittaa, profugus ad rebelles. Adductiia tamen in apem clementiae Romanae pertulit patria mandata benigneque exceptus cuni praesidio Gallicam in ripara miasus est. Germanico pretium H fuit convertere agmen, pugnatumqua in obaidentea , et ereptus Segeatea magna cura propinquorura et clientimn man«. Inerant feminae nobiles, Inter quas nxor Arminii eademque Jilia Segeatis, mariti magia quam parentia animo , neque vieta in lacrimaa neque voce supplex ; compreseia intra einam raanibua gravidum i; ut«rum intuena. Perebantur et spella Varianae cladis, pleriaque eorum qui tum in deditionem veniebant praedae data ■ siinul Segestea ipae, ingena viau et memoria bonae aocietatie impa- 58. Verha eius in hanc modum fuere : ■ Non hic mihi pri- mus erga populum Romanum fide! et constantìae dies, £\ quo dell'Eder, nel paese dei Mattiaci. 7. Ara Uhiuntai, KQln; vedi al 18. Chentteà. I Cheruaci eraao cap. 39. Ntanziati a nord-est dei Catti, tra 10. GaUtcani in ripam; la riva i! Veser e l'Elba. Già eran noti a sinistra che pei' q^uanto abitata Cesare. gii da Grermani, pure si chiamava 57. 2. Quia per qaUìo», arcaismo. ancora la riva ^llica. — Pretiuìii 4. Quanto... promplas ; osserva, fail, ossia operae pretìam fuit ,- solo in irase comi^raCiva, il guanto col in Tacito. positivo, por ellissi del magìa nel 14. Vieta in lacrinuu , non doma primo membro. sino a versar lagrima ; oosl trove- 6. CoKKÌetitia 1 • per rimorso ». — Anno quo Germaaiae descivere , r anno della dis&tta di Varo, 9 d. C. Germaniae , le parti della Germania già sottoposte a Roma. a divo Aiijfnsto civitate donatus Bum , amicoa iiumicosqua ei vestria ntilitat.iljua delegi, ncque odio patriae, quijipe prodìtorM .") etiam ila quos anteiwuunt invisi aunt, veruni quia Raiuanis Ger- maniaque idem condiicere et pacem qiiani belluiu probaham. Ergo raploreni tiliae meae, violalorem Ibederia veatri, Arminium apad Varam, qni t.um esercitui praesidebat , reum feci. Dilatua se- gnit.ia ducis, quia parum praesidii ia legibus erat , ut me et 10 Anninium et tonscios vinciret flagitavi ; teatia illa nos , miUi utinam potius novissima ! Quae secuta sunt, defteri magia quam defendi poaaunt : cetenim et iniecìcatenas Arminio et a factione «ÌU9 ìniectaa perpessua Hum. Atque uhi prinium tni copia , ve- lerà novis et quieta turb-diw antehaheo , neque ob praemium. Ifi sed ut me perfidia exsolvam simnl genti Germanonim idonens conciliator, si paeoitentìam quam perniLiem maluerit. Pro inventa et eri-ore tilii veniani precoi filiam necessitate hno addnctam fateor. Tuum erit consultare otrum praevaleat, quod ex Arminio fioncepit an quod ex me genita eat • Caeaar clementi reajionso 21) lilioria propinquiaque etns incolumità te m, ipai sedem v«tere in provincia poilicetur. Exercitum redusit nomenque imperatoris ftuctore Tiberio acfopit. Arminii iisor \irÌlÌH aesua atirpera edi- dit: edncatus Raveunae puer quo mos ludibrio conflictatug sii, in tempore memorabo. 58. ' (flio r di- kdi'^Ne pnt'tggKia pei Bomacì , non è giii per odio alla sua patria n pBT intenxiaae dì tradirla, benal por ta aunvinxione ohe questa oon- oui-dia tornì a vantaggio comune. It. t'omiHfert, intendi ìwlicabim. — Paeem funni hellnm , oasia magia Eo- lo, Ttatis iUa nar, la no bwwhetto; oft. v. 55. —Afilli noi'iuiina, è un pomplimentti munì, coma a dire : Dio volesse die non avente visto la strage di Varo, 13. rtii copia, possibilità di av- vioinnr te, o Qermanii^o. IG. PtMnilrnliaiii ijunni perniciem; non ti sfagga la pan 20. Fetóre in provincùi , la pro- vincia da pifi tempo diventata ro- mana, cioè le regioni alla rira si- nistra del Reno. 21. Nonv-n iintaratorùi; cfr, 8, fl ■ iniperatoru) noniiuibii'i auxit/ si tratta del titolo dì imperalor dato per onore a un generale vincitore. Oermanieo l'ebbe due volte, 22. Virilia Kxui gtirpem. Questo figliuoli si chiamft TnmeHoo, »- con do Strabene. 2S. Qiia... Imiibrio conflktaliu lil. Si Bcoenna a qualche sfregio fetta al figlio di Arminio, del qnala non sì sa nulla , perchè Tacito deva averne parìaiti in alcuno dei libri AB EXCESSD I. 68. - 59. (ir, 59. Fama dediti benìgneqne excepti Segeatis vulgata , ut iluibiiBque bellum invitìu aiit cupientibus erafc , ape vel dolors accipitur. Arminium auper insitam violentìam rapta uxor, aub- iectua servitio uxoria u'erua vnecordem agebant , volitabatt[iie per Cheruscos, arma in Segeatem . arma in Caesarem poacena, 5 Neqae probria tflmperabat ; egregium i)atr6ni, magnum impera- torem, forteni exercitiim, quorum tot manua unam mulierciilara avexerint. 3ibi tres legiones, totidem legatos prociibuisse; non enim se prodìtione neque adversua feminaa gravidas , sed pa- lam adversua armatoa belliim tractart. Cerni adhuc Germano- 10 rata iu lucia signa Romana, qiiae dia pati'iia auspenderit. Co- leret Segeatea victam ripam , redderet tilio sacerdotium homi- ntiDi : Germanos numquam aatia excusaturoa, quod inter Albini et Rheniiin virgaa et eecures et togam viderint, AlUa gentibua ignorantia imperi Romani inexperta ease supplicia , nescia tri- lii buta; (juae quoniam exuerint inrit;iaque discesserit ille inter numina dicatus AugustuB, ille delectna Tiberina, ne imperitum adoleacentulum , ne seditiòaom exercitum pavescerent. Si pa- A1. 1. Fama... vulgata, è nomin. dì arc^ìùur. 2. Qa&iaqiu,,. inuilù etc. Il co- sbiltto è: mìhi invilo col be/lum, tiiiAi colaiti, a cupienti ei>t bellum ; afr. il Kreeo ìjiol pouJojiÉvip Is-^'n i iriiJU(jios, Costrutto raro in Sali, e Livio, meno raro in Tacito. — Spe vel dolore, ahi. di nioiio; «jwsoppo- 9to a dolor è sentimento lieto, fi il piacere oonneaso colla speranza che l'avvenire sia sempre migliore. 4. Uxori» ulema, il figlio che sa- rebbe nafo da lei. G. EyrrgiampBirem eto. Tutto oiù 8. Sibi... procuhniaie , per opera 11, Sigila... quae din palrìis mn- liavUrU. Arminio aveva eretto colle insegne tolte ai Bamani un trofeo dedicato agli Dei patrii. 12. SaixrdDlium lumùmoa , allu- sione ad Augusto , alla cui deitA.* non credeva Arminio; quindi : sa- cerdozio in onore di Dei ohe non son Dei. Per la nomina a sacer- dote Ang'uatale del figlio di Sege- ate, ofr. c*p. 57, 9. 18. Oer-inano.!,.. numquain... eicH- aatiiros , i Germani non avrebbero mai Huusato aè stessi, non avreb- bero mai trovata sufficiente giusti- ficazione del fatto di aver veduto ie verghe e la toga romana tra il Heno e l'Elba, cioè di aver per- messo quell'invasione romana. 15. Inexperta... nesctn, entrambi B senso passivo. 16. Exuerint. Exuere tributa: «li- berarsi dai tributi •. 17. Itle deleetua Tiberina, allusione ironica alla pretesa di Tiberio di essere etato chiamato all' impero per libei-a elezione. — Imperilum aduleKenlultira. Germanico aveva Coi.se 1 Ticii COBNELII TACITI t.rinm parentea antiqua mailent qTiam doininDS et colonias novas. 2U Arminium potins gloriae ac lìbertatis qnam Segeatem flagitio- aae servitutis duMm seqnereotur. (M). Conciti per haec non modo Chemsci , aed contermìnae gent*a , tractufli|iie in partia Ingiuonierua Anuinii patnms, vetei-e apud Romanos auctoritate ; undo maior Caesari metus. Et ne bellum mole una ingruerot, Caecinam cum quadraginta t) cohortibuB Romania diatcaliendo boati per Bnict«roB ad fin- men Amiaiam mittit, eqiiit«m Pedo praefectua tìnibaa Frisio- nim ducit. Ipse impositaB navibua quattnor legionea per la- cas vexit ; aimulque pedea equas claaaiH apud praedictiim ainnein convenere. Chanci oum auxilia pollicerentur , in coni- li) niilitium adaciti nunt. Bructeroa sua urentes espedita cum ma* nu L, StertiniuB miasu Germanici fudit; interque caedera et praodam repperit undeyicenaimae iegionia aquilani cum Varo amissam. Ductum inde agmen ad ultimoa Brncterorum , quan- tiinique Amisiam et Lnpiam amnea inter vaatatum , band pro- sfugga quindi il Bsnso dì dispre si inuhiuile nell'c Kenlulm. IH, Colonias novai, allusione alle oolonie che i Komani solevano fimJare presso i popoli soggetti. 61. I. Sed, vale: sed eliam. '2. Inffuiomerua; di questo zìo pa- terno di Arminìo ai fa menKiooe anche al cap. 68 e nel 2° libro in più !uogbi. 4. Cìtm iptadraginla cokortibus Ro- laania, in altri termini con quat- tro legioni; che erano quelle del- l'escnuto infei-iore, v. eap. Ij4. !). Dittrahendo hoatì, dativo di scopo. — Per Bructeroa, per il paeae dei Bnitteri, quindi attraverso la Vestfalia. 0. Peito pr/Kfff.titn, forse Pedone Albinovano, autore appunto di un poema sulle apedizioni di Germa- , di I il 1 e ha frammento. A Ini Ovidio indirizzò la IO epiatola del quarto libro del Ponto. a. FimbHaFrmorHm.ìa parte nord dell'Olanda. Nota Tabi, in luogo .(i per fias»-. Cfr. 1' espressione lerra mariqtte, per terra e per mare. Di solito se non si tratta, di que- ste parole e altre affini come boiTo, frelo , flamine, V ablat. in tal ..aso aggettivo o nn genitivo, ad es. porta triumjAaU, eap. 8,12, tilore OMani OS, 11. 7, Per laciis, laghi che esiste- vano allora, e chia sparirono in seguito alle grandi iaondaitioni del XIII secolo, formando lo Zui- der See. 9, Chanci, se n' é giù. parlato e. 11. L. Slerliaiu», capo di caval- leria, menzionato più volte in que- sta campagna. 12. UiiiUeicminmae; dunque una delle legioni distrutte con Varo era la 19'. M. Allinea inler; nota la oolloefta. J BXCESSn AUGOSTl I. f - 61. 67 cui Teuttìburgienai aaltu , in qno reliquiae Vari Icf^ioniirnqiie là ìns«pTiltae dicebantnr. 61. Igitur cupido Caesarera ìnvadit solvendi auprema mi- litibns ducique, permoto ad miserationem omni qui aderat exer- citu oh propiaquos, amicos , deniqne oh caens belloram et sor- tem homiaum. Praemisao Caecina, ut occulta aaltuum soruta- retur pontesque et aj^geres umido paludum et fallacibug cam- 5 pis impODoret, incednnt maestos locoa visnque ac memoria de- formea. Prima Vari lajtra Iato ambita et diinengin principila triam legionnm manna ostentabant; dein eemiruto vallo, huinili fossa acciaae iam relìqaiae consediase ìntellegebantur : medio campi albentia ossa, ut fugerant , ut restitorant , disiecla vel 10 aggerata. Àdiacebant fragmina telorum eqnominquo artua , si- mul tnincia arborum antofixa ora. Lucie propinqnìs barlianie della preposiz. in. anastivfo. Quin- di intendi . guanium at mler aninea Amitkmel Lupiam{l'odv-Tno Lippe, affluente di destra del Jteno) v?- tfatuvt al. 15. Teulo/mrgienai lallu ; solo qui è menzionato il luogo dalla scon- fitta di Varo; e s'è mollo discusso sulla ubicazione dì questo lallus, senza giungere a risultati sicuri. I più autorevoli riten^no che qnesto luogo deva cercarsi nelle Tioinauze di Osnabrtlcli, o poco più al nord come vuoli'. il Mom- insen , o un po' più al sud ciome opina lo Enoke , autoie dì uno studio speciale su questa cam- pagna di Germanico. SI. 4. Oceul/a M&uum,' avverti il costrutto, genit. partitivo con un Dentro plur., gi& nsato da Lucrezio, e dai poeti augnsteì, poi firequente in Tacito. 5. Umido paladam , costrutto a- nalo^ al preced. ', nel quale di- cendo « l'umidità delle illudi • in vece di dire • le paludi umide • ossia • i luoghi paludosi , acqui' trinoBÌ«, si rileva bene ci6 che è più importante nel complesso di 11" r&irrii. ostrutto che e di Toc. idee ohe si ha a t e. 63, 17 : in promineil 6. IiKfdunl... Zoo si trova solo in Tacito solo nelle Storie e ne Nota I' epiteto maeston che è poetico. 7. Dimenata prìncipiia. Principia sono la parte principale o centrale del campo conte n tute iì praelorrum, Vaaffurale e lo spazio per 1' assem- blea delle truppe; da questa misu- razione si rilevava tutta 1' e.sten- e del e npo. 8. Trium ìegioaum maaas: ■ l'o- pera di tre legioni ■. — Seviiruto valha lo mHifoaaa, un altrouampo dal vallo alzato solo a metà e con un fosso poco profondo ; essendo mancato il t«mixi dì completar l'o- 9. Medio eampi , probabilmente intende il secondo a^ '■campamento, dove poi la strage ebbe luogo. Si può anche inti'ndei'e: fra i due campi. 10. Fagerant... reKlIfraal hanno a di soldati. i 12. Ora, ! C8 CORNKLII TACITI nme, apmì f[DBH trilinnofi ne. primorum ordinum centuriones mautaverant. Et cl.idis eina superatitea , piignam ant vineuln li) e'apai, referebatit hic cecidi^ue legatos , illic l'aptaa aqnìla.^; primiim ubi vulnua Varo adactum, ubi infelici desterà et suo ietti martelli inveuerit ; quo tribunali contionatua AnnisiiiH. quot patihuia captivis, quae aoroljeB, iitque signis, et aquilÌH per snperbiam inluserit. 62. Jgitnr Roman uB qui aderat esercitus sex tu m post cladid aanum tritim legiomitn oftaa, , nullo noacente alieoas re- liquias an auorum humo tegeret, oinnea ut coniunctos, ut con- BanguineoM , aucta, in hoHtem ira , niaeati siroul et infensi con- & deljant. Priraum exatruendo tumulo caespitem Caesar poauit. gratiasìmo munere in defucctoa et praesentibaa doloria socìii!J. Quod Tiberio haud probatum , aeu cuncta Germanici in dete- riurt tnihenti , aive exercitum imagina caesorum inseptiltorum- que tardatum ad proelia et fonnidolosiorem hostium credeiiat; 11. Pai/tiam,,, elapai ; elabor vo\- l'occua. solo iti Tacito. 17. iHuenerit ; si aapetterabbe in- tiemaei, ilup" reftr^aal; ma TauiM HpesBO Ila questo acambio di tempi; nlti'u tis. *1 c«p. 71). IH. Palibala , specie di croci per supplizio; ma era difEerente il po' tibuluai dalla enix (cfr. lib. 14 , e. SBj; quello più simile alla /urivi. — Quae ucrahea , iutendi parattie esserli (o aial) ; mroliet , fosse per IS. [ti/u»eril, aogg. dì nuovo Ar- 62. 1. Scxlum post, elailis annum, sei anni dopo lastrame (l'annu 15d. C; la strage aveva avuto luogo ì! 9 d. C). Per il «ostruito cfr. l'uso delle dat«, per cui, ad es., cinque giorni prima del 1. Marzusi dice: ante .diem quiiitmn Kateailai Mariias. 2. Nullo noxentt, efr. a. 48, 14. 6. Oratùtimo mitnera in dxfuiieloa; elle 9ra ^rafmiiiiuni , apprezzatis- aimo, uoLilisaimo, — Doìarù w- Cìun ! Oermaniou si associava nel dolore della mesta cerimonia col presenti. Non ti sfugga la bel- lezza solaime di tutta la scena . B l' abilità di Tacito nel descri- vere V anima dei personaggi die vi prendon pai-to. 7. In ilel.eriua trahere, è : «in- terpretar mslij^namenCfl, trarre al peggio •. — Sea... traìienti , live... credebai; doppio costrutto par vn- rietà e chiarezza ; prima il dat. del parfic. concordante con Ger- manico , poi una propoaìzioDP a SÉ, col soggetto sottinteso. H. Fofmidologua alàua rei, timo- roso di una uosa. Solo qui tro- vasi un genitivo oggettivo in unio- ne con questo aggettivo nel s/iiso di panidui, Nota poi il senso pas- sivo dì formvtoloauì , ohe in altri casi li dice attivamente di tosa che fa paura, temibile ricorda il b^Uustiano : aìàna virtù» itm.jitr formìdoloìn). AB BXCESSD ADGD9TI I, 61. - 63. 69 '-9 neque imperatorem augfnratu et vetustisaimis caerimciniiH prae- 10 ditum adtrectare feralia dehuisse. 63. Sed Germanicus cedentein in avia Arminium eecutus, iil.ii priinmn copia fait, evehi equites campumque, quem hoatfe insederat , eripi iubet. Arminius colligi suos et propinqiiare silvia monitos vertit repente : mox signum proruinpendi dedit iig, qnoa per saltua occultaverat. Tuno nnva acie turbatua 5 tìqiies , miaaaeqiie Bubsidiariae coiiortcs et fugientium agmine impnlsae anieraut con sterna ti onetn trudehantnrqno in paludem gnaram vincentibna, iniquam nesciia, ni Caesar productaa le- giones instrmisset: inde hostihug terror, fiducia militi; et ma- nibna aeqaia abaceaBum. Mox reducto ad Amiaiani exercitu le- 10 giones classe , ut advexerat , reportat ; pai-a eqnitum litore 0- iioaui petere Rhennm iusaa ; Caecioa , qui sunm militem duce- bat. moiiitUB, quamquam notis itineribua regrederetur , pontes IIJ. Auffumlu... praedìtus, rive- stito della carica di augure, ep- pvruiò obbligato a riguardi ri- tuali consacrati ab antiquo. ~ Cae- rimoniae, sono qui le prescrizioni rituali annesse all'ufiiciij di augure, 'fra queste era il non adtrcctart fe- rnlia, il non prender parte a cose funebri (contatto di cadavere , en- trare in una casa dove fosse un morto ecc.). 11. Debuime , dipendente da un vi^rbo dicendi sottinteso. 63. 1. Ih avia, • in luogi non pra- liiabili»; certo nei boschi prossimi al corso deUa Lippe. i. Ev'hi eqaUea, slanciarsi , fare e occupare (en'pere) le li dei n 'A. Colligi e propitiqaar» UpenAoao ila monitoa (monere oolì'ia&n, é d'uso frequente in Taoitn). H. SuÒtidiarìae cohorlei, le coorti tempre di truppe ausi- di lesionai anche qneate i L^ l'impeto di Arminio , allora O-r- lUBuioo prodttxU legione» et inatrnxil, 7. Tnulebanlar,,. ni... itulmxiintel. Per il costrutto della frase ipote- tica cfr. e. 23, fine: paTobat... ni... 8, GnarHS qui in seriHo passivo, come 0. 5, 7 : gaarumiilOaesart, IO. ManiÌMé aeqaù , frase già di Livio (Sali, aeijua marni, Cat. 39, 4). Si noti ohe l'unico latto d'arma di questa campagna è riconosciuto esito incerto ; probabihoente fu una ritirata non senza gravi per- dite. — Ali Aminam, certo al punto ove erano prima sbarbati. — Legio- HP9, naturalmente non tutto, ma siilo quelle che erano venute ptl fiuini?. 12, Saum miUteia , cioè le sue quattro legioni dell'esercito iiifi^ 13. Fonie» lotigoa , non solo ponti sui fiumi , ma impalcati costruiti sopi'a terreni paludosi di varia % ■*^,- 70 GORK^BLII TACITI lon|508 quam maturrime superare. Angustus is trames vasta» 15 inter paludes et quondam a L. Domitio aggeratus , ce tara li- mosa, tenr.oia gravi caeno aut rivis inceri a erant; circum tjil- vae paulatim adclives, quas tum ArminiuH implevit, compendiis viarum et cito agmine onustum sarcinis armisque militem cum antevenisset. Caecinae dubitanti, quonam modo ruptos ve tostate 20 pontes rei)oneret simulque propulsaret hostem, castra metari in loco placuit, ut opus et alii proelium inciperent. 64. Barbari perfringere stationes seque inferro munitori- bus ni si lacessunt, circumgrediuntur , occursant : miscetur ope- rantium bellantiumque clamor. Et cuncta parit?r B/Omanis ad- versa, locus uligine profonda, idem ad grndum instabilis , pro- 5 cedentibus lubricus , corpora gravia Iwicis ; neque librare pila inter undas poterant. Contra Cheruscis sueta apud paludes proelia, procera membra, hastae ingentes ad vulnera faccenda quamvis procul. Nox demum inclinantes iiim legiones adversae pugnae exemit. G-ermani ob prospera indeiéssi, ne tum quidem 10 sumpta quiete , quantum aquarum circum surgentibus iugis oritur vertere in subiecta, mersaque humo et obruto quod ef- fectum operis, duplicatus militi labor. Quadragensimum id sti- pendium Caecina parendi aut imperitandi habebat, secundarum 14. Ani Wftim trames. Era uno stretto passaggio, costruito già da L. Domizio (avo dell' imperatore Nerone), che parecchi anni avanti s'era spinto sino all'Elba (v. Ann. 4, 41). 20. In lo.:o, « dov'era, li per li » . 21. Ut 02.118 et aia proelium incipe' rent, per poter attendere all' opera di ricostruire i ponti e insieme, al- l'occorrenza combattere. Il costrut- to sta per : ut alti opus alti proelium inciperent j con questo però che con Vaia si àco( una a non grande nu- mero di soLlati destinati a com- battere, in confronto del mag- gior numero che attendeva al la- voro di casti ametazione. 64* 1* Stat'oneSj le guardie poste a tutela dei lavoratori , detti da Tacito muniiorea (dalla espressione nota, munite vieta). 2. Niaif da nitor. 4. Ad grc'Aum ; gradua è la posi- zione in piedi colle gambe aperte in modo dti dare al corpo stabi- lità; cfr. 1(1 frase : gradu deicere. 6. Sueta... proelia; nota il auietus riferito a cosa, in senso di «^ abi- tuale > . 11. In auliecta, intendi : in loca iugis subiec'a^ nei luoghi sotto- stanti. — Quod effeclum operis , os- sia : obruta ea parte operis quae iam effecta erat. 12. Quadragenaimum atipendium : era già il . quarantesimo anno che Cecina serviva nelP esercito , o come soldato (parendi) o come capitano (iriperitandi). AB . — 65. 71 "l ambigua rumque rerum scieiis coque iuterritus. Tgitur futura volvens non aliud repperit quam ut hoatem silvia coerceret, li donec sancii quantumque graviorJs agminis anteirent; nam me- dio montium et paludum porrigebatur planitiee , quae tenuem aciem pateretur. Deliguntur legiones quinta destro lateri, un- et.viceniiinia in laevum, primani ducendum ad agmen, vicensi- maiius adveraum secuturos. 2 G5. Nox per diversa inquies , cum barbari festia epulis, laettì cantu aut truci sonore subiecta vailium ae resultantes saltua complereut , apud Romanoa invalidi ignea , intemiptae vocoa, atque ipai pasaim adiaoerent vallo, obernirent tentoriis, iuaomues magia i|uam pervigilea. Diicemque terruit dira quies: 5 nnm QuintiJium Varum sanguine oblitum et paludibua emer- Mum cernere et audire viaua eat velut vocantem , non tamen obsecutua et manum intendentia reppuliaae. Coepta luce uiiaaae in latera legiones, metu an contumacia, locum deseruere, capto 14. Sciena ool genit. , vale : 16. QuanlHiTi graoioris agndnis, rutta la partii dell'esercito ohe era più grave, come ì carriaggi. — Medio montium, ei paladum, nello spazio tra ì moatì, ossia le silvae taflatim 17 p ogni irittori («rretio paludoso. 18. Deligaatur eto. Di n disyoaizione delle truppe drato , per cautelarsi banda; g&. a. 51, 10. 65. 1. In'piieì , elit, sì i in Sallustio, poi negli dpireta argentea. ■2. Sonore; è voce poetica, usata già da Luorezio e VirgUio. — Se- gu/laide» lalttta ; colli ocheggianti; anche il remllare ìn tal senso tt IxjBtico, cflr. Tirg. Aeti. 8, 205: colie» reauliant. 3. Ignea... voce», intendi e»»eji(. 5. lasomiiea... pervigSe» ; concetti ben (lifferenti; inaomaes vale : • in- capaci di pigliar sonno i per le preoccupazioni ond' erano agitati, peroffi/ea significa: «vigilanti», escluso apposta ogni assonnamen- to. — Diro ijaiea , UH sogno di eat- tivo augurio. Spesso si confondono il sogno a il sonno; gurés propria- mente è loiimue , qui in senso di aomnium (ofr. Virg. Am. 2,794 : par ledlma veiUÙ volucriqae timitUma B. Mattum intendentia reppuliase. Manum incendere è gesto ostile per lo più ; manum qui è oggetto di reppulÙM , ma anche i luce, ossia fetto giorno, per orla svogliatezza (p)ù. ohe disobbedien- za). — Locum deaeraere ; le legioni, inandate a tener a bada dai fìancbi i nemiai , si contentarono di ooon- pare lo spazio asciutto al di là. dal luogo paludoso e non eseguirono la consegna , lasciando scoperti i carriaggi. V r .:^ • / * • • ". ^»V.^ 72 CORNBLII TACITI 10 propere campo umentia ultra. Neqne tamen Arminìus quam- quam libero incursu statim prorupit: sed ut haesere caeno fossisque impedìmenta, turbati circum milites , incertus sig-no- rum ordo, utque tali in tempore sibi quisque properus et lentae adversum imperia aures, inrumpere Germanos iubet, clamìtans 15 « en Varus eodemque iterum fato vinctae legiones ! » Simul haec et cum delectis scindit agmen equisque maxime vulnera ingerit. Illi sanguine suo et lubrico paludum lapsantes . excus- si s rectoribus disicere obvips , proterere iacentes. Plurimus circa aquilas labor, quae ncque ferri adversum ingruentia tela 20 ncque figi limosa humo poterant. Caecina dum sustentat a- ciem, suifosso equo delapsus circumveniebatur, ni prima legio sese opposuisset. luvit hostium aviditas, omissa caede prae- dam sectantium, enisaeque legiones vesperascente die in aperta et solida. Neque is miseriarum finis. Struendum valium , pe- 25 tendus agger^ amissa magna ex parte per quae egeritur humus aut exciditur caespes ; non tentoria manipulis , non fomenta sauciis; infectos caeno aut cruore cìbos dividentes funestas te- nebras et tot hominum milibus unum iam reliquum diem la- mentabantur. GQ. Forte equus abruptis vinculis vagus et clamore terri- tus quosdam occurrentium obturbavit. Tanta inde constematio inrupisse G-ermanos credentium , ut cuncti ruerent ad portas, quarum decumana maxime petebatur, aversa hosti et fugienti- 11. ffaesere caeno fossisque, come rimasero impigliati nel fango e negli avvallamenti del terreno ; ìuierere còl solo abl. è d' uso poe- tico. 13. Utque tali in tempore. Il que lega col resto della firase, e ut tali in tempore va considerato come un incìso, col senso : ut fieri solet tali in tempore, 15. Eodem fato vinctae , avvinte dallo stesso fatto di Varo. 17. Lapsantes. Lapsare già in Virg. 21. Circumveniebatur y ni,,, oppo- suisset; cfr. 63, 7. La prima le- gione era quella in avanguardia. 22. Enisete in aperta et solida; enili in alqd è : riuscire in dato luogo. Già Cesare B. civ, 2, 34 : w^ in ascensu,,, non facile eniterentur. 27. Funestas tenehras; giudicavano la notte sopravveniente essere se- gno dell' ultimo iato che li atten- deva. Altrove: ferales tenebrae (lib. 2, 81). 66* 2. Obturbavit, «gettò a terra ». 4. Decumana,., porta , la porta opposta alla praetoria che era in faccia al nemico ; quindi averaa hosti. J ADGUSTI I. 65. 73 \nis iutior. Caeciua comparto vaasm esBe formidinem, cum ta- 5 men neq^ue aactoritate neiiue preeibua. ne nianu quìdem obsi- atere aut retinere militem quiret , proieotuH in limine portae mìseratioiie dennim, quia per corpus legati eiindum erat , claa- a\t vìam : aimul tribuni et centurionea faiaum pavorem eaae docuerunt. 10 67. Tunc contractos in principia iusaosqua dieta cimi yi- lentio accipere lemporìs ac neceasitatia monet. L'nam in annis salntem, sed ea conailio temperanda manendiunque intra valium, donec expugnandi hostes epe propius succederent; mox nndique ertunpendum ; illa ernptìonc ad Rhemim pervenir!, Qnod si 5 fagerent, pfnres ailvas, profimdaa magis paludea, aaevitiam lio- stiiiiu aiiperesse; at victoribus decus gloriam. Quae domi cara, quae in. castria honesta, inemorat; retinnit de adversia. Eqqos dehinc, oreuB a Buia, legatorum tribunornmque nulla ambitione fortissimo cuique bellatori tradit, ut hi, mox podes in hoatem IO iiivaderent. 68. Haud minua inquiea Germanua ape , cupidiue et di- versis diicuiQ aententiis agebat, Arminio sinerent egredi egraa- soaque rursum per umida et impedita circumvenirent suadente, atrociora Inguiomero et laeta barbarla, ut valium, annia ambi- reut : promptam expugnationem , plures captivos ineorruptain 5 praedam fore. Igìtur erta die proruunt fossas, ìiiicimit cratea. 5. Coniperto, ab]. Bsaol. neut-, olii" vii'uc a essere predicato di tutta la propoaiz. aaguente: cfr. mlelleclo al e. 19, 6. 7. Proiecluii in limine jxirlae , • buttatosi a terra sul limitare della poi'ta >. 67- 1. Pi-incipia, v. (il, 7. •2. Tempori! at neeessUatvi, dipeu- (iouo da monet; fi monere algia alciiii rei è costrutto poco usato (altro cs. al lib. 2, 0. 48) in luogo di : 8. En , cioÈ arma, nel seuao di valore, virtfi militare. 9. Omua a suu, oominoiaudo dai proprii cavalli , e poi venendo a Q^oelli dei legati Xalla ambilione , senza riguardo a persone e aoUeoitaKÌoni loro. 68. 2. Agebaf, ueutiii.lmeDte, nel denso di : ani , stava. — ^munio... anadeiìle ; abl. assol. -, dal miadeale poi dipendono i cong, sinerent, ginn. ai. 4. Atrociora, intendi SHodeiile Iii- /piioaiero. H disegno più Budau>> i: fiero di Inguiomero tornava più gradito ai barbari (ìaeta harbaria). Ij. ProruKitt fatua», « rovinano i fossati * buttando giù la terra da lato e oosl riempiendo il fosso. Dì più inicijinl crate» , cioè gettano nei fossi i graticci e le fosuine che formavano il vallo, e uosl .% j. 1 74 CORKBLII TACITI summa valli prensant, raro super mìlite et quasi ob metom de- fixo. Postquam haesere munimentis , disitur cóhortìbnB signum cornuaque ac tubae concinuere. Exim clamoro et impetu tergis 10 Germanorum circumfunduntur, exprofarantes non hic silvas nec )>aludes, sed aequis locis aaqniM deos. Hosti facile excidium et paucos ac semermoB cogitanti sonus tubarum , fulgor armorum, quanto inopipa, tanto maiora ofhinduntur , cadebantque , ut re- bus secundis avidi, ita adversis incauti. Arminius integer, In- 15 guiomerus post grave vulnus pugnam deseruere : vulgus truci- datum est, donec ira et dies permansit. Nocte demum reversae legiones, quamvis plus vulnerum , eadem ciborum egestas fati- gare t, vim sanitatem copias, cuncta in Victoria habuere. 69. Pervaserat interim circumventi exercitus fama et in- festo Germanorum agmiuB Gallias peti , ac ni Agrippina im- positum Kheno pontem solvi prohibuisset , erant qui id flagi- tium formidine auderent. Sed femina ingens animi munia ducLs 5 per eos dies induit, mUitibusque, ut quis inops aut saucius, vestem et fomenta dilargita est, Tradit C. Plinius, Germanico- arrivano in cima al vaUo. 7. Defixo. Sopra al vallo pochi soldati Romani trovavansi , e que- sti per la paura quasi piantati nel suolo e incapaci di muoversi. 8. Haeaere munhìienlùt. Si trova- rono impigliati nel terrapieno, che o&'i va naturalmente suolo diseguale e difficile a starci su: quindi come haeaere caeno di 1>5» 11. 11. Facile exddtHm, accusat. di hatfi roffitanti. 13. Quanto inai» Ha tanto maiora. Il neutix) concorda con aonu.^..,fìtfgor sebbene ma^^?hili entrambi. Per il posìt ivo tnopi«) , poi scoppia a un tratto, a-actnm, cresciuto a mille doppi. 70- 1- Ijeyionatn qvas navibus oe- 10. Mititem guaeri , sottintendi: xera-, quelle di cui È parola al e. abea; cercava di aocattivartìì i 00, 7. Nota che iu luogo di celieiv, soldati. Alcuni editori Inggono : ìluilia md/tium quaeri, per far jiiù usa, : adi-elitre. chiaiM il senso. 2. P. Vitellio, zio di quello che 12. Tamgaam parvni atnbilioae, e'c.; fu p,ìi imiwratore; qui era lei/alm legioiis, ed fi spesso ricordato con mnstr.ita portando attorno il figlio Germaniuo ; anche lo trovei-emo di Germanico in abito di soldato, tra ..;li accusatori di Cn. Pisene. e chiamandolo « il principe solda- 3. rorfom... rec^jTDco; si accenna 7(1 GORNiELII TAOrri ciproco Diderot. Vitelliaa primnm iter sicca humo &ut modice D adlabeutB aestn qaietaiD liabait : mox impulsa aquilonis, simai ijidere aequinoctiì, quo maxime tumsscit Oceanus, rapi agiqae agmen. Et ()|iplebantur terrae: ead^m fr.ito litori campia &cie8, neque dÌ9c?rnÌ poterant incarta ab soUdis , brevia a profundis. Sterntmtur flnctibus, hatiriantur gurgitibus; iumente, sarcinae, 10 corpora esanima interfluunt , oconrsant. PermÌBCentur ìnter se mani pub , modo pectore, modo ore tenue ezstaatìs , aliqaando subtra'^to solo disiecti aut obrati. Non vox et mutui hortatua ìuvabaiit ailversaiito imda ; nibil strentius ab ignavo , sapiens ab imprudenti, coaailia a casa differre : concta pari violenti» 15 iiivolvebantur. Tandem Vitellina in editiora ènisus eodem ag- men subdusit Pernoctavere aìne utensilibus, sine igni, magna par» nudo aut mulcato corpore , haud minna miaerabiles q^uam quos hostis circumaidet : qnippe itlic etiam honestae mortis nana, hia inglorium exitinm. Lux reddidit terram, penetratumque ^0 ad amnem Vieurgin, quo Caesar claass contenderat. Impositae dein legionea, vagante fama submersas; noe fides salutìs, an- tequam Caesarem exercitumque redncem videre. 71. lam Sterttniua, ad accipiendum in deditionem Segìme- rum frati'pm Segeatis praeraissua , ipsiun et filiam eius in cì- al flusso e riflusso del mare sulle ooate vicine alla foce dell'Ems; vi corri sponilono innnr^ e *Wére « stare a galla e posarsi ». 5. Impalta... aidere aeqainoctii; non connettere questi ablat. immedia- tamente con rapi agiqae agmen; ma vuol dire che il soffio di Borea e il periodo equinoziale favorivano la grossa marea, e questa rapiebat la colonna in marcia. 8. Breeia a profundis; il senso di brev-ia lo rilevi dal ano opposto; di- venuto tutto acqua non si discer- nevano i bassi fondi dall' acqua profonda. 0. Ffud&as, le ondate. l'2. -SiMriKto nolo, quando nian- 15. Enitui, cfc. <Ì5, 22 : enuae in aperta ti solida. 18. Htmealae morti» unu, la poasì- bilità, se occorra, di una morte o- norata. 20. Visurgin; non può essere che venendo dall'Ema verso il Beno Vitellio giungesse al Weser. Quindi la lezione Virargin è cerfamente ' erronea. Se Vitellio ha ti-ovato un corso d'acqua, jiui'i essere l'Hunse nella provincia di QroniugSi-, per- ciò v'è chi ha supposto sì deva leggere: Uimof/im; altri ha scritto: Vidrum, pensando al fiume Vidrn», l'odierno Vechte, che ora si getta nello Zujder See; altri ancora esclu- de come interpolato il nome del fiu- me. — Imposiiat, imharcate. quello meli- di V to al e. 60, 11 et Forse guidav 1 EXCESSU AUGUSTI I, 70, vitatem Ubiorum perdnxemt. Data utrique venia, facile Segi- mero, cunctantius Alio, quia Qaintilii Vari corpus inluaiase di- cjbatur. Ceterum ad aupplqnda exeroitae damiiii certavere Gal- ^ liae Hispaniae Italia, quod euique promptum, arma equos Ru- riini offerented, Quorum laudato studio Germanious, arraia modo et equia ad belUim «uinptia , propria pecunia inilìtem iuvit. Utque cladia memoriam etiam comitate leniret, circumiie sau- cìos, facta aingulorum estollere; vulnera intnena alium ape , a- 1 liiim gloria, cunctoa adloquio et cura sibique et proelio fir- mabat. 72. Decreta eo anno triumphalia insignia A. Cadcinae, L. Apronio, G. Silio ob rea cum Germanico gesta». Nometi patria pa- ti iae Tiberius, a pojiulo sa^pius ingeatum, repudiavit; neque in acta sna iui-ari quamquam censente senatu permiait , cuncta morta- liam incarta quantoque plaa adeptus foret , tanto aa toagis in S lubrico dictitans. Non taraen ideo fociebat fidem civilis animi; nam legem maieatatia reduxerat, cui nom?n apud veteres idem. quella pars equùam ohe al o. nella ritirata, , mandata al Boati aiure Oceoni; B questa era giàftifit* a poalrO. Poi Stertinio era atatg mandato a ricevere, Segimero, fra- veva già compiuto anche questa mÌHsioiie. Qaeato figlia di Segimero è ohiaiaato Sesitauo da Straboce. 11. Siliigue et proelio firmabat; mt^ntra confortava i soldati a noove impi'ese di guerra, 11 rendeva sem- pre più. devoti a sé. 73. 1. Triumidialia itaignia; si di- ceva anche triumph. ornammla; vaoì dire che senza celebrare efitttivo trionfi), gli insiguiti di questo o- uore pran detti triumphalea, pote- (cfr. gli odierni titoli oavallera- acbì). Il vero, il iualaa trtumphua, a far capo dal 740 (14 av. C.) fu ri- servato ai membri della famiglia imperiale. 2. Nomea palrii patriae. Questo titolo fu dato la prima volta a Ci- cenine, poi. a Cesarae ad Augu- sto. Tiberio lo rifiutò, e non figu- ra difatti nelle iscrizioni e nelle mento
  • iù gl'avi mali onde fu travagliata Boma nell'età imperiale. I AOGCSTi I. 72. — 74. 79 preaaum sit , postremo arserit canctaqne compnerit, noBcatur. Fftlnaio obiciebat accusator , qood iater ciolhires Augnati , per omnea domos in modum coUegioriim habebantur , Oassium qnendani mimiun corpore infamem adscivisaet, quodque v. nditia hortia statuam Augusti simul mancipaBset. Rubrio crimini da- bator violatuni periurio numEu Augusti. Quae ubi Tiberio tuere, acripsit consuiibus non ideo deoretum patri au> caelum, ut in perniciem civium is honor verteretur. Caaaium hiatrio- neiu solitam inter alioa tiusdem artis interesae ludis, quoa ter sua in memoriam Augusti aacrasset ; neo centra religloaes ti' ri, quod effigiea eias, ut alia nuDunnm simulacra, venditioni- bus liortonim et domuum acc«dant. Ina iuranduia perind» fatimanduni quam si lovem fefelliaaet : deormn ìniuriaa dis curae, 74. Nec multo post Grani um Marcel 3 um praetorem 4. Hepreaìuiii fU. percihè Tiberio non subito incraiielì con questa legge, ma dapprima moderava egli lo xa\o Bovercliio degli accuaatori. ^Araerit ecc., SÌ r [feri aoe_ all'infu- riare del male' neg-li ultimi anni di Tiberio e poi anche sotto i auc- i?B9soii, come Nerone, Domiziano. 5. Cultore» Agguati. Conaacrato Augnato, era invalso Jl'uso nelle fiiiuiglie private di tenerne l' im- iriogine in casa tra gli Dei dome- stici e onorarlo con nn vero e pro- liriu culto. Questo s'estendeva poi anche a Livia Angusta e a Tib«- l'io. Qualche volta si radunavano t*r !e cerimonie di tal eulto, come --à ti-BttassB di veri coUegia SBoer- d..lali. VI, Sirripsit cOHfulibiK, come pre- siilenLi del senato, perchè la giu- riadizione criminale per ì delitti (lilltsa maestà, ond'erano accusate jiersone dell'ordine equestre, spet- tava al Senato, anziché ai pretori. 12. Lodi» 'Ilio» maler tua etc, 1 nt4. detti ladi PalaUni, istituiti da Livia Augusta: ai celebravano nel Fulatino, ed. erano scenioi. 15. Vertdìtiuràbus... aBeadant,s colla cosa venduta. 16. Deorvm iniuria» eie; alle in giurie &tt« agli Dei ci pensai loro; quindi non é da procederi d amen tale della tolleranza reli- Praeiorvm Bilìij/nìae 3, datar da Augusto, al- dall' imperatore por mezzo Ui/ntua prò praelore , altre affidate al Senato, che sorte ì governatori, tra quelli che erano stati eon.'mli per !' Africa e l'Asia, e tra quelli che erano stati pretori per le altre; i governatori di queste provincie senatoriali a- vevano perO tutti il titolo proconsal. Ora siccome la Bitinia era tra le Provincie senatoi-iali, Qranio Mar- cello avrebbe dovuto esser detto procoasul B>l.h//HÌae; ma Tacito usa la parola praetor nel senso gene- rico di oomandant«, quale sì ha in i^ohor» praetaria , praetorium e .-.i\è«*' t. ■ ^-s. 80 CORNELII TACITI thyniae quaestor ipsius Caepio Crispinus maiestatis posttilavit. subscribente Romano Hispone : qui formam vìtae iniit , qnam poatea celebrem miseriae temporum et audaciae hominum fece- r> runt. Nam egens, ignotus, inquies, dum occultis libelli s saevi- tiae principis adrepit, mox clarissimo cuique periculum facessi t, potentiam apud unum^ odium apud omnes adeptus dedit exem- pliim, quod secuti ex pauperibus divites, ex contemptis metut fi- di perniciem aliis ac postremum sibi invenere. Sed Marcellum 10 insimulabat sinistros de Tiberio eermones habuisse, inevitabile crimen, cum ex moribns principis fo dissima, qnaeque deligeret accusator obiectaretque reo. Nam quia vera erant, etìam dieta cred bantur. Addidit Hispo statuam Marcelli altius quam Cae- sarum sitam, et alia in statua amputato capite Augusti effigiem 15 Tiberii inditam. Ad quod exarsit adeo, ut rupta taciturni tate proclamaret se quoque in ea causa laturum sententiam palam et iuratum quo ceteris eadem necessitas fieret. Manebant etiam tum vestigia morientis libertatis. Igitur Cn. Piso « Quo » in- quit « loco censebis, Cassar ? Si primus , habebo quod seqnar : 20 si post omnes, vereor ne imprudens dissentiam » . Permotus bis. 2. Foitulavit. Postulare col geni- tivo dell'accusa, apparisce per la prima volta in Tacito. 8. Hispone. Da Seneca il Ketore (CoìUr. 9, 3, 11) è chiamato Hispo Jìomanv» . e si dice eh' egli era neitura qui asperiorem dicendi viam sequeretur, — Qui , da riferire a Cepione Crispino, non a Ispone Ro- mano. Il subscnbente.., Hispone va considerato come una parentesi. — Formam vitae, intendi la vita del delatore. 5. Saevifiae principis adrèpitj alla lettera; « striscia verso la crudeltà del principe» ossia: porge ad essa occasione di esercitarsi. 6. Clarissimo cuique; opponendosi al preced. occultis libelUs^ spiega il seneo delVoccuUis. 8. Metuendij sottintendi : facti, 9. Sedj serve a ripigliare il di- scorso interrotto. 10. Inevitafnle; non si poteva sftig- gire a questa accusa, perchè attri- buendo all'accusato d'aver sparlato dei veri difetti del principe, la ve- rità di tali difetti dava piena cre- dibilità all'accusa. 16. Palam et iuratum; il votare palam si opponeva al votare se- gretamente, colle tabeUae, Con giu- ramento poi votavano i senatori in alcune solenni occasioni. 18. C». jPmo, quello di cui s't'' detto al e. 18, 10. La domanda di Pi- sone a Tiberio se avrebbe votato primo o ultimo (l'imperatore a- vevala scelta deU'uno o dell'altro) era una coperta satira contro l'eccitazione soverchia di Tiberio: perciò dice Tacito : manebant etiam tum vestigia morientis libertatis. 21. Quanto incatUius.., poenitentia intendi : eo maiore poenitentia pa^ fiens. Nell'incontro di queste uhi- AB EXCKSSU ADGPSTI I. 74. ■ 75. SI (luanCoijue incautiua effdrverat, paenitentia patiena tiilit iibsoivi reiiEti criminibua maieatatis : de pecimiis repetimdia ad n cipe- ratorea itum eat. 75. Nec patìrum cognitiombus satiatua iudicÌÌ8 adaidebat in cornu tribunalia , ne praetorem curuli depelleret ; multaqua eo coraia adveraua ambìtuia et potentiara preces constituta, Sed diiin ventati conaulitiir, libertas cornimpebatur. Inter quae Pina A'arelìua senator queatua mole jiubUcae viae ductuque a- E qaarnm labefactaa aedea Huaa, auxilium patrum iiivocabit. Re- aiatentibna aerarii praetoribus aubveait Caesar |iretiumqiie ae- dinm Aurelio tribnit, erogandae per honeata ptcuniae cupiena, quam virtutem dia retinuit, cum ceteras exueret. Propertio Ce- leri praetorio, weiiiam ordinia ob pauj>ertatem j^etenti , decieua ^ seatertium largitas eat, aatia coinjjerto patemas ei angustias ease. Tomptant'a eadem nlioa probare caiisas aenatui iuaait, cu- pidine aeveritatia in iia etiam qu&ò rite faceret acerbua. Uude ;i sfugga l'allittera- 21. Tutti; alatmo sottluteuda len- leritiaBi, interpretando clie Tiberio stesso volò l'assoluzione deU'acou- sato. Più probabile è cbe si deva interpretare lalil per loìe/yici/: dovè adattarsi a ohe il reo fosse as- 22. Recìperaloreii; erano tre o cin- tguu giudici, incaricati di tiattare le questioui di danni, onde gli an ministrati di una provinois cliii decano l'indennizzo dal governi (ore. Vuol dire, non era più que- stione criminale, ma semplici 75. 1. CognìtionS)its, i pr che si tenevano in Senato. 2. In cornii tribanalvi, stava a lui 'est remiti del palco su cui se- devano i giudici. — Oarali , intendi v/Ja. Il pretore non ai doveva muo- 1 seggio presidenziale. i. Lìhei-ta» corrumpebalur, jjeriihè la soggezione dei giudici alla pn- senza dell'imperatore compromet- teva la loro indipendenza di giu- S.AdH!, ambittint eie-. lindo ascolto alle rai i dei potenti. CoBHGUi: Taciti. n,!a; ,iiQe; tra gli alti arsi, presente Tiberio, si a quello che oi ijuedot- 1 poliblìco te- oro. — Pnlinm... Iribuit, dal fiucua 8. Cupiena; costruito col genìtiTO ;ià. in Plauto, qui imitato da Ta- 10. Veniam ordini»; rinunzia l'ordine senatoriale, che gli jwneva pesi peouniai-i a cui al- io volte 100000, 1 milione di seatersi, che ej censo senatoriale. 12. ProiavB cauìiim 'ia.-■ 82 OCOOIBLII TAOm ceteri siKntium et paupertatem confessioni et beneficio prae- 15 posuere. 76. Eodem anno continuis imbribus auclus Tiberis plana urbis stagnaverat; relabentem secata -est aedificiorum et homi- nnm strages. Igitur censuit Asinius Gallus ut libri Sibillini adirentur. Renuit Tiberius, perinde divina humanaque obtegens; 5 sed remedium coércendi fluminis Ateio Capitoni et L. Arruntio mandatum. Achaiam ac Macedoniam onera deprecantis levari in praesens proconsulari imperio tradique Caesari placuit, EJ- dendis gladiatori bus, quos Germanici fratris ac suo nomine ob- tulerat, Drusus praesedit^ quamquam vili sanguine nimis gau- 10 dens; quod in vulgus formidolosum et pater arguisse dicebatur. Cur abstinuerit spectaculo ipse , varie trahebant , alLi taedio coetus , quidam tristitia ingenii et metu comparationis, quia Augustus comiter interfuisset. Non crediderim ad ostentandam 13. Acerbus, severo, arcigno anche nelle cose che faceva secondo giu- stizia. 76. 2. Stagnaveratj « aveva reso stagni » , aveva coperto di acqua stagnante la parte piana o bassa della città. 8. Strages, perchè le fondamenta di molte case offese dalP acqua si sfasciarono. — Asinius 65^., cfr. c.l2, 4. — Libri Sibillini^ ossisi qu^i versi rac- colti da diverse fonti al tempo di Augusto, e conservati a pie della statua d' Apollo Palatino, a cura dei Quindeoemviri. I vecchi libri Sibillini erano stati distrutti da incendio nelP anno 671 (83 av. C). 4. Obtegens; Tiberio non voleva saperne di que' libri che potevano essere interpretati in senso a lui sfavorevole. 5. Ateio Capitemi. Fu dal 13 dopo C. fino al 23, anno di sua morte, curator aquaruni» Di Arrunzio v. il e. 13, 1. 6. Achaiam et Macedoniam, Erano Provincie senatoriali, e passavano ad esserej^imperiali ; con ciò resta- vano esonerate dal pagamento di gravi tasse da versarsi nell 'aérarncm Saturni; e forse erano minori le tasse che le imperiali pagavano al fisco dellUmperatore. Le due pro- vinole tornarono poi al Senato sotto Claudio nel 44. 9. Drusus , qui è il figlio di Ti- berio, nato il 741 (13 av. C), che aveva allora ventotto anni. Ger- manico è detto suo frcUer , ma si deve intendere fra>ter patruelis, cugino per parte di padre. Quam- quam viU ; il qtiam^^tiam va unito con vili , non già con gaudens. £ chiamare vilem il sangue dei gla- diatori è della civiltà antica. 10. In V. formidolosum. Il volgo non poteva acquistar simpatia a un principe che mostrava compia- cersi tanto di spettetcoli crudeli. Ciò era formidolosum, dava un senso di paura al volgo. — Et sta per etiam. 11. Trahebant , nel solito senao di interpretare ; già s' è trovato locuzioni come trahere in deterùUf in culpam, frequenti in Tacito.^ ) EXCESStr AUGUSTI L 75. - 77. sadvitiam moveadasque populi offeuBÌones con^jeasam filio male riera, quamquain id qiioc[ne dictuin est. 1 77, At t'ierttri licentia , prosimo priore anno coepta, gra- vius tam erupit, occiais non modo e plebe, sed inilitibos et centurione, vulnerato tribuno praetoriae cohortia , dura, prò- bra in magistratns et dissensionem vulgi prohibent, Actum de- ea aeditione apud patres dicebanturque aententiae, ut praetori- 5 bus ina virgaruui in hiatrionea easet, Interceasit Haterias A- grippa trìbunuB plebei increpituaque est Aainii Galli oratione, silente Tiberio, qui ea aimulacra libertatia senatui praebebat. Valuit tamen intercesaio, quia divua Angoatua immunea verbe- ruin histrionea quondam reaponderat, neque faa Tiberio infìin- i gare dieta eiua. De modo lucaria et adveraua loacivìam fauto- nim multa decernuntur; ex quia masiaie inaiguia, ne doraoa pantomiiuornm aenator introiret, ne egredientea in publicum e- quitea Romani cingerent aut alibi quam in theatro upectarentur, et spectantinm immodeatiam exailio multandi poteataa praetoribus ] 14. Conceimm / A. spiegare l'assenza di Tiberio da UMeì.tadi gladialori, SÌ disse anche i^uestA, che egli avesse voluto ìfir- sciarvi soia suo figlio, affinchè col uiettere in muatra U sua indole crudele si rendesse inviso al po- polo. Ma tale supposiaione non par credibile a Tacito. 77. 1. Proximo priore; bastava dire proximo; ma anohe Cic. usa talvolta proxiiaaa auperior a iaferior con apparente ridondanza. Per la cosa, cfr. il e. 54. 2. Sed, per Hfd etiam, come UO, 1. 3. Prasioriae aihortia, Cna coorte pretoriana era solita assistere ai Iwli pel buon ordine. (i. Haterìu» Agrippa, figlio forse di quell' Alerio che è menzio- uata al e. 13. Ebbe cariche vaiie fi fu tra gli amici intimi di Ger- manico. Ha non teneva condotta uuesta. Di lui riparla Tacito nei ]ibri 2, 0. 51; 8, e. 49; 6, u. 4. 10. Negus fax Tilierio : Tiberio si feoeva uno scrupolo di... 11. £ucar(s,da lucar , parola che trovasi poi solo nel linguaggio dei giuristi e delle iscrizioni, e vale la tassa pel |>agamento degli : la istrioni. — Lanci sfrenatezza di ohi favoriva c( eeoessivo le rappresentazioi 13. EgredUnieii è acous-, e soti tende hisirianea. 14. Speclarenlur , di nuovo sottinteso come sogg. hiatrionei. 15. El... fieref.. sottintendi un implicito nel precedente se proibì tivo. Le disposizioni a cui qui i accenna laaoiaDO indovina equan aaoendente sui Romani a esse già allora acquistato i pan on n dopoché Pilade e Bat a e da Mecenate, Verrà temp rone e Domiziano che gh acquisteranno potere fa a ai, Ne- 84 C!ORNELII TACITI 78. Templuin ut in colonia Tarraconensi strueretur An- gusto petentibus Hispanis permissum, datnmque in omnes pro- vincias exemplum. Centesimam rerum venalium post beUa civi- lia institutam deprecante populo edixit Tiberina militare aera- 5 rium eo subsidio niti; simul imparem oneri rem publicam, nisi vicensimo militiae anno veterani dimitterentur. Ita proximae seditionis male consulta , quibus sedecim stipendiorum finem expresserant, abolita in posterum. 79. Actum deinde in senatu ab Arruntio et Ateio, an ob moderandas Tiberis exundationes verter entur ilumina et lacus, per quos augescit ; auditaeque municipiorum et coloniarum le- gationes, orantibus Florentinis, ne Clanis solito alveo demotus nella oorte e nelle cose di stato. 78* !• -^w colonia Tarraconensi, Tarragona in Ispagna, dove aveva G. Cesare fondata una colonia che fu poi chiamata Colonia lulia Victrix TriumphaUs Tarraco. Questa città era il capoluogo di quella provincia ohe si chiamava Hispania Tanrra- conensis. In Tarragona già al tem- po d'Augusto s'era eretta un'ara in onor di lui. Ma ora il tempio che si voleva erigere era chiesto da tutti i provinciali. Templi ad Augusto già si trovavano a Perga- mo in Asia, a Nicomedia in Bitinia, ad Ancira in Galazia ecc., ma ge- neralmente in unione colla Dea Boma. Invece in Ispagna voleva erigersi un tempio Divo Augusto, cioè a lui solo; quindi si dice : datum in. omnes provincias exem- plum. 3. Cejitesimam rerum venalium,, la tassa dell' un per cento su tutte le cose messe in vendi ta. 4. Militare aerarium , era una cassa istituita da Augusto l'a. 9 d. C. , per dar premi ai veterani che avessero venti o più anni di servizio. Al momento della fonda- zione Augusto aveva versato una forte somma per costituire un fondo di cassa (170 milioni dì sesterzi o 40 milioni circa di lire). Poi il tesoro era nutrito con proventi di varia natura. 5. Simul, cioè edixit; nello stesso editto si conteneva pure la dispo- sizione che revocava la concessione fatta ai veterani ribelli , di cui al al cap. 86. — Nisi vicenéimo etc. ossia nisi veterani dimitterentur vi- censimo tantum anno. 7. Sedecim stipendiorum fineni , la fine del servizio ai sedici anni, la fine consistente in sedecim stipendia compiuti (genitivo definitivo). 8. Expresserant ; l'avevano strap- pata questa concessione;quindi Vei>- printer e. 79. 1. Actumi S'era nominata una commissione, vedi 0. 76, ed ora que- sta riferiva gli studi fatti. La sua proposta era, sembra, ohe si devias- sero i corsi di alcuni fra gli affluenti del Tevere,e si diminuisse cosi nella stagion delle piene la quantità d'ac- qua del fiume. Ma questa proposta urtava gli interessi di diverse città e regioni d'Italia, che • mandarono legati per combatterla in Senato. 4. Clanis» la Chiana, che si voleva I. 78. ■ 80. 85 in aranem Arniiin trauaferretui' idijue ipsis pernìciem adfeiret. ^ Con^uentia hia Interamnatea diaaeruere; pesaum ituroa feciin- dìssimos Italiae campos, si anmis Nar (id enim parabatiir) in rivoa diductua euperatagnavisaet. Nec Reatim aileìiaut, Veliimm lacam, qua in Narom effiinditur, obstrui recusantes, quippe iu adiacentia erupturum; optume rebua mortalìum consuluìsae na- 10 taram, quae aua ora fluminibiia, suoa tiiiraiis utque origiaem, ita fines dedsrit; apectandaa etìam religionea aociorum, qui aacm et lucoa et araa patriia amnibus dicaverint: quiii ipsum Tiberini noUe prorsus accoJia fluviìs orbatum minorti gloria flaere, Sea precfls coloniarum aeu difficultaa operum aive siiperat'tìo vaìuit, 15 Tit ia sent«ntiaiii Pìsonis conOederetur , iiui uil luutandum cenanerat. 80. Prorogatur Poppaeo Sabino provincia Moesia, additia &r s^rgar nell'Amo, anziché nel Tevere; ciò danneggiava ì Fioren- 6. Inter'amnólea, quei di Jnfe- ramno. Temi in Umbria, città si- tuata tra due rami della Nera. (Altre Inleramnae antiche erano quella de) Piceno, oggi Teramo, quella del l4tzio sul Liri», oggi Termini, e queUa nel paese dei Frentani, oggi Termoli). 8. Superìlagnavisset, fosse ridotto a stagnare sopra le campagne. Solo qui trovasi usata questa pa- rola latina.— iieod'ni, quei di Rieti nel paese dei Sabini. Il ìaciu Ve- limu, oggi Volino, è tra Bieti e Temi, 9. Qua, dalla parte ove si versa nellaNera. — OiatruirecutanUt, raro il costrutto di r««t(io con l'ooous. e l'infinito; cosi s'è visto di prokìbere al e. &.!, ». 10. Optume ecc. Le ragioni ohe s'adduoono per avversare la pro- posta della commissione sono tre : a) la ragion di natura, conti'o cui male oombattotto gli uomini; b) la ragion religiosa, per il culto che si prestava ai fiumi in tutta Ita- lia; e) la opportunità dì non di- minuire il Tfypi-e della maestà suoi afQuenti. 12. Sodantìii, pei-ohè i vecchi cte avevano istituito il culto di que' come. alleati do' itomaui. L'espres- sione sarebbe poco adatta, se rife- rita agl'Italiani {lei tempo d' Au- gusto. (Perciò ij Nìpperdey mu- 16. In leiiteaiùim Pitonis eoneede- retur; sì approvò la proposta di Pìsone, non se ne facesse nulla. Pisone è il Gneo Pisone menzio- nato al e. 74, 18. 80- 1- Proi-of/aliir. Il governo delle Provincie Cesari ane durava a volontà dell'imperatore; ma pare ohe in genero si considerasse come regolare il perioda di tre o cinque anni. ^Po/yoeo Sabino, 1 Poppea moglie di Nerone; onorati d' insegne tiionfeli nei 26 d. C. mori nel 35 i!. C; jier veutiquat- tro anni fu governatore di prò di X" 86 CORKELn TAom Achaia ac Macedonia. Id quoque morum Tiberi fuit, continuare imperia ac plerosque ad finem vitae in isdem exercitibus aut iurisdictionibus habere. Causae variae traduntur : alii taedio 5 novae curae semel placita prò aeternis servavisse, quidam in- vidia, ne plures fruerentur; sunt qui existiment , ut callidum eius ingenium, ita anxium iudicium: neque enim eminentis vir- tutes sectabatur, et rursum vitia oderat : ex optimis periculum 8ibi, a pessimis dedecus publicum metuebat. Qua haesitatione 10 postremo eo provectus est, ut manda verit quibusdam provincias, quos egredi urbe non erat passurus. 81. De comitiis consularibus, quae tum primum ilio prin- cipe ao deinceps fuere, vix quicquam firmare ausim : adeo di- versa non modo apud auctores, sed in ipsius orationibus repe- riuntur. Modo subtractis candidatorum nominibus originem cuius- 2. Achaia ac Macedonia ^ ohe ap- punto allora aveva Tiberio sot- tratto al governo senatoriale, v. 0. 76. 4. luriitdictionibus ; si oppone a exercitibiia e si riferisce a quelle provinole ove non occorreva guer- reggiare. — Caìi8i ucciso in Alessandria. 68. Tentativo di fuga di Vonone e sua uccisione. 69-73. Malattia, morte, funerali di Germanico, parallelo di lui con Ales- sandro Magno. 74-81. Contesa di Pisone con Senzio per il comarfdo della Siria; Pisone ricorre all'armi, è vinto e torna a E.oma. 82-83. Compianto in Boma della malattia e morte di Germanico; onori decretati alla me- moria di lui. 84. Nascita di due gemelli a Druso figlio di Tiberio. 85» Decreti contro il mal costume delle donne in Boma; soppressione di culti Egiziani e Giudaici in Boma. 86. Elezione d'una Vestale. 87. Prov- vedimenti per il caro prezzo de' grani. Tiberio rifiuta il titolo di parens pcUriae. 88. Morte ed elogio di Arminio. 1. Sisenna Stafcilio [Tauro] L. Libone consulibus mota 0- rientis regna provinciaeque Romanae, initio apud Parthos orto, qui petitum Roma acceptumque regem, quamvis gentis Arsaci- 1. 1. StatiUo,. Libone, I nomi com- piuti sono : T. Statilio Sisenna Tauro e L. Scribonio Libone; ma Tacito suole dare due nomi soli. Il consolato di costoro risponde all'anno 16 d. C. 3. ÀracKtdarum, Arsace, due se- coli e mezzo circa av. C., aveva fondato il regno della Parzia. Per secoli durò la dinastia degli Arsa- cidi, e i Parti estendendosi a ovest fino all'Eufrate furono sempre pe- ricolosi vicini pei Bomani. Prin- cipale oggetto di questic -ni tra loro era l'Armenia, situata al nord della Parzia. — Petitum Roma. . . regem, Vo- L 90 OOKinBLII TAOm darum, ut extemum aspemabantur. Is fuit Vonones, obses Au- ^ gusto datus a Phraate. Nam Phraates quamquam depolisset exercitus ducesque Bomanos, cuncta veuerantium ofHcia ad Au- gustum verterat parlemque prolìs firmandae amicìtiae miserat, haud perinde nostri metu quam fidei popularium diffisus. 2. Post finem Phraatis et sequentìum regam ob intemas caedes venere in urbem legati a primoribus Parthis, qui Vono- nem vetustissimum liberorum eius accirent. Magnificum id sibi credi dit Caesar auxitque opibus. Et accepere barbari laetantes, 5 ut ferme ad nova imperia. Mox subiit pudor degeneravisse Parthos : petitum alio ex orbe regem , hostium artibus infe- ctum; iam inter provincias Romanas solium Arsacidaruna haberi darique. Ubi illam gloriam trucidantium Crassum, exturbantium Antonium, si mancipium Caesaris, tot per annos servitutem per- 10 pessum, Parthis imperitet? Accendebat dedignantes etipse di- none, dato da Fraate ostaggio ad Augusto, era stato educato a Roma; di là i Parti l'avevano accolto re, ma lo tenevano per extemum e però lo disprezzavano. 5. PhracUes; era il 49 di questo nome, ed era stato re dal 717 d. R. (37 av. C.) al 752 (2 av. C). Egli aveva vinto 1' esercito romano al tempo di M. Antonio nel 718 (36 av. C). 6. Venerantium officia^ ossia officia venerantibus propria, tutti i segni di rispetto e deferenza. Quanto al fatto, confronta quel che Augusto stesso narra nella sua autobiogra- fia: Partìws trium exercituum Ro- manorum apolia et aigna reddere mihi, suppUcesque amicitiam pop. Rom. pe- tere co'égi. 7. Firmandae amicitiam ; nota il dativo di scopo. 8. Haud perinde nostri metu e te. Frante non era stato obbligato da una sconfitta a dare suo figlio in ostaggio, ma, siccome non si fidava dei suoi sudditi (popM?«res=conna- zionali); cercava cattivai*si l'amici- zia dei Romani. Anche Augusto dice: non bello superatusj sed otoìcÌ' tiam nostram per suorum pignora petens. 2. 1. Sequentìum regum^ Fraataoe e Orode. Fraataoe era un figlio naturale di Fraate, che assassinò suo padre e gli successe. Orode un altro Arsacìda lo cacciò vìa; ma fu assassinato alla sua volta da un suo dipendente. Di qui le intemae caedeSj di cui parla Tacito: intemae per domesticete, 8. Vetustissimum. liberorum. Il nome degli altri figli di Fraate ci è dato da Strabone (16 , 1, 28) ; erano Seraspadane, Rodaspi e Fraate. 4. Caesar, Intendi Augusto. 5. Ad nova imperia; air, pel co- strutto : laeto milite ad mtUationem ducumj di Istorie 2, 36. 7. Inter promncias R. , il tro- no degli Arsacidi esser conside- rato ornai come una provincia ro- mana. 8. Trucidantium Crassum , nel 701 (53 av. 0.); exturbantium Antonium, nel 718 (86 av. C). ■ '•^■"af*.-- ■ A« .EZOESSU AUGD6TI II. 1. 91 i maiorum institutis, raro venatn, segni equorum cura; quotiens per orbes incederei, lecticae' gestamine fastnqne erga patrias epulaa. Inridebantur et Q-raeci comitea ac viliasìma utensilìam anulo clausa. Sed prompti aditila, obvia comitae, igno- tae Parthia virtntea, nova vitia; et quia ipsorum moribus alie- '& na, perinde odium pravis et houestis. 3, Igitnr ÀrtabanuB Areacidarum e sanguine apud Dahas adultns excitar , primoqne congressu foaua reparat virea re- gnoqu© potitur. Vieto Vononi perfugìum Armenia fuit , vacua tane interque Farthorum et Komanaa opes infida ob acelns An- tonii , qui Artavaaden regem Armeniorum specie amicitiae in- & lectum, dein catenia oneratum, postremo interfocerat. Eius filius Artaxias, memoria patris uobia infeosua, Arsacidar|jm vi aeque regnumque tutatua est. Occiao Artaxia per dolum propinqnorum, 11. Saiv venatu. Putì parere abla. tìvo di qualità, ma è piuttosto abl. di modo, come ai scorge dai seguenti gatamitK, fasta. I Parti, come Giu- stino c'informa (41,3, 3), non man- giavan carne se non dì eaooia, e paasavan la giornata tutta a ca- vallo. Ì2. Fottìi erga patrias epulaa. Vonone disdegnava la «omunanza <\i mensa coi primorea emilalà, la quale era' d'uso tra i Parti e non HJ intralasciava che nel caso di ca- lamità pubblica. lì). VUittima ìtteaaiUttm anaUt dauaa, per es. la cantina , la di- spensa ohe i ricchi Romani chiu- devano col sigillo del loro proprio 14. Prompti adìtii» eoo. Intendi : adSiu, eomita», viriate» Parthia igno- lae, erofU iUà nova v&ia. Il dar fa- cile udienza, la cortesia de' modi, essendo pregi ignoti fino allora ai Parti, sembravano vizi. 3. 1. AnacKÌArum eaanguine, da parte di madre, eir, lib. 6, 42.— Do- l'XK, popolazione scitica, stanziata nelle vicinanze del Caspio e del lago d' Arai. Era già nota a Virgilio, V. En. 8, 728. 2. Primo eon^eraic • in unprimo scontro ., verso l'a. 9 d. C. 8. Vacua, cioè senza capo. 4. Inter Parihorum et Sotnanaa opea infida; l'Armenia ora piegava dalla parte dei Komani, ora dei Parti. In quel tempo era mal di- sposta verso ì Bomani; perciò ac- colse a re Vonone , profugo dalla Farzia. Nota Parthoram e Romanns, cambiamentodi costrutta frequente in Tacito; e già in Liv. 86, 29, 5: inler AfacerfoBum Bomanaqite ca- 5. Àrtaoasden. Artavasde I. era fi- glio di Tigrane I., quegli che era re in Armenia al tempo della campa- gna di Iiuoullo e Pompeo. Dopo un regno di vent'anni, Artavasde era stato catturato da Antonio nel 720 (34 av. C), il quale credeva es- sere statJD da lui tradito due anni prima, al tempo della sfortunata campagna contro i Parti. Poco dopo Antonio consegnò il prigio- niero a Cleopatra, che lo fece uc- cidere (724=30 av. C). 92 CORNBLII TACITI datus a Gaesare Àrmeniis Tigranes deductusqi^e in regnum a 10 Tiberio Nerone. Nec Tigrani diutumum imperium fuit neque liberis eius, quamquam * socìatis more externo in matrimonium regnumque. 4. Dein iussu Augusti impositus Artavasdes et non sine clade nostra deiectus. Tum Gaius Caesar componendae Anne- niae deligi tur. Is Ariobarzanen, origine Medum, ob insignem corporis formam et praeclarum animum volentibus Anneniis 5 praefecit. Ariobarzane morte fortuita absumpto, stirpem eius haud teiera vere; temptatoque feminae imperio, cui nomen Erato eaque brevi pulsa, incerti solutique et magis sine domino quam in liberiate profugum Vononen in regnum accipiunt. Sed ubi 9. Tiffranes. Il secondo di questo nome; era anch^esso fìglio di Arta- v£^e, ed era stato catturato col pa- dre, poi passato in potere d' Augu- sto. Divenne re nel 734 (20 av. C). Augusto nella sua Autobiografia: Armeniam maiorem interfecto rege eiua Artaxia cum facere poasem provin- oiam, malui matorum nostrorum exemplo regnum id Tigrani regia Artavasdis filio, napoli atUem Tigra- nÌ8 regia, per Ti. Neronem tradere. Il fatto è magnificato come una conquista da Orazio nella 12» Ep. del libro primo (v. 16j. 11. Liberia eiua^ un maschio e una femmina, Tigrane ohe fu III ed Erato; Tigrane II mori il 748 (6 av.C). — More extemo,Goiae JVIausolo e Artemisia in Caria , e più al- tri della dinastia di Tolomeo in Egitto. 4. 1. Artauctadea, É un Artavasde II, di cui Augusto non fa men- zione nel suo racconto ; bensì lo ricorda Velleio Patercolo, che nel 2» della sua storia, e. 94 , parlando di Tib. Nerone mandato in Arme- nia colle legioni, dice : redacta ea in poteatatem pop. Rom., regnum eiua Artavaadi dedit. 2. Deiectua. Forse Tigrane m ed ed Erato ricorsero all^ aiuto dei Parti, e dando una sconfitta ai Bomani , riafferrarono il regno d'Armenia. — C. Ccteaar. L^anno 753 (1 av. C.) Caio Cesare andò in 0- riente e vi mori poi il 757 (4 d. C). Di questa missione di Caio Cesare, Augusto neU' Autobiogr.: Et eatt- dem gentem poatea deaciacentem et reheUantem domitam per Gaium fi- liummeum^ regi Ariobarzani, regia Me- dorumArtahazipUo^ regendam trcuiidi. 5. Stirpem eiua. Cosi Augusto segue il racconto : Poat eiua (Ario- barzania) mortem fiUo eiua Artatxtadi (se. regendam Armeniam tradidi; è un Artavasde III); quo interfedo Tigranem qui erat ex regio genere Armeniorum oriundua in id regnum miai (dunque un Tigrane IV ohe Tacito non menziona). 6. Erato, Sarà la stessa Erato, sorella e moglie di Tigrane IH e forse rimasta vedova, e vissuta si- nora privatamente, oppur un'al- tra di questo nome ? Non si sa. 7. Magia aine domino quam in ìi- bertate; avverti differenza tra i due concetti, ben rilevata qui da Ta- cito. AB EXCBSS0 AOGOSTI II. 3. — 5. 03 rainitari Àrtabanns et parnm enbsidii in Armtniia, vel, si no- stra! tì defenderatur, bellom adversas Parthos aumendiim erat, 10 rector Syriae Cri-tJcus Silanus excitum custodia circumdat, ma- nente luxu et regio nomine. Quod ludibrium ut effugere agi- taverit Vonones, iin loco reddemns. 5. Ceterum Tiberio band ingrattuu accidit torbari les Orien- tis, ut ea specie GermaDÌCDm suetis legionibns abstraberet no- visqne provinciìs impositum dolo Bimul et casibue obiectaret. At ille, quanto acriora in eam studia militum et averaa patrui volantas, celerandae victoriae intentior, tractareproeliorum vias ^ eb quae eibi t«rtium iam annum belligeranti saeva vel proHpera evenissent. Fundi Germanoa acie et iustie locia, iuvari silvie, 8. va minilari; nota l'ìnlìn. sto- rìoo in proposiz. temporale, ohe Tacito usa più volte , quando a»- gue un verbo fluito di pendente dalla stessa congiunzione. 10. Defenderelur; intendi Vonone. 11. Crttieut Sitamu; se ne ripar- lerà al e.'tS.—Excilum. Cfr. e. 3, 2: (Ariabaiau} exnilur. Silano fatto ve- nire a sé Vonone con un pretesto qualunque, to ritenne oome prigio- niero, sebbene oohservandogU trat- tamento da re. 13. In loco, cioè Jiw loco; V. e. 68. 5. 2. Suetis UgioHÌbaa; dat. dì aUlrahertt; altro as. al o. 23, fine. 3. Dolo... et cotibus; Tacito qui ^à accenna a inganni che Tiberio avrebbe voluto tendere a Glerma- nico mandandolo in Oriente; alla stessa idea sarà ispirato il racconto che legue; vale a dire egli lascia qui capire di star con quelli obe . attribuivano la prematura morte di Germanioo a insidie di Tiberio. Pure riconoscerà più tardi egli stessa, ciò non risultare provato, ma solo supposto. Non è dunque qui Tacito del tutto imparziale. 5. CeUrandat tìietoriae inltttiior; manca un taitìo o m da far riscon- tro al precedente guanto; ne trovere- mo altro es. al o. 67. Pel ilat. con inUniua eie. 1, 61, 7: o^fiu/o (JnZ/io- rutn ceiwMintsii'uBi. InSiieavvertì il verbo celare usato atti vam. a imi- tazione dell'uso poetico. — Proe- liorvm vùu. Non 6 che si contrap- pongano le vie di terra a quelle di mare, di cui si parla poco più giù; qui sì discorre in genere dei suo- oessi sperati nella terxa campagna contro i Germani. 6. Tartùim tata aanum; le cam- pagne di Germanico eran princi- piate l'a. 14 d. C. 7. fundi Oermanoi eCc. Hi espon- gono qui, col solito costrutto infi- nitivo, le rifiessioni ohi! Germiiuico &ceva sulle eventualità della guer- ra (tractaiu protUoTH^i. tsias). Egli pensav» ohe in campo aperto e luo- ghi adatti i Qermani ai facevano vincere agevolmente, ma sapevano approfittare dei luoghi selvosi e pa- ludosi e tendere oo^ difficile ai nostri la vittoria. I Biimaui ave- van danno più dalle maruie fati- cose e dai difetto di armi che dalle ferite, e le lunghe coJodhp di ba- assai dilGcìli alla difesa. Perciò Qer- 94 GORNEUI TACITI paludibus, brevi aestate et praematura hieme: suum mìlitem haud perinde vulueribus qaam spatiis itiuerum, damno anno- io rum adfici; fessas Gallias minìstrandìs equis ; longoni impedì- mentorum agmen opportunum ad ìnsidìas, defensantibus ini- quum; at si mare intretur, promptam ìpsis possessionem et ho- stibus ignotam, simul bellummaturios incipilegionesque etcom- meatuB pari ter vehi ; integrom equitem equosque per ora et 15 alveos fluminum media in Germania fore. 6. Igitur huc intendit, missis ad census Galliarum P. Vi- tellio et C. Antio. Silius et Anteius et Caecina fabricandae classi praeponuntur. Mille naves sufficere visae properataeque, aliae breves, angusta pappi proraque et lato utero , quo faci- 5 lius fluctus tolerarent; quaedam planae carinis, ut sine noxa aì- derent; plures adpositis utrimque gubemaculis, converso ut re- pente remigio hinc vel illinc adpellerent; multae pontibus stra- tae, super quas tormenta veherentur, simul aptae ferendis equis aut commeatui; velis habiles, citae remis augebantur alacrità^ jQ milituin in speciem ac terrorem. Insula Batavorum in quam manico oonchiudeva ohe era me- glio evitare le marcie terrestri e penetrare nel cuore della G-erma- nia risalendo per nave il corso dei fiumi ohe si gettano nel Mar del Nord. — Iit9ti8 locÌ8y località regolari, non le fìtte selve e i luoghi palu- dosi incontrati nelle spedizioni pre- cedenti. Cfr. 1, 68, 10 : non hic HI- v biainento di oostrutto, onde Tac. si Gompiaoe. Traiavàtlere bellum, è ilar principio alla guerra col passar la frontiera. 18. Conliaaus, nel reato del sue corso, per contrapposto all'ultima 15. Qua Gemia/iima praevekitìir, per la parte ohe scorre lungo la naie, che s Reno. Nota il j/raevehì per prae- la-eehi; uoal U^, B vedremo praefluii per praelerfluil. 17. Oogaomeitio , in senso di no- me , ofr. I , 23 , 17. — Vahalem, l'Odierno Waal ; in Cesare, B. Gali. 4, 10, 4 ohiamaai Vaca- liui; in Sidonie Apollìnai'e tiuvaai Iti. Mutai Moaa firn il nome di Waal ci fiume Mosa, ossia si e 7. 1. Addguntur; ne allestire 8. Aram Draso ine, cfunbia r quello di n fonde uollo adigere è na flotta, "altare e- di Druso, forse nel luogo stesso ov' era morto. Nota litui per ponila, conditue; c&. 1, 39, 8 : vexiUum in domo Germanici 9. Honori palrii princepa cum le- giùnibua decucurrit. DeeuTrere honori alciua, noi diremmo: • sfilare in pa- rata per onorare uno ■ . Cosi vedre- mo decuriiu ouhorlium al a. 55. 9G CORNEIJI TACITI stellum Alisonem ac Rhenum novis limitibus aggeribusqne per- munita. 8. lamque classis advenerat, cam praemìsso commeata et distributis in legiones ac socios navibns fossam, cui Dmsìanae nomen, inpp'essus precatusque Drusum patrem, ut se eadem ausum libens placatusque esemplo ac memoria consiliornm at- 5 que operum iuvaret, lacus inde et Ocjeaniim usque ad Amisiam flumen secunda navigatione pervehitur. Classis Amisiae ore re- lieta laevo amne, erratumque in eo, quod non subvexit trans- posaitgae militem dextras in terras iturum; ita plures dies effi- ciendis ix)ntibus absumpti. Et eques quidem ac legiones prima 11. yl /wowem. Non si sa con certez- za ove deva ricercarsi questo forti- no costrutto dai Romani in Germa- nia. Dione Cassio parla di un forte costrutto da Druso al confluente della Lippee dell' 'eX{(tu)v, e può essere questo di Aliso; ma che inten- deva Dione per questo' eX{ju)v ? Il Mommsen pensa dXVAlme che con- fluisce nella Lippee presso Pa- derborn; ivi è una località che ancor si chiama Ehten. E l'opinione più probabile; ma non tutti son di questo avviso. 8* 2. Fossam cui Dnisianae nomen^ era un canale costruito da Druso per oongiungere una parte del braccio nord del Reno coli' Issel. Quest' ultimo era stato in pari tempo allargato sino alla foce. 3. Eadem ausum. Druso nel 742 (12 av. C.) primo aveva navigato con una flotta romana il Mar del Nord. La stessa via vedemmo (1, 60) essere stata percossa da parte delPeseroito di. Germanico nel 15 d. C. 6. Amisiae ore reUcta, fu lasciata alla foce dell' Ems. La paroletta ore s'è smarrita nella tradizione del testo da codice a codice; la re- stituì, per congettura, il Seyfiert. Né se ne può fare a meno. 7. JErratum in eo etc. Tacito si fa interprete di una censura mossa a Germanico p«r aver sbarcato i soldati alla sinistra dell'Ems (laevo amne)j mentre dovevano poi conti- nuare la marcia alla destra del fiume (dexlrtts in terras iturum). Ciò lo obbligò a costruire ponti , e a perdere un tempo prezioso. — JSuòve- ocit transposuitque rmfUemj è un con- cetto solo; doveva egli navigare ancora un tratto e trasportare l'e- sercito allA destra riva. Anche qui la copulativa que è congetturale, nei codici v'è 1' asindeto, poco op- portuno qui. A questa censura po- trebbe opporsi che Germanico colla costruzione di ponti sulP Ems vo- leva assicurarsi la linea di ritirata in caso di bisogno. È vero che a- vrebba sempre guadagnato tempo, se avesse sbarcato 1' esercito alla dèstra, e seguitato la marcia, pur lasciando dietro sé de' soldati in numero sufficiente per costruire i ponti e le opere atte a difenderli' 9. Pontibus: usato il plurale per- chè verso la foce diramandosi il fiume in più bocche , si dovevano costruire più ponti. E dovevano essere non veri ponti, ma argini e zattere congiunte, perchè poco dopo, crescendo il flusso marino, ADtiDSTI II. 7, - 97 aeatiiaria, nondum adcreac«nte nnda , intrepidi transiere : pò- 10 tre mum ausiliorum agmen Batavique in parte ea, dum insultant aqnia artemqne nandi oatentaot, turbati et quidam hauati sunt. Metanti castra Caesari Ampaivariomm defeotio a tergo nuntiatur : missus illieo Stertiniua cum equite et armatura levi igne et caedibiiB perfidiam ultua est. 15 9. Flnnien Visurgis Romanoa Cheruacosque interflnebat. EiuB in ripa cum ceteria primorihus Anninias adstitit, quaesi- toque an Caeaar venisaet. , poatqiiam adesae reaponsura eat, ut liceret oiim fratre conljqui oravit. Erat ia in exercitu cogno- mento Flavus, inaignia fide et amisso per vulnus ocnlo paucis 5 ante auuia " duce Tiberio. Tura permiBBiun; progresausque salu- tatuv ub Arminio ;^qui amotia stipatorihua, ut aagittarii nostra prò ripa dispositi abacederent poatulat, et poatquam disgreaai, unde ea deformità» oria interrogat fratem. Ilio locnra et proe- lìum referente, quodnam praemiuin recepiaaet exquirit. Flavus iq aucta Btipeudia, torquem et coronam aliaque militaria dona me- roorat, inridente Arminio vilia aervitii pretia. 10. Exin diversi ordiuntur , hic magnitudinem Romanam, 4. CogtiometUo Flavia ; per 1' uso di a>gnoTiKntvm^= nomtm, ofr. I, 23, 17, e 2, 6, 17. Di queato Flavo fra- tello di Arminio riparla Tao. al lìb. 11, 16 ricordandone la moglie e il figlio. 5. Paucìa anU annii , forse nel- l'ultima campagna di Tiberio dopo la disfatta di Varo (762-764; S-11 piu.com 11. Batavùpu ira parte ea, cioè (n txtrevio agmìne, 13. Ampaìvarioram. Gli Ampsi- varii erano stanziati a)la sinistra dell'Ems, tra 1 Frisii e i Brutterl. Veramente i (rodici hanno la le- zione A-nyrivaHorinn; si tratterebbe cioè degli Angrivftlii, che erano tra il Weser e l'Elba; ma Germanioo non aveva ancor passato il Weser; come poteva parlarsi di una de- fectio di costoro a terga? 14. Sla-Hmaa, v. 1, 6t1, 11. 9. 1. VÙHTgU. Solo di qua si ri- leva che i Romani erano giunti sinu alle vicinanze di questo fiume e ivi posto il campo. — Inlerfluebat, verbo usato già da Livio (27, 29,9), 2, Qaaesilo, abl. aas. di un partici- pio neutro, come aaàùo,liiUiUcto ecc. CoaseiAi Tacjti. d. C), glia n permmtiim. I. Col tum ripi- a dal oea- sulla persona di Flavo. J2. Vilia tenntii prelia; s'intende la vita schiava che menava lui Flavo, e il compenso che ne rice- veva, vile agli occhi dei suoi con- nazionali. IO- 1. Diversi, in senso diverso, con idee opposte.— flic, cioè Flavo come vicino ai fiomani ; più giil aie = Arminio. 98 CORNELII TACITI opes Caesaris et victis graves poenas, in deditionem venienti paiatam clementiam ; neque coniugem et fìlium eius hosti- liter haberi : ille fas patriae, libertatem avita ti , penetralis Ger- 5 maniae deos , matrem precom sociam; ne propinquorum et adfì- nium, denique gentis suae desertor et proditor quam imperator esse mallet. Paulatim inde ad iurgia prolapsi quo minus pagnam consererent ne flamine quidem interiecto coliibebantur, ni Ster- tinius adcnrrens plenum irae armaiiue et equum poscentein Fla- 10 vum adtinuisset. Cemebatur centra minitabundus Arminius proeliumque denuntians ; nam pleraque Latino sermone interia- ciebat, ut qui Romania in castris ductor popularium meruisset. 11. Postero die Germanorum acies trans Visurgim stetit. Caesar nisi pontibus praesidiisque impositis dare in discrimen legiones haud imperatorium ratus, equitem vado tramittit. Prae- fuere Stertinius et e numero primipilarium Aemilius, distantibas 5 locis invecti, ut hostem diducerent. Qua celerrimus amnis, Cba- riovalda dux Batavorum erupit. Eum Cherusci fugam simulantes in planitiem saltibus oircumiectam traxere: dein coorti et un- dique eflfuai trudunt adversos , instant cedentibus coUectosque in orbem pars congressi, quidam eminus proturbant. Chariovalda 3. Coniugem et fiUum, Intendi Tu- snelda fatta prigioniera mentr'era incinta, e il figlio che era poi nato da lei; v. lib. I, 58. 4. Faa pcUriae, la dignità, l'onore delia ]pSLtTÌa,.- - Penetralis deos, lo stesso che deos Penaies , espres- sione che altrove (lib. 11,16) usa Ta- cito nello stesso senso. Penetrales è espressione poetica, come ci avvisa Ciò. De nat. d, 2, 68. 6. Imperator, nota termine ro- mano di cosa barbara; altro es. al e. 45. 11. Interiaciehat , voce taci tea; cfr. I, 23, fine: ni rniles.,. preces et.,,, minas interiecisset, 12. HoTnanis in castris. Velleio Pat. 2, 118, 2 : Arminius.... adsiduus militiae ìiostrae prioris comes, iure etiam civitatis Romance decus eque- stris consequens gradus (ed. Ellis, Oxford, 1898). 11. 2. Dare in discrimen, pon'e a repentaglio; cfr. se in casum dare di I, 47, 2. 8. ImpercUorium, proprio, conve- niente a un imperator. 4. Primipilares, queUi che erano stati primipili o comandanti della prima centuria d^una legione. 7. Oircumiectam, circondata. So- litamente si trova costruito col da- tivo (es. moenia regiae circumiecta nel 5o delle Storie , 11, 7); qui è usato il costrutto che è invece re- golare con circumdatus. 9. Congressi, opposto a eminus, quindi significa: comminus pugnan- tes. '*^^*^s»f^?^J~-' ■,'■ - AB BXCBSSU AUflUSTt II. 10. — 13. din snsteatata hostìum saevitia , hortatas buos ut iiigriieates 10 catervaa globo perlringereat, atquo ipse densissimns inrumpens, congestis telU et eufibaso equo labitwr, ac malti nobilium circa : ceteros vis sua aat eqaites cum Stertinio Aemilioque subveuien t°s periculo exemere. 12, Caeaar tranfigreBsiia Visurgim indicio perfugae cognoscit delectum ab Àrminìo locum pugoae; coaveuisee et alias nationea in silvani Hercnli Bacram. auBuroaque noctum&in Qaatrorum op- pug^uatiotiein. Habita ìndici £des et cemebantar ign.es, suggreH- sique propius speculatorea audiri fremitum equorum iramenaique ó et inconditi agminis murmar attolere. Igitur propinquo aummae rei discrimine explorandoa militum animoe rattiB , quonam id modo incoiTUptum foret, secum agitabat. Tribiuioa et centurìones laeta saepius quam comperta nuntiare , libertorum aei viiia in- genia, amicis inesse adulationem; si contio vocetur, illic quoque io quae pauci incipiant reliquos adatrepereJ'enitus noacendae mentes, com secreti et incustoditi inter militarìs cibos s^em aut metum proterrent. 13. Nocte coepta egreBSUB augurali per occulta et vigilibua ignara, cernite uno, contectus umeroa ferina pelle, adit caatrorum "il 11. Qltiòo, stando a 9parai. — /nrumpouool solo accua.; cfr. 1, 48, fine : ittnimpant coiUuba^ nia. Altrove con m e l'aoous. nel senso di : •catenorsi contro - 13. 1. AuffuraU. Si chiamava cosi la tenda del generale (Qaint. 8, 2, 8: rei commurti» p/iiribu» ih uro a- ìiquo haiet nomea eriiniuni, ut ear- nuA funebre proprie naettia el taber- nacttUim duci» aai/am/e). 2. Ignara iuè » (V. I. ; a pelle. da somigliare nno dei .soldati delle truppe ausiliari. i - ^l', ^ -"S' < ^\^ y 100 CORNELII TACITI yias, adsÌ8tit tabemaculis fruiturque fama sui, cum hic nobili- ta tem dncid, decorem aliuS) plurimi patientiam, comitatem, per 5 seria per iocos eandem animum laudibus ferrent reddendamque gratiam in acie faterentur^ simul perfidos et ruptores pacìs ul- tieni et gloriae mactandos. Inter quae unus hostium, Latinae linguae sciens, acto ad valium equo voce magna coniuges et agros et stipendii in dies, donec bellaretur, sestertios centenos^ si quis 10 transfugisset^ Arminii nomine poUicetur. Incendit ea contumelia legionum iras : veniret dies, daretur pugna; sumpturum militeni Germanorum agros , tracturum coniuges ; accipere omen et* ma- trimonia -ac pecunias hostium praedae destinare. Tertia ferme vigilia adsultatum est castris sino coniectu teli , postquam cre- 15 bras prò munimentis cohortes et nihil lemissum sensere. 14. Nox eadem laetam Germanico quietem tulit , viditque se operatum et sanguine sacri respersa praetexta pulchrìorem aliam manibus aviae Augustae accepisse. Auctus omino, addi- centibus auspiciis , vocat contionem et quae sapientia praeviss 5 aptaque imminenti pugnae disserit. Non campos modo militi Ro- mano ad proelium bonos , sed si ratio adsit , silvas et saltus; nec enim immensa barbarorum senta, enormis hastas in ter truncos arborum et enata humo virgulta perinde haberi quàm pila et gladios et haerentia corpori tegmina. De^serent ictus , ora mu- (). Ruplorea pacÌ8 , si intende il buon accordo tra soldati e duce, e la disciplina anche in tempo di guerra. 7. unioni et gloriae mactare: sacri- ficare alla vendetta, e a gloria del duce. 9. Stipendii] questo genitivo di- pende da sestertios centenos; cento sesterzi al giorno (quasi 20 franchi al giorno). 13. Tertia ferme mgilia, verso le 4 antim. 15. Pro nmninientisj sulle opere di difesa, sul vallo o terrapieno on- de il campo era circondato. 14. 1. Quietem^qm vale:sogno, cfr. I, 65, 5. 2. Operatum j da operari^ nel senso speciale di sacrifìoare. — Sacri, da sacrunif nel senso di vittima sacri- ficata. Cfr. il proverbio inter sacrum saxumque stare, essere tra la vit- tima e il sasso che la deve ferire, noi : tra l'incudine e il martello. . 3. Auctus ornine., rassicurato, ri- francato da questo buon augurio.— Addicentiòus; addico è Tespressione tecnica a significare l'approvazione data dal volo degli uccelli a qual- che decisione. Qui s'^ran tratti gli auspici prima della battaglia. 4. Sapientia praevisa, ciò che nel suo senno ave^a previsto come fa- cile ad avverarsi nell' imminente battaglia. 7. Nec/ da riferirsi non ad immensa, ma all'avverbio perinde che segue. 8. Haberi, potersi maneggiai'e. 9. Tegmina , qui riferito parti- [ ir. 13. - 101 cronibug quaererent : non loricam Germano, qnidem ferro nervove firmata , eed vimiùi et fucatas colore tabnlaa ; pi ceteris praeusta ant brevia te ad brevem impetum validiim, pudore flagltii, aiao cura duci iuter secnnda non di galeam, ne Beuta IO textns vel tenuia im utcumqne aciem hastatam, lam corpus ut visn torvum et nulla vulnerum patientia : Bine abire, fugere, pavìdos adverais, ]5 i, non hnmaiii iuris raeraores. Si taedio lupiant, hac acie parari : propiorem iam Albini quam Ehenum nequn bellnm ultra, modo se, patriB pa- truiq^ue vestigia prementem, ÌBdem in tenia victoreni siaterent. 15. Orationem ducis secntus militum ardor, signumque pu- gnae datum. Nec Arminius aut ceteri Germanorum proceres omit- tebant suos qniaque testari, ho» esse Romanos Variani exercitas fngacissimos , qui ne bellum tolerarent , eeditionem induerint! quornra para onusta vulneribna terga, pars iluctibua et proceliis 5 fraetoa artua infenaia ruraum hoatibua , adverais dia obiciant^ nulla boni ape. Claaaein quippe et avia Oceani quaeaita, ne quia venientlljuis occnrreret, ne puiaos premeret ; sed ubi miscuerìnt uolurmeute agli scudi romani pip- atili e tenuti aderenti al corpo. — Denxerenl, da deiuiére; più comune è la. lorma deiaare, • affittire • . 11. Nereo, intaniti; pelle. — Vimi- mim. texiiu. Gli scudi dei Germani non erano eie intrecci di vimini, e anche aottili. 13. Utcumque, comunque , ossia 3olo la prima schiera fra ì Ger- mani era armata d'aste, quali che ai fossero queste aste. Utcumqae va. dunque unito con haaiatan. L'avverbio è usato già da Ovidio liì. Praeasla,. tela, aste abhru- i-iaccliiate a un'estremità per farvi la punta. — Brema, le frameae di cui Tacito parla nella Germania (fi, 1), come 1' arme geueralmente usata dai Germani. 15. Pavidoi niZuertu; intendi l'oil- e ablat assai - li ni™ 17. Cupiant, intendi mdit^ Ro- mani. ^Parari cioè fi em, 18. Patria pafruiipie Tanto Druao quanto Tiberio sei ano spinti s no all'Elba (745-9 av P eT585d C ). 20. Sù/ereni; astere algm atipi: ■ far che uno sin una cosa. IS. 3. Sao« teatari. dente oam[ Cina (V. I, e 4. Hediltonem indvere, vestirl'ap- parensa di rihelli: cfr. I, 69, 4, muiiia duciff induere. 5. Onusta milneribus terga, accusa- tivo di oiioion;. Queste parole dei ca- pi Germani contengono un'allusio- tocoata nello prece- igna ai soldati di Ce- 1-681, ed è presentata la I al primo acontro i Bo- olgere le spalle. ' -> ^ ""*-':^ 102 GORNELII TACITI manus, inane victis ventorum remorumve subsidium. Memìnissent 10 modo avarìtiae, cmdelitatìs, superbiae : aliud sibi reliquum quam tenere libertatem aut mori ante servitium? 16. Sic accensos et proelimn poscentos in camptim, cui Idi- siavìso nomen, deducant. Is medine inter Visnrgim etcoUes, ut ripae flumini» cedunt aut prominentia montinm resistunt, inae- qualiter sinnatur. Pone tergnm insurgebat Edlva, editis in altum 5 ramis et pura humo inter arborum truncos. Campum et prima silvarum barbara acies tenuit: soli Cherusci iuga insedere, ut proeliantibus Romanis desuper incurrerent. Noster exercituò sic incessit : auxiliares Galli Qermanique in fronte , post quos pe- di tes sagittarii; dein quattuor legiones et cum duabus praetoriis 10 cohortibus ac delecto equi te Caesar; exim totidem aliae legiones et levis armatura cum equite sagittario ceteraeque sociorum cohoi tes. Intentus paratusque miles , ut orde agminis in aciem adsisteret. 9. Inane^ sottintendi fare. 10. Avarittaej eto. s'intende dei E.omani. — Aliud etc. nota la man- canza della particella interrogativa. In discorso diretto sarebbe : aìiudne est nobis reliquum quam etc. 16* !• Idi9ia*)i80 , è nominativo; cfr. 1, 45, 3 : loco Velerà nomen estj e lib.2, 4, 6: cui nomen hrato. Invece il costrutto col dativo leggesi nel 1. 4, 35, 5: cui nomen superiori e 2, 8, 2: fossa cui Drusianae nomen^ ed è usato quando si tratta di agget- tivi. La voce Idisiamso sec.ilGrimm varrebbe : il prato delle ninfe (El- fenwiese). Quanto alla località , si crede che fosse poco al sud della porta Westphalica , ma nulla di certo. 3. Ripae fluminis etc. Lo spazio piano tra il fiume e 1 colli è dise- gualmente sinuoso. La disegua- glianza pix>viene da questo che in certi punti, ritirandosi alquanto il letto del fiume, lo spazio s'allar- ga; in altri per qualche sporgenza de' colli si restringe. 4. Pone tergumf naturalmente dei Germani. — Editis in aUum ramis j pura JmmOf una pineta probabil- mente. 6. InsedèrCf perf. da insilo^ «pren- do posto». 7. Proeliantibus RomaniSf sarà da- tivo dipend. da incurrerent f Ma incurrere per lo più è usato da Tac. oolPaccus., V. I, 51, 14 nomsnmos; 2, 17, 2 latu^. Quindi è più proba- bile che proeliantibus Monianù sia abl. assol. 9. Cum duabus praetoriis cohor- tibusj forse due coorti pretoriane mandate a Germanico per rinforzo al tempo della ribellione de' sol- dati; come 1, 24 , 8 si menzionano due coorti pretoriane mandate con Druso in Pannonia. 12. Ordo agminis in (tdem adsi- steret: V ordine di marcia ai spie- gasse in linea di battaglia. AB BKCKSSU AUGUSTI II. 16, — 18. 103 17. Visis Oheruscorum catervis , quae per ferociam proru- perant, validisaimos equitum iocnrrere latus , Stcrtinium cum cateriB turinis circamgredi tergaque invadere i uba t, ipse in tem- poie adfuturus. Interea pulcherrimiim augurium , octo aquilae petere ailvas et intrare viaae imperatorem advert.ere. Exclamat ^ irent, aeqii eren tur Romana s avea, propria legionum uumina. Simul pedestriB acies iufertur ob praemiBSua equea postremoa ac laiera impnlit. Mirumque dictu, duo hoatinra agmina diversa fuga, qui eilvam tenuerant, in aperta , qui campia adatiterant , in silvam ruebaut. Medii intar hoa Chernsci collibua detrudebantiir, 10 inter quos insignia Arminina marni voce vulnera auatentabaf pugnam. Incubueratque aagittariia, il!a rupturus , ni itaotorum Vindelicorumque et Gallicae cohortea signa obiecisaent, Nisu ta- men corporia et irapetu equi pervasit, oblitua faciem ano cruore, ne noaiieretur. Quidam adgnitum a Chaucis inter auxilia Romana 1"> agentìbua emisaumque tradiderunt. Virtus seu frana eadem In- guiomeio efFugium dedìt : ceteri paaaim trucidati. Et pleroaque tranare Visurgira conantea iniecta t«!a aut via fluminia, postremo moles rnentium et iiicidentea ripae operuere. Quidam turpi fuga in aumma arborum niai ramieque se occultantes admotis aagitta- 2^ rifa per ludibrium figebantur , alioa prorutae arborea adflixere, 18, Magna ea Victoria neqae cruenta nobis fuit. Quinta ab liora diei ad noctem caeai hoatea decem milia paB.sunm cadave- ribus atqiie armis opplevere, repertis int^r apolia eorum catenia, 17. !■ Fhw Cherutcorum nalervà; minio ohe riuflcl a penetrai'e nelle vuol dire che i Cherusui s' erano schiere nemiche.— Oi^iVu* faiHem appostati ani colli in modo da non cruore, da oblino, oblevi. esser visti; ma avendo principialo 16. EmÌMBin, lasciato andare, seb- con troppa energia (ferocia) l'at- ben riuonoaoiuto per Arminio. tacco, furon risti. 17. Inguiomero, zio di Arminio, 4. Aquilae., oitae,da, tua» in sanso v. 1, 60, 2. pass, di video. 19. Operuere, per zeugma esteso 5. Arfuer(ere,riohiamara3èratten- ai soggetti inieda tela, wii flujiàniK. zione; nfr. 1, 41, 3: geviitut ac pian- 20. la sum-iiin arboram niai: -ar- dit milìtuni aare» oraqae ad-aertere. rampicatiai in cima allo pianto». 7. Inferlur, ossia immillilur. 21. Adfligere, buttar a terra. 11. MaHu voce tmlnere , efficace 18- 2. Oecevi milia passuiiia, dieci brevità d'asindeto: « colla mano, miglia di teiTeno. oolle grida, col dar esempio agli 3, Caleiiù: è uno stoi-ielìa clic altri delle proprie ferite-. troviamo più volte ripetuta; la 14. Permuit, detto dei solo Ai- narra Polibio (3,82j a proposito 104 CORNELII TACITI quas in Romanos ut non dabio eventu portaverant. Miles in 5 loco proelii Tiberium imperatorem salutavit struxitqùe aggerem et in modum trópaeorum arma subscriptis yictarum gentimn nominibus imposoit. 19. Haud perinde Germanos vulnera, luctus, excidia quam ea spccies dolore et ira adfecit. Qui modo abire sedibas , trans Albim concedere parabant^ pugnam volunt, arma rapiunt; plebes primores, iuventus senes agmen Bomanum repente incursant, 5 turbant. Postremo deligunt locum flumine et siivi s clausum, arta intus planitie et umida : silvas quoque profunda palus ambìbat, nifli quod la tua unum Angrivarii lato aggere -extulerant, quo a Cheruscis dirimerentur. Hic pedes adstitit : equitem propinquig lucis texere, ut ingressis silvam legionibus a tergo foret. 20. Nihil ex bis Caesari incognitum : Consilia locos, prompta occulta noverat astusque hostium in perniciem ipsis vertebat. Seio Tuberoni legato tradit equitem campumque; peditum aciem ita instruxit , ut pars aequo in silvam aditu incederet , pars 5 obiectum aggerem eniteretur; quod arduum sibi , cetera legatis della spedizione di Flaminio con- tro Annibale , e là ripete Floro (3,7, 2) raccontando l'invasione di Creta da parte di M. Antonio nel 680 (74 av. C). 5. Tiberium imperatorem. Siccome gli eserciti facevano le loro spedi- zioni sempre sotto gli auspici del capo dello stato, cosi a lui si con- feriva ad honorem il titolo di im- perator. Questo era avvenuto più. volte per Augusto , ed ora si fa- ceva per Tiberio. 6. In modum. ^ropoeorwm; «alla ma- niera, a imitazione c?ei trofei ». 19. 2. jEa specie*, cioè il vedere il trofeo d'armi lasciato dai Komani. — Ahire sedibusj lasciare i luoghi dove erano stanziati per combat- tere ì Romani. 5. Deligunt locum , sempre sul Weser, ma forse più al nord di quello ove s'era combattuta la pri- ma battaglia. Il posto preciso è sempre un'incognita. 6. Silvas. I boschi che cingevano tutto intorno il ristretto piano vi- cino al fiume erano circondati a loro volta da una palude profonda salvo da un lato , ove sorgeva un terrapieno costrutto dagli Angri- vari per loro difesa contro i Che- rusci. Gli Angrivari abitavano all'est del Weser. 8. HiCj cioè in aggere. 20* !• Prompta è opposto ad oc- culta; di qui il senso; si riferisce alla fanteria collocata in vista sul ter- rapieno. 3. Seio Tuberoni ; era probabil- mente succeduto come legato a L. Asprenate, il cui ritorno a Boma si arguisce dal seguito del racconto. 5. Eniteretur, qui col solo accu- sativo ; invece 1, 65, 23 : eniaete le- giones in aperta et solida. ■GUSTI I[. 18. 105 permia't. Quibus plana eveneraot , facile innipere; quia impu- gnandus agger , ut sì muruni auccederent , gravibua superne ictilma conflictabantnr. Senait dux imparem coinminua pugtiam reniotiar[iie paulimi legionibua funditoi'ea libritoreaque escutere tela et proturbare bostem ìubet, Miasae e tormeiitis hastae, 10 quantoque conapicui magia propugna tores, tanto pluribua vulne- ribtts deiecti. Primna Caesar cura praetoriia cohortibus capto vailo dedit impetum in ailvaa ; conlato illic gradu cartatura. Hoateui a tergo palua, Ronianos flumen aut montea claudebant : Titriaque ndceaaitas in loco, spea in virtute, salua ex Victoria, j--, 21. Nec minor Germania animua, sed genere puguae et ar- mornm auperabantnr, cum ingena multitudo artie locis praelongaa hastas non protenderet, non coUigeret , nettilo adsultibus et ve- locitate corporum uteretur, coacta atabile ad proeliura ; centra milea, cui acutum pectori adpreasum et insidena capnlo manna, 5 latoa barbarorum artua, nuda ora foderet viarnijiie strage hostium aperiret, imprompto iam Armi ni o ob continua poricula, aìve illum recena acceptum vulnua tardaverat. Quia et Ingaiomerum, tota volitantem acie, fortuna magia quam virtus deaerebat. Et Ger- nianicuB quo magia adgnosceretur, detraxerat tegimen capiti 10 nrabatqoe inaiaterent caedibtia : nil opua capfcivis, aolam intflr- uicionem gentis fìnem bello fere, lamque aero diei aubdncit es fi. Qiiù inipngnandu) agger eto. Quelli il cui compito era di com- battere contro i nemici grando, simul variis undique procellis incerti fluctus prospectum adi me re, regimen impedire; milesque pavidus et casuum maris ignarus dum turbat nautas vel intempestive iuvat, officia pru- dentium corrumpebat. Omne dehinc caelum et mare omne in austrum cessit, qui umidis G-ermaniae terris^ profundis amnibus, 10 immenso nubium tractu validus et rigore vicini septentrionis assoluto; vale: cum iam esaet serum diei. Serum diei come medium diei, locuzioni usate già da Livio. 22' !• Congeriem armorum , un trofeo d'armi; 1' espressione è già in Livio. 5. Beìlum in Ampsivarios , gli stessi popoli ohe s' erano ribellati durante la prima marcia dell'eser- cito, V. e. 8, 18. 6. Mandat j ni... proper,; nota la concisione; vuol dire: mandat bellum, quod gerendum erat ni properavissent . 23* 1* Aestate aduUa. Servio in un passo del suo commento alle Georgiche (1,43) dice che i tre mesi di ogni stagione orano dagli anti- chi distinti cosi che il primo si di- ceva novtia (es. novum ver, nova ae- sta8)j il secondo aduUus, il terzo praeceps. In Tacito, come in Sallu- .stio, ricorre più volte Va.gg.aduUus riferito a stagione; ma certamente in senso più largo che queUo di Ser- vio; qui aestas adulta vuol dire sta- gione già avanzata, verso il fine di Agosto o il principio di Settembre. 8. Oceano invexit: le affidò, per essere trasportate,airOoeano.— 3fi/- fe, cfr. e. 6, 8. • 4. Velis impelli; spinte dal vento le navi, par che il mare stesso rice- va moto. 5. Variis undique procetUs, varie tempeste ohe sorgevano da ogni direzione e agitavano V onde in vario senso. 6. Regimen; la direzione, il gover- no delle navi per via dei timoni. 9. In austrum cessit, prevalse il vento d' ostro; il mare cadde in potere dell'ostro (cfr. lib. 1, 6). 10. Rigore... horridior, l'austro, secondo Tacito, per la rigidezza del vicino settentrione, diventa più ter- ribile. n. 21. — 24. !U7 horridior rapuit disiecìtque naves in aperta Oceani aut ìusuIbb saxia abruptis vel per occulta vada infestas, Quibua pauluni aegreque vitatie, postquam mutabat aeatiia dodemi^iie quo ventus ferebat, aon adhaerere ancona, non exhanrire inrumpentia undas poterant : equi , iumeata , sarciuae , etiam arma praecipitantur, lii quo levarentur alvei, manantes per latera et flnctu superurgente. 24. Quanto violentior cetero mari Oceanaa et trucnlentia caeli praeatat Germania, tantum illa clades novitate et magni- tudine exceseit, hostilibua circum litoribus aut ita vasto et pro- fondo, ut credatur noyiaaimum ac sine terria mare. Para uavium hauatae sunf, plnrea apnd insulaa longius sitas eiectae, milesque ■' nullo illic hominum cultu fame absnmptuB , nÌ8Ì quos corpora equomm eodem eli^a toleraveraut. Sola Germanici triremia Chau- corum terram adpulit; queio per omnea illoa diea noctesque apud acopuloa et prominentia oraa, cum se tanti exitii reum clamitaret, vis cohibuere amici quo minila eodem mari oppeteret, Tandem IO relalaente aestu et secuudante vento claodae, naves raro remigio ]1. Tmiilaa, isole pericolose o per scogli dirupati o per baaohi disab. bia coperti dal mare; dovevano es- sere non lontane dalla foce dell'Ema. 18. Mutabat aesjiu, cambia va il eor. HO delle onde, peri' alternarsi delflua" so eriflnsso.Awerti il muto™ usato 14. Exhattrìre: vuotar le navi del- l'acqua rovesciatasi dentro. 16. Manatila eto. Per due ragio- ni si riempivano d'acqua le navi, prima pei-chè i fianchi lasciavano pausar l'acqua da molte fessure, poi per le ondate che si rovesciavan di aopi'a. a4. 1. Violentior^ sottintendi est. — Tracaìeatìa eaett! as^retza, di clima; parola non usata ohe da Plauto pri- ma di Tacito. Perù anuhe Catullo chiama il mare tr^aUatum (63, 16 e 64, I7'2J, 3. ExeetaU, intendi alirw omnai. — Hoalittbiia eto. Tanto più gra- ve era la oosa , quanto ohe il luogo della tempesta uon aveva vicino a 9* che o lidi popolati da gente ostile o un mare vasto e profondo ohe si credeva l'ultimo, 5. Imaìas ìongian atl,aa ; dunque non più. quelle precedentemente menzionate ; ibrae altre isole ad ovest dello Schleswig. 7. Elim, ossia ad lilas aecta.-^To- beraveranl: avevano mantenuto. 8. Terram adpulit ; adpeìlere ool - l'accua., per «approdare a una terra», solo in questo luogo. 10. Oppelerel , intendi noitem, e cfr. Virg. Jss. 1,96: Oleri/ue qaafer- que tieali Queis aule ora palram Tro- iae »u^ ntoenibiD alta C'oiUigi', op- peler-.. I fa- 108 CORNELII TACITI aut intentis vestibus, et quaedam a validioribus tractae, re ver- tere; quas raptim refectas misit, ut scrutarentur insulas, CoUecti ea cura plerique : multos Ampsivarii nuper ili fidem accenti 15 redemptos ab interioribus reddidere; quidam in Britanniam rapti et remissi a regulis. Ut quis ex longinquo revenerat, miracula narrabant, vim turbinum et inauditas volucres, monstra maris, ambigua H hominum et beluarum formas, visa si ve ex metu credita. 25. Sed fama classis amissae ut Germanos ad spam belli, ita Caesarem ad coercendum erexit. C. Silio cum tr'ginta peditum, trìbus equitum milibus ire in Chattos imperat; ipse maioribu^ copiis ^larsos inrumpit, quorum dux Mallovendus nuper in de- f) ditionem acceptus propinquo luco defossam Varianae legionis ac^uilam modico praesidio servari indicat. Missa extemplo manus, quae hostem a fronte oliceret, alii^ qui terga circumgressi redu- ci erent humum; et utrisque adfuit fortuna. Eo promptior Caesar pergit introrsus, populatur, exscindit non ausum congredi hostem 10 aut, sicubi resti terat, statim pulsum ^ec unquam magia, ut ex captivis cognitum est , paventem. Quippe invictos et nullis ca- sibua snporabiles Romanos praedicabant , qui perdita classe, amissis armis, post constrata equorum virorumque corporibus li- tora, eadem virtute,pari ferocia et velut aucti numero inrupi ssent. 2G. Reductus inde in bibema miles, laetus animi, quod adversa maris expeditione prospera pensavisset. Addidit mu- 12. lììtentis veatibus'^ avevan teso i mantelli dei soldati per vele. An- che nel 5" delle storie si racconta : (Mptae lintres srtrju/is rersicoloribus haml inilecore prò velis luvabanlur (5,28). 15. Redemptos al) inferioribu^ , li avevano riscattati dalle popola- zioni più interno, ossia più remote dal confine ; e intendi non solo le tribù dall'interno della Oermania, ma anche quelle stanziate sulle coste del mare. IH. Amhiguas h. et b. formas, es- seri mezzo uomini mozzo bestie, come la fantasia antica spesso im- maginava, e la poesia e l'arte at- testano. 35. 3-4. Chattos.. Marsos, sempre le popolazioni più vicine ai con- fini, che più importava tenere a freno. 6. Aqiiitam. Una delle tre aquile di Varo già era stata ricmperata l'anno precedente (v. 1, 60, 12); lina seconda si ricupera ora; la terza sappiamo da, Dione Cassio ('()0, 8, 7) che fu poi ricuperata nel primo anno dell' imperatore Clau- dio. 7. Hecludere humum: « scavar la terra» , è frase poetica {tellus reclit- ditur Virg. Georg. 2, 423). 9. Exscimlit.... hostem: stermina il nemico; cosi Virg. Aen. 9, 137 ha sceleratam yentem exsdndere. AB EXCESSl! A(JG[;STI II, 24. 109 nificentiam Caenar. quantam quia dainni' profeasiis erat, exsni- vendo. Nec diibiuin habebatur laliare hostea petendaenue pae.ia oonsUia sumere, et si proxima aestas adiceretuv, posse belliiui ó patraii. Sed crobria epistulis Tiberina mcinebafc redifet ad de- cretum triumphum : satia iam evetitiium, satia caHuum. Prospera illi et magna proelia : eorum quoque meminisaet, qnae venti et Huctna, nulla ducia culpa, gravia tameu et saeva dainna iutu- lissent. Se noviens a divo Augusto in Germaniam missnin plura 10 ccinailio qnam vi perfeciaae. Sic Sugambroa in deditionem aece- ptos, sic Sueboa regemque Maroboduum pace obati'ictum. Ptiaae et Cbei'UBcoa ceterasque rebellium gentea, quoniaui Romanae ultioni consultum esset, intornia discordila relinqui. Pi'ecante' Germanico annum efficieudìa coeptia , acriua modeatiam eius' J5 ftdgreditur alteruui cjinsulatum offerendo, cuius munia pra«seuH obifet. Simul ndnectebat, si foret adhuc bellandum, relinqneret ma,teriem Druaì fratria gloriae, qui nullo tum alio boate non nisi apud Genuaniaa adaeqai nomen impera tori ara et deportare laureain posset. Haud cunetatus est ultra tìermanicua. quam-^j quam fingi ea seque per invidiam parto iam decori abstrahi intfillegeret. 27. Sub idem tempus e familia Seviboniorum Lilw Di'umus L,B5.— ccisl nel quinto ilelle Storie, 10: ma- nere apuli sarcUia Tiliim ad onines priacìpatiu novi eosHtia casitice utile vid^tatur. 10. Nonierui tenendo conto dì o- giiì anche piccola missione avuta, Tiberio era stato mandato in Ger- mania negli anni 745-747 (9-7av.C.), 757-tì e 7IÌ2-4 (4-6 , 9-11 dopo C), perciò nove volte. 11. Sugambn» in dediUoìiem accep- to», nel 746 (H av. C). 15. Aeriu» madatiaHi eim at/gre- dilur , sollecita pili vivauientp la »ua ambizione t ffiirgli ]>i>i la seconda voltati e n-toluti 18. Itnai froln» intende il cu- gino, lìgHo di Tiberio 19. NomtK il ipei atoi lum it tltiln d'inijwratoy. — Deportare lauiea n ri- portare la noiTjiia d allarn, iriKiu ti trionfo. 21, Parto inni decori ahalrahi, Bs- J>ri»'j già ornai coiiseguit». S7. 1. Libo Drwou. M. H(TÌb.juiu Litone teusij ajjjiarteueva a no- bilissima famiglia, diHLvndendu da L. Scribunio Libone , il jiadre di Sijribunia la moglie di Angusto. Il nome Druso gli veniva da questo, elle suo padre perailozione ei-a en- '■•-.*• e 110 CORNELII TACITI defertur moliri res novas. Eias negotii ìnìtinm, ordinem, finem curatìus dis>serain, quia tum priinoin reperta sunt quae per tot annos rem pnblicam exedere. Firmius Catus senator, ex intima 5 Libonis amìcitia, iuvenem improvidum et faci lem inanibus ad Chaldaeorum promissa^ magorum sacra, somniorum etiam inter- pretes impulit, dum proavum Pompeium, amitam Scriboniam, quae quondam Augusti coniunx fu^rat, consobrinos Caesares, plenam imaginibus domum ostentat, hortaturque ad luxum et 10 aes alìenum, socius libidinum et necessitatum, quo pluribua in- diciis inligaret. 28. Ut satis testìum et qui servi eadem noscerent repperit, aditum ad prìncipem postulat, demonstrato crimine et reo per Flaccum Vescularium equitem Romanum , cui propior cum Ti- berio usus erat. Caesar indicium haud aspernatus congressus ^ abnuit : posse enim eodem Fiacco intemuntio sermones commeare, trato nella famiglia di M. Livio Druse, il padre di Livia , .Paltra moglie d'Augusto. 2. Defertur: è accusato; segue il costrutto coli' infinito. — Moliri rea tìOìXM: macchinar novità nello sta- to; non era lo stesso che 1' accusa di maiestcta, 3. CurcUiusj cfr. 1, 13, fine : cu- rfitissimae preces, 4. Qucte.., exedère; intende le de- lazioni fatte da amici di parole dette in conversazione privata; fra tutte le più terribili. — Ex intima., amicitia , astratto pel concreto, = ex intimia amicis. 5. Facilem inanibuH^ facile ad ac- cogliere vani progetti. 6. Chaldaeorum; intendi i mathe- mcUici o astrologi, ohe predicevano il destino d'ogni individuo traendo l'oroscopo, ossia osservando la posi- zione del cielo al momento della nascita. — Mctgorum sacra ^ i riti ma- gici, ossia le operazioni segrete, fil- tri, incanti a cui pure si ricorreva. 7. Proavum Pompeium. La madre dì M. Seribonio Libone Druse era una PompeiOf figlia di Sesto Pom- peo e nipote di Pompeo il grande; dunque questi erApro&vua o bisnon- no di lui. — Ajnitam Scrtbomam.Scrì- bonia, già moglie di Augusto, era sorella di L. Seribonio Libone avo del nostro, dunque propriamente amila magna o prozia. 8. Consobrinos Caeaares. Il padre di M. Seribonio Libone^ essendo stato adottato dal padre di Livia Augusta , ed essendo quindi fra- tello adottivo di costei, egli era cugino dell' imperatore, e parente dei Cesari. 10. Netiessitatum, qui: difficoltà pe- cuniarie. 28. 1. Et qui servi, cioè et servos qui. — NosceretU, non solo avessero notizia, ma fossero pronti a dire quel ohe sapevano.— -BcjjjptfrtSi, in- tendi : Firmius Catus. 4. Congressus y personale abboc- camento con Firmio Gato. 5. Sermones commeare , essere ri- portati dall'uno all'altro i discorsi ■"^' AB EXCESSO AUG0STI II. ; - 29. in ^itque interim Libonem omat praetura, convictibua adhibet, non \ ulto alìdnatoe, non verbis commotior (adeo iram condiderat) ; L'imi'taque eiiia dieta fectaque , cum probibere posset , scire inalebat , donet^ Intiius quidam, temptatus ut infernas umbras wirminibua elice ret , ad Fulciniuin Ti'ionein. indicium detulit. 10 Celebro ìnter aj,-cnaatore8 Trioni» ingenium erat avidumque fa- niae iua.lae. Statini corripit reum , adit conaules, wignitionem seaatus poscit. Et vocantur patres, addito consultaodum su- per re magna et atroci, 29. Libo interim veste mutata cum primoribus feminis clrcnmire domos, orare adfines, vocem adveraum pericula po- Rcere, abnuentibua cunctia, cum diversa praetenderent , eadem iormidine. Die senatua metu et aegritudine i'essus , aive , ut tradidei'e quidam, simulato morbo, lectica delatua ad forea curiaa ^ innisusque fi-atri et manna ac supplicea voces ad Tiberium tendens immoto eius vultu excipitur. Mox libellos et auetores recitat Caeaar ita raoderans, ne lenire neve aaperare ci-imina videretnr. i-lie erano per fare. Commeare si Jip« anohe del carteggio epistolare, (■ic. ad Ali. S, 9, 3 : cretro miui Httgrae ab alU» ad no» emiimeaydi la irosit BJ trova anche in Tacito (Aq,4, 41). 7. jVbu vuUa alienatila, senita iniv Blrare nell'aspetto suo alcun r-.a- 9. InferìUM tunhraa carminOiitt eli- cere, evocar gli spiriti ; era nna delle più comuni arti niagialie. U). Fide. Trioaem. L. Fuloinio Trione era un famoso delatore: t^tibe l'onore del consolato al tempo della caduta di Seiano; in ultimo ■ fa obbligato ad uccidersi (v.lib.8, 10 e 19; 5, 11; 0, 4 e 88). 12. Corripil reum, non ^à rIì pone le mani addosso, ma fa una regolare accusa contro Ini. Tale è il senso dì eorripere, quando si parla di delazioni e delatori. — Cogiiitio- nem itnaiut, non solo che il senato ne jirenda cognizione, ma istruisca il processo. Pel senso di roguifio cfr. I, 75, 1, 23. 1. Veale mutata. Era anti- chissimo ruso che gli accusati iii> dossavano una toga tordida, per mostrare il loro dolore e muovere a compassione. 2. Foreni... pascere, lo stesso ohe patronoa peUre (ea. lib. 3, 11). 6. Fralri. Era L. Libone, uno dei due consoli di i^iiest'annoj ma non era più in carica dal 1" luglio, n- vendo ceduto il luogo a un coural Kaffectim , stiscondo la consuetudine dì questi tempi, — MativsacKoeea len- deiit, i detto per zeugma , estesa la locuzione marmi (endtìv anche a Doces, Cfr, Virg. Aen. 3, 17(i : leiidoqiie lupinaiì ad caeliiin cura core 7. lAbeìloa et atictores, il l'accusa e i nomi di olii 1' avev presentata o sottoscritta. 8. mo/leraia; in senso riflessiv .■urne in 1, lo, 5 niiideranU Tibtrio. del- 112 CORNELII TACITI 30. Accesserant praeter Trionem et Catum accusatores Fonteius Agrippa et C. Vibius, certabantque cui ius perorandi in reum daretur, donec Vibius, quia nec ipsi inter se concede- rent et Libo sine patrono introisset, singillatim se crimina obìe- 5 ctiirum professus, protuli t libellos vaecordes adeo , ut oonsulta- verit Libo, an habiturus foret opes, quis viam Appiam Bnin- disiuin usqiie pecunia operiret. Inerant et alia huiusce modi stolida vana, si mollius acciperes, miseranda. Uno tamen libello manu Libonis nominibus Caesarum aut senatorum additas atroces 10 vel occultas notas accusator arguebat. Negante reo adgnoscentes servos per tormenta interrogari placuit. Et quia vetere senatns consulto quaestio in caput domini prohibebatur, callidus et novi reporter Ti ber ius mancipari singulos actori publico iubet, sci- licet ut in Libonem ex servis salvo senatus consulto quaereretur. 15 Ob quae posterum diem reus petivit domumque digressus ex- tremas preces P. Quirinio propinquo suo ad principem mandavit. 31. Responsum est ut senatum rogaret. Cingebatur interim milite domus, strepebant etiam in vestibulo, ut audiri, ut aspici 30. 2. Fonteius Ayrippa, menzio- nato un'altra volta al e. 86, e lo- dato da Tiberio per aver oiFerto una sua figliuola come vestale. — C. Vibius. Nome intiero: C. Vibio Sereno; venne deportato in Amorgo l'anno 23 d. C, cfr. il lib. 4, 13 e 29. — Iu8 perorandi j il privilegio di fare il discorso principale d'ac- cusa. 4. Singillatim, un per uno, senza fare un discorso continuato ; il modo come Cicerone aveva soste- nuto l'accusa contro Verre. 5. Libellos, carte appartenenti a Libone. — Ot consuUaverU, Le carte di Libone mostravano quali dise- gni egli vagheggiasse; tra 1' altro si faccia vedere com' egli avesse una volta consultato gli indovini, an habiturus foret opes etc. 6. Quis = quibus. . 8. Uno libello^ per in uno Uh, 9. Atroces vel occuUas notas, note, cenni, o a dirittura delittuosi, o pieni di mistero , opperò sospetti. 10. Adgnoscentes servai , servi pronti a riconoscere ed attestarla cosa. 13. Actori pubUcOj un agente del tesoro pubblico; era un impiegato dell'erario (come vi erano actores di privati , agenti o fattori). An- che i municipii avevano i loro actores. In testa alVactor si faceva il trapasso di una proprietà che do- veva esser devoluta allo stato.— Scilicet, nota il manifesto senso ironico della frase introdotta qi" dal scilicet. 15. Posterum diem.» petivit: chiese la dilazione d'un giorno. 16. P. Quirinio, per mezzo di P- Quirinio; propriamente P. Sulpi;C>.l<ìì.—GaUiuiAHmits V. 1, a S Faptua Mutila» M Papio Mu tilo Pia stato consol aufferfiia la ') J C e da liu e dal suo collega ei-a stata chiamata )a Ur Papta Po/ipnea Pitr / ^jjronii«,v l/ii h 'I Amioi Uiitf I nomi l le pio 11 Saio 11» lupp Tarpfa 12 Ktqaiìmam II rampila tnqiii ìiiiua ei'a quello me si esp^iinanii le condanno a inoite IB Wore pi 11 o 11 moa prtscio o pitarp coli »- ambe gli nomini quH.ito fu allora proibito 4 Fjccetaii panso il se^no, uIiìp- dendo che ai liinitnH.se la qiiantili'i dei vasi d'argento delle auppelli^t- tili domestiLlie, dpi servi; onde si tiro addosso le opposixioi altri e la sua pioposla n furttina 'i Fral quippa adhur freij In [uei tempi mi senatore quando loia pei esprimere il lovft della giustizia. Am'illivi sì riferì- sc» dunque alle S'il)':''.-Ìtiizioni .■ racCDnumdazioiii a cui -^i-ano ac- adii rula k«ibiU i giudici 2. Ahire... rt-ifrt, infìn. (ire 116 CORNELII TACITI Haud minus liberi doloris docrunentum idepi Fiso mox dedit vo- cata in ius Urgulania , quam supra leges amicitia Augustae extulerat. Nec aut Urgulania optemperavit, in domum Oaesaris 10 spreto Pisene vecta, aut ille abscessit , quamquam Augusta se violari et imminui quereretur. Tiberina haotenus indulgere matri civile ratus, ut se iturum ad praetoris tribunal, adfuturum Ur- gulaniae diceret, processit Palatio, procul sequì iussis militibus. Spectabatur occ'ursante populo compositus ore et sermonibus variis IT) tempus atque iter ducens, donec propinquis Pisonem frustra coer- centibus deferri Augusta pecuniam, quae petebatur, iuberet. Is- que finis rei, ex qua neque Piso inglorius et Gaesar maiore faam fnit. Ceterum Urgulaniae polentia adeo nimia civitati erat , ut testis in causa quadam, quae apud senatum tractabatur, venire 20 dedignaretur: missus est praetor , qui domi interrogaret , cum virgines Vestales in foro et iudicio audiri, quotiens testimonium dicereut, vetus mos fuerit. 35. Res eo anno prolatas haud referrem , ni pretium foret Cn. Pisonis et Asinii Galli super eo negotio diversa s sententias noscere. Piso, quamquam afuturum se dixerat Gaesar, ob id magis luogo del futuro, ad esprimere la rapidità dell'atto. 7. Liberi doloris: «di libero sdegno» . 8. Urgulania^ una matrona che godeva l'amicizia di Livia Augu- sta. Ne riparla Tacito nel lib. 4, 22 a proposito di Plauzio Silvano suo nipote. Forse era sua discen- dente anche Plauzia Urgulanilla, sposa dell'imperatore Claudio. Pi- sene citava in tribunale costei, forse come creditore di una som- ma di danaro. 10. Ah'iceHsiL Sebbene Urgulania trascurasse la citazione e se- ne stesse in casa dell'imperatore, ri- tenendosi al sicuro , pure Pisone non rinunziò al suo dritto, mandò per farla tradurre a forza in tri- bunale (cfr. lib. 4, 21: trahere in ius Urguf^tniam domoque principis excire ausm eraf), nonostante le proteste di Livia Augusta. 12. Adfuturum Orguìamae. Tiberio si disponeva a difender lui stesso in tribunale l'amica di sua madre. 15. Tempus cUque iter ducens, ossia ducens tempus itineris , tirando in lungo il tempo necessario al cam- mino dal palazzo al tribunale del pretore. 35. 1. Res prolatas, le ferie, os- sia il periodo di tempo in cui il senato e i tribunali facevano va- canza. L'espressione ci è nota da Plauto, Captivi, 1, 1, 10 ove si dice : Ubi res prohftae sunt, cum rus homi- nes eutit. 2. Super eo negolio, cioè sul do- ver o no chiudere le sedute del senato e dei tribunali. 8. Afuturum , il principe stesso aveva dato occasione alla proposta di cominciar le ferie, dichiarando voler egli stesso assentarsi da Aoma. lOESSU AUliUSTI I[. 34. - 3fi. 117 agendas ceuaebat, ut ftbaente principe senatum et equitea posae sua munìa sustinere decorum rei publicas foret, Gallum , quia ^ speoiem libsratis Piso [iraeceperat. , nihil satia inlnatre aut ex dignitate populi Romani nisi coi'am et sub ociitis Caesariu, eoque conventiim Itaìiae et iidflnentìa provincias praeaentiae eius sei'- vanda dicebat. Ambiente haec Tiberio ac tìilente magnis utriiii- qne cootentionibiia acta, sed res dilatae. ] 3R, Et certamen Gallo adveraoH Caeaarein exortnm est. Nani censiiit in qumqnennium magiati-atnum comitia habenda, utr|ue legionum legati, qui ante praeturam ea militia fungeliantnr, iam tiim praetores destinarentur , princeps dnodecim candidatoa in annos singuloa nomina re t. Ha ud dubiiim erat aam stent^iitiam ài- \-, tius penetrare et arcana imperii temptari. Tiberius tamen, quasi aiigeretur poteataa eiua , diasernit: grave moderationì snae tot 4. Equites , allndij ai tribunali ili cui fei^evan parte alcuni oava- 6. Speciem Hberiati» praeixperat! aveva prevenuto (per il praei-ipere cfr. praecepU hellum di 1, 55, 4) la iriostm. d'indipendenza, ossia aveva prevali nto lai nei l'ostentare api- rito d'indipendenza. H. ConPenium ItaUae et adfiiisiiti^ proBÌitcias. Hi arguisce da qnestB parole, che quando era in que- no le ferie pubbliohe, era all' or dine del giorno qualche queationp per cui dovevano trovarsi presenti rappresentanti di varii miinieipu d'Italia e di diverse provineie. 36. 2. In quinquetmium. La prò |)oata di trailo ei Bce;;liere subito i magistrati pei tutto un quinquennio; e di poi o- gni anno ai designassero i magi strati pel quinto anno dopo quello 8. Legionum legali etc. Unii se conda proposta riguardava parti (iolKPntente i jiret«ri e la loro no pai prossimo ( : la 1 mina dei legati delle leg mina imperiale, oon quella dai pre- tori, nomina senatoriale. Allo scopo che i legati delle legioni di cui una buona parte erano già stati pretori, Eilouni pochi non ancora, questi ]x>ohi potessero esuer sicuri di ottenere la pretura, si propo- neva che il principe nominasse questi e alcri fino al numero di sessanta da r paitir^i in gruppi di dodici pei ognuno dei cinque aun Atteuendoai il Senato alla 1 '^ta imperiale nel nominare i do- d CI pretori d og i anno non si cirreva iischio di esol i iere dalla piel dovessero I imperatore sarebbe piaiiuto t. b Arcana impent templari col designare le tar che pei omqiie anni s legava le mani ali impera- tore e SI leniva q ibhi b penetrare 1 segret duesn d I sione della proposta 118 CORNELII TACITI eligere , tot diiferre. Vix per ningulos annos ofiFension^s vitari, quamvis repulsam propinqua spes soletur; quantum odii fere ab 10 iis, qui ultra quinquennium proiciantur? Unde prospici posse quae cuique tam longo teinporis spatio mena, domus , fortuna ? Superbire homines etiam annua designatione: quid si hon rem per quinquennium agitent ? Quinquiplicari prorsus magistratus, subverti leges , quae sua spatia exercendae candidatorum indu- 15 striae quaerondisque aut potiundis honoribus statuerint. Favo- rabili in sp ciem oratione vim imperii tenuit. 37. Censusque quorundam senatorum iuvit. Quo magis mi- rum fuit, quod preces Marci Hortali, nobilis iuvenis, in pauper- tate manifèsta superbius accepisset. Nepos erat oratoris Hor- tensii , inlectus a divo Augusto liberalitate deciens sestertii 5 ducere uxorem , suscipere liberos , ne clarissima familia exstin- gueretur. Igitur quattuor filiis ante ]imen curiae adstantibus, loco sententiae^ cum in Palatio senatus haberetur^ modo Hor- tensii inter oratores sitam imaginem, modo Augusti intuens, ad hunc modum coepit: ^ Patres conscripti, hos, quorum numerum IO et pueritiam videtis, non sponte sustuli, sed quia princeps mo- nebat; simul maiores mei meruerant ut posteriores haberent. Nam ego, qui non pecuniam , non studia populi neque eloquentiam, gentile domus nostrae bonum, variolate temporum accipere vel 8. Tot eligere, tot diffìerre, si rife- risce alle elezioni da farsi in blocco per cinque anni. 9. Propiri'iua apea, la speranza di rivalersi nelle prossime elezioni. 10. Froffpicij nel senso proprio di procul perspici. 18. Quinquiplicari y nota la parola usata solo qui, foggiata ad analo- gia di muUiplicari e sim. 15. Favor abili, in senso passivo: tale da incontrar favore,da tornar gradito, popolare. Cosi anche in Velleio, in Quintiliano e in altri luoghi di Tacito stesso. •7. 1. Censua... iuvit, cfr. I, 75. 2. M. Hortali, nipote di M. Or- tensio Ortalo, il celebre oratore emulo di Cicerone. 4. Inlectua: indotto; in buon sen- so. Da inlec/ua poi dipende l'infinito du^cere uxorem. — Liberalitate deciena aeatertU, il dono di 1.000.000 di se- sterzi, che era il censo senatoriale; cfr. I, 75. 7. Loco aententiae, quando toccava a luì parlare; vedasi capitolo 33, 6. — In Palatio, probabilmente nella biblioteca d' Apollo, ove Augusto vecchio radunò spesso il senato, e dov'erano medaglioni (clipei) raf- figuranti gli oratori e i poeti ce- lebri. IH. Gentile domua noatrae bo- num , prerogativa della nostra fa- miglia. Si noti la insistenza del- le due espressioni gentile e domua nostrae. i9« AB EXCESSU AUGUSTI II. 36. — 38. 119 parare potuissem, satis habebam , si tenues res meae nec mihi pudori n'^c cuiquaiu oneri forent. lussas ab imperatore uxorem 15 duxi. En stirpa et progenies tot consulum, tot dieta tomm. Nec ad invidiam ista , sed conciliandae misericordiae refero. Adse- quentur fiorente te, Caesar, quos dederis honores: interim Q. Hor- tensii pronepotes, divi Augusti alumnos ab inopia defende.' 38. Inclinati© senatus incitamentum Tiberio fuit quo prom- tius adversaretur, his ferme verbis usus: ' Si quantum paupe- rum est venire huc et liberis suis petere pecunias coeperint, singuli numquam exsatiabuntur, res publica deficiet. Nec sane ideo a maioribus concessum est egredi aliquando relationem et o quod in commune conducat loco sententiae proferre, ut privata negotia et res familiares nostras hic augeamus, cum invidia se- natus et principum, sive indulserint largitionem sive abnuerint. Non enim preces sunt istud, sed efìlagitatio, intempestiva qui- dem et improvisa, cum aliis de rebus convenerint patres , con- 10 surgere et numero atque aetate liberum suorum urguere mode- stiam senatus, eandem vim in me transmittere ac velut perfrin- gere aerarium ; quod si ambitione exhauserimus , scelere sup- 14. Tenues res. meae. Il figlio di Ortensio l'oratore nei torbidi delle gueiTe civili aveva perduto le sue sostanze e poi anche la vita; quin- di al nipote non era pervenuta ohe scarsa eredità di ricchezza. 16. Stvrps et progemeSf cfr. Ovidio Trist. 3, 14, 14 : slirps haec proge- niesque mea est. — Tot consulum ecc. E una esagerazione retorica; giac- ché tra gli Ortensii non vi fu che un console , l'oratore . nel 685 (69 av. C.) , e più avanti un consoli designato nel 646 (108 av. C.) e un dittatore, l'autore della lex Hor- tensia nel 468 (286 av. C). Può es- sere però si alludesse ad altri onori conseguiti da &.mìglie collaterali. — 17. Ad invidùmt.. conciUandcte Tnise- ricordiae , solita differenza di co- strutto , qui a designare lo scopo. 38. 2. Quantum pauperum est f os- sia omnes pauperes. 5. Egredi,, relcUionem, frase d'uso per significare 1' uscire dall' argo- mento di cui si tratta, cfr. cap 38: erat frequens senatoribus^ siquid e rep. crederent loco sententiae promere. Un antico esempio di ciò l'aveva dato Catone il vecchio, inserendo ripe- tutamente ne' suoi discorsi il suo: ceterum censeo delendam esse Kartha^ ginem. 7. Augeamus^ riferito per zeugma anche a negotia^ mentre è proprio solo del res familiares, 8. Sioe indulserint... sive abnuerint. Sia che il senato e il principe ac- colgano le richieste di denaro sia che le respingano, in ogni caso si attirano invidiam , la disapprova- zione. Nota 1' indulgere coli' acous. della cosa e cfr. I, 52, fine. 11. Urguere modestiam senatus; mo- destia è qui la delicatezza d'animo, per cui il senato non vorrebbe dir di no a un collega. 18. Ambitione: col favoritismo. -»j- 120 CORXELII TACITI l>lenduin erit. Dedit tibì, Hortale, divus Augustus pecuniam, sed 15 non compellatus n^c ea lege, ut semper daretur. Languescet alioqui industria, intendetur sooordia, si nuUus ex se metus aut spes, et securi omnes aliena subsidia exspectabunt, sibi ignavi, nobis graves. * Haec atque talia , quamtiuam cum adseasu audita ab iis, quil)us omnia prinoipuin, honesta atque inhone8<"a, 20 laudare mos est, plures per silentium aut occultum muniiur excepere. Sensi tque Tiberina; et cum paulum retìcuLssefc, Hortalo se respondisse ait: ceterum si patribus videretur , daturum li- beri s eius ducena sestertia singulis, qui sexus virilis essent. Egere alii grates: siluit Hortalus , pavore an avitae nobilitatis etiam 25 in ter angustias fortunae retinens. Neque miseratus est poithac Tiberius, quamvis domus Hortensii pudendam ad inopiam dela- beretur. 39. Eodem anno mancipii unius audacia, ni mature sub- ventum foret, discordiis armisque civilibus rem publicam per- culisset. Postumi Agrippae servus, nomine Clemens, comperto fine Augusti, pergere in insulam Planasiam et fraude aut vi ra- 5 ptum Agrippam ferre ad exercitus Germanicos non servili animo concepit. Ausa eius impedivit tarditas onerari ae navis: atque in- terim patrata caede ad maiora et magis praecipitia con versus furatur cineres vectusque Cosam Etruriae promunturium ignotis 16. Intendetur: «si farà maggiore» . 19. Quibus.. mo8 est,' ofr. Sali. Cat. 80, 4: quibus omnia honesta atque inhonesta vendere mos erat. 23. Ducena sestertia = 200.000 se- sterzi ; dunque in tutto 800.000, quattro quinti di ciò ohe aveva già dato Augusto; ofr. il e. 37, 4. 24. Pavore an.., retinens; pel co- strutto ofr. 1, 13, 22 : casu an ma- nibus impedituSy e 2, 22, 5: vietu in- vidiae an ratus conscientiani fact.i sa- tis esse. Nota poi il retinere col ge- nitivo, nel senso di retinere aUquid avitae nobilitatisi anche noi: ritenere dell'avita nobiltà. 39. 3. Postumi Agrippae^ v. lib, 1, 3 e 5. 4. Raptum. L'idea del servo era di rapire Agrippa e portarlo al- l' esercito germanico che sap3va essere disposto a novità; il disegno era abbastanza ardito e non da vile schiavo. 1. Patrata ca€^,in tendi Agrippae. 8. Furaiur cineres , perchè non potessero servire come prova del- l' uccisione del vero Agrippa. — Cosam. Propriamente Cosa era cit- tà Etrusca situata alle spalle della montagna-promontorio, quel- la che oggi chiamasi Monte Ar- gentaro (il nome Mons ArgerUarius figura solo in scrittori tardi); in antico forse il nome della città s'estendeva anche al monte vicino. Ili I ExcEs^r Aior'iTi ir. '^. 12 locìs sede abdit, donec crìnem barbamqae promitterpi : n»in. aetate et ibnna band dissìinilì in dominom ei^t. Tom per ìdoueos et ' secreti eins socios crebrescit vivere Agri].pam. owilris jkrimam sermoni liiis. nt vetita solent, m>>s vago minore apnd imjieritis- niuù caìnsque prompta^ anrea aut rorsam aptid torbido^ eoqne nova, cupknteii. Atque ìpse adire mnnicipìa >>bscai\* diei, ue. 11. Crebracil: si sparge t si dif- fonde la diijeria. 13. Fromploà. va meiiso in ra]>- porto col preced. tmpmtinnnii euttM- tiue, nel «lenso di : quo quufne nn- periiior, ai prompliore» mnl eiataa- re». — Runtum: dall'altra parte. Ih- stingue due ^neri di tersone prtiat« a prestar lede a ana fal^a diceria, cjtne qoella dell' esser on- cnr vivo Agrippa: da un lato gli ignoranti e scìoechi , dall' altru i desiderosi di pwoar nel torbido. cetti neutri piar, in luogo di un nome astratto..— fie/imjrM&i/.. proe- txfnebat, o lasciava ancor viva la diceria fermandosi poco in nn luo- go, si che la verità non avesse a- o (riàsohia- vdto t>ìiupo a far^i strofla , o la pn'veuiva. tanto presto passava da liii^o a luogo. *0, 3, VcleòrabnM: gli prrelavano emacio. Hi riferisce tanto alla mttìlitluìn t'ha &ccva ipiesto ad Ostia, quinto ai dawU-tliiiì torta-t, chf lo taet^t~ano a Roma. Donde -si rileva clie lo jisendo- A grippa jCfià era venuto a Homi. — '."hii... diìlraheit; cuoi coli' infili, storico. vo d 'Agrippa , ralmente a tar parta della forni- glia imperiale. H. AnMffiiH) padorù ne metui, in- certo He dovesse dar retta al sniti- mento del pudor, il qtiale suggi^ risce dì non omnia melngre, di Jiou dar peso a sciocchezze, ovvero a quello del melila che indurrebbe a nihii ipemere. Osserva quindi che qui padorii e melua sono in ordine cliiastico rispetto ai precedenti ni- hii ipemere e non omnia metittit. 122 CORNBLII TACITI pudoris ac metas reputabat. Postremo dat negotium Sallustio Crispo. Ille e clientibus duos (quidam milites fuisse tradunt) deligit atque hortatur, simulata conscientia adeant, offerant 10 pecuniam, Mem atque pericula polliceantur.Exsequuntur ut iussum erat. Dein speculati noctem incustoditam, acxjepta idonea manu, vinctum clausoore in Palatium traxere. Pei contanti Tiberio, quo modo Agrippa factus esset, respondisse fertur ^quo modo tu,Caesar.' Ut ederet socios subigi non potuit. Ne e Tiberius poenam eius 15 palam ausus, in secreta Palatii parte interfici iussit corpusque clam auferri. Et quamquam multi e domo principi s equitesque ac senatores sustentasse opibus, iuvisse consiliis dicerentur, haud quaesitum. 41. Fine anni arcus propter aedem Saturni ob recepta signa cura Varo amissa ductu Grer manici, auspiciis Tiberii, et aedes Fortis Fortunae Tiborim iuxta in hortis, quos Caesar dieta tor populo Romano legaverat , sacrarium genti luliae effigiesque divo 5 Augusto apud Bovillas dicantur. C. Caelio L. Pomponio consulibus Germanicus Caesar a. 7. Sallustio Crispo; cfr. lib. 1, 6. 9. Conscientia, da conscius, èco m- p 1 i e i t à ; simulando di ritenerlo pel vero Agrippa e di volerlo aiu- tare nel suo disegno. 10. Pericula polliceri, è p r o m e t- tere aiuto nei pericoli. 18. Quo Tìiodo. Bada ai sensi di- versi che hanno i due quo modo, l'uno è interrogativo, l'altro rela- tivo. Nella risposta dello pseudo- Agri ppa par si alluda alle arti a cui ricorse Livia d' Augusto per far adottare suo figlio Tiberio e preparargli la successione. 14. Nec Tiberius; nota che la ne- gativa deve riferirsi solo al partio. ausus, non già al verbo principale interfici iussit. 18. Haud quaesitum: non si fece al- cuna ricerca, non s' istituì pro- cesso. 41. 1-5.1. Arcus. Si son trovati frammenti di quest' arco nelle vi- cinanze appunto del tempio di Sa- tui-no nel Foro, a pie' del Campi- doglio, del quale stanno ancora in piedi otto colonne ioniche. Al detto arco probabilmente appartenevano i frammenti trovati di un' iscri- zione , ove leggesi B.ECIP, ossia signis reciperatis. 3. Fortis Fortuna^, Il tempio della Fortuna (Fors Fortuna) sorse sulla destra del Tevere a sud del Gia- nicolo. 5. Apud Bovillas. BoiJiUae era città a tre miglia da E>oma , al sud, sulla via Appia, non lungi dal monte Albano. Ivi era antico il culto della gens luUa che si van- tava discendente da luìus fonda- tore di Alba Longa. 41. 6 — fine. C. Caglio L.Pomponio conss.j l'anno 17 d. C II nome del primo C. Celio è confermato da alcune iscrizioni; ma siccome altre, non meno autorevoli, e Dione Cas" COSTI II. 40. - 42. 123 à. VII. Kal. Imiias tritimphavit de Cheruacia ChattiaqTie et An- grivariia qnaeque aliae nationea usque ad Albim colunt, Vecta dpolia, captivi, aimulacra moutium, fluminum, proeliorum; beU lomi^ue, quia con ficere probi bitus erat, prò confecto accipiebatur. 10 Augebat intaentium visus esimia ipsius apecies cuiTusque quinque Hberia onu3tuB. Sed suberat occulta formido, reputantibus haud vulgi, avuncutum eiusdem 1 intra iiiventam ereptum, proaperuns in Druso patre eiua favoi Marcellnni flagrautibus plebis atndiii Ijreves et infanatos populi Romani a 42. Ceterum Tiberina nomine sestfirtioa viritim dedit seque collegam Necideo sinc^rae caritatis fidaui adaecutus amoliri iiivenem specie honoris atatiiit atrusitque causaa aut forte oblatas arripuit, Rex ArnhelausquinquagensimiimannumCappadociapotifebatur, inviaua f Tiberio, quod eum Rhodi agenfem nullo officio cohiisfiet. Nec id plebi L consulfltui eiiitì destinavit. sìo hanno C. Ceoilio, e si oggiuu- ge il nome Nepote o Rufo , eoal bV supposto si tratti di uno ohe pei' ragione di adozione ftvesae due gentilizi, e fosse un C. Cecilia Me- tello Nepote Celio Bufo , oppure un C. Celio Bufo Cecilìo Metello Nepote. L'altro console Pomponio i lo stesso (li ouì ai parla al e. 32, 5. 7, ilr Angrivariu, afe. Ili, 7. !(. àVbiu fai™. Nota l'uso di portar iu trionfo dei quadri rappresen- tatiti i luoghi delle battaglie. Cosi Livio (41 , 38, 10) TBOOonta ohe Ima oarta della Sardegna si espose in ocoaaione del trionfo ohe fibbe luogo r anno 577 (177 av. C). 11. Aagebat viiat: Intendi: aU'nc .: /«™ L del guai'dare lo spettacolo. Visut in nenao attivo, il vedere (altre volle ha senso passivo=la cosa veduta). — Quinque liheria ; il sesto non eraan 13. In Drano palre, nel caso di Druso ano padre; quindi l'in, D/'uso non dipende da fuKorem (sarebbe Druso padre di Gerra to l'a. 7tóf!) av.C.I a trent' anni d'età. — J nincu/ani... Marcellim, C. Marcello, lo sposo di friulia d' Au- gusto, morto a vent'anni nel 781 (23 av. C), era li-atallaatro di Anto- nia minore la madre di QermanÌDO (giacché erano figli dello ate-iraa ma- dre Ottavia minore la sorella d'Au- gusto, ma di altro padi'e, l'uno di C Marcello, l'altra di M. Antonio il Triumviro), 43. '2. C'ojiaiilalui ilsilitiat^, per l'anno seguente. . 3. Amoliri: levar di meaao. Ó. Quinquagtiuimieia onnum. Ar- chelao era stato mesao in tronoda Antonionel71HiMliav. C.J dunque c'ìnquant'anni prima del 14, quan- do Tiberio suoceaae ad Augusto. 5. Cappadùào, regione intema dell'Asia Minore, a nord della Ci- licia e della Commagene e a sud del Ponto. li. RÌ\odi agenlem. Del ritiro ili Tiberio a Sodi cfir. lib. 1, eap. 53. 124 CORNELII TACITI Archelaus psr superbiam omiserat, ssd ab intimis Augusti moni tiis quia fiorente Gaio Caesare missoque ad res Orientis in tuta Tiherii amici tia credebatur. Ut versa Oaesarum subole imperium adeptus H) est, elicit Archelaum matris litteris, quae non dissimulatis filii offeiisioni})U8 clementiam oiferebat, si ad precandum veniret. Ille ignarus doli vel, si intellegere crederetur, vim metuens in urbem j)roperat; exceptusque immiti a principe et mox accusatus in senati, non ob crimina quae fingebantur, sed angore, simul fessus li') sejiio et quia regibus aequa, nedum infima, insolita sunt, finem vitae sponte an fato impievi t. Regnum in provinciam redactum est, fructibusque eius levari posse centesimas veotigal profe!:»sas Caesar, ducentesimam in posterum statuit. Per idem tempus Antiojho Commagenorum, Philopatore Cilicum regibùs defunctis 20 turbabantur nationes, plerisque Romanum, aliis regium imperium cupientibus ; et provinciae Suria, atque ludaea, fessae oneribus, deminutionem tributi orabant. 9. Versa subole, allusione alla mor- te di C. e L. Cesari; vertere si dice 2)1 ù comunemente di cose, come arces, nioenia, res. IB. Mox accusatus ; Taccusa cade già nel 17, i due anni precedenti essendo stati occupati nelle trat- tative e nel viaggio di Archelao a Koma. 14. Ob crimina, Tacito non dice quali. Dione Cassio dice oì^ v£WT£p(?ovTà XI (57, 17 , 4) , come macchinasse novità; la stessa ac- cusa per cui r anno avanti era stato processato Scribonio Libone. 15. Aequa , nedum infima. Ai re sono insolite anche le cose medie non che le infime; non sono abi- tuati a tollerare neanche una sor- te, un trattamento eguale agliai- tri, nonché una sorte infelice.. 17. Centesimae vectigaly l'imposta dell' un per cento su tutti i con-- tratti di vendita,v.lib. 1, 78. Ora si riduceva al mezzo per cento. Dione poi c'informa ohe fu rimessa in vi- gore l'imposta dell'uno dopo la ca- duta di Belano, e abolita dì nuo- vo da Caligola l' a. 38; ma fu di nuovo ripristinata in appresso li- mitatamente alle vendite all' asta (ducentesima auctionumSìiQt, Cai. Uì). 19. Antioche Commagenorum. La Commagene era la provincia si- tuata ad est della Cllicia e a nord della Siria, con la capitale Samo- sata suU' Eufrate. L' Antioco di cui qui si parla, era il LEI di que- sto nome tra i re di Commagene, ed era succeduto a un Mitridate II. — Philopatore Cilicum, La Cllicia era la provincia sul mare di Cipro tra il Monte Amano e il Tauro. Il re ora morto era Filopatore se- condo. 21. Suria., . ludaea , importanti provinole, una al nord dell' altra, sul mare Fenicio. L'una e 1' altra erano soggette a fi>oma dal tempo di Pompeo. r i EXCESf.U AUGCJSTI II. 4i2. - 43. 125 43, Igitiir haee et de Armenia quae saiM'a inemoi'avi ap\id patres disseratt, nec posse rantam Orientem uini (ìeriutiiiid sn- pientia componi: nam auam aetatem verjjere, Druui nondnm SLiti» adolevidse. Tuiii; decreto patrum peruii.ssaf Germanico provini' ine. i^iiae mari dividuntiir, maiuaqaeiitipentim, qiioqiio adisnet, qiiaui 'i iia, qui aorte aat miasu principìs oliti aei-eut. Sed Tiberina de- movdmt Suria Ureticum Silauum, per adfinitatfiju uoiiesuin tier- maaico. quia Silam filia Naroni vetustissimo iiberciriim eitin ])acrfl erat, praefeceratque Cn. Pisonem, iugenio violeutiiiu et oliseijiiìi igDarum, BDsim lerocia a patre Pisene, qui civili iielli) resur- i i^eiiies in Ai'riua part«s acerrimo minìtiterio adversus Caesarein itivit, inox Brutum et Catìsiuin secutua concesso reditu peiitio- iie honorum abstinuit, donec nitro ambiretur delatinn ab Au({u- sto consutfltuni accip^re. Sed pi'aeter paternoa s]iiritus «xoriu quoque Planc-inae nobilitattì et opilms ac.catui'; vis Tilierio ] 'ò. Huam aelatem vergere; Tiberio avBV* ài' anni.— iiruiri nondum jhi- /4i: ndo/euirae; aveva2S) lULQÌ', CìenitB- nico ne aveva dne «oli ili più. 4. Pi-oi-ìi'ciae, qaae mari dìviiìaH- lur; iiuiniii non «ilo le provinoie asiatiche , ma anube la Macedonia p i'AL'aia. L'espresaiinie oompren- dHrfibbc anche l'Egitto, ma sì vtì- di-ii invite che l'Egitto non iaucva parte Jella ginriadieionB ili 'ier- .. Ma!. I, i'ai l'oiisolar'- magfjioi'e the i[Uella dei ^(olitL h'juli prò praeiore. (■. Snrii- iiHt nii»u prinripùt ohli- MiPTìf: si L'untrappongoiio i fj^uver- iiiitiji-i Julli- pruvinui e senatoriali a ilu-'IH iti'IIfi imp(a*iati. 7. Crrti'HVì Silanni che nel t. 4 P detto i dal regno armeno Vn gato in Birìa dall'a. 17. Era effli nn Oinnio Silano, pas- sato nella famislia ilei Ceeiliì Me- tani [ler adoaiolie, iiuiiidi il pilu) nome intiero emr Q, fecilio MelPllo di nome luniii, t-ra nel 17 fidanzata di Nerone Cesare, il tìglio maK- giore di (Jurnianioo |n. il lì d. , peri'lii» la fidaiisata mori, ti tre anni ttojxi (nel aj) Nerone Ueuare ajiosò Uin- lia, tìglia di Druso di Tiberio I. Pù.,« . yu.-s Ijumio Pinone era tiglio di qni l'altro Oneo ehe nalln guerra ri vile tau CcBare e VomiH-o, do|i Karsalo, i-om batte coiiii'ii llusni'e ii Atriea;. diiju la tiiurte
  • niii politi.'., ed iinehe conii- uniLTe, il 12H CORNELir TACITI L>0 2"i concedere, liberos eius ut inultuin infra despectare. Nec dubiiim habehat se delectum, qui Suriae iraponeretur ad spes Germanici coercendas. Credidere quidam data et a Tiberio occulta mandata; et Plancinam haud dubie Auo^usta monuit aemulatione muliebri Agrippinam insectandi. Divisa namque ot discors aula'erat ta- citis in Drusum aut Germanicum studila. Tiberius ut proprium et sui sanguinis Drusura fovebat : Germanico alienati© patrui amorem apud ceteros auxerat, et quia claritudine materni ge- neris anteibat, avum M. Antonium, avunculum Augustum ferens. OontiaDruso proavus eques Romanus Pomponius Atticus dedecere Claudiorum imagines videbatur ; et coniunx Germanici Agrippina t'ecunditate ac fama Liviam uxorem Brusi praecellebat. Sed fratres egregie concordes et proximorum certaminibus inconcussi. 44. Nec multo post Drusus in lUyricum missus est, ut sue- quale trionfò dei Reti ed occupò molte cariche. Era fratello di Plan- ciua c[uel Munazio Plance che ve- demmo menzionato al lib. I, 39, co- me f'apo della legazione mandata alle legioni ribelli in (rermania. IB, Muìtum infra, ossia, infra no- bilitatela suam. — Despci'tare, per de- spicerr. Tacito si compiace di si- mili fre(iuentativi : altri es. sono: conccctare^ rerepfare, siispertare, ap~ pelìitare , redemptare. 19. Monuit... insectandi. Monere col genitivo vedemmo già usato nel lib. I, B7, 2 : temporis ac neressitatis htonef; ma ([ui solo col genitivo del gerundio: altri esen pi non si trova- no che nella tarda latinità. Per que- sto credettero alcuni che si trattas- se di un errore da emendare: e chi pr()|M)se: insecttn/s, chi: inscctari. Altri pur leggendo E/wcr^rtwr^e, lo ha spiega- to comegenitivo di si'opo, ritenendo monuit usato senza oggetto , nel sfMiso di : diede lo sue istruzioni. *24. Avum, M. Aìitoniuni, perchè sua madre era AnUiuia Minor ^ figlia di M. Antonio ilTriunviro. — Avun- culum Auf/tisfum ; perchè Antonia Minore era figlia di Ottavia, la so- rella d' Augnato. Propriamente duuque Augusto era acunculus della madre di Germanico, e però avAifk- culus magnus di lui. 25. I>ru80 proavus,.. Pomp.AUiaut. Druso era nato da Tiberio e dalla prima di lui moglie Vipsania A- grippa, la quale era nipote di T.Pom- ponio Attico, l'amico di Cicerone. Nota il dat. Druso nel senso di « quanto a Druso », « nel caso di Druso ». 26. Claudiorum; alla gente dei Claudii apparteneva per parte di padre. 27. Liviam uxorem Druai. Livia o Livilla era sorella di Germanico, quindi figlia di Nerone " Claudio Druso e Antonia Minore. Agrip- pina già s'è detto che era figlia di Giulia d' Augusto e di Vijysaniv) .V grippa. 28. Fratres. Ei*ano fratres pntriie- les, ossia cugini , e p3r matrimo- nio anche cognati, e infine |)er l'a- dozione di Germanico erano anco fratelli. 44. 1 . Illtjricum; a quei tempi com- prendeva la Pannonia e fors'aujhe la Rezia e il ^oY\Qo.--^Hesrerrt mi^- AB EXCESSD AtJGCSl'I II. 43. 45. sceret militiae studiaqne esercitai! p&raret : eimul iaveeem ur- bano luxu lascivìentem melina in eartris haberì Tiberio.-j seqtie tatìorem rebatur utroqae filio legi(>ni?s olitìnente. Sed Suebi prae- tendetantur ausilinm adversos Cheruscos orantes: aan» diseessn ^ Komanorum ac vacui esterao meta crentif ad-iuettidine et tum aemulatione glorìae arma in se verte r a nt. Vis natir-Dum, virtua ducuHi in aequo: set Sfaroboduum re^is nomen invìsnm apud populares, Armintam prò libertate liellantem favor haliebat. 45. Igitur non modo Cheroeci sociique eomm, vetiis Ar- miuii miles, .sumpsere bellam . sed e regno etiam J>{aro!x>duì Suebao gentea , Semnones ac LaugtFliMrdi . defecere ad eiiin. Quibus additis praepoUebat, ni In^uioniertis cum msDii elientiuin ad Maroboduam perfugisset, non aliani ob can^am. '(uam quia ^ fratria filio iuve:ii patruus senes parere dedigoabatur. Deriguntur acies, pari utrimqne ape, nec, ut olim apud tiennanos , vagis incnrsibus aut disiectas per caterva-^: quip|je longa adver^-niu ae. pel efr. : , 31, 14 : 4. Sue/ri, ilenominazioiie comples- siva delte popolazioni stanziata nelle parti orientali della (ìerma^ nia, alla destra dell'Elba o inbjfna u questu fiume, I Cherusci inveì»: erano la popolazione più impor- tane, ad ovest di questo confine. Maroboduo, o Morbudo, era re de- :>. fi-aeteniit'iiifi'ur. la i-agione o (iretisUj ndiloli.) da Tiberio per mandare Di'uo ia Pannonia era il ilovera raeareaiiiMjai Suebi contro i OherOBci. I*- Ae voKuie. IH., A la conseifucnza di 'liiKrgtu Romaioi-itm. Il quale abla- tivo se Qjn pi fosse oc sarebbe cau- sale, e spiegherebbe il vacui f.rlei-no e aia da sè,e \'ac va- runtrabbilancia gUi'Ul^ JiitJieJxit, e hafjebnl iacinm Mar. papulara 'lo rfi.dera maivif^tiij. ^.FaTarkiU/Mt4. e. n'jtteintur A r- mìvium ai prò tibertiile MlaKlrm.. B- *j27)a riconowere cliy la e-ipreHiti'ini* •iat.<^oi> quel duro ZPU^ma.nnn^ ft- Jice. 4 . ?•. Sruuionrji ar Langdl.anli. Le dui! priiicifiali auJlivisioni de- ^li ■Aunhi. I Srm-ovRi eranu Htan- ziati ira IEDh e lOder a nord della Bc«mia. I Lan^^ilhirdi ei-uim a destra e sinistra i^ll'EH» iiifi-- riore. presso i CluiuH. 1. l'raepollehal ni,.. ittrfit:fUtrt-, solito costrutto tu'-itiaii'i di di-ter- minate frasi pjndizi'iiialr , cfr. I, 23, Hi. Ingniomero era lo zio pa- ri: <:olanii ente le onliuHioip. 7. YngU iwanilw,. l' ablaliw Smammati cai mente v connesso con deriyunliir ai^iet .laa propriamente si riferì a>p al mi lo di com batteri-. L«i^- 128 CORNELIl TACITI nos militia insueverant sequi signa, subsidiis iirmari, dieta im- K^peiatorum acci pere. Ac tunc Arminius equo conlustrans cuncta, ut quosque advectus erat , reciperatam libertatem , trucidaias legiones, spolia adhuc et tela Romanis derepta in manibus mul- torum ostentalmt ; centra f ugacem Maroboduum appellane, proe- liorum expertem, Hercyniae latebris defensum; ac mox per dona et 2fj legationes petivisse foedus, proditorem patriae , satellitem Cae- saris, haud minus infensis animis exturbandum , quam Varnm Quintilium interfecerint. Meminissent modo tot proeliorum, quo- rum eventu et ad postremum eieetis Romanis satis probatum, penes utros summa belli fuerit. 4G. Ncque Maroboduus iactantia sui aut probris in hostem abstinebat, sed Inguiomerum tenens ilio in corpore decua omne Cheruscorum, illius censi li is gesta quae prospere ceciderint te- stabatur: vaecordem Arminium et rerum nescium alienam glo- f> riam in se trahere, quoniam tres vagas legiones et ducem fraudis ignarum perfidia deceperit, magna cum clade Germaniae et igno- minia sua, cum coniunx, cum filius eius servitium adbuc tole- rent. At se duodecim legionibus petitum duce Tiberio inlibatam anziché a quello di ordinare le schiere. 9. Suhsidiis firmari: assicurarsi colle riserve. 11. Ut quosque advectus erat: co- me giugneva a ciascun riparto t nota Vadì)ehi coU'aoc. che è costrut- to poetico. 13. Fugacein... proeliorum exper- tem. A spiegar ciò giova un passo di Velleio Pateroolo, che parlando dei Marcomanni (II, 108), dice che sotto il re Maroboduo abbandona- rono le loro sedi per ritirarsi nelle regioni più interne, cioè nelle cam- pagne circondate dalla selva Erci- nia. Fu questo, dice, Studiato di- s gno del re Maroboduo,che ritiran- do dal contatto dei troppo potenti Komani la sua gente, mirava però a farla tra gli altri Germani po- tentissima. E infatti occupate le terre sopradette, domò le tribù vi- cine e allargò la su-x potenza. 14. Hercymae latebrÌ8\ nota la larga estensione di quella che si chiamava la selva Ercinia ; comprendeva non solo i monti della Boemia, gli Ei'z- gebirge e i Sudeti,ma anche le mon- tagne a ovest fino al Reno. 19. Summa belli: la vittoria. 46. 2. Ilio in corpore , cioè : testaf^atur omne decus Cheruscorum in Inguiomero (ilio in corpore) esse. 5. Vagas. Le tre legioni di Varo al momento del disastro, come Dio- ne c'informa (56 , 18) , erano di- sperse, non concentrate, a gruppi lontani gli uni dagli a' tri. 7. Coniunx... j v. I, 57 e 58. 8. At se etc. Neil' anno 6 d. C. Tiberio stava per dar l'assalto da diverse parti al regno di Maroboduo quando una sollevazione della Pan- nonia e della Delmazia^ come Vel- leio racconta (2, 109 e 110), lo ob- bligò a sospender quel disegno e •'■«K*-*.' »4-<- ■i'.^ì n An EXCESSU AUGUSTI I. 45. 47. 129 15 Germanorum gloriam servavisse, mox condicionibus aequis disces- sum ; neqae paenitere quod ipgorum in manu sit, integrain ad- ^^ versum Romano 8 bellum an paceni incruentam malint. His vo- cibus instinctos exercitus propriae quoque causae stimulabant, cum a Cheruscis Langobardisque prò antiquo decore aut recenti liberiate et con tra augendae dominati oni cer tare tur. Non alias maiore mole concursum neque ambiguo magis eventu, fusis utrim- que dextris comibus ; sperabaturque rursum pugna, ni Marobo- duus castra in coUes subduxisset. Id signum perculsi fuit; et transfugiis paulatim nudatus in Marcomanos concessit misitque legatos ad Tiberium oraturos auxilia. Responsum est non iure eum ad versus Cheruscos arma Romana invocare, qui pugnantis ^^ in eundem hostem Romanos nulla ope iuvisset. Missus tamen Drusus, ut rettulimus, paci firmator. 47. Eodem anno duodecim celebre s Asiae urbes cónlapsae nocturno motu terrae, quo improvisior graviorque pestis fuit. tornare indietro. Marobodno nel discorso che Tacito gli ùiette in bocca, trae a sua lode quell' avve- nimento. 10. Integrum bellum y guerra non ancora compromessa da sconfitte. 13. Cheruscis Langobardisque ^ in- tende tutto l'esercito di Arminio. E antiquo decore si riferisce ai Che- rusci , recenti liberiate ai Langobardi testé sottrattisi al dominio di Maro- boduo. 14. Et contra , dall' esercito di Maroboduo. 15. Maiore mole, non si riferisce al numero dei combattenti, ma al- l'impeto del loro scontro. 16. Sperabatur: s'attendeva; come in sperare dolorem di Virg. En. 4, 419. 17. Perculsi, intendi: Marobodui. 18. Transfugiis: dalle diserzioni. Tacito usa i plurali trans fugia, di ffu- giOf effugia. — In Marcomanos. I Mar- comanni erano stanziati nell'odier- na Boemia. E la popolazione che più tardi ebbe a combattere contro CoRNELTi Taciti Roma, ai tempi di Domiziano e poi di Marco Aurelio. 22. Pad firmator, s'intende pace tra Maroboduo e i Romani ; ossia Maroboduo s'assicurava per deter- minato tempo di non aver 1' osti- lità di Roma. Per il costrutto del dat. con firmator^ cfr. I, 24, 9 re- ctìyr iuvéni. 47. 1. Duodecim, Anche Plinio il naturalista ricorda (2, 200) que- sto grave terremoto e dice che di- strusse dodici città. Ma siccome più tardi si rinnovò il disastro e altre città furono danneggiate , e a tutte provvide Tiberio, si spiega come un monumento eretto a Poz- zuoli in onor di Tiberio l'anno 30 d. C. e ohe ancor esiste (si con- serva a Napoli), menzioni 14 città da lui ricostruite, aggiungendo ai dodici nomi che qui Tacito riporta, anche Cibyra ed EpJiesus, 2. Improvisior, men preveduto, perchè avvenuto di notte. Il com- parativo improvisior, solo qui e in Apuleio'. 9 , _>_ ■ r.a^^ .- _. .a^ 130 CORNEIilI TACITI Neque solitum in tali casu effugium subveniebat, in aperta pro- rumpendi, quia diductis terris hauriebantur. Sedisse immensos ^ montes, visa in arduo quae plana fuerint, eifulsisse in ter ruinam ignes inemorant. Asperrima in Sardianos lues plurimura in eosdem misericordia e traxit. Nam centiens sestertium poUicitus Caesar, et quantum aerario aut fisco pendebant in quinquenniuin remisit. Magnetes a Sipylo proximi damno ac remedio habiti. Temnios, Philadelphenos, Aegeatas, Apollonidenses, quique Mosteni aut Macedones Hyrcani vocantur, et Hierocaesariam, Myrinam, Cy- men, Tmolum levari idem in tempus tributis mittique ex senatu placuit, qui praesentia spectaret refoveretque. Delectus est M. At ius e praetoiiis, ne consulari obtinente Asiam aemulatio inter pares et ex eo impedimentum oreretur. 48. Magnificam in publicum largitionem auxit Caesar haud 10 3. In aperta prorumpendi, spiega in che consistesse Vefftigium, quindi è genit. definitivo. 4. Sedisse, da sido, « dar giù ». 5. Ih arduo ^ se ne rileva il senso dal contrapposto plana. 6. Sardianos; Sardes capoluogo della Lidia , ora Sart. — Plurimum . . . misericordiae : traxit: tirò a sé più compassione. 7. Centiefis sesf. , 10.(X)0.000 di sesterzi, due milioni e mezzo di lire circa. 8. Aerario aut fisco, alla cassa dello Stato o alla cassa imperiale. J^er quel die riguarda 1' erario, Tiberio avrà certo provocato una tleliberazioiie del senato , sebben qui non se ne parli. 9. Magnetes a Sipylo , cosi detti per distinguere Magnesia a pie' del monte Sipilo, vicino al fiume Her- mus, dall'altra grande città di Ma- gnesia non lontana dal corso del Meandro. Anche gli scrittori greci parlano di questa Magnesia ag- giungendo l'indicazione aTrò Iithj- X oj . — Proxivi i. . . habiti, furono ri te- nuti i più colpiti àopp Sardi e quindi ebbero una sovvenzione di poco minore. — Temnios , quei d Temnos, suU' Hermus^ presso la co- sta. 10. PfiiladefpTienos quei di PhUctdel- phitty a est del monte Tmolo, presso un affluente di sinistra dell'l^erwM*». — Aegeatcbs, quei di Aegéae, piccola città a est di Cynie, sui colli, poco a nord àoiV Hermus. — ApoUonidemte-'t, quei àìApolionidea, cittaduzza della Misia meridionale, presso un af- fluente di destra déìVHermus. — Mo- steni, di Mostene, piccola città della Lidia. 11. Macedones Hyrcani. Una vec- chia stirpe Ircano-Persiana, occu- pate le regioni sul Phrygius, af- fluente di destra dell'^er7/w« nella Lidia , aveva dato a quel posto il nome di Hyrcamis campus. Me- scolatisi con loro dei Macedoni, si formò la città detta Hyrcania Ma- cedonunij vicina a Mostene. — ffiero- caesariam^ piccola città della^Lidia, come Tmolo. Myrina invece e Cyme sulla costa vicino a Focea nell'an- tica Eolia. 13. Pefoveret: confortasse, ix>rt asse rimedio. 48. L In publicunij a vantaggio ■• "^ • — AB EXCESSU AUGUSTI IL 47. — 49. 131 {> mirms grata liberalitate, quod bona Aemiliae Musae, locupletis intestatae, petita in fiscum, Aemilio Lepido , cuius e domo vi- debatur , et Patulei divitis equitis Romani hereditatem, quam- quam ipse heres in parte legeretur, tradidit M. Servilio , quem prioribus neque auspecti^ tabulis scriptum compererat, nobilita- tom utriusque pecunia iuvandam praefatus. Neque hereditatem cuiusquam adiit nisi cum amici tia meruisset: ignotos et aliis infensos eoque principem nuncupantes procul arcebat. Ceterum ut honestam innocentium paupertatem levavit , ita prodigos et 10 ob flagitia egentes, Vibìdium Yirronem, Marium Nepotem, Ap- pium Appianum, Cornelium Sullam^ Q. Vitellium movit senatu aiit sponte cedere passus est. 49. Isdem temporibus deum aedes vetustate aut igni abo- litas coeptasque ab Augusto dedicavit , Libero Liberaeque et Cereri iuxta circum maximam , quam A. Postumius dictator voverat, eodemque in loco aedem Florao ab Lucio et Marco Publiciis aedilibus constitutam, et lano templum , quod apud forum holitorium C.Duilius struxerat, qui primus rem Romanam ;:> di tutti: per contrapposto alle largi- zioni private di cui viene a parlare. B. lìiiestaiae: morta senza far te- stamento. — In fiscum, perchè non es- sendovi eredi legittimi, la proprie- tà passava al tesoro imperiale. — Aemilio Lepido sottintendi: tradidit; che Emilio Lepido fosse della stessa famiglia di Emilia Musa non s'ave- va forse altra prova che la comu- nanza del gentilizio. 5. Heres in jxtrte, per una parte, forse pei' una metà. — M. Servilio; era stato console il 3 d. C; padre di Servilio Noniano lo storico. (j. Tabulis: testamento. 8. Aliis infemos, che per nimici- zia coi loro eredi naturali, disere- de van questi e chiamavano invece erede l'imperatore. 9. Procid arcebat: vi rinunziava. 11. Marium Nepolem^oA (juale però aveva già pagato una volta i debiti, come narra Senoca De henef. 2,7,2. 12. Q. Vitellium , uno zio del- l'imperatore Vi telilo. '19. 2. Libero Liberaeque et Cereri; è un tempio solo; i dativi dipen- dono da dedica oil. Il tempio sor- geva presso il Circo Massimo, tra l'Aventino e il Palatino. 3. A. Postumius, era il dittatore che vinse la battaglia al lago R(;- gillo nel 258 (496 av. C). 5. Puhlicas. I fratelli Lucio e Marco Publicii , soprannominali Malleoli, erano edili plebei secondo Varrone {De liìujua Lat.ò,lDH) e Ovi- dio (Fasti 5,287); oltre il tempio di Flora costruirono anche il virus Pu- blicius , dall'Aventino giù al Cir- co. Istituirono essi le cerimonie dette Fhralia verso il 514 (240 av. C). 0. Forum holitorium , il mercato delle erbe, era tra il Capitolino e il Tevere. — Rem., prospere gessU, nel 494 (2G0 av. C). 1B2 CORNELII TACITI prospere mari gessit triumphnmque navalem de Poenis meruit. Spei aedes a Germanico sacratur: hanc A. Atilius voverat eo- dem bello. 50. Adolesccbat interea lex maiestatis. Et Appuleiam Va- rillam, Bororis Augusti neptem, quia probrosis sennonibus divum Augustum a e Tiberium et matrem eius inlusisset Caesarique-. conexa adulterio teneretur , maiestatis delator arcessebat. De 5 adulterio satis caveri lege lulia visum: maiestatis crimen di- stingui Caesar postulavit damnarique, si qua de Augusto inre- ligiose dixisset: in se iacta noUe ad cognitionem vocari, Inter- rogatus a consule , quid de iis censeret , quae de matre eius locuta secus argueretur, reticuit ; dein proximo senatus die illius 10 quoque nomine oravit, ne cui verba in eam quoquo modo habita crimini forent. Libera vitque Appuleiam lege maiestatis; adul- teri! graviorem poenam deprecatus, ut exemplo maiorum pro- })inquis suis ultra ducentesimum lapidem removeretur suasit. Adultero Manlio Italia atque Africa interdictum est. 51. De praetore in locum Vipstani Galli, quem mors abs- 9. LocuÓa aecuSf espressione eufe- mistica, nel senso di sp'arlare. 11. Liberami; si noti esempio di clemenza di Tiberio , sebbene Ta- cito in principio del cap. dica : adolescebat lex maiestcUis. 12. Graviorem poenam ;la. tex Julia puniva entrambi gli adulteri colla relegazione in isole diverse e colla confìsca di una metà dei beni per r uomo, di un terzo per la donna. 13. Propinquis suis è dat. per ablat. d' agente. E V exemplo ma- iorum si riferisce all'aver deferito 8. A. Atilius, A. Atilio Calatino il console del 496 (258 av. C.) e r/XJ (254 av. C); cfi\ Cic. De Leg. 2, 28; a Calatino Spes consecra- ta est. 50. 1. Appuleiam. Varillam. Sap- piamo che era sorella di un Sex. A ppuleius (ihe fu con sole nel 14d.C., e figlia di un altro Sex. Appuleiua cons. nel 725 (29 av. C); ma come fosse nipote d'una sorella d'Augu- sto ignoriamo; forse per via di una Marcella, figlia di Ottavia minore; (>, come altri suppone , Appuleia Vari Ha discendeva da Ottavia mag- f^iore che era sorellastra d'Augu- sto (figlia dello stesso C. OctaviuSy ma d'altra madre, Ancharia). 3. Qaenarique conexa^ per la pa- rentela; cfr. 43, 7 Silanum per adfi- nVatem cotiexum Germanico. 4. Maiestatis j da connettersi con arcessebat. 5. Ler/e Julia ^ la legge di Augu- sto de aduUeriis approvata nel 737 (17 av. C). il giudizio e la condanna ai pa- renti. Il senso quindi è: indusse il Senato a non scostarsi dalla tradi- zione, deferendo il giudizio di Ap- puleia al tribunale di famiglia, il quale doveva deliberare la pena del- l'esilio. 51. 1. Vipstani Galli. Una iscri- zione in C. L. L. III. 1. 4591 porta questo nome , ma è del 58 o 54 'd. C. Sarà forse figlio del pretore qui menzionato. ■ff i . i j »^ i^-j . I I ' *■«- :^ X.*- V»' -==V AB EXCESSU AUGUSTI II. 40. — 52. im tulerat, subrogando certamen incessit. Germani 'jiis atc[ue Driisus (iiam etiam tum Romae erant) Hateriam Agrippam propinqimm Germani?! fovebant: contra plerique nitebautur, ut numorus H- berorum in candidatis praepolleret, qiiod lex iubel^t. Laetabatur ì'> Tiberius, ciim inter filios eius et leges senatas discef)taret. Vieta est sino dubio lex, sed neque statim et paucis siiffragiia, quo modo etiara cum valerent Jeges vincebantur. 52. Eodem anno coeptum in Africa bellum, duce hostiuui Tac farinate. Is natione Numida, in castris Romania anxiliaria stipendia meritus, mox desertor, vagos primum et latrocini ìh suetos ad praedam et raptus congregare, dein more militiae per vexilla et tarmas componere, postremo non incendi tae turhae, 5 sed Musulamiornm dux haberi. Valida ea gens et solitudinibuH Africae p opinqua , nullo etiam tum Uibium cui tu, cepit arma Maurosque accolas in bellum traxit: dux et his, Mazippa. Di- visusque exercitus, ut Tacfarihas lectos viros et Romanum in modum armatos castris attineret, disciplinae et imperiis suoscenU., io Mazippa levi cum copia incendia et caedes et terrorem circum- 3. Etiam tum Romae erant. La cosa avveniva dunque prima che si effettuassero le cose narrate nei capp. 43 e 44. — Haterium Agrippam cfr. lib. 1,77 dove si parla di costui come tribuno della plebe. Era pa- rente di Grermanico, jiobabilmente perchè sua madre era uua figliuola di Vipsanio Agrippa e sorellastra di Agrippina. 5. ZjCx; intende la lex Papia Poppala de hiaritandin ordinibusy la quale, a parità, d^altre condizioni, per la scelta alle cariche dava la preferenza a chi aveva più figliuo- li. — Laetabatur e te. Insinuazione dello storico; vuol dire che Tiberio si rallegrava di veder il Senato, i rappresentanti della legge , alle- prese coi principi imperiali, per- suaso che la sconfitta del senato prepiirava via via la strada all'au- toci*azia. 7. Neque ttufim et potucis suffraylis intendi: fu sconfitto il partito dui 'a legalità, ma non suoibo h 'mìw pli- chi voti. Il neque mì riforis(!(} dun- que solo a statim; cfr. 31, 17: v,r qua neque Pino inijloriun et (Wnar maiore famxk fuit. 8. Etiam cum vafernnt h'.'/ft, ai tempo della Repubblicii. 52. 2. Tacfarinatf. Di «• di mh* *rni*v ricciole parla Tacito auclu) nul 3 • n 4" libro. H. Muaulaniiorum. PopohwioiiH «^ià soggiogata da Lc.utulo ('osso, l'.on- sole del 7;')3 CI av. ('.j, «'onin Kluni racconta (4, 12, -W)). Kimmo stari ziati al sud d(ù CirU^i, nollo n>* gioni vicine al monte Aurniùin. 8. Mauron'jue accolan; i Mauri «•- rano in genere ^li abitanti dulia Mauretania;qui hì inUnidu: le tribù più ad est di questo paesu, ad (*h. quelle della Mauritania N////W/v/y. 10. D'uciplinae suesncret: nota l.i 134 CORNELII TACITI ferrei. Conipulerantque Cinythios, haud spemendam nationein, . in eadam, cuin Fiirius Cainillus prò constile Atricae legionem et quod sub signis sociornm in unum conductos ad hostem duxit, 16 modicam manum, si multitudinem Numidarum atque Manrornm spectares; sed nihir aeque cavebatur quam ne bellum metu elu- derent : spe victoriae inducti sunt ut vincerentur. Tgitur legio medio, leves cohortes duaeque alae in cornibus locantur. Nec Tacfarinas piignara detrectavit. Fusi Numidae, multosque post 20 annos Furio nomini partum deeus militiae. Nam post illuni re- cipe: atorem urbis fìliumque eius Camillum penes alias familios imperatoria laus fuerat; atque hic, quem memoramus, bellorum cx])ery habebatur, eo pronior Tiberius res gestas apud sena tura celebravit ; et decrevere patres triumphalia insignia , quod Ca- 25 mi Ilo ob modestiam vitae impune fuit. 53. Seqnens annus Tiberium tertio , Germanicum iterum frase: surncere alqm aleni rei, che ò frase nuova, (^ ricoi'da 11 , 1 nue- scere aleni rei, in stniso intransitivo. 12. Ci tjthios, popolo che abitava prosso la minore Sirti. Vò. Furiufi Cami^lus, era stato console l'anno H d.C. — Le fj io n e m, la. terfia Auf/mta che aveva stanza in Africa. 11. CondfK'fos', nota il genere, ri- ft'rita la parola a f^gioneni e quod isuh SÌ(/I/ÌS HOC ioni IH. K). CaoehdUir , si intender a Tto- manis ne belluni meta eludcrent, se. hofffes, sfuggissero la guerra come forse sarebbe avvenuto se i Koma- ni avessero aspettato dei rinforzi per muovere loro incontro. 17. /Sj^e victoriae ecc. La speranza di vincere, "per essere i Komani, as- salitori, cosi scarsi di numero, in- dusse gli Africani ad accettar bat- taglia, e ne venne che furono vinti. '2D. Furio ìioniini,eA\£i gente dei Fu- rii. — Eeriiyeratorèm urbis, ì\ celebre M. Furio Camillo che salvò Koma dai Cralli. 21. FiliuììKjne eius, L. F\irio Ca- millo, figlio di M., console nel 406 (319av.C.),due volte dittatore.Si os- servi però che un altro L. Furio Camillo, figlio del prec. e nipote di M., ottenne segnalati trionfi nel 416 (338 av.C.)e 429 (325.av. C.).Può essere che Tacito abbia confuso queste due persone. — Penes aUa-^ fjììiilias; ad altre genti e famiglie era toccata la lode imperatoria. Familia per gens , come in Clnu- dia familin (lib. 1, 4, 11). Tacito però ha dimenticato che onor di trionfo ebbero due altri membri della gens Furia , cioè P. Furio Filo nel 531 (233 av. C.) e L. Piuio Purpureo nel 554 (2<>) av. C). 25. Ob modestiam vitae impune fuit, non gli fruttò guai per la mo- destia in cui viveva*, contrapposto questo caso a quello di Germanico. 53. 1. Ti'^eriuni ITI, Gcnnnninini II coss., l'anno 18 d. C Tiberio tu allora console per pochi giorni e gli successe L. Seio Tuberone, quel- h> che vedemmo legato di (ìerinu- AB EXCESSU AUGUSTI II. 52. — 54. 135 consules habuit, Sed eum honorem Germanicus iniit a pud nrbem Achaiae Nicopolim , qno venerar per lUyricam oram viso fratre Druso in Delmatia agente, Hadriatìci ac mox lonii maris ad- 5 versam navigationem perpessns. Igitur paucos dies insiunpsit refìciendae classi: simnl sLnos Aetiaca Victoria inclutos et sa- cratas ab Angusto mannbias castraque Antonii cum reooidatìone maiorum snornm adiit. Xamque ei, ut memoravi, avunciihis Au- gnstns, avns Antonins erant , magnaqae illic imago tristium 10 laetx)nimque. Hinc ventnm Athenas, toederique sociae et vetii- stae urbis datnm. nt nno lictore nteretur. Excepere Graeci qnae- sitissimis hbnoribns, vetera snornm facta dictaque praele: entes, quo plus dignationis adnlatio haìjeret. 54. Petita inde Enboea tramisi t Lesbum , ubi Agrippina novissimo partn luliam edidit. Tiim extrema Asiae Periuthum- que ac Byzantium, Thraecias nrbes^ mox Propontidis angustias et nico al e. 20, 3. Puoi dire : Tibe- ^fus tertiuni o Tiberàis tertio con- sul (f^rtio consul si legge in Velleio 2, 40, 5 e Plin. Paneg. 20»; qui Tacito ha preferito tertio, per evi- tare quattro volte di seguito la finale iim, 8. Nicopoìini^ c&lonia fondata da Augusto nel golfo Ambracio, di- rimpetto ad Azio , a ricordai*e la celebre vittoria del 728 {81 av. C. ». Ivi dedicò a Nettuno e Marte il luo- go ove era stato il suo campj. am- pliandovi un antico tempio di A- j»ollo; e fondò dei giochi quinquen- nali. 4. Druw in Delmatia^ v. e. 44. 8. Ut memoravi, e. 43. 10. Foederi. Atene era città foe- derata e però libera , e sottratta alla giurisdizione del proconsole: cosi Sparta. 11. Uno lifUore, Il proconsole o il console portava con sé, segno dell'autorità sua, dodici littori; ma entrando in una, città libera e fe- derata , il magistrato romano la- sciava i fasci e 1' uso dei littori. Qui Cìrermauico n*us*'> uno sc>lo, che era come non averne alcuno. 12. Facta dictaque pra-efeifotei, era uso dei Greci ricordare serapi'e le loro antiche gesta e mitt>logiche e storiche. Così narrasi che, quando Siila assediava Atene, una deputa- zione venuta a lui ricordò TestH>, EumoljK), la «rueri'a Persiana iPlut. vita di Siila, 18, M)). 54. 1. Tra hit sii Ijcsìmm; nota il tram'ttere usato intrausitivameu- te, nel senso di « i^assare atti*a\erso il mare a un dato luogo » . 2. luUaiiìj V ultima figliuola di Germanico e Agrippina detta an- che Livi Ila. Si sjxistì ix)i con L. Vi- nicio nel 83 d. C. a quindici anni d'età (Tac. Ann. 6, 15». Al temix> dell'imperatore Claudio fu esigliata per opera di Messalina. — Perin- thuni, città sulla costa ti*acia del- la Propontide (Mar di Marmai-aV, più tardi si chiamò Heracìea ed oggi Eregli. 3. Angiistias, il Bosjx^ro.— 0* Pan- ticum, la bocca deUo stretto, ove il Mar Nero comincia. i^fe. l-!il iroHXi r.ii ' so Piinticaia iiitrat, t'upiJiue veteres locos et fama calebraturf iio- Hcetili; parittìniue provincias int«™ÌB certaininibus aiit inagistifi- t.uum iniuriÌK feasas refovebat. Atqae ilhim ia regresau sacra 5 Sninothracum viaere uitentem obvii aq^uiloneit depulere. Igitar adito Ilo quaeque ibi varietale ibrtiinae et nostri origine vene- randa, rslegit Asiam adpellitque Colophona, ut Clarii Ajiollinis oraculo utoretur. Non femina illc, ut apud Delphoa, sed certis e fa- miliitì et ferme Miloto accitns aacerdos niimeiMunmodo consultan- 10 tiura et nomina avidit; tnin in apecura degresaua, liau:sta fontis ar- cani aqua,ignarU8 p]erum.r[iie littorarum et carminum elit reapoiisa auper rebus, quas quis mentfi coneapit. Et ) per anihagoB, ut moa oraculis, mtvturum 15 li bus compoeitis i'erebatur Oermanic exitium eeciniaae. 65. At Cn, Pit vitatain At'ieniensii quo properantius destinata inciperet, eì- turbido incessa extarritam oratioue aaeva increpat, oblique Germaniciua peratringens , quod cotitra decus Romani norainìa non Atlieniensea tot cladibua exstinctos , aed conluviem illam nationum comitate niinia coluisset: lioa enim esse_ Mitliridatia adversus Sullam, Antonìi adveraus divora Angustmn 90CÌO8. Btiam vetera obiectabat, quae in Macedonea improapere, violenter in auoa feciasent, ofFenaua orbi propria quoque ira, quia 4. Locut; pel maschile in luogo rlpl naali-o , of, 1, lil , fi: inixdiiiU e, Sacra tiamolhracum. L'isola di Samotracia iipì Mar Efjeo era la Sfide iirinejptile del culto misterioso dui Cabiri, ohe ppr iin|)ortanza va- niva subito dopo i misteri EIouhìiiì. 7. Ilio. La città d'Ilio, licostmica dal D e dei discsndeiiti di Beo rJiiiì figlio di Apollo, ne ererlitaria la dignità ! del culto Diiiimeo). IO dell'ei 1 tal a fuu deil'a' sulle lienH molto n: vo.--/?c/wtf.-costeggLù,-rWop/.u™, città ] alla qualp era un alti'o om- ,v))u d'Ajiollo, l'Apollo Didimeo o rii thili/wi fin fttitico HnwM'f.in, Tacito nef;li Annali. 5. Coitlueiem... natia non era più la patria de^li antichi e gloriasi Ateniesi , ma ei-a dive- nuta una cougrega di genti d'ori- gine diversissima. Si sa ohe vende- vano anche per danaro il diritto di cittadinanza, cosn ohe Augusto proibì, come Dione racconta. (i. Mitkrìdatm, nella prima guerra Mitridatica, negli anni Iì6? fHT a.C.l e Ii(i6 (H6 a.C.)—Aiiio'm, nella giieiTft chà filli cjlla batu^lia TAnio, 7JQ tm av. C). 7. fn M'ii^dùnet, contro Filippo [STI I[. 51. — òli. 137 Theipliilura quendam Areo iudicìo falai damnatum prelibila siiis aon concederent. Exim navJp;atìon.e celeri per Cycladas et com- 1 pendia maris adaequituf Germaflicani apud insula-.n Rhodnm, haud nesctiim quibaa ìnsectationibua petitus foret; aed tanta mansuetudine agebat, ut, cam erta tempeatas raperei in abrupta possetque int«ritu9 inimici ad casum referri , miserit triraoiia, quarum subaidio discrimini eximeretur. Neque iamen mitigatua ] Fiso, et vix diei moram perpesaua linquit Germanicum prae- venitque. Et poatquam Suriam ac legionea attigit , lari^itione, ambitu, infimos man'palarium iuvando, cum vet«res centurionea, severoa tribunoa demoveret locaque eorum clientib'iH mi» vel deterrimo cuique attribueret , deaidiain in caatria , licentinm in -^ urbibus, vagum ac lascivientem per agros militem sineret, eo usque corruptionia provectua est, ut sermone vulgi parens Jegio num haberetur, Nec Plancina se intra decora femiiiis tenebat, sed exercitio equitum, decuraìbua cohortiura intereane. in Agrip- p nani, in Germanicuin contnmeliaa iacere, quibusdam etìam bo- . uorum militum ad mala obsequìa promptis, quod haud invito im- peratore ea fieri occultua rumor incedebat. Nota haec GeriuanicD, sed praeverti ad Armenios inatantiof cura fuit. 5G. Ambigua gena ea antiquìtuB hominum ingeniia et aita terr&VTita. quoniam nostria provinciis late praetenbt peni^na ad di Macedonia, da cui furono scon- fitti a Cheronea. 9. Areo ìtt'lieto ; V Areaa pajius, ApE'O^iri^oì. celebre fin dai tempi antichi. 13. Sapere/, ìnttìndi Piaoneiii. — In ahrupla: contro dirupi , scogli [«rioolosi. '^. H'iherelur: era tenuto, e anche chiamato; sicché haheri ha senso di perhiberì. Si avverta che questo titolo d'afiètto e di onore, parens lesionant, dato a Pisone dai soldati, è qui da Tacito tratto a suo bia- simo senza ragione, —Ititi^ decora feminiay ossia intra ea Quae afcnt de- èóra fraiiiu», nei limiti di que'le L'oa? che stan bene a donne. zioiii della cavallina - coma altrove ma s iiai senio generale di eser delle coorti 26, Ad mala aòsequt, all'obl)edire e toiiseni - Uecir 3H. F.a far II ■O ad t u.ato qm i aeoerfoi ultrave l'at lereaii aftiittarii ( 50. 1. Antlrigua, int^rirta nell'ub- bediensa, infida. 2. Late praeUiUa vuoi dire: per largo tratto stendendosi a fianco della Cippidocia e delU Comms- gene, Provincie i-omaiip. 3. AJ A/eìot; iniciid.' la M-eJia 138 COR^BLII TACITI ;> ^ledos porri^itur; uiaximisque imperiis interiecti et saepius dì- scordes sunt, ad versus Romanos odio et in Parthum invidia'. Re- gein illa tempestate non habebant, amoto Vonone: t ed favor na- tionis inclinabat in Zenonem , Polemonis regis Pontici filium, qnod is prima ab in fanti a insti tuta et cultum Armeni orum ae- mula tus. venatu epulis et quae alia barbari celebrant, proceres ple]>emque iuxta devinxerat. Igitur Germanicus in ui'be Artaxata ad})robantibus nobilibus, circumfusa multi tudine, insigne regium ^^ capiti eius imposuit. Ceteri venerantes regem Ar'axiamconsalu- tavere, quod illi vocabulum indideranf ex nomine urbis. A t Cap- padoces in formam provi nciae redacti Q. Veranium legatum ac- cei)ere; et quaedam ex regiis tributis deminuta, quo mitius Ro- manum imperiura speraretur. Commagenis Q. Servaeus praepo- 1J> ni tur, tiim primum ad ius praetoris translatis. 57. Cunctaque socialia prospere composita non ideo laetura Germanicum habebant ob srf^erbiam Pisonis, qui iussus partem le^ionum ipse aut per filium in Armeniam ducere utrumque ne- glexerat. Cyrri demum apud hiberna decumae legionis convenei*e. firmato vultu, Piso ad versus metum, Germanicus, ne minari cre- 5 deretur ; et erat, ut rettuli , clementior. Sed amici accendendis Atr()[)at(nio, ad est doli' Armenia. — lmperlÌH^ <1U(»1 dei Komaiii e quel dei Parti. — JJiirordes, sia coi Hoinani sia coi Parti. T). Vononp, \\ cap. 1. (). Pofrnionis, PoIciiidik; I , cli(> ric(ìV(^tte il regno del Ponto e doM'Anìiftììa minor da Antonio, e il ]5()sj»oro da Augusto. Morto co- stui il 75ì3(l av. (J.) era succeduto il figlio J\)l(Mnone II sotto la reg- genza della nuidre Pitodori. Ze- none era un Jiltro figlio di Pole- nione I e di Pitodori. ''^. ('cirhrant, usano e tengono in onore. 0. Arfaxfifa, città capitale (lai' rAnnenùi inaior^ sull' Arasse. 11. Arfaxiam... ex nomine urbis; anzi il contrario, la città Artaxata l'u certo cosi denominata da un re Artaxias suo fondatore. 13. Leffotuni, di Germanico; tu l^oi uno degli accusatori di Pisone. IG. Ad ius praetoris, alla giuris- dizione; del legatìis Auf/uati ìwo practorc della Siria. Piti tardi hi (Jommagene riebbe un re, ai tem- pi di Caligola, e di nuovo fu an- nessa al governo della Siria da Vespasiano. 57. 1. Socialia=res 80cialesy\e com'' a])partenenti ai sodi. — Non ifl^^ laelum... habebant^ non bastavano a far lieto Germanico. 3. Filium^ M. Pisone. 4. Cyrri. Cyrrus era città al nord della Siria; die' il nome alla regione detta Cirrestica. 5. Firmato vultu; col viso calmo; s' intende, atteggiato a calma ai>- parente. 6. Accendendis offensionibus ca^lidu « abili ad attizzar le olleso»; solo qui -«^•■ AB EXCESSU AUGUSTI I. 66. — 58. 139 offensionibus callidi intendere vera , adgerere falsa ipsumque et Plancinam et filios variis modis criminari. Postremo paucis fa- miliariuin adhibitis sermo coeptus a Caeaare, qualem ira et dis- simula tio gignit, responsum a Pisone preci bus contumacibus; di- io scesseruntque apertis odiis. Post quae rarus in tribunali Cae- saris Piso, et si quando adsideret , atrox ac dissentire manife- stus. Vox quoque eius audita est in convivio, cum apud regem Nabataeorum coronae aureae magno pondere Caesari et Agrippi- nae , leves Pisoni et ceteris offerrentur, principis Romani , non ^^ Parthi regis filio eas epulas dari; abiecitque simul coronam et malta in luxum addidit, quae Germanico quamquam acerba to- lerabantur tamen. 58. Inter quae ab rege Parthorum Artabano legati venere. Miserat amicitiam ac foedus memoraturos , et cupere renovari dextras, daturumque honori Germanici, ut ripamEuphratis ac- cederet: petere interim, ne Vonones in Suria haberetur neu pro- ceres gentium propinquis nuntiis ad discordias traheret. Ad ea Germanicus de societate Romanorum Parthorumque magnifìce, de adventu regis et cultu sui cum decore ac modestia respondit. Vonones Pompeiopolim, Ciliciae maritimam urbem, amotus est. Datum id non modo precibus Artabani, sed contumeliae Pisonis, 1) e in Apuleio caUidus è ufato col dativo del gerundivo. 7. Inteìdcret «esagerare». 8. Filios. Era uno solo il figlio di Pisone presente: V altro era ri- masto a Roma, ma anche questo ei*a accusato di ordire intrighi là alla corte. 9. Ira et dùmnulatioj lo sdegno e insieme la dissimulazione,lo sdegno dissimulato. Un discorso dettato da dissimulato sdegno è solita- mente ironico. 10. Preces contumaces^ son pre- ghiere insolenti, sarcastiche. 12. Dissentire manifestus; nota il costrutto che è poetico; altro esem- pio nel dialogo Degli ora tori, cap. 16: manifestus est accimji. 13. Nabataei, popolaz. arabica che divenne ix)i provincia romana sotto Traiano. Ora era come vassalla. 16. Parthi regis, invece di Par- thici. 18. Tamen; si avverta la forza clie viene ad avere questa parola collocata in fine. 58. 2. Foedus f quello ronchi uso tra Augusto e Fraate. — Renovari dextras, ossia amicitiam. 3. Accederei, intendi rex. 4. Vonones; di lui al e. 4. 7. De cultu sui: « dell'onore voluto fare a lui ». — Cum decore ac viod estia, con modestia e dignità (da deror). 8. Pompeiopolim, la città chia- mata prima Soli in Cilicia. 9. Coufumeliae; il dat. viene? ad ^ ^ Ilo CORXELII TACITI 10 cui ^ratissimus erat ob plurima officia et dona, quibus Planci- nam devinxerat. 59. M. Silano L. Norbano consulbus Grermanicus Aegy- ptiim proticiscitiir cognoscendae antiquitatis , sed cura provin- ciae praetendebatur, levavitque apertis horreis pregia fruguin multaque in vulgus grata usurpavit: sine milite incedere , pe- f> diì)us intectis et pari cum Graecis amictu, P. Scipionis aemu- latione , quem eadem factita visse apud Siciliam , quamvis fla- grante adhuc Poenorum bello, accepimus. Tiberius cui tu habi- tuque eius lenibus verbis pers'^ricto , acerrime increpuit , quod centra insti tuta Augusti non sponte principia Alexandriam in- 10 troisnet. Nam Auojustus inter alia domina^onis arcana, vetitis ni;*i permÌ8su ingredi senatoribus aut equitibus Romani s inlu- stribus, seposuit Aegyptum, ne fame urgueret Italiam, qiiisquis avere senso di scopo: « per far un dispetto a Pinone». 10. (rrafimnius erat , intendi : Vonone. 59.1. Silano^ Norbano cosa., l'anno 19 dop. C. I nomi intieri sono: M. (riunio Silano, e L. Norbano Bal- bo. Questo M. Silano fif^lio di un al- tro M., non è da confondere col celebre oratore Al. Silano, figlio di C. (del quale parla Tacito Ann. H, 21). Il presente Silano fu degli Arvali sotto Califijola e Clauiio, e I)oi proconsole d' Africa ( Tac. A. 4, 4H). 2. Coff i ascendale antiquitatis ^ nota il genitivo del gerundivo in senso di scopo, che è un' applicazione del genitivo definitivo o esplica- tivo. Ricorda piìr confronto, il bellum a/jolendae infamiae di 1,3,25. — Pra£temh'.1jatur: serviva di pretesto. 8. Leraoit: sollevi*), fé' rinvilire; horreis, quelli dello Strato. 4. Pp.'lifms infect'ij facendo uso solo di crepidae o sandali. 5. P. Scipion'8. (yfr. Livio 29, 19, dove racconta che Scipione a Si- racusa andava a pas-Oiir^iare nel ginnasio cum paUis crepidUque ('cor- risponde appunto a : pedibtis ùitectis et pari cum Graecis amictu). 7. Cu'tu habituque , si riferisce all'abito (cuUus) e all'atteggiamento esteriore. 9. Non sponte principia: non col consenso del principe , ossia senza consenso. 10. Vetitis etc. Intendi : seposuU Aegijptum quo retiti sunl ingredi niii permissu senatores et equites Romani illustres. Eq. illustres erano i cava- lieri che possedevano censo sena- toriale, perciò potevano esser fatti senatori. Portavano anch' essi , come i senatori, il distintivo della lista grande di porpora tatus clavus. 12. Quis-juis etc. Chiunque, an- che con piccola guarnigione, avreb- be potuto, occupando certe posi- zioni, tener testa a un grosso eser- cito , e fam^ urguere Italiam, che dai granai egiziani riceveva ciò che necessitava al suo consumo. Le posizioni dette cfaustra terrae ac maris erano l' isola di Fai*o da- vanti ad Alessandria, e Pelusio sulle foci orientali del Xilo (cfr. r ■w-_. ^w^^^■ 7^ ^^ J y> •"" ■,T^ • i AB EXCESSU AUGUSTI I. ò8. - GÌ. 141 éam proviaciam claustraque teri ae ac maris quamvis levi prae- si dio adversiim ingentes exercitus insedisset. 60. Sed Germànicus nondum comperto profectionem eam in- cnsari Nilo subvehebatur, orsus oppido a Canopo, Condidere id Spartani ob sepnltum illic rectorem navis Canopum , qua tem- pestate Menelaus Graeciam repetens diversum ad mare terram- que Xiibyam deiectus est. Inde proximum amnis os dicatum Her- 5 culi, quem indigenae ortum apud se et antiquissimum perliibent eosq[ue , qui postea pari virtute fuerint , in cognomentum eiu» adscitos; mox visit veterum Thebarum magna vestigia. Et ma- nelDant structis molibus litterae Aegyptiae, priorem opulentiam complexae; iussusque e seniori bus sacerdotum patrium sermonem 10 interpretari, referebat habitasse quondam septingenta milia ae- tate militari, atque eo cum exercitu regem Rhamsen Libya Ae- tKiopia Medisque et Persis et Bactriano ac Scytha potitum quasque terras Suri Anneniique et contigui Cappadoces colunt, inde Bithynum, hino Lycium ad mare imperio tenui sse. Lege- 15 * bantur et indicta gentibus tributa, pondus argenti et auri, nu- merus armorum equorumque et dona templis ebur atque odores, quasque copias frumenti et omnium utensilium quaeque natio penderet, haud minus magnifica, quam nunc vi Parthorum aut potentia Romana iubentur. 2q Ol. Ceterum Germànicus aliis quoque miraculis intendi t animum, quorum praecipua fuere Memnonis saxea effigi es , ubi Irzio Bell, A lex. 26 : tota Aegyptos maritumo accesau Pharo , pedestri Pelusio ve'ut claustris munita existi- matur). 14. Insedvfsetj da imido. 60. 2. Nilo sidfvehebalur, nota il valore del verbo suhvehi\ ohe è: « ri- salire pei" il fiume » . — Canopo^ città presso il ramo più occidentale del basso Nilo: ancora ne esistono le rovine presso Aboukir. 5. Proximum amnis o8\ intendi: visit. Questa bocca del Nilo era ohiamata Ganopica , e dedicata a nna deità egiziana (non si sa bene quale) che si identificava con Er- cole. 8. Thebarum, la gran città di Tebe , di cui grandiose reliquie s'ammirano anch'oggi presso Kar- nak e Luksor. 9. Structis mx^tibus jgra.ndiosì monu- menti sepolcrali, e templi e palazzi con iscrizioni geroglifiche. 10. E senioribus, intendi: quidnni. 12. i?/ta7rw«w,Ramesse II,il gran re della 19.a dinastia,nelXIVseo.av.('. 15. Bithynum mare , il Ponto. Lycium, il mar della Licia o di Cipro. 19. Vi Parthorum^ è messa qui a riscontro con potentia Romana; ma le due espressioni vis e potentia si scambiano, altrove è detto: vis Ro- mana (lib. 3, GO). 61 1. 2. Memnonis. Delle sta- 142 CORNBLII TACITI radi's solis icta est, vocalem sonum reddens, disiectasque in ter et vix perviart arenas instar montium eductae pyraniides certa- i> mine et oi)ibusreguin, lacusque efFossa hunro, superfluentis Nili receptacula: atc^ue alibi angastiae et profnnda altitndo, nnllis in- quirentiuin spatiis penetrabilis. Exim ventum Elephantinen ac Syeneiiy claustra jDiim Romani imperii , quod uunc nibrum ad mare patescit. 02. Dam ea aestas Germanico plures per provincias trans- ioritur , haud leve decus Drusus quaesivit inliciens G-ermanos ad discordias utque fracto iam Maroboduo usque in exitium in- tue colossali di Amenofi III (18» dinastia) che ancor adesso si tro- vano nelle vicinanze dell' antica Tebe, quella più a nord era dai (Ireci creduta una statua di Men- none, il fi^^lio di Titone e dell'Au- rora , ucciso presso Troia da A- chille. Un terremoto del 27 av. C. fece cadere la parte superiore del colosso. Nonostante, il suono strano al levar del sole si udiva lo stesso, e molte iscrizioni greche e latine sul- le gambe del colossi) contenevano le attestazioni di persone che avevano udito (iU(;l suono. Settimio Severo ristaurò il monumento, e d'allora in ])ui non fu j)iù udito il su(mo. 5. Laciis,i del successo da lui riportato (v. o. 64, 1) arriva a Roma insieme con quella della incoronazione di Artassia ( v. e. 50). onde non ci può essere trop- pa differenza di tempo tra i fatti relativi. Una maniera di mettere le cose a posto sarebbe quella a- dottata dal Nipperdey, il quale nella sua edizione Berlinese, fece seguire i capitoli 62-67 immeiliata- mente dopo il 58, come storia da riferirsi ancora all'anno 18, e nella storia dell'anno 19 fé' se*>^uire ai rapi 59-61 ^]\ altri dal ()H in poi. 1 . Ea aestas; se si accetta lo six>- stamento dei cajìp. di cui s'è ora l>a*rlato, Vea aestas si riferirà an- C(n'a al 18 d. C. B. Ut... iitsisteretur^ dipende an- che da inìii'iens come VoaI disr^oi'diftSj per il solito scambio d' costinitto. AB ECCESSO ACGDSTI II. 61. - 63. 1+3 aisteretur. Erat inter Gotones nobilis iuvenis nomine Catualda, profugiis olim vi Marobodui et timo dubiia rebus eius ultionem i> aaaus. la valida manu finea Marcomanorum ingreditnr corru- ptìaque primoribua ad aocietatem iarumpit regiam castelUmqiie iuxta situm. Veteres illic Sueborum praedae et noatris e pro- vinciis lisae ac negotiatores reperti , quoa iua commercii , dein ciipido augendi pecuniam, postremum oblivio patriae sui» qiiem- ii que ab sedibua hoatilem in agrum trans tulerat. 63. Maroboduo imdique deserto non aliud subsidium quani misericordia Caesaris fuit. Tranagressus Danuvium, qua Nori- cam provincìam praetluit, acripsit Tiberio non at profugua aut sapplex, aod ex memoria prioria fortunae: nam jnnltia natioiii- bus ciarisaimam quondam regem ad ae vocantibua Komanniii ^> amicitiam praetulisae. Responsum a Caesare tntaraeihoiioratam- que sedem in Italia fore, ai maneret: ain rebus oìuh alìud coti- ducerefc, abiturum fide qua venisaet. Ceteram apud aonatum dia- seruit non Fhilippum Atheuienaibua, non Pyrrhiun aiit Autìo- chura populo HiOmano perinde raetuendoe fuisse. Exstat oratiu, IO qua magnitudlnem viri , violentiam aubiectarum. ei gentium et qnam propinquua Italiae bestia, auaque in deatruendo eo Consi- lia extulit. Et Maroboduus quidem Ravennae habitus, si quando insolescerent Suebi, quasi rediturua in regnum OMtentalmtur; sed non excessit Italia per duodeviginti annos consermitque miilLnin ];, iinraiTiuta claritate ob nimiam vivendi cupidinem. Idem Catunldao easus neque aliud perfugiiim. Pulsus haud multo post Hcrniuu- 4. (ioloaea; sono i jii*ogeni toii di iiuelli che ebbero poi tanta larte nella storia medievale col noma di Woti. 6. Marcomanormii; V. t. iR.-Cor- rvptia priiaaribui ad aocietalfin, tioè iiuluctìs ad gocielaletn ìneuìidam, T. Regiam, la reg^a, in Boemia. 9. Lìxae; vivandieri. 63. 2, DaHuBÌum, Nota la forma del nome cbe è la più antì»» e ge- nuina; DanuiiM è 1 posteri c)re. — Noricaiii prov., Rer.ia e la Panuonia; co 8. FraefUiil = prn fide; ellissi che « prima volta ni'«;li ^ 1(1. l'erimle, iau■t^ Maroboduum, 12. Inde,triieHonensi.s Galliae colon iam, mittitur. Barbari utruinqne comitati. ne qui età s provincias immixti turbarent, Dana vi um ultra in ter (lumina Marum et Cusurn locantur, dato rege Vannio ^entis Quadurura. G4. Simul niintiato regem Artaxian Armeniis a Germanico da t uni, decrevere patrea ut Germanicus atque Drusus ovantes urbem introirent. Structi et arem? circum la tara templi Ivlartis Ultoris cnm effigie Caesarum, laetiore Tiberio . quia pacem sa- » pientia firmaverat, quam si bellum per acies confecisset. Igitur Rhescuporim quoque, Thraeciae regem, astu adgreditur. Omnem eam nationem Rhoemetalces tenuerat ; quo defuncto Augusta s partem Thraecum Rhescuporidi fra tri eius , partem filio Cotyi permisit. In ea divisione arva et urbes et vicina Graecis Cotyi, 10 quod incultum , ferox , adnexum hostibus, Rhescuporidi cessit : ipsorumque regum ingenia, illi mite et amoenum, huic atrox, avidum et societatis impatiens erat. Sed primo subdola con- cordia egere ; mox Rhescuporis egredi fines , vertere- in se Cotyi data et res' stenti vim làcere, cunctanter sub Augusto, quem 15 auctorem utriusque regni, si sperneretur, vindicem metaebat. (iomani e i Chatti , occupando cosi parte della Franconia e il nord-est della Baviera. 18. Receptusque , intendi a Ro- mania. — Forum lulium, Freius, co- lonia d'Augusto. 21. Marum et Cusum. — Marus è probabilmente il Mareb o Morava che si getta nel Danubio a Press- burg; Cìisus o è il Wa>ag che si getta nel Danubio a Comorn , o, come pensa il Mommsen, il Q-usen. 22. Quadorum; i Quadi erano stan- ziati in Moravia e parte dell' Un- gheria. 64. 1. Regem Artaxian\ v. e. 56. 2. Ooaììtes. L'ovazione era, come il trionfo, riservato di questi tempi alla famiglia imperiale. 3. Tempii Martis Uìtoris; era un tempio costruito da Augusto nel suo Forum, per commemorare la vendetta fatta degli uccisori di Cesare. 5. Per acies, colle battaglie. 6. Thraeciae. La Tracia , nota provincia ad est della Macedonia. Ebbe re propri i , sebbene sotto il patronato di Roma, fino all'impe- ratore Claudio che ne fé' una pro- vincia l'anno 46 d. C. 7. Rhoemetalcea; era il primo di questo nome , figlio di Sadala e Polemocrazia. — quo defuncto , se- condo il Mommsen l'anno 12 d. C. 9. Vicina Oraecis, la parte occi- dentale. 10. Adnexum hostiÒus, vicino alle tribù non soggiogate dei Balcani d'Oriente. ifii AB EXCESSO ADGUSTI II. 63. - 60. 145 Enimvero audita matatione principia immittere latronum globo», exscindere castella, caasas bello. 65. Nihil aeque Tiberium anxiaiu habebat, qimin ne com- posita tarbarentur. Deligit centurionem, qui nuntiaret regibua ne anuis diaceptarent ; atatìmque a Cotye dìmissa sant qnae paraverat auxilia. Rhescuporis ficta modeatia poatulat , enndem in locum coireturi poase de oontroversiis conloqaio tranaigi. Nec Ti din dubitatum de tempore, loco, dein condicionibus, cum alter facilitate, alter frauda cuncta Inter se concedereat accipereiit- qne. Hhescuporls sancìendo, ut dìctitabat, foederi convivium adi- cit, tractaque in multam noctem laetitia per epulas ac vìnolen- tiam incautum Cotyn et , postquara dolum intellexerat , sacra 10 regni, einsdem familiae deos et hospitalis menaas obtestantein catenis onerai. Thraeciaque omoi potitus scrìpsit ad Tiberium structas aibi insidiasi praeventum inaidiatorem : aimul belluin adversas Baatamaa Scythasque praetendena novia peditnm et eqaitum copiis sese firmabat. Molliter rescriptum, si fraus abea- 15 aet, posse eum innooentiae iidere; ceterum, neque se neqae senatum nisi cognita causa ius et iniuriam discrettiros : proinde tradito Cotye veniret transferretque invidiam criminis. 66. Kas litteras Xiatiniua Fandusa prò praetore Moesìae cum mi liti bus, quis Cotys traderetur, in Thraeciam misit. Rheacuporia Inter metum et iram cunctatua maluit patratì quam incepti facinoris reus esse : eccidi Cotyn iubet mortemque aponte aumptam ementitur. Nec tamen Oaesar placitaa semel artes mu- ^ tavit, sed defuncto Panduaa, quem sibi infensum Ehescuporia celiai a il passaggio a i: grave ma poi ; è parti- , e insieme segna l'affermazione più. di emm- Tftcito, Floro e Apuleio. 65. 1. AR^ium habtòali ofr. 67, 2 laetum Germanicam kijiebant. 10. Sacra regni, la santità della dignità reale, e quindi l'taviolabi- lità della sua persona. 14. Baatamaa Scylhatgue, popolo barbaro di là dal Danubio. 18. Tramftrrel, feoesae ricadere CuKNSLli Taciti. su Coti la responsabilità del de- litto, dimostrando che Coti aveva teso insidie a lui, Bescupori. ee. 1. LaliHaa Fandusa; deve essere stato nel governo della Me- sia successore di Poppeo Sabino, a cui in fine dell'a, 15 d. C. fu affidato quel governo , insieme con quello dell'Acaia e della Macedonia, v. lib. I, 80. 5. Placitaa semel artes^ cioè il de- siderio di comporre le controversie coi trattati e ooll'astuzìa piutto- sto che colla guerra. IO 146 CORNELII TACITI arguebat, Pomponium Fiaccami veterem stipendiis et aria cum re^e amicitia eoque accommodatiorem ad fallendum^ ob id maxime Moesiae praefecit. 67. Flaccus in Thraeciam transgressus per ingenti a pro- missa quamvis ambiguum et scelera sua reputantem perpulit ut pi^aesidia Romana intraret. Circumdata bine regi specie honoris valida manus, tribunique et centuriones monendo, suadendo, et 5 quanto longius abscedebatur , apertiore custodia , postremo gna- rum necessitatis in urbem traxere. Accusatus in sena tu ab uxore Cotyis, damnatur ut procul regno teneretur. Thraecia in Rhoe- metalcen filium, quem paternis consiliis adversatum constabat, inque liberos Cotyis dividitur; iisque nondum adultis Trebellenus jO Rufus praetura functus da tur , qui regnum interim tractaret. exemplo quo maiores M. Lepidum Ptolemaei liberis tutorem in Aegyptum miserant. Rhescuporis Alexandriam devectus atque illic fugam temptans an ficto crimine interficitur. 68. Per idem tempus Vonones , quem amotum in Ciliciam memoravi, corruptis custodibus eflPugere ad Armenios, inde Al- ]:)anos Heniochosque et consanguineum sibi regem Scytharum conatus est. Specie venandi omissis maritimis locis avia saltuum 5 petiit, mox pemicitate equi ad amnem Pyràmum contendit, cuius 7. Povip. Flaccum. Già di costui si t» parlato al e. 82. Ne parla anche Ovidio nelle lettere dal Ponto; per- chè questo Fiacco già anni avanti a- veva avuto un comando nella Mesia. 67 3. PraesifHa, ì posti di guar- dia al confine. G. Ab uxore Cott/is; si chiamava Aìitonia Tryphaena ed era figlia di Polemone e Pitodori, re del Ponto. 7. Rhoemetalcerij da non confon- dere con Remetalce II, che era fi- glio di Coti. 9. Liberos Cotyht. Si chiamavano ilemetalce, Coti e Polemone. Costo- ro furono trattenuti ed educati a Homa con Caligola ; sicché la tu- tela di cui qui si parla sarà una vera occupazione romana. Berne- talee fu poi fatto re della Tracia dal- l' imperatore Caligola , e a Coti fu dato il regno dell'Armenia minore 11. M. Lepidum. È il Lepi- do console negli anni 567 (187 av. C.j 579 (175 av. C.) e Pontefice Mas- simo: alla morte di Tolomeo (181 av. C.) Epifane fu mandato tutore dei figliuoli Filometore e Fiscoiie. 68. 2. Memoravi , v. e. 58. — Alòatios ; abitavano nelle regioni orientali del Caucaso,, stendendosi sino al Mar Caspio. 3. Heniochos,\i.n9. delle tribù della Colchide sulle pendici meridionali del Caucaso occidentale. Al nord di essi abitavano gli Sciti. 4. Avia saltuum , viottoli jwco praticabili della montagna. 5. Pyramum^ fiume posto molto AB EXCESSU AD0D8TI II, CG. - 147 ponttìs accolae ruperant audita regia fuga, neque vado penetrari poterat. Igitur in ripa fluminis a Vibio Frontone praefecto equi- tum vinci tur , mox Remmius evocatus , priori custodiae regia adpositus, quasi per iram gladio enm transigit. Undo maior fides conscientìa sceleris et metu indicii mortem Vononi inlatam. 1 69. Afc Germanicna Aegypto remeans cunotà , quae apud legiones aut urbes iuaaerat, abolita vel in contrarinm versa co- gnoacit. Hìnc grave» in Pisonem contumeliae, nec minns aoerl>a quae ab ilio in Caesarein intentabantur. Dein Piao abire Suria ata.tuit. Mox adversa Germanici valetudine detentus, ubi recrea S tum accepit votaque prò incolumi tate solve banfcur, admotaa hostiaa, sacrificalem apparatimi, festam Antiochensium plebem per lictores protorbat. Tom Seleuciam de^reditur, opperiene aegritudinem, quae rursum Germanico accìderat. Saevam vim morbi augebat peraoasio veneni a Pisene accepti; et reperiebantur solo ac pa- 1 rietiboa emtae hiimanorum corporum reliqnii ad Oliente della cittÀ di Pompeìo- poli, donde Vonone era ftiggìto. 8. Viicilur, non vincitur. — Evo- ealus, era un dei veterani, richia- mati per speciali servizi ; q^ui sì trattava della custodia del re che a, lui era affidata 9. Maior fide», di qui al credette 10. Coaadealia grelrn» Si diffuse r opinione che Kpmmio avesse uc- ciso Vonone, perchè fo>"se conscio- di aver tenuto mano aUa fuga di lui « temesse di essere per ciò denunziato. Vale adire il sospetto chelafuga di Vonone non fosse sen- dette ( Reramio sdegnato sftto colla spada Ìl r 69. 1- Aegypto , senza preposi!., oh» ma non ne mancano esempi nella buona prosa. 4. In (Jaeaarem ; intendi Germani co . 6. Admola» hoHiat, la vittime già ai vide che iveva trapEtì- fuggiasoo. aota 1' ablat. ì agli altari. 7. Sacrifioali» , parola nuova in Tacito. — FuiUnii... plebem. L'agg. feetu^ é riferito qui apei-sone, men- tre per lo più ai riferisce a tempo. — Anliochenaium. Trattasi di AiUio- cAia 8ull' Oronte, capitale della Si- ria, in un sobborgo della quale G-ermanico giaceva infermo, 8. Proturbat, forse perchè non era jiermeaso far piibblithe solenni preghiere se non per l'Imperatore, — Seteuciam. Seleucia Pieria, vicina ad Antiochia, sulla riva del mare; era il porto di imbarco per gli An- Ciochesi. 10. Persaaaio, la persuasione che aveva Gei-manico stesso di aver ri- cevuto U veleno da Pisene, ^ Solo ac parielìbu», ablat. dipendente da 11. Huinanoram corp, reHquiae ; ^ ne faceva uso nelle cerimonie magiclie; Orazio nella Satira 8 del libro 1. ricorda le maghe, che dì notte al lume di luna vanno a ossa legare heriaeqtte noaeniea. 148 CORNBLIl TACITI votionea et nomen G-ermanìci plumbeis tabalis* insculptain , se- musti cineres ac tabo obliti aliaque malefica, quis creditur uni- mas numinibus infernìs sacrari. Simul miss! a Pisone incasa- IT) bantui ut valetudinis ad versa rimantes. 70. Ea Germanico haud minus ira qnam per metum ac- ce}) ta. Si limén obsideretur, si effnndendus spiri tus sub oculis inimicorum foret, quid deinde miserrimae coniugi, quid infanti - bus liberis eventurum? Lenta videri veneficìa: festinare et ur- f) guere, ut provinciam, ut legiones solus habeat. Sed non usque eo defectum Germanicum, neque praemia caedis apud interfecto- rem maasura. Componit epistulas, quis amicitiam ei renuntiabat : addunt plerique iussum provincia decedere. Nec Fiso moratns ultra navis solvit, moderabaturque cursui , quo propius re^re- 10 deretur, si mors Germanici Suriam aperuisset. 71. Caesar paulisper ad spem erectus, dein fesso corpore, ubi finis aderat, adsistentes amicos in hunc modum adloquitur : « Si fato concederem , iustus mihi dolor etiam adversus deos esset, quod me parentibus liberis patriae intra iuventam prae- ^ maturo exitu raperent : nunc scelere Pisonis et Plancinae inter- 12. Devotiones , forinole di scon- giuro. — Nomen Germanici... tnscul- ptum. Nelle imprecazioni magiche si scriveva il nome di una persona su tavolette, con formole di conso- crazione alle deità infernali ; per es. : Dite pater tibei commendo..,; liane hostiam acceptam habeas et con- sumas et e. 13. Semusti cineres^ cenere di corpi mezzo abbruciacchiati , perciò an- che toòo obliti. 14. Missi^ le persone mandate, lo. Valetudinis adversa , le fasi sinis re della malattia. . 70 .2. Effundere spiritum o animam è morire. La frase trovasi usata an- che da Virgilio Aen 1, 98. 4. Liberis. Ne aveva due con sè^ allora, Gaio e la testé nata Giulia. 5. Usque eo defectum , indebolito al punto di morire. Esprime le speranze e le previsioni di Ger- manico. 7. Amicitiam renuntiabcU . Retain- tiare qui ha il senso di «disdire, sconfessare, rinunziare a una co- sa > . Era del resto la formola u- suale, anche quando si trattava di dichiarar guerra a uno stato, cm>1 quale prima s^ era in rapporto di amicizia. Cosi Livio 42, 25 parla di legctti ad ree repetendas in Ma- cedoniam renuniicmdemique amicUiam, regi missi. Germanico qui deponeva con questa formola Pisone dalla sua carica di governatore della Siria. 9. Propius: più da vicino, come procul =: da lontano. 71. 3. Fato concedere: morir di morte naturale. 4. Parentibus, sua madre Antonia e suo padre adottivo Tiberio. AB EXCESSD ADGUSTl IT. i 149 ceptu« ultiinas precea pectoribua vestris relinqno : referatia patri ac ira.trì, qiiibiiB acerbitatibua dilaceraiue , quìbu» ìnsidìis cir- cumventus miserrimam vitam pansimft morte liiiieriiu. Si quos spes meae, si quos propiiiqiius sangiiis, eliam quoa invidia erga viventem inoTebat, inlacrimabunt quondam florent«in et tot bel- '" lornm. superatiteli! moliebri frauda cecidisse. Erit vobis locus querendi apud senatum . invocandi leges. Noii hoc praeoipuum àtnicorum munus est , proseq»! defunctum ignavo i[uestii , sed q\iae volaerit meminisee, qnae niandaverit esuequi. Flebunt Ger- manicum etiam ignoti : vindicabitis voa. ai me potine quara for. !■' tiinam meam fovebatis. Ostendite populo Romano divi Augusti neptem eandemque coniugeia maam , numerate nex liljeroa. Mi- sericordia ctim accusantibns erit, fingentibusque sceiewta man- data ant non credent homiuea aut non ignnscent .. luraveie amici, dextram morientis contingentse, spiritum ante quam ul- 2(J tionem amissuros. 72. Tum ad uxorera versus per memoriam sui , jier cniii- naunea lìlwros oravit, exueret ferociam, aaevieiiti fortunae sul»- mittere.t animura, neii regreaaa in urbem aemiilatione potantiae validiores iuritaret. Haec palara et alia set^ reto, per quae oaten- dere oredebatur metmn ex Tiberio. Neque milito post exHtinguitur ingenti luctu provinciae et circumiacentium jxqiulorum, ludo- 7. FnUrì, Dniso, figlio di Tibe- rio. Del suo vero fratello Tiberio Claudio Draso, che fu poi l'impe- l'atare Claudio, e che allora aveva 18 anni, Germanico non parla. 9. Speg mene, ossia gpet qaas de me conceperanl: spii'iones ìmbecillaH aut inania famae pertimeecenda. Discordiam erga Gerniaiiicum odio tbrtasse dilani, non poena ; et adem- l'tione jiroviiiciae aatis factum inimicin. Quod si regrederetuv, oljdieteute Sentio civile bellum iacipì; nec duraturon in partibu? cenhiriones niiliteaqne, apud qnos recens imperatoria sui me- ,1 moria et («nitua iiifixuB in Caesarea amor praevaleret. 77. Contra Doinitius Coler , ex intima eius amicitia , di^ tieniit utendnm e\entu: Pisonem, non Sentiom Suriae praeyo- ^iiturn; huic faticoH et iua praetorìs, hnic legionee datas. Si quid tostile ingruaC. quem iuatius arma opposi turum , quam qui le- j jjati auctoritatom et propria mandata acceperit ? Relinquendum etiam riiradrilma tompus, quo seneacant : plernmque ìnnocentes recenti invidiae impares. At si teneat exercitum, augeat virea. inulta, quae provideri non possint, fortuito in meliue casura. An feMtinamuM cum Germanici cioerìbua adpeJlere, at te inau- j ditum et indel'enaum planctuB Agrippìnae ac vulgus imperituro primo rumore rapìant ? Est tibi Auguatae conacientia, est Caesaris favor, sed in occulto; et perisae Germanicum nulli iactantiua maei'ent quam cjui maxime iaetantur. 78, Haud magna mole Piso, promptuB ferocibue, in seii- teiitiam trahitur missiaque ad Tiberium epiatulia incusat Ger- iiianicum lasus et auperbiae ; seque pulsnm, ut locus rebus uovi» patefieret, curam exei-cifcua eadera fide qua tennerit r&- fi. Iimnin faiiiae: • vane dicerìe ■ . li. Ailemplioiie proBÌHciae, il figlio riivjiiuarr' in oi'rlo inolio legale la Jt.i|jii.HÌziuiie dallii canoa di gover- natoli)! contiìj <)uella che dicevano H. Duraluroa in paiiibus ; per rimaner naldi nel : partito di Pi siine. 77. ] . JSj; infima ' amie oitp. '/7, 4 : Firmm Oatat Libonù ninkitia. •i. Ul»«duHi, f^iUn, dover ftttai'e lidia Avorevole a. irik. ojgii l'hoiii. B, Propria; in jiuraona, diretta- mente, 7. Rfivnii initi'licu- impure; non poter l'usiatoi'" ali» calunnie <|UBn- 9. An ffstÌBanuu\aota efficact pas- saggio al discorso diretto- li. RapiatU, intende ad tiiorieni. 12. ladanUia nutemnt: mostrano esagerata , apparente mestizia. La frase: nulli.,., laetanliir, sebbene esi- pressa in termini (generali, si ri^ risce ad Augusln e Caeaar, a spiega coiae il loro favoi-e verso Pisene do- vesse sulle prime rimanere in oecufto. 78. 1- Hawi lixagna mole ^ haud diffkuUer. — Feroce ).-alle rìsoluEioni fiere, audaci. 8. £u£ui, alludendo alla corona re della PaTEÌa; — Superbiae, per il modo ■a trattato con lui.— P( aocia patefierel; cosi aC- J BXCESSU AUGUSTI II. 7fì, — 80. 153 { petivisse. Simul Domitinm impositum triremi vitare litorura orain •"' ■ praeterqae ìnsulas lato mari pergere in Suriaiii inliet. Coiicur- rentes desertores per manipulos componit, armat lixas traiectiB- ■ que in continentem navibus voxiUum tironum in Suriam enn, tiam intercipit, regulis Cilìcum ut se auxilii» iuvarent scnljit^ haad ignavo ad ministeria belli ìuvene Pisone, quamquam eu- 1 adipiendum bellum abnuisBCt. 79, Igitur oram Lyciae ac Famphyliae praelegentes, oljviia navibus quae Agrippinam vehebant, utrìtnque infensi arma pri- mo expediere: dein mutua formidine non ultra itirgium proces- Bum est, Marsusque Vibiua nuntiavit Pisoni Romam ad dicen- dam causam veniret, Ille eludens respondit adfuturum, ubi jirae- ■' tor, qui de veneficita quaereret , reo atque accuaatoribus diem prodixisset. Interim Domitiua Laodiciam urbeni Suriaeadpulnusi cum. hiberna aextae legionia peteret, quod eam maxime novis conailiis idoaeam rebatur, a Pacuvio legato praevenitur. Id Sen- tina Pieoni per litteras aperit monetque ne caatra corruptori- bua, ne provinciam bello temptefc. Quosque Germanici memores aut inimicis eiua adversoe cogaoverat, c^ntrahit, magnitudinem imperatoria identidem ingerens et rem publicam armia peti; ducìtque validam manum et proelio paratam. 80, Neo PJao, quamquam coopta Heciis cadebant, omÌsÌt tu- tiasima e praeaentibus, aed castellum Ciliciae munitum admo- ousava Germanico di aver voluto uiacchinar novità in Orient*. 5. Lùorum oram , evitare i lidi, la spifiggù, quindi pigliare il largo. 7. Deierlorts, dalle legioni di O- y. VexiUam (iranum, un corpo di 79. 1. PraeUge'det ; PÌBon© e i suoi narigavano costa costa, men- tre Domizio aveva preso il largo. 6. ffiuJeiM.' voltando in isoherzo. — Ubi prattor eW. Il pretore a cui era affidata la quaestio perpetua o istruzione de' processi de akariù et neneflai», doveva rfcipere reos, e fissare L. (prodicere diem) per la compai-sa degli acciisatcm e dBgli accusiati. L'ironia della risposta di Pisone stu forse in questo, che mentre gli a- raici di Germanico si mostravano convinti cbe il processo si sarebbe fatto in Senato, trattandosi di un membro della famiglia imperiale, Pisone invece alludeva a una pro- cedura comune davanti il solito tribunale del foro, a disprezzo della persona privilegiata di Germanico. 7. Laodiciam; Laodicea, cittÀ sul- la coata dirimpetto a Cipro. 9. Legato, intendi della legione. 12. Magniludinem iniperatoris.... inge!-em; facendo appello alla stessa 154 CORNELII TACITI dom, cui nomen Celenderis, occupat; nam admixtis desertori- bus et tirone nuper intercepto suisque et Plancinae servitiis 5 auxilia Oilicum, quae regali mìserant , in numerum legionis composuerat. Oaesarisque se legatum testabatur provincia, quain is ded'sset, arceri, non a legionibus (earam quippe accitu venire), sed a Sentio privatum odium falsis criminibus tegente. Consi- sterent in acie, non pugnatnris mLlitibus, ubi Pisonem ab ipsis IO par(3ntem quondam appellatum, si iure ageretur, potiorem , si armis, non invalidum vidissent. Tum prò munimentis castelli manipulos explicat, colle arduo et derupto-: nam cetera mari cinguntur. Con tra veterani ordinibus ac subsidiis instructi: hinc militum , inde locorum asperitas , sed non animus , non spes^ j5 ne tela quidem nisi agrestia aut subitum in usum properata. Ut venere in manus, non ultra dubita tum, quam dum Romanae cohortes in aequum eniterentur : vertunt terga Cilices seque castello claudunt. 81. Interim Piso classem haud procul opperientem adpa- gnare frustra temptavit; regressusque et prò muris, modo semet maestà imperiale e facendo notare che contro lo Stato si muoveva- no l'armi. 80. 3. Celenderis , nella Cilicia Trachea od Occidentale, con porto sul mare; o^gi Kilindri. — Deserto- ribus et tirons e te; cfr. e, 78, 7; nota la voce tiro singolare, in sen- so collettivo. 5. In numerum legionis compo- suerat , aveva completato il nur mero si da formare una legione. 7. Accitu^ voce usata solo all'a- blativo anche da Cicerone e Vir- gilio. 9. Non pugnata ris militihus, i sol- dati regolari delle legioni di Siria non avrebbero combattuto contro di lui. — Paretiteni, cfr. cap. 55, 22: sermone vulgi parens legionum. 11. Pro munùneìitis: « davanti alla fortificazioni »: quindi differente senso da. prò mummentis di cap.ld,15. 13. Ordinibus ac subsidiis. 1 vete- rani erano ordinati per centurie colle relative riserve. Pisone aveva schierato i suoi per manipoli, stan- te la ristrettezza del posto e la ne- cessità di tener più serrate le file. — Hinc militum, sottintendi asperi- tasj per zeugma; da una parte, cioè dalla parte delle legioni regolari, la forza stava nei soldati, dalP al- tra, cioè dalla parte di Pisone, la forza stava nei luoghi , per essere questi aspri e montuosi. 15. Tela., agrestia,- non avevano armi regolari, ma improvvisate. 17. In aequum eniterentur'^ fino a che le legioni riuscirono sulla spia- nata del castello, salito l'aspro colle. Per Veniti, cfr. lib. 1, 70, 15. 81. 1. Classem, la fiotta Siriaca, che è menziona t-a spesso nelle Iscri- zioni. — AdpugnarejpaTÓÌA usata solo da Tacito (anche lib. 4 , 48 e lib. 15, 13). 2. Pro muris, stando non davanti AB EXOESSD ADGOSTI II. 80. - 82. 155 adflictando, modo singuloa no^iine ciens, praemìia vocans. sedi- tionem cooptabàt , adeoijtie ciJminovern.t , ut aigiiif'er legiouta «extae signuin ad enin tranatulerit. Tmn Seat.ius occanere cor- 5 una tubasque et peti aggerem, erigi Bcalas iussit, ac proinptis- simum queaniue succedere, alioa tormentis hastas saxa et faces ingerere. Tandem vieta pertinacia Piso oravit, ut traditi» armi» manei-et in castello, dura Caeaar, cui Suriam permitteret, con- snlitur. Non receptae condiciones, nec aliad qwam naves et tutum jq in iirbem iter conceasum eat. 82. At Roniae, postqiiam Germanioi valetudo percrebruit ounctaque ut ex longinquo aocta in deteriua adferebantur, dolor ira, et erumpebant questus. Ideo nimirum in extremaa terras relegatum, ideo Pìsoni permisaam provinciaiii ; hoc egisne secre- to8 Augnatae cuni Plancina eeimones. Vera prorsua de Druao 5 seniores locutoa : displicere regnantibuH civilia filiorum iiigenia, neqne ob aliud interceptos, qnam quia popidnm Romanum ae- quo iure complecti reddita libertate agitaverint. Hos vulgi ser monea audita mora adeo incendit, ut ante edictiini magiatratuum- anttì aenatus consultum Bnmpto iustitio desererentur fora, clan- jo derentur domus. Passim ailentia et gemitjia. nihil conipoaitnm in ostentationera; et quamquam neque insignibiis lugentium abs- tinerent, altius animis maerebant. Forte negotiatorea , vivente- ftdhac 'JarmiiLOo Siiria egressi, laetiora da valetudine eìusat ai/flidando: percuotaniio aé stesso. S. SedSiùaein coeptabni, tentava staccarli dalla loro bandiera, su- Itomarli, cfr. 1, 38, 1. 4, Supàfer, un alfiere, non i'aqni- lifer o portahaniliera di tutta la legione. Ofr. liti. 1, 48, 5. 5. Oixanere; questa forma niin si trova ohe in an passo delle Storie di Sallustio (fram. lib. 1, 71.) e qui; (ire, quando trattasi del canti gli uccelli. — Cor/aia tubaaqtie; i da la differenza di forma, ctir dritta, di questa due specie dì . menti osati dai Bnmaiii. 7. Succedere, salire su per le ì! gli Tini dopo gli altri. de- !). Oui, interrogativo, anon rela- 83, 1. Valelado, ossìa la notìzia della malattia. S. QuMfiu.' aperte lagnanze; quali sono espresse nelle frasi seguenti. ó. De Dntao] il [ladre di Germa- nico, la cui morte da alcuni ai at- tribuiva a veleno iattogli propi- nare da Augusto jwr i suoi senti- menti liberali e repubblicani. 7. Ititereeptos, si riferisce a tutti e due,Drn9o e Germanico. — AeqiLo tare eompteeti; unificare sulla base dell'eguaglianza. IO . S«mplo iu>l itili: spon taneanieu te si erano Bos;.iesi gli affari. 12, Iiinij/iiìa lagenliam, segui este- riori di lutto. r 156 CORKELII TACITI ' •" tulere. Statim eredita, statini vtUgata sunt : ut qaisqne obvius qnamvis levi ter audita in alios'atque illi in plurea cumulata |2^audio traiisferunt. Cursant per urbem , moliuntur templorum fores ; iuvat credulitatem nox et promptìor inter tenebras ad- ii rmat io. Nec obstitit falsis Tiberius , donec tempore ac spatio . V vanescerent : et populus quasi rursum ereptum aciius doluit. 83. HonoreS) ut quis amore in Geimanicum aut in^enio validus, reperti decretique : ut nomen eius Saliari Carmine ca- neretur; sedes curules sacerdotum Augustalium locis suj>erque eas querceae coronae statuerentur ; ludos circenses ebuma eiifì- ^ gies praeiret, neve quis flamen aut augur in locum Germanici nisi gentis luliae crearetur. Arcua additi Romae et apud ripara Rheni et in monte Suriae Amano, cum inscriptione rerumi gè- starum ac mortem ob rem publicam obisse. Sepulcrum Antio- chiae, ubi crematus^ tribunal Epidaphnae, quo in loco vitam 17. Molmntur templorìim fores. Sue- tonio racconta (Vita di Caligola 6) che giunta la notizia d'un miglio- ramento di Germanico, passim cum In minibus et viclimis in CapitoUum conciirsnm est ac, paene revolsae tem- 2)li foì'es, ne quid gestientes vota reci- dere moraretur. 19. Tempore ac spatio j endiadi: «spazio di tempo». 83. 1. Ingenio validus. S'andava a gara a trovar onori per Germa- nico, e più ne proponeva ohi più sentiva l'affetto per lui e aveva maggiore inventiva. 2. Saliari Carmine, canto religioso antichissimo in onor di Marte. Ne rimangono frammenti, quasi inin- telligibili. Col tempo al carme più antico si aggiunsero versetti in lode di persone celebri, e questo divenne onore ambito; vi si com- prese Augusto, ancor vivo, ora si dà quest'onore a Geiinanico, giù tardi si darà a Vero, figlio di Marco Aurelio. 8. Sedes curules; altro ambito o- nore era che una sedia oarule or- nata di corona si collocasse a un posto d'onore in teatro per le fe- ste pubbliche. Tale onore aveva avuto G. Cesare in vita, e M. Mar- cello dopo morte. Per Gtermanioo si riservava un posto tra i sacer- dotes Augustales del cui numero egli era stato (v. lib. 1, 54) . 4. Ludos circenses. I giuochi del Circo erano preceduti da una pro- cessione, in cui si portavano a spalle le immagini degli Dei. Ora tra queste si sarebbe dovuto portare una statua in avorio di Germanico. 5. Flamen'^ Germanico era Fianien Augustalis. 7. Amano, montagne importanti tra la Siria e la Cilicia. 9. Tribunal^ specie di bara, che tal- volta si costruiva vicino ai sepolcri a ricordare quella su cui il cada- vere era stato portato. Se ne fa menzione in qualche iscrizione fu- nebre (Corp. Inscr. Latin. IX, 1783). J AB EXCES9D ADGDSTl If. 1 - 85. 157 finierat. Statuarum locorumve ' in quia coleretur , haud fftoiift 1" qais atunenim inierit. Cum c«nseretur clipeuH auro et ma- * l^nitadine iusignie inter auctores eloquenti ae, adseveravit Tì- l>erias Bolitnm paremqoe («teris dicatunim : neque enim eli>- quentiaiin fortuna diacerni , et 'satia inlaatre , hì veteres iuter »criptores haberetnr. Ek[ae8t«r ordo cnneam Germanici appella- 1 - vit, qui iuniornm dicfibatur, instituitque uti turmae idibua lu- liis imaginem eios sequerentur. Pleraque mnneiit: qiiaedam sta- tini otnissa Bunt aat vetusias oblitteravìt. 84. Ceterom recenti adhuc maeetitia aoror Germanici Livia i«vpta Dni8o,duo9 virilia aexus simulenixa est.Qand ranim laetmn- que etiam mcdids penatibns tanto gaudio iniiicipem adfecit, ut non temperaverit quin iactaret apud patres. nulli ante Rtitna_ norum eiuBdem faatigii viro gemìnam Btir|.*m editam : uam ^ cancta, etiam fortuita, ad gloriam vertebat, Si-d ptipulo tali in tempore id quoqne dolorem tulit, tamquam nuctus liljeris Dru- w«8 domom Germanici magie urgueret. 85. Eodem anno gravi bus se natua decretis libido feminnrum correità cantumque, ne quaestum corpore facfiat cui avua aut per gli apett t la lift I ap- io. Coleretur, inleadi: Gerniowiciu 11. C/r^ieua,- un busto a medaglio ne; onde le imagÌTiea cUpealoe, 12. Inter auelo e» eìaq., tra quelli di cui ai coUooa va l'immagine nella, libreria Palatina; eloqaentia in largo i; Germ in conto par valore poetico (le sue Araiea sì kggono anche ora). 13. Soìitum paremgue celeria , di bronzo e di grandezza uguale agli altri, per contrapposto a auro et jnagnitudine insùpiin ^ quale doveva essere i medaglione proposto in OBor di Germanico. 15. Cwaeura, Uno di quegli soom- partimentì in cui era diviso nel teatro antico lo spazio dei aedili diistinguevano irafjb altri i mnei aeiiuirum e qUf 111 lumoj-Hni. 11 cHiitwa GermanKl Ib T rmar ì ^ » Le ce tu r e di equi/et li laa equo p Ut o a evano r u jiuhbl oa ■a^iseifiia ogn anno al doaaal d luglo <:lu> 1 I do ev Geim 84 1 Ltma u I il a 2 Daos itr »exw, T bt u e mello e Germauitio Cesai'e; questi) ultimo mori a 4 anni d'età; il pii- 8. Modica )>enatilnu , in lamiglis di condizione mediocre. 7. Auelta Wieri» Prii'iK, Prima 158 OORNELII TACITI pater aut maritus eques Romanus fuisset. Nam Vistilia prae- torìa fauni ia genita licentìam stupri apud aediles vul^averat, 5 nn>re inter veteres recepto, qui satis poenarum adver&uin impu- dica s in ii»sa professione flagitiì credebant. Exactum et a Ti- tidio Lal^one, Vistiliae marito^* cur in uxore delieti manifesta ultiontnn It'gis omisisset. Atque ilio praetendente sexag'ìnta dies ad consultandum datos necdum praeterisse, satis visum de Visti- io lia statuere : eiique in insulam Seriphon abdita est. Actum et de saoris Aegyptiis ludaicisque pellendis factumque patrum con- sultuni, ut quattuor niilia libertini generis ea superstitione in- fecta, quis idouea aetas, in insulam Sardiniam veheren. tur, coér- coiidis illic latrociniis et, si ob gravitatem caeli interissent, 15 vile danmum ; ceteri cederent Italia, nisi certam ante diem profanos ritus exuissent. 8(>. Post quae rettulit Caesar capiendam virginem in ìocnm Oociae, quae septem et quinquaginta per annos summa sancti- nionia Vestalibus sacris praesederat; egitque grates Fonteio A- non aveva clie una femmina, di nome (tiulia. 85. H. E(^ut\^ JRomanus f a più. t'urto ragione tal proibizione si esti«nilova alle donne figlie di se- natori. — Vìnti Ha, figlia di Sesto Vistìlio l'he era stato pretore. ♦1. Liventìani stupri; facevano pix>- ft'ssiono di prostitute, pi»r sottrarsi alle punizioni inflitte alle matrone adultere. 6. Titidiìit LaÌH'o. Plinio il Na- tui'alista ricorda costui (85, 2), che fu pretore e governatore di pro- vincia , e mori a tarda vecchiaia; era anche un cattivo dilettante di pittura. 8. UUionem ler/vt, accusandola in bas<ì alla higgo lulia de aduUeriis; di questo aveva diritto nel limite di due mesi di tempo. 9. SatÌ8 visuni\ lasciando da parte il marito, si credè bene prendere una decisione riguardo a Vistilia. 10. Seriphon f una delle Cioladi. 11. De aacria Aegyptiia^ cioè del culto d'Iside, introdotto in Homa da molto tempo e che traeva a sé molte femminucce. — ludaicis. An- che il culto giudaico era da tempo in Koma, forse dal tempo di Pom- peo, e andava acquistando prose- liti. G-ii scrittori Ebraici parlano di questo fatto, dandovi molta im- portanza, come d'una persecuzione fatta contro la setta loro , e rac- contano particolari che qui Tacito non raccolse. 14. Oh gravitcUem caeli, il clima malsano; già notato allora in Sar- degna. 15. Vile damnum; nota disprezzo antiumano dei Romani verso i li- berti Giudei. 86. 1. Capiendam virginem, Nella . formola usata dal pontefice mas- simo per designare una futura Ve- stale, e sottrarla alla patria potestcu^ si diceva appunto : te copio. 8. Fonteio Agrippae, lo vedemmo già menzionato tra gli accusatori di Scribonio Libone, al e. 80. r — H AB BXCKSSD AUGUSTI II. 85. 159 grippa© et rtomitio PoUioni, qnod offerendo filiaa de officio in rem publicam cetiarent. Praelata est PolHonia filia , non ob a nliud qnam qnod mater eius in eoc'em coniugio naanebat; nam Agrippa discidio domum imminnerat. Et Caeaar quanivia postha- bitam deciens sestertii dote solatnB est, 87. Saevitiam anaonae ÌBCU8aDt« plebe statuii frumento liretinm, quod emptor penderet, binosque niimmos se additiirum negotia toribus in sìngulos modioa. Neque tamen ob ea porentia patrìae delatnm et autea vocabulom adsumpsit, acerlieque incrb- piiit eos, qui divinas occupationes ipsumque domianm di.xerent. 5 Unde angusta et lubrica oratìo sub principe, qui libertatem metuebat, adulationem oderat. 88. Reperio apud Bcriptores senatoresque eoruudem teroiTO- rum Adgandestrii principis Chattorum lectas in atiiatu litteraa, quibua mort«m Armimi promittebat, si patrandae neci veuenmn raitteretur ; responsomque esso non fi'aude neque occultis, sed palam et armatum populum Homannm hostes suos ulcisci. Qua 5 gloria aequabat ae Tiberina priscia imperatoribua, qui venenum in Pyfrhum regem vetuerant prodiderantque. Cet«nim Arminiua abscedentibua Romania et pulao Maroboduo regnum.adfectana libertatem popularium adveraam habuit. petitusque armia cum varia fortuna certaret, dolo propinquorum cecidit : liberator m haud dnbie Germaniae et qui non primordia populi Romani, sicut alìi regea duceaque, sed florentiaaimum impevium kcia- 4. Doiailio PolUoai 7, Diacidio .- col I -Im- o l'oi della famiglia. S. Decient sestertii, il oenso sena- 87. 1. SatoUiam annonae, il caro prezzo del grano, da diventare cosa crndele per la povera, gente. 4. Et anUa, T. lib. 1, 73. 5. Divinas occupationes. Era vezzo dei letterati, e specie dei poeti, par- lare dell' imperatore come di un ilio e attribuirgli occupazioni di- vine. Tiberio non ne voleva sapere Ai queste adulazioni , e in ciò ia- G. Angusta et ìubi-ìra: limitata e pericolosa. 88. 1. Scriptures senatoresque, gli storici e i denaturi ossia le storie e gli atti del Senato. 6. Priscis imperatorUius; allude a C. Fabricio nel suo secondo con- solato. 476 (^8 av. C), del quale si racconta che offertagli l' opportu- nità di avvelenare PiiTO , vi si rifiutò e anzi avvisò Pirro della IO. IMieraior. Tacito i ohe Arminio fu il vero liberatore della Germania , cioè impedì cbe li.. TÌ»-# -» 100 CORXELn TACm sieri tf proeliis ambi^os», bello non victos. Septem et iriginta annos vitae, daodeclm potentìae explevit, caniturqae adhac bar- jg baras a pad ^ntes, Graecoram annalibod ignotos, qai sua tan- tum inirantar, RomanÌ2$ haad perinde Celebris, dom y etera ex- tollimns recent iam incariosi. essa cadesse sotto il dominio ro- mano. 14. DuodetHin potentiae, a calco- lare li al Iranno 7 d. C prima del disastro di Varo. — Adhuc, ai tempi in cui Tacito scrive, ossia nell'età di Traiano. 16. Haud perimUf non come me- riterebbe. — Celebri», invece di ce- leber, anche altre volte in Tacito. 17 Recefdium incuriosi: non curan- doci delle cose recenti. rfWlT^ L INDICE DEI LUOGHI lesto della presente edizione differisce da quello deli'Halm (Teubnsr, 1889). (Il EdLZIO^IG l'REEI^NTG Edizione Halu 4, i-]^. ir. fj.ml^„i eiyrU (col sxid ei/eril (col Mui-isto) ijodiee Mediooo) H, . l piisìiu, am. Kit (col ^ig»us eal (col N'ippenlfiyJ ocHiiee M.J . . Il e e qaiK «iaj:i,nE irui- 61 */l(ÌS qui MI. i, UÙi fCUl ,,«e,[„H(0'>l Woj. B,«otarB,r, kens) LI, .. IH l^llos (cod. li4ioK) 7«io» (col LipsiQS) > . 21 Q. Pi-da (oon F. A. Te-iH. WolO. 7, " ti diyreilkalt^m. euni (uol 'ligml. culli (V. Comin, oodioe) , a. questo luogoj SS, - a cìariore' piena (vai cl/iro repente (col Lipsius) Salinerius; il owi. ha: daviore pena) . .. 4 reasuraquae (ao\ cod. OMmra qua (coi Nipper- V. oomm.). day) 2, « 16 dmecli «ti leque (con NinfitE FJùifcfi niii (uol Giov. Mailer) Nolte) 16, " 13 pronipto» (il cod. ha: ther) 7, » U Bi.-ta (eoi ood.) - enicla (ooUo Spoiigel) Ì9. >. IO mitili (col cod.) mUifuBl slmtia (aggiiunta del tWderleiiiI ••• 162 CORNELII TACITI Lib. I. uap. 77, rig. 14 apedarentur (cod.) >. »» 79, >• ult. Pisonia Lib. II. • S, » 7 auboejoif tranaposuU- Que » » i), » Vi permisaum 81, <) adpoaitum mensa aeclarentur (eoi Wòlfiiin) Cu. Piaonia (aggiunta del Nipperdey) auhvexit aut tramtpoauìf (col Wurm) permiaau ** (segno di la- cuna col Nipperdey che supplisce: jocr !»»*/< imperatoria derfuritur a Stertiiìio). adpoaitum in mensa (col Cì^roslott). ERRATA-CORRIGE Nel testo sun da e t «Tergere i seguenti errori I, 11, 4: li urani leggi : UjTurum » » 11: praesen qiie » praeaenaque » 22, 9: quide « quidem ,* » 11: o » oh te 71, 8: perduxerat. Data » perduxerat, data » 75, <>: invocabit » invof'abat n, 38, 10: lìiet cuncia... niviu > et runcta... civium % 88, 13: acelere » per arciera n 54, ■1: HO » OS '^^.^••'j^^yi^r'^'^ ^:i/mf Y y^-pr *". ^ . ^^ * • « i Milano -REMO SANDRON, Editore, — Pdièfmo NUOVA RACCOLTA DI GLASSICI LATINI con note italiane ■" » ' 1. — Cornelio Nipote — /^ Fife, - annotate da Carlo Canilli L. 1 20 2. — Ovidio Nasone — J Trìs/t, annotati da Francesco VlVONA » 1 80 3. — Sallustio — La Congiura, di CatUina, riveduta e commentata da Carlo Tincani . . . . » 1 — i. — Cicerone - Il Catone Maggiore o Della 'f^ecchiezza, Dialogo, commentato da Mario Fuochi. . . » 1 — 5. — Orazio — L'Arte Poetica , dichiarata da Augusto Mancini . . .»i — 6. — Cornelio Tacito — Gli Annali, Libri I e II, anno- tati da Felice Ramorino. . .. . • . . » 1 50 7. — Cicerone — Lettere scelte, annotate da Vincenzo" COSTANZI. » — 80 8. — Livio — Il I Libro delle Storie, commentato da G. B. Bonino . . » 1 50 9. — Cicerone — I Libri deW Oratore, voL I, per Arturo Pasdera »180 10. — Sallustio— La guerra di Giugurta, riveduta e commentata da Carlo Tincani . . . . » 1 50 11. — Cicerone — Orazimie prò Archia poeta, annotata da Gioacchino Maruffi » — 50 D'im minente p u bblicazione : Cesare ^ De bello Gallico,— Giacomo Giri. Cicerone — De amicitia, -Mario Fuochi. Id. — De oratore. Libri II e III— Arturo Pasdera. Id. — Pro JfèZowe,— Vincenzo Costanzi. Fedro — Favole, — Adolfo Cinquini. Livio — Storie, Libro II, — G. B. Bonino. Id. — [d.. Libri XXI e XXII,— Luigi Pbdbrzolli. Orazio — Odi ed Epodi, — Pietro Rasi. Ovidio - Metamorfosi, —Francesco Vivona. Plauto — Captivi,— Carlo Pascal. Id. — Trinummus, — Lo stesso. Tacito — 6rerwa ma,— Giuseppe Kirner. Id. — Agricola, — Adolfo Cinquini. Id. — De oratoribus, —Alessandro Manoni. Terenzio — Adelphoe, — Alfredo Giannini. Tibullo — Elegie scelte,- Felice Ramorino. \/\rg\\\o — Bucoliche e Georgiche,— Augusto Mancini. Id. — Eneide, — Carlo Pascal. In preparazione: Cesare — De bello cim7i,— Carlo Tincani. Cicerone — De offldis, —Carlo Giambelli. Id. — BrM^i^.?,— Vincenzo D'Addozio. Id. — De provinciis consularibus, — Carlo Fazzi. Id. — Pro Ligario, — Francesco Cantarella. Livio — Storie, Libro XXIV,— Silvio Piovano. Plauto — Amphitrion, — Ettore Romagnoli. Quintiliano — Istituzioni, Libro X, -Augusto Mancini. Terenzio — Andria, —Flaminio Nbncini. Prezzo def. presente voiutne — L, 1,60, ^ x- A